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Trapianti di organi

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2009 23:44
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La merce finale
Ida Magli - Il Giornale 8 settembre 2008

Nella questione dei trapianti i punti controversi sono talmente gravi e numerosi che non si finirebbe più di parlarne anche se la discussione fosse ammessa; in realtà, invece, esiste un ordine segreto ma inderogabile che vieta qualsiasi informazione sull’argomento, salvo qualche compiaciuta notizia che viene data su casi straordinari tesi a meravigliare l’opinione pubblica e a incitarla a mettere a disposizione senza remore tutti i corpi, quello proprio e quello dei familiari.

Questo è il primo dato sul quale bisogna riflettere: perché le Istituzioni vogliono a tutti i costi incrementare la pratica dei trapianti e hanno impostato fin dall’inizio una campagna pubblicitaria indirizzata a convincere i sudditi in modo che non li sfiori neanche il minimo indizio negativo? Quale interesse ha lo Stato? I trapianti sono autorizzati esclusivamente nelle strutture pubbliche, quindi la spesa enorme che comportano è a carico dei cittadini.

Nessuna cifra, però, viene mai allo scoperto. Cifre spaventose, comunque, anche se non ne conosciamo l’entità perché non riguardano soltanto i numerosi fallimenti (i trapianti di midollo, per esempio, vengono ripetuti più volte e non sempre riescono), ma soprattutto a causa dell’incremento di malattie genetiche le quali ovviamente non guariscono con il trapianto. E’ il caso di molte cardiopatie: gli individui trapiantati mettono al mondo dei figli a loro volta bisognosi di trapianto. In Italia esistono ormai le terze e le quarte generazioni di portatori di trapianto cardiaco e nessuno si sogna neanche di esortarli almeno a non procreare: altro che “dono”…non c’è mondo più egoista di quello dei trapianti.

“Merce finale” l’ha chiamata Giovanni Berlinguer - un medico dalla coscienza trasparente e della cui sapienza marxista nessuno può dubitare - in un saggio dedicato alla “compravendita di parti del corpo umano” uscito ormai oltre dieci anni fa (Baldini & Castoldi, 1996). Non fece scalpore allora, ma continuano a non fare scalpore neanche oggi le notizie che pure si susseguono ogni giorno sul crimine più infame che l’umanità abbia mai compiuto: bambini, bambine, ragazze, rapiti e uccisi per rifornire di organi palpitanti il mercato dei trapianti. Per non parlare degli adulti, povere donne soprattutto, che in India vendono un rene per pochi dollari (condannandosi così ad una morte precoce per l’impossibilità di sopravvivere con un solo rene alle gravidanze). Come mai nessuno inorridisce?

Ogni volta che si è tentato di portare alla luce gli atroci segreti della “merce finale”, le notizie sono sprofondate subito nel più complice dei silenzi. Perfino quando hanno alzato la voce i missionari e le missionarie in Africa e in Brasile; perfino quando, come pochi giorni fa, sono stati i Vescovi a denunciare questi delitti tramite l’Osservatore Romano, quotidiano ufficiale della Santa Sede, non è successo nulla. Noi dobbiamo per forza chiederci: perché, perché? Cosa si nasconde dietro i trapianti? Come mai non vengono denunciati i tanti chirurghi, i tanti anestesisti che sono indispensabili per tali operazioni e che uccidono prelevando organi bambini rapiti in ogni parte del mondo, o che, come minimo, tacciono sull’origine degli organi che trapiantano? Sia ben chiaro: occorrono strutture adeguate, camere sterili, strumentazione apposita, laboratori di analisi, assistenza e farmaci per i pazienti, tutte cose che sicuramente sono in molti a conoscere. La motivazione economica non è sufficiente a spiegare una complicità così estesa e che coinvolge, anche soltanto con il silenzio, medici, giornalisti, politici, sacerdoti, poliziotti, nel crimine più efferato, più sconvolgente che sia possibile immaginare.

