Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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La Partita di Basket Racconto

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2008 14:25
08/09/2008 14:25
 
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Un incontro imprevisto, una simpatia, possono far nascera la passione?
La Partita di Basket

Un avvenimento sportivo, un incontro fortuito sono gli ingredienti per questa storia. Una storia come tante: lui che incontra lei, scocca una scintilla e…
…E se lui fosse una persona disabile? Il discorso non cambia.
“La Partita di Basket” da il via a questa conoscenza e alle barriere mentali che s'infrangono. Non importa La disabilità, non importa il modo diverso di fare le cose perché le sensazioni sono universali.


Il cortile di “Palazzo Vecchio” a quell’ora della giornata era sempre gremito. La primavera già inoltrata rendeva piacevole il trascorrere delle pause fuori delle aule.
C’era chi bivaccava tra i tavolini dei bar facendo colazione anche se si stava già avvicinando l’ora di pranzo e chi pranzava avendo iniziato presto la propria giornata di studi, o di lavoro.
Martina e Bice quel giorno si apprestavano a lasciare la sede dell’università; come succedeva loro spesso, erano affette da una forma d’allergia alle ore da trascorrere in aula.
Martina, 24 anni, era al secondo anno di Lettere Moderne, mentre Bice, due anni più grande, più impulsiva, più scavezzacollo, più esuberante era abbondantemente fuori corso.
Martina era mora, longilinea, dall’aspetto serioso. Bice invece era bionda, con le curve un po’ morbide, allegra e sbarazzina. Bice estrasse dallo zaino due cartoncini e li mostrò all’amica.
«Cosa sono?» Chiese Martina.
«Sono i biglietti per quella partita di basket in carrozzina di cui ti avevo parlato.»
« Non mi va di venire, te lo avevo detto: non intendo sprecare un sabato pomeriggio per una partita di basket»
Bice continuava ad insistere
«Ma dai, se fosse stata una partita di basket con giocatori in piedi, come si dice nel gergo, ci saresti venuta?»
Martina non rispose, e anche se le avesse risposto cosa avrebbe detto? Un si? Era come ammettere che si sentiva a disagio nel vedere uomini in sedia a rotelle che si davano battaglia per realizzare un canestro.
Bice, invece e chissà come mai, si sentiva a suo agio con disabili e diversamente abili, tanto che addirittura conosceva qualche giocatore che le aveva fornito i biglietti.
« Bice, sabato non verrò alla partita. » Disse infine Martina mentre con l’amica si appresta a prendere il tram.

