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Halloween e il cristianesimo

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2008 09:27
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31/10/2008 09:27

di DON MARIO COLAVITA - Halloween? no, grazie! Non ci appartiene, non sono cosa possa significare travestirsi da fantasma, girare con zucche, recitare filastrocche che non hanno senso per la nostra cultura che affonda le sue radici nella religione di Gesù Cristo il Risorto dai morti, una sorta di carnevale che prende in giro morti e santi assieme.


La festa di origine celtica è sbarcata anche in Europa e da qualche anno a questa parte sembra che ci sia sempre stata. Bambini, giovani adulti, sembrano abbiano sempre festeggiato la festa dei maghi e del risveglio dei morti.

Il nome Halloween è indiscutibilmente termine di origine cristiana; è parola composta da hallow, “santificare”, ed eve, abbreviazione di evening, “sera”. Halloween, insomma, deriva da All Hallow’s Eve e vuol dire semplicemente “sera della festa dei Santi”, “Vigilia della festa dei santi”.
Il 1 novembre, però, era il giorno della festa celtica di Samhain (pronunciata soueen) ed alcune delle tradizioni dell’odierna Halloween vi rimandano.
Cosa è avvenuto? Perché questa coincidenza? Halloween è una festa pagana o cristiana? Siamo dinanzi ad una espropriazione cristiana o ad un camuffamento sincretista di riti magici? Cosa è bene fare in campo educativo? Incoraggiare o opporsi alla celebrazione di Halloween?



Il cristianesimo e la festa dei celti



Il passaggio da Samahin ad Halloween manifesta un atteggiamento tipico del cristianesimo che non disprezza mai quanto gli preesiste storicamente, ma ne sa cogliere il valore per riproporlo alla luce della pienezza di vita che proviene dal vangelo. Importante è capire come la festa pagana celtica del risveglio dei morti “entrò” nella nuova religione cristiana. Si trattò di qualcosa che poteva avvenire in quello straordinario crogiolo di popoli, culture, tradizioni che fu il Medioevo, dove il cristianesimo agì come forza eccezionale per unire, salvare, selezionare, elaborare tutto ciò che proveniva da prima di sé, vagliando ogni cosa e trattenendo ciò che aveva valore. Fu un’opera colossale, con la quale, alla fine, la giovane Chiesa non edificò soltanto se stessa, ma l’intero edificio della civiltà europea, fatto di culture, lingue, usi, costumi e, naturalmente, celebrazioni. Per quanto possibile si cercò di ricondurre tutto ad un’unità, seppur rispettosa delle particolarità, delle specificità. Fu il caso delle feste, dove si giunse ad impiantare la liturgia cristiana sul terreno delle tradizioni precedenti, tenendo conto di quelle che erano i tre grandi elementi costitutivi del mondo europeo: la tradizione romana, quella celtica e quella germanica.

La festa celtica di Samhain era un momento di contemplazione gioiosa, in cui si faceva memoria della propria storia, della propria gente, dei propri cari, in cui si celebrava la speranza di non soccombere alle sventure, alle malattie, alla morte stessa, che non era l’ultima parola, se era vero che i propri cari, almeno una volta l’anno, potevano essere in qualche modo presenti. Nella magica notte di Samhain non erano le oscure forze del caos che riportavano nel mondo i morti, ma il ricordo e l’amore dei vivi che li celebravano gioiosamente.

L’annuncio del vangelo nel mondo celtico si misurò con questa tradizione che manifestava il desiderio che la morte non fosse l’ultima parola sulla vita umana e testimoniava, a suo modo, la speranza nell’immortalità delle anime. Il cristianesimo comprese che la propria convinzione della costante presenza ed intercessione della chiesa celeste, della comunione dei santi che già vivono in Dio, poteva rinnovare dall’interno l’attesa ed il desiderio che la tradizione di Samhain celebrava. La resurrezione di Cristo era l’annuncio che la presenza benedicente dei propri defunti non era pura illusione, ma certezza dal momento che noi, i viventi di questa terra, viviamo accompagnati dal Cristo e da tutti i suoi santi. Samhain divenne così Halloween.



Chi era Samahin?