Stefano Lorenzetto ha messo in luce, nell’articolo pubblicato sul Il Giornale del 4 settembre scorso, molti punti controversi nella questione dei trapianti e, più importante di tutti, il problema della morte cerebrale. E’ inutile girarci intorno: la definizione di morte cerebrale è una convenzione indispensabile al prelievo di organi ed è stata fissata a questo unico scopo. Non mi soffermo su tutti gli interrogativi che Lorenzetto ha già esposto in modo chiarissimo. La mia domanda è sempre la stessa: perché? Perché tutte le istituzioni hanno abbracciato con tale entusiasmo la definizione di morte cerebrale?

Perché la Chiesa, perché Karol Wojtyla ha dato il massimo impulso alla pratica dei trapianti presiedendo il Convegno organizzato appositamente al Gemelli? E’stato in quella occasione che Wojtyla ha messo la parola fine ad ogni discussione rifiutandosi di far conoscere la lettera che centinaia di cardiologi ed anestesisti cattolici gli avevano mandato dall’America proprio per motivare pubblicamente il loro rifiuto della “morte cerebrale”.

Torno a chiedere: perché? Togliendo qualsiasi significato trascendente alla morte, la Chiesa ha compiuto un errore gravissimo, forse irreparabile. E’ sulla “morte” che sono state create le religioni, sull’al di là della morte che si fonda l’idea di Dio. Il trapianto di organi, nella sua brutale concretezza, ha tolto qualsiasi sacralità alla morte; e ha cancellato la trascendenza presente, con il suo immenso mistero, nel corpo del defunto. Ci si lamenta del “materialismo” del nostro tempo: l’utilizzazione come pezzi di ricambio dei corpi degli altri ne è la massima prova. Nessun materialismo può andare più in là di così. Né lo si camuffi con la terminologia del “dono”: il soggetto agente è quello che “ti pensa” come pezzo di ricambio, che “ti vede” come pezzo di ricambio, che ti utilizza come pezzo di ricambio

www.disinformazione.it/merce_finale.htm
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Primo neonato espiantato
DOPO ACCERTAMENTO ABBREVIATO DI MORTE CEREBRALE
GRAZIE AL DECRETO DI LIVIA TURCO
tutela azzerata per facilitare gli espianti

L' Agenzia Adnkronos Salute ha reso noto il primo espianto da neonato successivo al Decreto che abbrevia i tempi per la certificazione di cosiddetta “morte cerebrale” (D.M. 11.4.2008). Comunicazione data a qualche mese dal fatto con l'alibi di proteggere la privacy della famiglia.
Il primario di terapia intensiva neonatale dell'ospedale di Caserta, dott. Falco, fa riferimento al neonato espiantato a cuore battente utilizzando termini come “piccolo donatore”, ma è chiaro che un neonato non può mai essere definito “donatore” in quanto non è in grado di comunicare ad altri le proprie volontà, può diventare solo una facile preda dei medici quando ha dei genitori disinformati.

Sempre il dott. Falco dichiara che l'espianto pediatrico “deve rispettare requisiti 'feroci' a tutela dei piccoli donatori”. Il termine 'ferocia' si riferisce evidentemente al fatto che i neonati posti sotto ventilazione, non possono per legge essere dichiarati in cosiddetta “morte cerebrale” prima di una settimana di vita extrauterina. Veramente 'feroci' però appaiono i medici che allo scadere della settimana espiantano quei corpicini indifesi, sommando tortura (ventilazione) alla tortura (espianto). Nessuna tutela dei neonati, ma uso ed abuso da parte degli adulti.
Il neonato in questione è stato intubato a seguito di “una forma aggressiva di asfissia perinatale” e dopo una settimana gli sono stati espiantati reni, fegato, intestino e cuore dal corpo pulsante.