Invece quel sabato si ritrovarono in una palestra alla periferia della città, sugli spalti a far il tifo, prima per l’una poi per l’altra squadra di giocatori di basket in carrozzina.
«Perché ti sei portata la Videocamera?» Chiese Martina all’amica
«Che domande fai? Perché desidero riprendere la partita…
Le due amiche avevano preso posto sugli spalti gremiti; era una partita di fine campionato e molti sostenitori erano venuti a fare il tifo. Bice era entusiasta come se fosse stata alla finale dei mondiali di calcio, Martina invece era incuriosita da quel mondo così nuovo e così diverso.
«Guarda Marty! Laggiù lo vedi quel ragazzo con i capelli biondi? Che figo! L’ho visto anche in Tv durante un’intervista… Tienimi la videocamera che gli urlo qualcosa… »
Martina aveva cominciato a non dar più retta all’amica esuberante. Le aveva preso solo la videocamera dalle mani e se l’era ancorata strettamente al polso con l’apposito supporto. Tutta immersa nei suoi pensieri, Martina si meravigliava dell’agonismo dimostrato dagli atleti, sorrideva ad ogni canestro e non le importava quale delle due squadre segnasse; In ultimo era affascinata dalla sportività dimostrata da alcuni atleti.
Al termine della partita, nella grande palestra si levò un boato da parte dei sostenitori della squadra vincitrice e Bice non poté fare a meno di accodarsi a questi ultimi.
«Wow! Hanno vinto! Hanno Vinto! Io vado giù a festeggiare! Magari riesco a prendere qualche autografo! Marty! Che stordita che sei! Ci vediamo dopo! »
Martina era rimasta lassù sugli spalti mentre i sostenitori dei vincitori, in un tumulto di cori, stavano andando via; gli altri si defilavano in silenzio. La ragazza iniziò a scendere giù per le gradinate, pensava tra se che avrebbe aspettato l’amica fuori della palestra comunale. Stava per togliere dal polso il supporto della videocamera e non si accorse che c’erano ancora due scalini che la separavano dal parquet. Il piede non trovò l’appoggio e sbilanciandosi si ritrovò lunga per terra, a faccia in giù, su quello che era stato il campo da gioco.
Suoni e rumori adesso gli arrivavano da lontano. Teneva gli occhi serrati e si sentiva svenire dal dolore che ogni movimento le procurava. In testa non aveva più nessun pensiero tranne per la videocamera dell’amica.
«Accidenti! Che volo!» Disse una voce sopra di lei « Ti sei fatta male? »
Martina aveva aperto gli occhi ma era confusa e balbettò « la videoc… »
Sopra di lei la voce di un ragazzo continuava a chiederle:
« Ti senti nulla di rotto? Ti fa male qualcosa?»
Il ragazzo la palpava con la perizia di un medico, cercava di individuare qualche possibile frattura, una distorsione o un rigonfiamento. Le toccava le spalle, le braccia, le cosce, le gambe, le caviglie. Alla palpazione sembrava che la ragazza non avesse nulla di rotto; infine le disse:
« Vieni ti aiuto ad alzarti. Dammi la mano, sembra tutto apposto. »
Martina si sollevò e sedette sul pavimento e finalmente ebbe modo di vedere chi le aveva dato primo soccorso. Vicino a se uno degli atleti della squadra che aveva perso. Un ragazzo moro, dagli occhi castano chiaro con un segno sul mento e il viso nel complesso ben delineato. Il fisico era abbastanza in carne, ma nell'insieme molto gradevole. La maglia da gioco gli stava attaccata alla pelle per via del sudore e s’intravedevano grossi pettorali, i robusti bicipiti invece, sembravano chiedere una attenzione particolare.
« Sono Clod, come ti chiami? »
« Clod? sei francese?. »
Il ragazzo rispose prima con un enorme sorriso e poi disse
«E’ un nomignolo che mi hanno dato in squadra…Tu invece?»
« Martina»
Clod intanto continuò: «Nello spogliatoio abbiamo del ghiaccio sintetico, ne metteremo un po’ sul gomito che sembra ti dia fastidio.»
Effettivamente Martina continuava a sfregarsi il gomito sinistro, sicuramente c’era un livido. Clod le porse la mano e l’aiutò ad alzarsi. Appena fu in piedi Martina fece per accasciarsi nuovamente a causa di un dolore intenso che le affliggeva la caviglia destra. Per fortuna Clod lla sorresse e adesso Martina stava in una posizione instabile mentre si aggrappava con le mani alle spalle del ragazzo. Sicuramente si era procurata una distorsione alla caviglia
« Vieni ti porto io» Gli disse il ragazzo sicuro di se.
«Dove, come mi porti?» gli chiese Martina farfugliando.
«Siedi qui, sulle mie gambe»
Martina era fortemente imbarazzata, ma non riusciva a capiere se fosse a causa dello sconosciuto che la invitata a quel contatto fisico seppur d'emergenza, oppure se fosse imbarazzata dal fatto che tale contatto glielo stesse proponendo quel ragazzo in carrozzina. Rimase dubbiosa per qualche secondo e poi si diede della cretina perchè aveva pensato alla seconda ipotesi. Poi alla fine, per convincere se stessa che non c'era nessun problema sedette sulle gambe del ragazzo
«e adesso porta le tue gambe in avanti così. Brava.»
Il disagio della ragazza era durato poco, giusto il tempo di abituarsi al suo particolare interlocutore e soccorritore, poi ne aveva seguito le istruzioni e come una bambina, si era lasciata portare sulle sue gambe.
