radio romane

boh io sono più on/off:
do una chance allo stato ossia alla collettività di decidere qual è il meglio.
Dunque c'è il vaccino, vaccinarsi sì e accedere a certi luoghi solo con il vaccino (non sarebbe la prima volta).
A patto che:
- i vaccinati smettano di essere sottoposti a limitazioni della libertà come l'isolamento fiduciario: se no che l'hai fatto a fare?
- la vita ritorni normale, e dico normale nel senso cinema teatri stadi ristoranti sagre etc. almeno per i vaccinati, incontri, cene, niente maschera in pochi mesi. Serve una terza dose? facciamola, ma allora la vita deve tornare NORMALE.
- non si faccia mai più e dico mai più ricorso a discorsi paternalistici buttando il biasimo sulle persone, almeno non su tutte sparando nel mucchio: prima i runner, poi i giovani, poi le discoteche sarde, poi lo shopping di Natale, poi i tifosi della nazionale: basta, avete rotto il cazzo. Poche regole, chiare: ci fidiamo e deleghiamo allo stato la protezione della collettività, a patto che il limite alla libertà sia chiaro, finito e non indefinito e a seconda di dove tira il vento.

Insomma io sono totalmente a favore delle restrizioni a chi non è vaccinato, sempre che tutti siano stati in grado di accedere al vaccino tempestivamente, ma non è fiducia cieca: deve essere motivata e in modo solido, non con proclami o con dirette Facebook come col governo Conte. Insomma se ci si costringe al vaccino è perché funziona. Ma se funziona allora abbiamo il diritto di ritornare esattamente dove stavamo prima. Le cose mezzo e mezzo, no.

Tutte le cessioni di potere dal singolo alla collettività vanno negoziate e i termini del "trattato" devono essere chiari. Non lo dico io, lo dice la filosofia politica almeno da 400 anni.

Ciò detto, io mi fido. Fatemi quello che volete, varechina inclusa, purché si ritorni a vivere e non voglio sentire mai più che non posso uscire dal comune però sì se è meno di 5000 abitanti e c'è un supermercato dove vendono i dischi di Pupo se ti presenti con napoletana a spade. MAI PIÙ.