Ricordiamo che i bambini e i neonati sono stati di fatto equiparati nei tempi della dichiarazione di “morte cerebrale” agli adulti con Decreto 11 aprile 2008 emesso dall'ex Ministra Livia Turco, quindi il tempo di osservazione è passato da 24 a sole 6 ore e a soli 2 controlli (vedi comunicato stampa n° 13 del 02/07/2008 www.antipredazione.org). Inoltre, in riferimento all'EEG (elettroencefalogramma) va sottolineato che “i soggetti neonati possono avere un tracciato piatto che di per sé non è assolutamente definibile patologico” (Prof. Lodovico Bergamini – Manuale di Neurologia Clinica).

Il Decreto 11 aprile 2008, appositamente creato per favorire le dichiarazioni di “morte cerebrale” e quindi incrementare gli espianti, apre la strada a nuovi crimini soprattutto in ambito pediatrico.
La facilità con cui si possono espiantare in Italia i neonati ha agevolato un accordo relativo al trapianto pediatrico di fegato tra gli Ospedali Riuniti di Bergamo e il “Rigshospitalet” di Copenaghen. Si sacrificano i bambini italiani, in quanto in Danimarca gli organi per trapianto scarseggiano perché la cosiddetta “morte cerebrale” è considerata una condizione di vita in cui si possono prelevare organi, ma solo in caso di donazione esplicita: per i danesi vige il diritto del “silenzio-dissenso”.
L'espianto di questo neonato di Caserta è stato propagandato come primo caso in Italia. Falso! Per fare un esempio vi ricordiamo Gabriele, neonato che fu espiantato il 30 gennaio 1998 all'ospedale Regina Margherita di Torino.

Comitato Giovani
Matteo Ciarimboli

Presidente
Nerina Negrello

Fonte:
www.antipredazione.org
"Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente" Indirizzo: Pass. Canonici Lateranensi, 22 - 24121 Bergamo (ITALIA)
Tel. 035-219255, Fax 035-235660, lega.nazionale@antipredazione.org

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Il mercato nero degli organi è florido e in espansione, l'allarme dell'Oms

Mille dollari per un rene. Il donatore, a volte inconsapevole, proviene spesso da Paesi dove la poverta' e' diffusa e le speranze di uscirne sono limitate, se non inesistenti.

E' l'Organizzazione mondiale della Sanita' (Oms) a lanciare l'allarme sul diffondersi negli ultimi anni di quel traffico che riguarda gli organi umani: reni, fegato, pancreas ma anche cornee.

La domanda di organi, denuncia l'Oms, "cresce con la spietatezza dei trafficanti". Il ragionamento e' semplice quanto perverso: in alcuni Paesi del mondo (quelli piu' ricchi), la lunghezza della vita media e' aumentata a tal punto che non sono disponibili abbastanza donatori per sostituire gli organi invecchiati, malati o comunque malfunzionanti.

Secondo una recente inchiesta del settimanale 'Newsweek', nel 2010 chi avra' bisogno di un trapianto di rene dovra' aspettare anche dieci anni per un organo sano. Tuttavia, ricordano i medici, "la maggior parte dei pazienti in dialisi muore in meta' di questo lasso di tempo". Nel 2007 negli Stati Uniti, ad esempio, oltre 7.000 persone sono morte mentre erano in lista d'attesa per un trapianto.

Poi c'e' l'altra parte del mondo. Quella in cui la poverta' e la miseria sono talmente pressanti da spingere una folla di disperati a vendere parte di se' pur di guadagnarci qualcosa. E dove c'e' miseria attecchisce la criminalita', oggi sempre piu' specializzata -denuncia ancora l'Oms- nel fare da tramite tra compratore e venditore. Secondo recenti stime dell'Organizzazione della Sanita', un quinto dei 70.000 trapianti di rene effettuati nel mondo ogni anno sono eseguiti con 'materia prima' proveniente dal mercato nero.

www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=103848
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