Arrivati allo spogliatoio Clod la aiutò a sedersi su una panchina; Poi improvvisamente le squillò il cellulare. Dall’altra parte del telefonino la voce di Bice: «Marty io vado a festeggiare con la squadra. Torna pure a casa se vuoi!»
Martina richiuse il cellulare sbuffando. E Clod chiese:
« Problemi? »
«Grattacapi. Sono venuta a vedere la partita con una amica ed adesso è andata a festeggiare con l’altra squadra»
«E tu, non saresti voluta andare a festeggiare?»
Martina si fece seria: « E’ la prima volta che vengo a vedere una partita del genere, non conosco le squadre e non tifo per nessuno. Bice è così: si lascia trasportare, si sente a suo agio in tutte le situazioni, anche con degli sconosciuti. Poi, quando ci sono dei bei ragazzi di mezzo, perde la testa!»
Clod le posò una mano sulla spalla e tentando di farla sorridere disse
« Sei proprio sfortunata! ti sei ruzzolata giù per le gradinate, ti ho soccorso io…e la mia squadra ha pure perso…»
Martina sorrise e disse ironica: « Giocate sempre così male?»
« Dai! Non infierire!»
« Stavo scherzando…! Vincerete la prossima volta!» Terminarono entrambi ridendo.
Clod prese il ghiaccio sintetico e lo porse alla ragazza in modo tale che lo tenesse sul gomito. Poi le disse:
« Per la caviglia ci vuole un bendaggio, sembra che ci sia una distorsione a giudicare dal gonfiore.»
Nel mentre cominciò a guardarla con aria interessata quasi incuriosito dai suoi tratti delicati, ma per dissimulare le disse:
« Hai qualcuno che possa venire a prenderti?»
« Soltanto Bice» Rispose con tono depresso la ragazza e continuò dicendo: « Viviamo da sole in un piccolo alloggio in Piazza Nettuno, in uno stabile dove alloggiano altri universitari, ma è sabato pomeriggio, difficile trovare qualcuno a casa o disponibile.»
Nel mentre le squillò dinuovo il cellulare ed era ancora Bice che le diceva:
«Marty devi farmi un enorme favore! Ho bisogno dell’alloggio libero stasera. Potresti andare a dormire su da Silvia e Giò?»
«Cosa stai combinando, Bice!?» Disse quasi disperata Martina. Ma sapeva già cosa l’amica stesse facendo e quasi rassegnata disse quasi tra se:
«E’ sempre la solita storia. Ogni volta che Bice rimorchia qualcuno io devo finire a dormire su dalle amiche al terzo piano.»
Clod interruppe i suoi pensieri: «Difficoltà a tornare a casa?»
Martina stavolta era infuriata: «Mi ha letteralmente proibito di tornare a casa stasera»
Clod intuì: « C’è di mezzo un ragazzo?»
«Come può portarsi a letto uno sconosciuto? e per di più disabile?»
«non si può??» le chiese serio Clod?
Che gaffe madornale che aveva fatto! Accidenti si sarebbe mangiata la lingua. Non c'erano scusanti per quella frase estrapolata dal realismo dei suoi pensieri. Ma Clod lasciò cadere la discussione e disse:
«Intanto pensiamo alla tua caviglia; ti accompagno al Pronto Soccorso, poi vedremo il da farsi»
« Non torni con la squadra?» Gli chiese Martina
« Oggi no; sono venuto con la mia macchina, ogni tanto capita che lo facci e può avere i suoi vantaggi.» E le strizzò l’occhio…
Clod prese lo zaino e lo mise dietro la carrozzina, poi andò a posare la borsa sportiva nel bagagliaio, intanto Martina attendeva nello spogliatoio.
Quando Clod tornò le disse: «Vieni su di me, come prima. Ecco brava.»
Intanto che andavano verso il parcheggio, Martina non diceva nulla; ma cominciava ad essere un pò imbarazzata, adesso che la paura per il volo fatto dalle scale era andata scemando. Sentiva l’odore del ragazzo prenderle le narici: il sudore, i capelli un po’ impregnati di fumo di sigarette, sul collo vaghe tracce di dopobarba e quel miscuglio di odori le piaceva.
Arrivati alla macchina Clod l' aiutò a sedere sul sedile posteriore, dietro il posto del guidatore. « Così puoi distendere le gambe.»
Martina gli rispose « Sei molto gentile, avrei potuto stare davanti, senza problemi»
Clod sorrise; sorrise all’ingenuità della ragazza, alla sua scarsa perspicacia, alla sua semplicità. E le disse con dolcezza « Il posto davanti non è per te» e le indicò la carrozzina.
Solo dopo Martina comprese che infortunata com'era non sarebbe stata di nessun aiuto a Clod e allora lui si era organizzato come se fosse stato da solo.
Arrivarono in breve tempo al Pronto Soccorso e miracolo! Furono fatti passare per primi, forse per la singolarità del loro accoppiamento.
«Ci stanno guardando tutti…» Bisbigliò Martina all’orecchio di Clod.
«Lasciali guardare» Le rispose il ragazzo il quale aveva avuto una gradevole sensazione dal quel soffio delicato emanato delle parole di Martina.
Lei invece era piacevolmente sorpresa da tutto quello che le stava capitando, si sentiva quasi fuori dal mondo e gradiva tutte quelle deliziose attenzioni. Aveva voglia di mettere a parte Clod del suo stato d’animo, ma capiva che non sarebbe stato opportuno. Infine si decise a dire:
«E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere… cioè di essere portata così. Tu non sei stanco?»
«Un po’, perché prima ho giocato; Adesso sento solo l’esigenza di fare una doccia e togliermi la maglia sudata» Concluse tranquillizzandola.

