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Le Falci dei Custodi

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2013 13:09
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Maestro
26/11/2008 17:10
 
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Il vecchio Maestro di Palazzo sorrise.
«Non nego che Katai sia una splendida città: dopo tutto, vi hanno lavorato i più grandi ''kenchikuka'' della nostra epoca, i quali hanno avuto l'opportunità di costruire la città da zero, grazie al potere illuminato dello Shogun, possa Egli regnare cento anni. Al contrario, i vostri paesi sono come certe montagne del nord, in cui le rocce di epoche diverse sono disposte a strati, una dopo l'altra.
Questo le rende meno perfette e ordinate di Katai, ciò è indubbio: ma chi potrebbe dire che il ciliegio o la magnolia sono meno belli, solo perché la loro simmetria non è perfetta?
Inoltre – se posso permettermi – voi giudicate con gli occhi di uno straniero la nostra patria, e con gli occhi di un cittadino la vostra, perciò vi sembra bello ciò che è nuovo e ordinario ciò che vi è familiare. Vi basti sapere che gli stessi Maestri che hanno costruito questo palazzo, hanno visitato il vostro Regno o il Palazzo Reale di Direnia per studiarne l'architettura: come vedete, molto dipende dall'occhio di colui che osserva».
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Paladino Lord
27/11/2008 09:54
 
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Albins si avvicinò al vecchio maestro e lo salutò chinando il capo
<< Salve Maestro, come avevo promesso a voi e allo Shogun, sono tornato a farvi visita.
E’ un piacere poter vedere che state bene, non vi ho mai ringraziato per tutto quello che avete fatto per me, vi devo molto.
Ma quello che mi premeva chiedervi, ehm… è una cosa un po’ personale. >>
E avvicinandosi un po’ di più al maestro chiese:
<< Sapete qualcosa di Shu Qi? Sta bene?
Sapete, è molto che non la vedo, e l’ultima volta non ci lasciammo proprio nel migliore dei modi, lei non voleva che partissi, ma allora avevo già intrapreso la mia strada, e purtroppo non potevo tornare indietro. Vi prego, se sapete qualcosa non esitate a dirmela, il mio cuore non si dà pace per averla fatta soffrire.
Secondo voi ho fatto la cosa giusta?
Vi prego di illuminarmi con la vostra infinita saggezza. >> Terminò abbassando la testa
29/11/2008 14:34
 
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OT
Più tardi provvederò a proseguire, al momento, questo post riguarda una comunicazione di servizio, per così dire.
Le iscrizioni sono ufficialmente chiuse, essendo il gruppo più grande di quello pronosticato. Al momento quindi, gli avventurieri saranno questi:

- Drago;
- Albins;
- Claudium;
- Jekyl;
- BrightBlade;
- Me (Eruner...);

Al momento a capo della compagnia è Bright, in seguito, dato che la nostra valutazione è che risultiamo troppo potenti rispetto al previsto, ci divideremo in due, evidentemente i due Vassalli e quindi noi quattro Aspiranti, con a capo rispettivamente Bright e me. Perfetto, ora possiamo preseguire!
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Maestro
11/12/2008 14:57
 
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Aiko Matsu si voltò, scrutando la grande sala della piscina.
«Ogni uomo deve compiere il proprio dovere e il vostro era quello di partire. Del resto, disattendere gli ordini dello Shogun avrebbe esposto voi a una esemplare punizione e macchiato per sempre l'onore di Shu Qi. Nel migliore dei casi, avreste dovuto lasciare Katai, e trascorrere il resto della vostra vita segregato in qualche villaggio di montagna o in continuo movimento, come un vagabondo, disprezzato da tutti.
Certo, Shu Qi ha sofferto per la vostra partenza. Ma se voi foste restato, avrebbe contemplato ogni giorno il vostro onore compromesso, la vostra vita rovinata per causa sua. Quale moglie fedele potrebbe assistere a tutto ciò, senza togliersi la vita?»
Il Maestro di Palazzo distolse gli occhi dalle grandi magnolie, fissandoli in quelli del suo interlocutore.
«Desiderate sapere altro?» domandò infine, rivolgendosi agli altri.

