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Curiosità dal libro "Gesù la risposta agli Enigmi"

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2008 15:58
27/09/2008 11:55
 
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Vorrei con questa discussione, condividere con voi, alcune "chicche" della lettura che sto facendo. Definisco "Chicche" ciò che più mi incuriosisce o cose che ignoravo completamente.
Ovviamente, nella lettura di un libro, ognuno di noi, troverebbe curioso ciò che per un'altro è magari un dato acquisito, è ovvio che questa discussione è soggettiva.

per rendere più agevole la consultazione delle chicche, porrò un titolo ad ognuna di esse.
_____________________________________________________________________________________

Lingua parlata da Gesù

Come già sapete, la lingua parlata da Gesù era l'aramaico.
Ciò che però ignoravo, è il fatto che come capita nella nostra Italia, così anche in Palestina, c'era aramaico e aramaico.
Il dialetto parlato dai Galilei era diverso dal dialetto dei giudei.
Ne abbiamo traccia nell'episodio evangelico in cui Pietro viene subito riconosciuto come galileo proprio per il suo dialetto (Mt 26,73).
La particolarità del dialetto galileiano, era che avevano difficoltà a pronunciare le consonanti gutturali, sai dell'aramaico, sia dell'ebraico.
Scopro così, che lo stesso nome "Gesù", veniva pronunciato in modo diverso dai galilei rispetto ai Giudei.
Qual'era il nome col quale allora, Gesù si setnì chiamare durante la sua vita nascosta trascorsa a Nazaret?
YESHU.
Yeshua era la pronuncia dei giudei, i galilei, percò, chiamavano Gesù , Yeshu, sembra molto simile al nostro Gesù italiano.

Questa era una chicca che mi andava di condividere con voi,non vuol essere una trattazione sulle lingue parlate allora, che sapete essere anche il greco, l'ebraico e il latino parlato, però, solo dai romani.
C'era poi anche la presenza del Nabateo o arabo a causa delle carovane di mercanti che percorrevano la Palestina.

alla prossima chicca [SM=x570892]






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



27/09/2008 12:01
 
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Re:
predestinato74, 27/09/2008 11.55:

Vorrei con questa discussione, condividere con voi, alcune "chicche" della lettura che sto facendo. Definisco "Chicche" ciò che più mi incuriosisce o cose che ignoravo completamente.
Ovviamente, nella lettura di un libro, ognuno di noi, troverebbe curioso ciò che per un'altro è magari un dato acquisito, è ovvio che questa discussione è soggettiva.

per rendere più agevole la consultazione delle chicche, porrò un titolo ad ognuna di esse.
_____________________________________________________________________________________

Lingua parlata da Gesù

Come già sapete, la lingua parlata da Gesù era l'aramaico.
Ciò che però ignoravo, è il fatto che come capita nella nostra Italia, così anche in Palestina, c'era aramaico e aramaico.
Il dialetto parlato dai Galilei era diverso dal dialetto dei giudei.
Ne abbiamo traccia nell'episodio evangelico in cui Pietro viene subito riconosciuto come galileo proprio per il suo dialetto (Mt 26,73).
La particolarità del dialetto galileiano, era che avevano difficoltà a pronunciare le consonanti gutturali, sai dell'aramaico, sia dell'ebraico.
Scopro così, che lo stesso nome "Gesù", veniva pronunciato in modo diverso dai galilei rispetto ai Giudei.
Qual'era il nome col quale allora, Gesù si setnì chiamare durante la sua vita nascosta trascorsa a Nazaret?
YESHU.
Yeshua era la pronuncia dei giudei, i galilei, percò, chiamavano Gesù , Yeshu, sembra molto simile al nostro Gesù italiano.

Questa era una chicca che mi andava di condividere con voi,non vuol essere una trattazione sulle lingue parlate allora, che sapete essere anche il greco, l'ebraico e il latino parlato, però, solo dai romani.
C'era poi anche la presenza del Nabateo o arabo a causa delle carovane di mercanti che percorrevano la Palestina.

alla prossima chicca [SM=x570892]




Grazie amico della chicca, ho imparato una cosa nuova!

Ciao
Mario

27/09/2008 12:09
 
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Grazie fratello in Cristo
della chicca che hai voluto condividere
l'apprezzo molto!! quando mi si parla di questi argomenti
di approfondimento spirituale [SM=x570865]
ciao

roberto

27/09/2008 13:17
 
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Gesù, antipatico fin dal suo primo apparire

La Galilea dell'epoca di Gesù, prevalentemente abitata da Giudei, (i non giudei erano una minoranza e abitavano per lo più a Sefforis e Tiberiade) era tendenzialmente antiromana.
Non così Gerusalemme che era incline a forme di collaborazione con i romani.
Questo spiega la naturale diffidenza che doveva provocare Gesù, proveniente dalla Galilea, nell'aristocrazia di Gerusalemme.
Appena 25 anni prima (6 d.C), era sorto dalla Galilea, Giuda detto appunto il Galileo. Arrivato a Gerusalemme aveva esortato la gente a non iscriversi al censimento di Quirino, in modo da non pagare le tasse al potere romano.
Potete immaginare alora, la diffidenza e il prurito che diede Gesù quando apparve a Gerusalemme attorniato dai suoi discepoli.
Avranno pensato "oh no, un'altro Messia galileiano, adesso ci mette tutti nei guai col potere romano".

