Capitolo 4 - L'oscurità

Olin estrasse un lungo coltello dallo zaino: sulla base delle indicazioni che aveva ricevuto da Eoden lo aveva modificato pesantemente, trasformandolo in una rudimentale sega con la quale iniziò a lavorare sulle sbarre arrugginite della grata.
Se il gruppo si aspettavana un lavoretto facile e veloce, rimase deluso. Il nano infatti batteva e segava con forza, ma si prendeva lunghe pause di riposo e riflessione mentre studiava in quale punto del metalo poteva ottenere i risultati migliori. Ben presto i compagni si disinteressarono dei lentissimi progressi di Olin e si sedettero bevendo qualche sorso d'acqua e mangiando un boccone in silenzio. Nessuno osava parlare ad alta voce ed i rumori provocati dal nano rimbombavano tra le pareti del ghiacciaio, alimentando una sottile inquietudine che si era lentamente impadronita di loro.

*Maledizione* pensò nervosamente Meneldir *così rischiamo di attirarci addosso un reggimento di Orchi.*

Da quel momento in poi infatti, il problema non sarebbe stato solo quello di penetrare all'interno dell'antico reame nanico, ma anche quello di farlo senza metterne in allarme gli attuali abitanti.
Dopo in tempo che a tutti parve interminabile, il gruppo udì un clangore più forte degli altri, seguito da uno sbuffo di Olin:

"Ecco" disse il nano mentre scostava la grata e gli attrezi che aveva utilizzato, ormai inservibili, "Ora la via è libera."

Meneldir si sporse dall'apertura: nient'altro che un buio cunicolo che si insinuava obliquo dentro la montagna.

Kithomir notó gli sguardi preoccupati del gruppo, durante il taglio della sbarra e alla vista del tunnel.

"Tranquilli amici. Il segreto dei ladri non é di non fare rumore, ma di fare rumori che possono essere scambiati per altre cose. Siamo molto in alto, e la montagna parla in continuazione, con ghiaccio e roccia stridenti. Olin ha fatto un buon lavoro"

"E noi dovremmo infilarci la dentro?" chiese Yeras continuando a fissare il cunicolo e non riuscendo a celare la sua perplessità (o forse le sue preoccupazioni).
"Dove sbucheremo?" domandò infine, più rivolto a se stesso che ai suoi compagni.

LEVERET

Il freddo aveva iniziato ad intorpidirgli le dita delle mani e per questo Leveret continuava a sfregarsele e ad alitarci sopra.
*Ma quanto tempo ci mette quel nano a segare due vecchie spranghe ruggionose?* bofonchiò. Poi, quando sentì il clagore che annunciava la fine dei lavori si avvicinò anche lui al pertugio, valutandone l'apertura e mugugnando fra sé e sé *Dannazione... troppo stretto e troppo contorto... Dovrò abbandonare la mia lancia... *
L'arma era vecchia e dalla punta segnata da vecchi scontri, ma era l'arma che Leveret preferiva avere al suo fianco quando doveva affrontare un numero imprecisato di nemici...
Si avvicinò alla parete rocciosa, vi appoggiò il manico della lancia e con un colpo della sua spada ne staccò la punta. Una volta recuperata la cuspide la infilò nello zaino.

"Fe dobbiamo calrfi li giù e neffuno di foi fuole effere il primo... bhé, non afete che da chiedermelo: andrò io!"

"Beh, Eoden é il piú esperto di queste cose. Che ne dici, apri la strada?...poi suggerisco che vadano Olin, Meneldir e Leerett. Io e la signora possiamo chiudere la fila. I piú robusti é sempre bene che stiano davanti. In caso di uno scivolone di noialtri, potreste fermarci agevolemnte"

* Della serie, che se Olin va per ultimo e scivola, siamo tutti morti... *

"E poi, se ci sono nemici, Olin vorrá essere tanto grazioso da aprire le danze e spaccare qualche testa d´orco per noi"

"si, siamo ancora molto in alto.. rispetto ai cancelli."
disse Eoden mentre cercava di scrutare quello stretto passaggio inclinato che si inoltrava nel buio più fondo.
Nonostante gli anni di incuria, si poteva ancora vedere che la pietra era stata lavorata alla perfezione, squadratura e archi perfetti, in basso la via precisa tracciata per le acque sorgive.