(OT: scusate il ritardo nella risposta!)
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Gran Maestro
12/12/2008 10:22
 
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L'aspirante non aveva mai visto il suo amico così preoccupato,ma dopo le rassicuranti parole del Maestro di Palazzo lo vide rincuorato.
Drago sapeva sia dai libri che dalle informazioni dategli dall'amico Albins che magnifica città potesse essere Katai,indi non vi era alcun motivo di porre una domanda di cui si sà già la risposta.
A questo punto,visto che per ora nessuno aveva chiesto niente,Drago si avvicinò lentamente al maestro ed anch'egli chinò leggermente il capo in segno di rispetto.
<< Scusatemi Maestro Matsu...se possibile vorrei chiedervi informazioni pertinenti alla nostra missione. Precisamente sapete dirci qualcosa in più sulla famiglia Sawamura? La ringrazio anticipatamente.>>
Detto questo aspettò fremendo una risposta.


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Maestro
13/12/2008 21:16
 
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«Da più di tredici generazioni il clan dei Sawamura percorre la via del ninjutsu con impareggiabile dedizione: molti ritengono che nessuno eguagli la loro perfezione nelle arti dei ninja.
Sono certo che Albins conosca molte delle storie che circolano sul loro conto, per cui non mi soffermerò su di esse.
Se volete una mia opinione sull'attacco che avete subito, posso dirvi che i Sawamura sono senza dubbio capaci di simili imprese... Tuttavia, questa storia è strana. Sin dall'ascesa dello Shogun, hanno sempre servito fedelmente il Nostro Signore, a tal punto che a volte la gente li chiama ''Keibin no Kyu''»
«Le Sentinelle del Palazzo» tradusse Albins per i compagni.
In quel momento, entrò nella stanza un ufficiale di palazzo. Il soldato si inchinò profondamente, prima verso gli ospiti e poi verso Aiko Matsu, quindi si avvicinò a quest'ultimo e sussurrò una breve frase al suo orecchio. Il vecchio Maestro di Palazzo annuì con il capo e congedò il soldato, quindi riprese a parlare:
«Come dicevo, trovo insolito che i Sawamura attacchino ospiti invitati personalmente dallo Shogun, ma bisogna anche considerare che pochi ninja oltre loro potrebbero proiettare il proprio seishin su una nave in mezzo all'oceano – sempre che la vostra ricostruzione sia esatta, BrightBlade-dono. Indubbiamente, sarà necessario approfondire la questione: ne farò parola con il Mio Signore dopo che vi avrà concesso udienza.
A questo proposito, l'ufficiale che è entrato poco fa mi ha avvertito che lo Shogun è pronto a riceverci, e non mi sembra il caso di far attendere il Mio Signore.
Se avete qualche altra domanda, vi risponderò mentre ci muoviamo; ora, prego, seguitemi».
Con un breve inchino, Aiko Matsu si voltò e si diresse fuori dalle terme, seguito dai seguaci del Sommo.
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Maestro
11/01/2009 17:49
 