Samahin era il capodanno celtico posto all’inizio dell’inverno, anche se in realtà a metà strada tra l'equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno; si differenziava nettamente da altre antiche culture europee, in particolare quelle delle civiltà mediterranee, per le quali l’inizio dell’anno era posto all’equinozio di primavera. Chiari echi di questa tradizione si sono conservati nel nome stesso di questa stagione (primum vere in latino significa prima stagione) o nel nome del mese di aprile, letteralmente il mese che apriva l'anno. Durante la festa di Samahim si credeva che i defunti morti durante l’anno avevano il permesso di tornare sulla terra. Al ricordo dell’inizio del nuovo anno era collegata la memoria degli antenati, il culto dei morti con i vari e pittoreschi riti. Alla fine dell’VIII secolo ad opera dei vescovi e dei monaci del regno dei Franchi, il culto celtico del nuovo anno si trasforma in Halloween. Così l'episcopato franco istituì la festa di Ognissanti: il principale promotore di tale iniziativa fu Alcuino di York, monaco sassone di formazione irlandese, che era uno dei più autorevoli consiglieri di Carlo Magno. Così la festa pagana venne cristianizzata e alcuni secoli più tardi il papa Gregorio IV la ufficializzò per tutta la Chiesa nel giorno primo del mese di novembre. Successivamente si collegò alla ricorrenza di tutti i santi anche la commemorazione di tutti i defunti al giorno successivo, il 2 novembre. Il monaco Odilone di Cluny, nel 998 d.C. avviò quella che sarà una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. In quell’anno egli diede disposizione affinché i cenobi dipendenti dall’abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del primo novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’eucaristia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un’usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa cristiana. Era così compiuta la piena valorizzazione dell’antica tradizione celtica nella fede cristiana.



La proposta di alcuni movimenti giovanili cattolici



La festa della vigilia di tutti santi nata pagana, cristianizzata si è ripaganizzata nuovamente quando essa fu importata in America. In quel contesto essa si indebolì notevolmente e assunse un aspetto grottesco della morte, esorcizzandola. La morte, il culto dei defunti, il rispetto per coloro che non sono più, veniva abbandonato, cedendo il posto a credenze fantastiche di sapore esoterico e magico. La società America famosa per il business, non aspettò altro che trasformare l’esorcizzazione della morte in un evento commerciale. Tale è diventata oggi la festa, una sorta di show contro la morte, una danza macabra contro il rispetto e il culto dei morti.

Da quest’anno, però, i movimenti giovanili di ispirazione cattolica hanno voluto lanciare l’iniziativa della ri-scoperta dei santi. Il ritratto di un santo o di una santa posto sulla facciata di ogni chiesa. È questa la proposta che le “Sentinelle del mattino”, associazione veronese per la prima evangelizzazione, lanciano in vista della festa di Ognissanti, rivisitata in chiave “mondana” dall’appuntamento di Halloween. Guardando all’appuntamento di quella notte, don Andrea Brugnoli, coordinatore delle “Sentinelle”, ha inventato “HOLYween”: “Molti ci chiedevano cosa facciamo per Halloween – spiega il sacerdote -. Allora abbiamo escogitato qualcosa di positivo: vogliamo proporre la bellezza dei volti dei nostri santi”. Ecco l’idea: “apporre delle gigantografie di grandi testimoni della fede sulle chiese in modo che – spiega don Brugnoli - si possa mostrare il fascino e l’attualità dei santi attraverso una foto o una riproduzione artistica”. Ma questo certamente non basterà a fermare l’onda lunga di una festa che non ci appartiene e che il mondo globalizzato ci ha rifilato sotto forma di carnevale di fine ottobre. Vale allora la pena ridire con molta chiarezza che la festa attuale di halloween è degenerata in una forma magica di esorcizzare la morte; ri-dire che le nostre radici culturali e cultuali hanno una particolare sensibilità alla morte, al senso del morire e soprattutto al culto dei defunti; ri-dire che la fede cristiana non può non ammettere la morte come momento di passaggio, e che Cristo con il suo morire ci ha aperto la strada alla vita eterna. Santi, morte e defunti non sono da esorcizzare quasi che non ci appartengono, la morte fa parte integrante del nostro vivere, la santità è il cammino di perfezione per l’uomo credente, la comunione tra i santi del cielo e i defunti è una certezza di fede.




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