joetiziano, 09/11/2008 2.02:
Annibale (1/3/1995)
Gaio passai immemore
l’Alpi eterne,
sdegno m’avvampava in cor,
a grandioso passo seguitai,
nulla al varco mi pose freno;
tremendo vigor cruento
mi spiana la strada:
Roma indietreggiò!
Ed or, giunto all’estrema vigilia,
questo vecchio vogliono schiantar,
hanno timor degli anni miei,
del mio dolor.
O atroci sanguinari,
nefandi ladroni!
Sono stanco di battaglie,
viene la sera, la sera estrema,
abbandono l’annoso fardello,
finalmente riposerò, dormirò.
Di seguito inserisco la versione definitiva, come pubblicata a pag. 56 nella mia raccolta
Per una strada, Sbc, Ravenna, 2009.
Annibale (1/3/1995)
Gaio passai immemore
l’Alpi eterne,
sdegno m’avvampava in cor,
al grandioso passo seguitai,
nulla al varco mi pose freno;
tremendo vigor cruento
mi spiana la strada:
Roma indietreggiò!
Ed or, giunto all’estrema vigilia,
questo vecchio vogliono schiantar,
hanno timor degli anni miei,
del mio dolor.
O atroci sanguinari,
nefandi ladroni!
Sono stanco di battaglie,
viene la sera, la sera estrema,
abbandono l’annoso fardello,
finalmente riposerò, dormirò.
Cos'è un uomo se tutto ciò che cava dal suo tempo non è che dormire e nutrirsi?
Una bestia, nient'altro.
(W. Shakespeare)