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La camera in cui entrarono non ricordava affatto la Sala del Triplice Trono. Se nel Regno c'erano marmi e arazzi, lì c'erano legno di ciliegio e drappi di seta colorata, sui quali spiccava il simbolo dello Shogun, un fiore di Malvarosa. Scranni e panche erano sostituite da due file di lunghissimi cuscini, disposte lungo le tre pareti del grande salone rettangolare e occupate da un gran numero di dignitari, riunitisi per presenziare all'imminente ricevimento.
Di fronte alla quarta parete era disposto uno sfarzoso baldacchino. Ogni centimetro della struttura era ricoperta di disegni coloratissimi e scritte nella lingua del Katai, che solamente Albins poteva decifrare. La copertura del baldacchino, completamente dorata, ricordava quella di certi templi che i gli Aspiranti avevano incontrato avvicinandosi alla capitale; attorno alle quattro colonne che la sorreggevano erano stati scolpiti quattro dragoni orientali, il cui corpo serpentino si avvolgeva attorno alle colonne fino a quando le code si intrecciavano sulla sommità del tetto. Le orbite delle divinità a forma di drago erano occupate da pietre preziose così luminose che sembravano ardere di vita propria. Eruner fu particolarmente colpito da quella vista: nel suo viaggio a sud dell'Equatore si era infatti imbattuto in gigantesche statue di pietra, semisepolte dalla sabbia, i cui occhi contenevano pietre preziose altrettanto spettacolari. Per un attimo, il Guerriero di Atlantide ritornò con la mente alla sua avventura in quelle terre lontanissime, ma il giovane fu riscosso dalla voce di Aiko Matsu, che presentò gli ospiti e li invitò a prostrarsi.
Solo allora gli Aspiranti capirono che all'interno del baldacchino, celato alla vista da una meravigliosa tenda di seta azzurra, sedeva lo Shogun.
Uno dopo l'altro, gli Aspiranti si inginocchiarono fino a terra, rivolgendo gli occhi rigorosamente in basso imitando Albins e BrightBlade che – conoscendo già il protocollo – li avevano preceduti nel saluto.
«Benvenuti nella nostra terra, valorosi guerrieri. Voi ci onorate con la vostra presenza».
BrightBlade fu talmente sorpreso da ciò che udì, da alzare per un attimo lo sguardo, come se i suoi occhi avessero potuto scorgere il volto oltre i tendaggi.
Quella che era appena risuonata nella grande sala, infatti, era la voce di un ragazzino.
L'occupante del baldacchino doveva aver notato quel gesto, poiché disse:
«Mio padre mi ha molto parlato di voi, BrightBlade. Avrebbe desiderato ricevervi di persona, ma una grave malattia lo ha costretto a letto. Sono certo che Matsu-san vi abbia avvertito...»
Con la coda dell'occhio, il Paladino di Atlantide scrutò il volto del vecchio Maestro di Palazzo. A giudicare da quel che vide, Aiko Matsu era ancora più sorpreso dell'atlantideo che lo Shogun avesse delegato al giovane figlio il compito di ricevere gli ospiti.
L'ultima volta che il Paladino di Atlantide era stato in Katai, durante la cerca del Diadema del Potere, il figlio dello Shogun, Hidetada, aveva sette anni. Perciò, se la memoria non tradiva il Vassallo, ora il Principe aveva appena dieci anni: un'età più che sufficiente, in Katai, affinché l'erede al trono imperiale sostituisse il genitore in caso di malattia. Eppure, lo Shogun Ieyasu era un uomo che non era solito delegare: del resto, aveva unificato il Katai con le sue mani, combattendo in prima linea ogni battaglia e assumendo personalmente ogni decisione. Il fatto che a riceverli fosse stato il figlio poteva significare due cose: o la malattia di Ieyasu era davvero grave – ma in questo caso Aiko Matsu ne sarebbe stato senza dubbio al corrente – o a palazzo era in corso qualcosa di grosso.
«Vi ringrazio a nome del mio venerabile genitore per aver affrontato un così lungo viaggio».
Gli inviati del Sommo si prostrarono in un nuovo inchino continuando a tacere, non sapendo se fosse concesso loro di parlare.
Dopo un attimo di silenzio, dunque, il Principe riprese l'iniziativa.
«Vi attendevamo più di una settimana fa, ma ho sentito dire che siete stati... rallentati».
«E' vero, mio signore. La nostra nave è stata attaccata da un ninja, che ha ucciso il nostro timoniere e sabotato il timone. Nonostante i nostri sforzi, non abbiamo potuto giungere prima al vostro cospetto».
«Un ninja, dite? Lo avete catturato?»
«Purtroppo è riuscito a sfuggire, mio signore».