Ciò che rendeva Gesù antipatico non era solo il fatto che provenendo dalla Galilea, si temesse fosse un antiromano sfegatato.
Gli ebrei della Giudea avevano un sentimento di superiorità nei confronti dei galilei.
Sentimento di superiorità dettato dal fatto che notoriamente i galiei non praticavano la legge secondo tutte le sue esigenze.
Tanto che il rabbino Zakkai della seconda metà del I° secolo, disse una volta "Galilea, Galilea, tu odi la Legge" (Talmud di Gerusalemme, Shabbat XVI, 15d).
Oltre al fatto che era convinzione comune che dalla Galilea non poteva sorgere profeta!
"studia a fondo e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea" (Gv 7,52).

Insomma, Gesù non era certo facilitato nella sua missione, dal fatto che veniva dalla Galilea (seppure fosse nato a Betlemme e fosse di origine davidica, cosa ignorata da molti suoi contemporanei Gv 7,41).
Ancor prima di aprire bocca, dovette essere giudicato come Nazionalista antiromano e odiatore della Legge!

Povero Gesù!






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Ezechiele



28/09/2008 23:55
 
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una storia che mi ha incuriosito, quella di un profeta di sventura, la cui profezia si è adempiuta, e durante la sua vita; Gesù figlio di Anania.
Gesù è un nome comunissimo nella Palestina dal I sec. a.C. al I d.C., per cui non ci si maravigli di trovare come nome di questo profeta, Gesù.
Iscrizioni di ossari riportano questo nome e lo stesso Flavio Giuseppe lo cita una ventina di volte nei suoi scritti.
Attenzione quindi, quando spunta qualcuno in cerca di fama ed annuncia trionfante "ho trovato la tomba di Gesù". [SM=x570867]
ora vi lascio al racconto che fa Giuseppe Flavio della vicenda di questo profeta di nome Gesù, non un profeta alla WT [SM=x570874]






Gesù, figlio di Anania, Anno 62 d.C.

Guerra Giudaica Libro VI:300
"Ma ancora più tremendo fu quest'altro prodigio. Quattro anni prima che scoppiasse la guerra,
quando la città era al culmine della pace e della prosperità, un tale Gesù figlio di Anania, un rozzo contadino, si
recò alla festa in cui è uso che tutti costruiscano tabernacoli per il Dio e all'improvviso cominciò a gridare nel
tempio:
“Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro
Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero”. Giorno e notte si
aggirava per tutti i vicoli gridando queste parole,
e alla fine alcuni dei capi della cittadinanza, tediati di quel malaugurio, lo fecero prendere e gli
inflissero molte battiture. Ma quello, senza né aprir bocca in sua difesa né muovere una specifica accusa contro
chi lo aveva flagellato, continuò a ripetere il suo ritornello.
Allora i capi, ritenendo - com'era in realtà - che quell'uomo agisse per effetto di una forza
sovrumana, lo trascinarono dinanzi al governatore romano.
Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa, non ebbe un'implorazione né
un gemito, ma dando alla sua voce il tono più lugubre che poteva, a ogni battitura rispondeva: “Povera
Gerusalemme!”.
Quando Albino, che era il governatore, gli fece domandare chi fosse, donde provenisse e perché
lanciasse quella lamentazione, egli non rispose, ma continuò a compiangere il destino della città finché Albino
sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare.
Fino allo scoppio della guerra egli non si avvicinò ad alcun cittadino né fu visto parlare con alcuno,
ma ogni giorno, come uno che si esercitasse a pregare, ripeteva il suo lugubre ritornello: “Povera
Gerusalemme!”.
Né imprecava contro quelli che, un giorno l'uno un giorno l'altro, lo percuotevano, né benediceva
chi gli dava qualcosa da mangiare; l'unica risposta per tutti era quel grido di malaugurio, che egli lanciava
soprattutto nelle feste.
Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo senza che la sua voce si affievolisse e senza provar
stanchezza, e smise solo all'inizio dell'assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio.
Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola: “Ancora una volta, povera la
città, e povero il popolo, e povero il tempio!”, come alla fine aggiunse: “E poveretto anche me!”, una pietra
scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all'istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole"






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02/10/2008 20:59
 
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Gesù, falegname o Fabbro?

Il lavoro di Gesù, prima che iniziasse il suo ministero pubblico, era un mestiere singolare rispetto alla consuetudine.
L'occupazione abituale di Nazaret era l'agricoltura e, in forma minore,
l'allevamento.
Gesù, invece, è un artigiano, punto di riferimento in un paese che conta 400-500 anime.
Qual'è il termine col quale si identifica il suo mestiere? Tektòn.
Tale termine implica i lavori realizzati non solo con il legno, ma anche con la pietra e il ferro.