"Dev'essere un canale di raccolta per il disgelo. immagino che sfocerà parecchio più sotto, in una cisterna di distribuzione o qualcosa del genere.. forse ci saranno giunzioni con altri canali.. ma ora è il periodo di secca, altrimenti il livello.. qui.. vedete i licheni.. sarebbe molto più alto di questo rigagnolo.."

Fece un segno con la mano indicando una linea muschiosa all'altezza più o meno della sua fronte reclinata.

"Questo mi fa sperare che siano in secco anche molti altri canali..
Con un po' di fortuna potremo riuscire a usarne uno per accedere ai livelli che ci interessano.. Per ora non sembra ripido, ma la pendenza potrebbe aumentare, più avanti, oppure potrebbe diventare scivoloso.
Sì, d'accordo, leghiamoci.. forse allora in questo caso sarebbe meglio lasciare i più robusti a monte, almeno per la discesa. Se noi più in basso dovessimo scivolare, voi di sopra ci potrete reggere su appoggi più sicuri.
Leverett, se resti un po' più indietro, come dice Kithomir, potresti salvarci la vita, io, da parte mia, non credo che sarei così forte da reggerti, se per caso cadi in qualche buco..
Bene Olin, a te l'onore. Questa è un po' casa tua, in fondo, e se per caso dovessimo incappare in qualcuna delle vostre eccellenti diavolerie.. sono sicuro che saprai accorgertene molto prima di me..
Ti seguirò d'appresso."

"Ed io in che punto della fila dovrei collocarmi, amico Kithomir?" chiese Yeras con una punta di sarcasmo, sottolineando con la sua battuata il fatto che il suo compagno aveva scordato di citarlo nell'ordine di discesa verso l'interno della montagna.

"Yeras, vieni dopo di me, se vuoi. La tua vista acuta ci potra' essere di grande aiuto."

"Ti seguo ... fai strada"

"Bene, andrò io per primo" disse Olin.

Si sistemò lo zaino sulle spalle e si avviò verso l'apertura.
Non aveva percorso più di due passi però, che i suoi pesanti stivali scivolarono sullo sottile strato di muschio che ricopriva la superficie del passaggio.
Solo la prontezza di Eoden e Meneldir impedirono al nano di precipitare rovinosamente per la discesa.
Lo tirarono su faticosamente e gli altri lo udirono bofonchiare qualcosa al riguardo:
"Tranquilli, la situazione era sotto controllo".

*Così non può andare*
pensò Meneldir.

"Dobbiamo assolutamente assicurarci tutti ad una robusta corda, assicurata quassù, prima di scendere. Io e Leveret scenderemo per ultimi." disse.

E fece segno ad Eoden di aprire la fila.
"Sembri il più esperto in scalate. Speriamo che tu lo sia anche nelle discese..."

"Fortunatamente, quando si sale, prima o poi arriva anche il momento di scendere, per tornare a valle.. Vedrò di fare il mio meglio, Meneldir. Sembra un terreno insidioso.. mi calero' fin quanto ci permette la corda che abbiamo così valuterò meglio la situazione. Non vorrei che la pendenza aumentasse ancora.."

Detto questo, iniziò a preparare corde e ramponi per calarsi di sotto.