Al Pronto Soccorso fecero a Martina un bendaggio funzionale e le consigliarono riposo per una settimana. Ritornarono in macchina e Clod le chiese
«Dove passerai la notte?»
Martina lo guardò dallo specchietto retrovisore e sollevò le spalle. Non aveva voglia di salire fino al terzo piano con quella caviglia dolorante saltellando come un fenicottero; un malizioso desiderio cominciò a farle capolino tra i pensieri. Clod raccolse subito la sua indecisione e le fece una proposta «Vuoi venire a passare la notte a casa mia? Abito a due ore da qui» Martina avrebbe voluto che lui glielo chiedesse, ma fece finta di obbiettare qualcosa:
«Mah…non saprei…non vorrei…». Il ragazzo lavorando di psicologia, invece, fu pronto a farle cambiare idea « Hai paura? Non ti fidi? Pensi che ti possa fare del male?»
Martina si decise: «Non ho paura. Accetto volentieri l’invito»

Durante il tragitto che li separava dall’abitazione di clod ebbero modo di parlare e di conoscersi. Martina scoprì che Clod aveva 29 anni, viveva da solo ed era autosufficiente; adorava impegnarsi in mille attività, praticava altri sport, come il tennis, il nuoto, e si lanciava con il paracadute! Lei ne rimase affascinata.
Lo scrutava dallo specchietto retrovisore, ogni tanto i loro sguardi s’incrociavano; si sorridevano, sembrava che si fosse istaurata tra loro una piccola intesa.