Nel "Dialogo con Trifone" (88) Giustino dice che Gesù faceva aratri e gioghi, attrezzi che combinano il ferro e il legno.
Le presse da olio e vino, frequenti in Galilea, combinavano legno, pietra e ferro.
Nell'Iliade, Omero dice che il mestiere di Tektòn richiede "delle mani che elaborino ogni tipo di opere d'arte" (Iliade 5,60-61)

Gesù dunque, sa lavorare il ferro e il legno, lavoro che richiede, oltre che intelligenza e abilità, una certa robustezza fisica. Insomma, i muscoli non dovevano mancargli.

Insomma, Gesù era falegname e fabbro
[Modificato da predestinato74 02/10/2008 21:00]






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02/10/2008 21:28
 
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Stato civile: celibe.
I precedenti


Secondo la Mishnah (5,21) l'uomo è pronto al matrimonio all'età di diciotto anni. Anche gli esseni di Qumran stabiliscono l'età giusta intorno ai vent'anni (Regola dell'assemblea 1,10).
Finalità del matrimonio; la procreazione.
Tanto importante è il matrimonio e la procreazione, che il rabbino Eliezer ben Ircano, vissuto tra il I e II sec. d.C., dirà che colui che rifiuta di avere discendenza è paragonabile a un omicida.

Le eccezioni, però, non mancano.

Il rabbino Simeone ben Azzai, coevo di Eliezer, dirà "la mia anima ama la Legge. Il mondo lo possono continuare altri" (Talmud di Babilonia, Yebamot 63b).

Anche gli Esseni praticano il celibato, almeno quelli di Qumran.
Così i Terapeuti che vivono in Egitto.

Anche nel mondo grecoromano, l'idea dell'astinenza sessuale, non è sconosciuta. Il filosofo Epitteto dice che bisogna allontanarsi dalle distrazioni per dedicarsi completamente al servizio di Dio, dato che solo così si riesce a "preservarsi come uomo di virtù perfetta" (Diatribe 3,11,69).
Apollonio di Tiana non volle mai prendere moglie e sempre "conservò il controllo e il dominio della passione".

Nell'Antico Testamento, il profeta Geremia rimane senza moglie nè figlio, per ordine di Dio (Ger 16,2).
Per la tradizione giudaica, anche Mosè praticò l'astinenza sessuale dopo che fu scelto per essere intermediario tra Dio e Israele (Vita di Mosè 2,14 di Filone d'Alessandria e Talmud di Babilonia, Shabbat 87a).






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Le folle e Gesù

in un primo tempo, il rapporto tra Gesù e le folle che lo seguono, è idilliaco.
Presto, però, qualcosa si incrina fino al punto che dal "Benedetto colui che viene nel nome del Signore" si passerà al "Crocifiggilo, Crocifiggilo!".
In realtà è chiaro, che fin dall'inizio Gesù parlava un linguaggio che le folle non comprendevano.
Gesù ne è consapevole tanto che si lamenterà dicendo:
Gv 6:26
«In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati."

Eppure qualcuno indirettamente, lo aveva avvisato, gli aveva indicato la via da percorrere per avere successo, ma Gesù non l'ascoltò.
«Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane»
«Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo"
"gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai»".

Una via semplice che gli avrebbe garantito il successo e tutti i regni del mondo, ma lui non l'ascoltò, e presto ne avrebbe pagato le conseguenze.......

finchè Gesù opera guarigioni e miracoli le folle lo seguono, ma quando Gesù parla di conversione e cambiamento del cuore......
Mt 11,20 "Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: 21 «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. ........ 23 E tu, Cafarnao,
sarai forse innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!"
e ancora:
Mt 11,16 "Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
17 Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
18 È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. 19 È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori".

Le folle, volubili, non vogliono saperne di cambiare vita, sforzarsi di entrare per "la porta stretta", esse vogliono un Re, un liberatore nazionale, vogliono un Messia che dia loro l'abbondanza di pane, un Messia che faccia miracoli strepitosi non come quelli operati da Gesù, che lasciano spazio al rifiuto e all'indurimento del cuore.
Ci si aspetta un "segno dal cielo", qualcosa che lasci a bocca aperta e costringa, senza ombra di dubbio, alla Fede.
Gesù, invece, coi suoi segni lascerà sempre la libertà dell'accoglienza o del rifiuto. Alla richiesta di un segno dal Cielo, egli risponderà col segno di Giona: la sua Risurrezione.

Risurrezione, che come i segni da lui compiuti nel suo ministero, non obbligherà nessuno alla fede, ma sempre lascerà libertà di adesione o rifiuto.

se avesse dato ascolto a chi gli si presentava come amico......"se sei figlio di Dio, fa...."
"no, questo non ti accadrà mai!"
"scendi dalla croce".
[Modificato da predestinato74 07/10/2008 16:01]






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