Roweena seguiva la discussione senza intervenire, cosa che aveva fatto spesso negli ultimi giorni, tanto da chiedersi se non era d'impaccio per la buona riuscita della missione. D'altra parte gli ultimi avvenimenti della sua vita l'avevano precipitata in uno stato d'animo che lei per prima non capiva ancora. Poteva ritrovarsi Garland davanti da un momento all'altro, ogni uomo che incontravano sul loro cammino poteva essere lui, e ogni volta tremava perchè non aveva la minima idea di come avrebbe reagito. Certo i suoi compagni sembravano saperla lunga e lei si sentiva una sprovveduta in confronto a loro.
Le andava bene restare in fondo alla cordata, tanto se i primi fossero caduti, lei avrebbe incontrato comunque la morte, in qualunque forma essa si presentasse. Ma capiva anche che avrebbe voluto essere più attiva e non lasciarsi scivolare addosso gli avvenimenti come capitavano.

La corda era tesa. Eoden ne saggiò attentamente la tenuta, poi si volse con la schiena verso il fondo della galleria, lasciando che il peso lo portasse all’indietro, come se dovesse cadervi dentro, dopodichè puntò bene le greppette del piede destro e cercò la presa sul muschio, bilanciando il carico con attenzione.
Quando sentì che le punte metalliche avevano trovato un buon appoggio sulla pietra, allentò un poco la presa sulla corda e, puntando il piede, si lasciò scivolare di poche spanne, in cerca del secondo appoggio, per lo scarpone sinistro.
Talvolta, quando ne sentiva il bisogno o quando notava una buona fessura, con la sinistra usava la piccozza per puntellarsi meglio o appendersi alla parete senza forzare troppo la corda.
Appesa dietro la sua schiena, intanto, assicurata alla zaino, la lanterna oscillava lentamente, sospesa nel vuoto, proiettando ombre sinistre lungo le pareti del cunicolo.
Ogni due o tre appoggi Eoden ne afferrava il legaccio con cui era assicurata e la orientava meglio per far luce in un punto desiderato o per diradare le tenebre sotto di lui.
Poi riprendeva a saggiare il terreno, cautamente.

Leverett, Meneldir ed Olin tenevano la corda senza appartente sforzo. Robusti guerrieri, concentrati al massimo, erano una garanzia per Eoden, che penzolava piú in basso. La sua presenza era rivelata solo da un alone ambrato, la luce della lanterna che si rifletteva sulla pietra liscia ed umida.

Yeras e Kithomir scherzavano a bassa voce, sul fatto che Kithomir si era completamente dimenticato di lui.

"Dopo tocca a te, giusto, Yeras?"
"Si, sembrerebbe. Beh, infondo va bene. Ci vedo abbastanza bene con poca luce. Ha senso che segua Eoden..."
"Giá...allora do io il cambio a Leverett, cosí quando Eoden finisce la sua esplorazione, sei fresco per la discesa"
"Grazie"

Kithomir e Leverett si scmbiarono di posto, e l´esploratore si concentró su mani, asciutte e forti, e piedi, ben piantati al fianco del nano e del numenoreano. La discesa era lenta e faticosa, ed Eoden non trascurava nessuna precauzione. Kithomir si accorse che Roweena si guardava intorno, un pó perplessa.

"Signora, per cortesia, potresti avvicinarmi lo zaino? C´é della polvere per arrampicata, nella tasca destra. Ho le mani un pó scivolose"

* Che tensione, in questa missione. É Moria, che ci minaccia dalle profonditá. Dobbiamo tutti mantenere la testa sulle spalle qui. Presto a ognuno di noi toccherá qualcosa di importante da fare *

I minuti passavano lenti mentre la corda si srotolava, centimetro dopo centimetro e si immergeva nello stretto passaggio.
Una fune, due funi, tre funi scomparvero nel buio del cunicolo.

*Per i Valar, ma quanto è profondo?*
pensò con preoccupazione Meneldir.

Il silenzio si era fatto opprimente, quasi fisico, mentre i tre uomini tenevano la fune, dandosi frequentemente il cambio. Nessuno osava parlare e tutti potevano udire i rumori che rimbombavano intorno a loro, quasi assordanti nel profondo silenzio che li avvolgeva: i loro respiri, la corda che scivolava e le gocce d'acqua che formavano il sottile rigagnolo che penetrava nel passaggio.
Finalmente la fune si arrestò con un violento strattone.
Qualche secondo di attesa e poi un'altra pressione, prima di fermarsi del tutto.
Nonostante il freddo, i tre sudavano per lo sforzo.