La casa di Clod dava l'idea d'essere abbastanza grande. Un grande salone con divani, diede loro il ben vebuto, varcata la soglia d'ingresso.
Martina fu aiutata a sistemarsi su uno dei divani; Clod le prese la caviglia fasciata e la sistemò sopra un cuscino, posto su di un piccolo tavolo davanti al divano. Nel fare questo le sfiorò la pelle della gamba, liscia e morbida, che non era stata imbrigliata dalla fasciatura. Martina fu percorsa da un brivido di piacere ma fece finta di fare una smorfia di dolore. Clod allora trattenne sulle sue gambe la caviglia e cominciò a carezzarla sopra la fasciatura.
«Non ti ho ancora ringraziato» Disse inaspettatamente la ragazza.
«L’ho fatto con piacere» le rispose lui che avvicinò la caviglia alle sue labbra e fece per baciarla. Martina era molto imbarazzata e distolse lo sguardo. Adesso erano l'uno di fronte all'altra. Martina non sapeva dove guardare e Clod intuendo il profondo disagio della ragazza, girò le ruote e le voltò le spalle e nel mentre che si allontanava le disse
«Vado a fare la doccia. Lì c’è il telecomando, non annoiarti.»
Martina si girò, lo seguì con gli occhi e vide Clod sparire dietro la porta del bagno.
Aveva acceso la TV e aveva fatto un po’ di zapping ma si girò nuovamente perché aveva sentito lo scroscio dell’acqua. Continuava a fissare la porta del bagno. Se fosse stata Bice, si sarebbe alzata ed avrebbe raggiunto Clod in bagno. Ci pensò su un attimo e poi pensò fra se:
«Perché non farlo?»
Raccolse tutto il suo coraggio e si alzò, tolse la scarpa che le era rimasta al piede ed iniziò a saltellare lentamente sul parquet. Arrivò vicinissima alla porta del bagno, abbassò la maniglia e schiuse la porta. Appena la vide dalla porta, Clod le disse sorridendo
«Martina…»
Lei entrò nel bagno. Lo guardava: lui nudo sulla seggiola della doccia, e l’acqua che gli scendeva copiosa sul corpo.
«Sei un bel ragazzo» gli disse.
«Grazie» Le sorrise Clod, poi continuò dicendole «Dal giorno dell’incidente non me lo dicono spesso»
Martina gli si avvicinò con un paio di saltelli e Clod l’averti’ «Finirai per inzupparti tutta se continui ad avvicinarti»
«Passami la spugna» e tese la mano verso di lui. La ragazza prese la spugna e la impregnò di sapone. Non parlava, gli sorrideva soltanto. Clod ricambiava i sorrisi e la lasciò fare. Con una inconsueta sintonia di sensazioni, Martina stava lavando eroticamente il corpo di Clod.
Iniziò dal lato destro: sfregò le dita robuste, il polso compatto, il braccio e l’avambraccio muscoloso. Lasciò la spugna e mise del sapone sulle sue dita affusolate e continuò a lisciare il collo del ragazzo, poi passò al torace, e ai robusti pettorali fino alla pancia.
Ad un tratto Martina gli chiese:
«Fino a dove riesci a sentirmi?»
Clod tracciò con il pollice una linea immaginaria sopra la sua pancia e le disse:
«Fin qui.»
Lei gli si avvicinò all’orecchio sinistro, dalla parte che ancora non aveva lavato e gli sussurrò seria:
«Mi dispiace»
Clod ebbe di nuovo quella magnifica sensazione all’orecchio: un soffio delicato che lo pervase.
Martina prese dell’altro sapone tra le dita e iniziò a massaggiare proprio sotto l’orecchio dove aveva sussurrato prima. Scese per il braccio, l’avambraccio, polso e dita sinistre. Infilò la testa sotto il getto vigoroso della doccia. L’acqua era caldissima, come piaceva a lei. E s’inzuppò completamente i vestiti. La ragazza fece per vacillare, già stanca di reggersi su di un piede solo. Clod la presse per i fianchi e lei si resse tra la gamba del ragazzo e la seggiola della doccia.
Adesso era per metà distesa sul muscoloso torace di lui; erano molto vicini e le loro labbra quasi si sfioravano. Si assaggiarono le labbra per individuarne il gusto che era confuso con il getto dell’acqua. Poi si scambiarono un piccolo bacio, infine un altro più lungo ed intenso. Si baciarono l’un l’altro la pelle del collo.
«Reggiti qui» Clod le aveva indicato uno dei sostegni della doccia, le sfilò la maglietta inzuppata e le sganciò il reggiseno; Iniziò a baciarle il seno e lei ne iniziò a provare molto piacere. Clod le abbassò poi, i pantaloni e gli slip. Adesso Martina era nuda sotto la doccia. S’invertirono le parti; adesso era lui che s’impregnava le mani di sapone e iniziava a massaggiare delicatamente i fianchi della ragazza, la pancia morbida, le cosce toniche.
La tirò a se e le passò la mano dietro per lavarle i glutei. Le mani di Clod cominciarono a insinuarsi tra le gambe della ragazza che dall’enorme piacere dovette sorreggersi più energicamente. Clod detergeva le cosce della ragazza, insinuava le sue dita tra i genitali di lei; Iniziò uno sfregamento energico e si fermò solo dopo aver sentito il gemito ed il sussulto della ragazza.
«Asciughiamoci, non vorrei che ti prendessi un malanno» Le disse Clod tenerissimo quasi a minimizzare quello che era appena accaduto.
Poi si allungò a prendere due grossi teli. Con uno vi avvolse la ragazza, con l’altro, dopo essersi velocemente asciugato l’acqua dal torace e dalle gambe, lo buttò sulla carrozzina e vi si sedette. Prese per i fianchi la ragazza e la tirò su di se.
Uscì dal bagno, lei gli aveva messo le braccia intorno al collo, quella posizione ormai le dava sicurezza. Martina in quel momento era confusa da infiniti pensieri, ma non riusciva a catturarne uno e farlo suo. Forse un pensiero più di tutti: avrebbe voluto fermare il tempo in quell’istante meraviglioso. Avrebbe voluto godere all’infinito di quei gesti spontanei, passionali e non programmati, e per questo, intriganti e straordinari. E non era affatto pentita di quanto avesse contribuito fare accadere.
Arrivarono in camera da letto, vicini al letto. Clod le mise un braccio sotto le ginocchia, con l’altro le cinse le spalle e le disse: «Reggiti bene». Con una mossa atletica la adagiò sul letto; lei poi gli fece posto e lui gli si distese a fianco.
Si girarono l’uno vero l’altro per poter guardarsi negli occhi, e Clod le disse
«Sei bellissima!»
Si carezzarono entrambi a lungo; si scambiarono ora delicati ora passionali baci. I loro corpi profumati sembravano parlassero un linguaggio antico e sensuale, comprensibile solo a loro; ne erano entrambi affascinati. Le dita delle loro mani s’univano spesso in intrecci. Erano l’un l’altro compiaciuti dal fascino che i loro corpi emanavano.
« Ma sarai anch un pò pazza? Oppure nella caduta hai battuto pure la testa?»
«Non sono pazza!»

Continuarono per ore con quei giochini d’erotismo. Ancora una volta Clod aveva introdotto le robuste dita tra le cosce della ragazza fino a che i gemiti di lei non echeggiarono nella camera ed i suoi umori impregnarono le lenzuola.
«Potrei farti provare piacere anche come un uomo abile» le disse inaspettatamente lui.
«Immagino di si» Rispose Martina convinta, poi terminò
«Non oggi…»

Mary
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