«Eppure, i miei servitori mi dicono che siete stati attaccati in alto mare. Trovo incredibile che un uomo così lodato e rispettato dal mio onorevole padre non riesca a catturare un assassino senza possibilità di fuga. Forse – con il dovuto rispetto – il vostro sovrano avrebbe dovuto mandare qualcuno più esperto...».
BrightBlade ebbe la chiara sensazione di avere gli occhi di tutti gli Aspiranti puntati su di lui. Anzi, era quasi sicuro che Drago avesse già messo mano alla spada.
Sebbene fosse tentato di rispondere a tono, il Vassallo frenò la lingua: non sarebbe stato lui a far scoppiare una crisi tra il Katai e il Regno. Se il ragazzo voleva la guerra, il Paladino lo avrebbe costretto a scoprire le carte e sguainare per primo la spada.
«Forse il mal di mare ha offuscato i miei pensieri, principe ereditario: ma vi assicuro che non commetterò altri errori».
Quindi, senza lasciar tempo a Hidetada di replicare, il Vassallo proseguì:
«Tuttavia, i miei compagni ed io abbiamo impedito al ninja di sabotare del tutto la nave, e uno di noi lo ha visto chiaramente. Portava al braccio una fascia rossa: avete idea di cosa possa significare?»
Il Paladino di Atlantide sorrise sotto i baffi quando tutti i dignitari scoppiarono in un brusio di sorpresa.
«Ciò che dite è molto... improbabile, cavaliere. Il vostro amico deve aver visto male... dopo tutto, il buio e la pioggia rendono difficile distinguere i colori» osservò il principe.
«Non se colui che osserva è un elfo, mio signore. Eruner, fatevi avanti».
Il Guerriero di Atlantide sollevò il capo e rivolse uno sguardo piuttosto ostile in direzione del baldacchino.
Hidetada impiegò qualche secondo a elaborare una risposta.
«In questo caso, ritengo che qualcuno voglia gettare discredito sul mio nobile genitore. Soltanto i ninja della famiglia Sawamura portano una simile insegna, e tutti conoscono l'assoluta fedeltà del clan allo Shogun. Inoltre, non è mai giunta notizia di qualcuno che sia sopravvissuto per raccontare di aver visto un Sawamura in azione: evidentemente, dunque, quell'uomo era soltanto un impostore.
Ma non perdiamo altro tempo e veniamo ai vostri incarichi.
Come forse saprete, il Tempio della Primavera e il Tempio dell'Inverno sono stati attaccati ormai da molti giorni, e i Daisho che vi erano contenuti sono perduti.
Non sappiamo chi sia dietro questo attacco, ma almeno il suo scopo è evidente: impossessarsi delle quattro Bannin Kama, le spade forgiate per sconfiggere la creatura che voi chiamate Tur.
Inoltre, i nostri nemici si sono dimostrati abbastanza forti da sconfiggere non solo i monaci posti a guardia dei tempi, ma persino i Custodi stessi – o almeno, così crediamo.
Il vostro compito sarà dunque quello di dividervi e difendere gli altri due templi, per impedire a questi impostori di completare la loro opera. Due miei fidati ufficiali si uniranno a voi per guidarvi e fornirvi tutta l'assistenza di cui potreste avere bisogno».
«Non sarebbe meglio compiere delle indagini e scoprire chi sono i nostri nemici?» disse allora Claudium, dando voce ai pensieri di tutto il gruppo.
«I Sawamura si stanno già occupando di questo, cavaliere. Naturalmente, se scoprissero qualcosa voi sareste i primi a saperlo...»
«Se questo è il volere di vostro padre, così sia» disse allora BrightBlade, prima che i compagni replicassero.
«Benissimo. Domattina partirete per le vostre destinazioni: nel frattempo, vi chiedo di onorare con la vostra presenza il banchetto che terrò questa sera» concluse allora il principe, prima di suonare una campanella. Da una porta laterale entrarono quattro servitori riccamente vestiti, i quali sollevarono da terra il baldacchino e condussero via il giovane Hidetada.
Non ci ha neanche salutati, pensò l'atlantideo mentre osservava la portantina uscire dalla stanza.
Nel frattempo, un ufficiale di palazzo si era avvicinato agli inviati del Sommo.
«Vi prego di seguirmi, vi condurrò ai vostri alloggi».
«Se permettete, ufficiale, questo è compito del Maestro di Palazzo» disse il vecchio Matsu, avvicinandosi.
«Sua Altezza Imperiale desidera parlare con voi immediatamente, Matsu-dono. Raggiungetelo nella Sala della Volta di Stelle» rispose l'ufficiale.
Il vecchio fece per rispondere, quindi strinse le labbra. Dopo aver rivolto un solenne inchino agli avventurieri, uscì dalla stanza scortato da due guardie, mentre gli ospiti venivano condotti via attraverso un'altra porta.
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05/02/2009 14:58
 