Eoden aveva visto sparire lentamente dietro di lui la tenue luce del ghiacciaio che filtrava dall'apertura, ed ormai l'oscurità intorno a lui era penetrata solo dalla piccola lanterna che portava con lui.
La discesa era lunga e laboriosa: gli scarponi bien pantati sulla superfice obliqua, un piccolo passetto dietro l'altro, la mano destra che stringeva la fune, la sinistra che si aiutava con la piccozza.
Fu proprio quest'ultima che evitò il disastro.
L'esploratore mise un piede in fallo: un'apertura si spalancò improvvisa sotto di lui ed Eoden rischiò di perdere completamente la presa sul terreno. Si aggrappò spasmodicamente alla fune e piantò fulmineo la piccozza sulla parete del passaggio, il piede destro che ciondolava senza presa ed il sinistro che raschiava nello sforzo di issarsi di nuovo in alto.
Un sasso cadde.
Un tonfo nell'acqua, un rumore assordante che echeggiava nel silenzio.

Una volta recuperata la posizione sicura, si sporse lungo il bordo del passaggio, cercando di distinguere qualcosa nel buio assoluto che circondava la luce della lanterna, che ora gli sembrava piccola e tenue.
Gli sembrava di vedere l'increspatura dell'acqua sotto di lui.
La luce riusciva ad illuminare solo un muro di roccia, che formava il soffitto di un ambiente del quale non distingueva i contorni.
Nulla da fare. Per quanto si sforzasse, gli occhi non riuscivano a vedere le pareti dell'ampia caverna che lo circondava...

Roweena assisteva alla danza della lanterna di Eoden che aveva incominciato la discesa nell'abisso. Subito dopo sarebbero scesi Messer Olin e Yeras sicuramente con la sicurezza che li contraddistingueva. Poi sarebbe stato il suo turno e sapeva che avrebbe dovuto fare molta attenzione a dove metteva i piedi.

Passò lo zaino a Kithomir e si chiese cosa fosse la polvere per arrampicare, forse impediva alla corda di scivolare dalle mani o era un rimedio miracoloso che faceva si che l'utilizzatore diventasse un provetto scalatore?
"Serve a dare sicurezza?"

Poi guardò Leverett e Meneldir che avrebbero chiuso la cordata.

L´esploratore ringrazió, tese una mano e ci si fece buttare sopra un pó di quella specie di talco.

"Grazie....si, lady Roweena, serve a dare sicurezza" rispose.

* Ma non a me * pensó sorridendo.

Lo sguardo di Roweena tornò su Kithomir.
"Se serve a dare sicurezza, e io non ne ho nessuna, potrei averne un poco? Ho paura e so che devo proseguire, farei qualunque cosa pur di avere un briciolo di sicurezza in più e mi auguro che Eoden trovi un modo il più sicuro possibile per scendere"

Kithomir guardó Olin, il suo sguardo concentrato sul fondo del pozzo. Il peso sulla corda si stava allentando. Eoden doveva essersi agganciato da qualce parte.

Fece cenno col capo a Roweena di avvicinarsi.

"Tranquilla" bisbiglió. "Che Olin non ti senta, é solo un sotterraneo. Bello grande, e con una pessima reputazione, ma é solo un sotterraneo. Immagina una caverna grande come Arnor...siamo fortunati se non moriamo di solitudine lá sotto. Tu fai come noi, cammina in punta di piedi, parla piano, e goditi lo spettacolo, che pare sia notevole. Quando scenderai, fai con calma, usa la polvere per asciugarti le mani, e metti manie piedi dove ti diciamo noi. Il resto verrá da solo. Vedrai, sará divertente."

La sicurezza di Kithomir le sembrava fin esagerata.... abbozzò un sorriso:

"Ci proverò. Grazie"

Ma non era del tutto convinta