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Non appena giunto nella propria stanza, BrightBlade si disfece della tunica svolazzante e rimise in fretta la giubba di stoffa sulla quale indossò la cotta di maglia e la tunica da viaggio. Immediatamente, l'atlantideo si sentì più tranquillo, anche se qualcosa continuava a infastidirlo. Volgendo lo sguardo nella stanza, il Vassallo ebbe spiegata quella sensazione di disagio non appena posò gli occhi sulla Lama di Atlantide, poggiata su un sostegno di ciliegio evidentemente disegnato per accogliere lame più piccole e leggere.
Avvicinatosi, BrightBlade fece scorrere la mano sul fodero di cuoio, impreziosito da inserti di mithral sui quali le sapienti mani dei fabbri di Atlantide avevano incastonato piccole pietre preziose.
Resistendo alla tentazione di sguainare la spada, il cavaliere la cinse ai fianchi, tirando la fibbia fino a quando non sentì la cinta serrarsi con forza attorno alla vita.
Dopo aver fatto altrettanto con la sua seconda spada, il Vassallo si sentì immediatamente meglio.
Gli ultimi eventi, infatti, avevano turbato la sua solita tranquillità. BrightBlade si era prefigurato una cordiale chiacchierata con un vecchio amico: e invece non aveva neppure potuto incontrare lo Shogun, al cui posto aveva trovato un ragazzo che faceva dell'arroganza il principale strumento per legittimare l'autorità che evidentemente non aveva.
Che la corte del Katai fosse un posto ''movimentato'' era un fatto risaputo: lo stesso Ieyasu era scampato a diversi complotti da quando era divenuto Shogun, e non era insolito che un figlio assassinasse il padre pur di sedere sul trono. Ma BrightBlade non si aspettava di ritrovarsi nel pieno di un colpo di stato, e men che meno di esserne una pedina.
Eppure, doveva essere proprio così. Il giovane Hidetada non si era neppure sforzato di nascondere il fastidio per la presenza del Vassallo e dei suoi compagni: chiunque tenesse le redini del ragazzo – BrightBlade era certo che il complotto non era un'idea del principe ereditario – doveva avere motivi di rancore nei confronti del Regno oppure temerne il potere. In entrambi i casi, naturalmente, l'atlantideo non intendeva far finta di nulla.
Dopo aver controllato che il suo equipaggiamento fosse in ordine, il Paladino uscì dalla stanza e bussò silenziosamente a quella di Albins, che si trovava pochi metri oltre. Situato nell'ala ovest del Palazzo, l'alloggio per gli ospiti contava una trentina di camere e decine di stanze più piccole e poteva accogliere almeno un centinaio di persone. In quel momento, tuttavia, gli inviati del Regno erano gli unici inquilini del complesso – escluse naturalmente le ''orecchie indiscrete'' che si erano nascoste in ogni angolo del padiglione e che BrightBlade e compagni avevano meticolosamente salutato con ampi sorrisi ed eloquenti gesti, tanto per chiarire le cose.
Raggiunta la stanza del ninja, il Vassallo bussò due volte all'uscio. Dopo qualche secondo, la porta si spalancò improvvisamente.
«Salve, BrightBlade» disse Albins, invitando l'amico ad entrare prima di richiudere l'uscio.
«Quella sarebbe la vostra tecnica per disorientare i malintenzionati?» domandò l'atlantideo, riferendosi al modo con cui il compagno gli aveva aperto.
Scrollando le spalle, il ninja tornò a sedersi sul pavimento, sopra un basso sedile.
«Molto astuto...» mormorò l'atlantideo, cercando di accomodarsi a sua volta sul pavimento, con scarso successo.
«Desiderate del tè?» domandò Albins, servendosi da una splendida teiera di porcellana bianca.
«Sono già abbastanza agitato così, grazie. In realtà, volevo solo parlarvi. Entro breve dovrebbero raggiungerci anche Eruner...»
In quel momento, l'uscio si aprì nuovamente e Drago e Claudium entrarono nella stanza, seguiti dal Guerriero di Atlantide che, dopo aver scoccato una guardinga occhiata al corridoio, richiuse la porta alle sue spalle.
«Ci avete chiamati, Maestro?» domandò Eruner, mentre i nuovi arrivati si sistemavano accanto ai compagni. Il Vassallo aveva infatti parlato telepaticamente con l'allievo mentre raggiungeva Albins: in questo modo, le spie avrebbero senz'altro trascorso diverse ore chiedendosi come avessero fatto gli ospiti a comunicare tra loro.
«E' così, Eruner. Avevo un urgente bisogno di spiegarvi una mia nuova teoria sulla Costellazione del Dragone...» iniziò BrightBlade.
Eruner intuì immediatamente le intenzioni del Vassallo, e pronunciò a bassissima voce le parole dell'incantesimo che avrebbe esteso la comunicazione telepatica agli altri membri del gruppo.
In quel momento, la magia era piuttosto semplice, visto che i ''bersagli'' erano tutti molto vicini tra loro, ma all'occorrenza l'Aspirante era in grado di fare la stessa cosa in missione, anche se con notevole sforzo.
Così, mentre i ninja di corte si interrogavano sul possibile messaggio in codice nascosto nella dissertazione di astrologia, il Vassallo e gli Aspiranti iniziarono a pianificare le proprie mosse.
«Come avrete notato, la situazione qui a Katai è piuttosto complicata» esordì BrightBlade.
«Potete ben dirlo. Ancora poco così – disse Drago, sottolineando le parole con un eloquente gesto della mano – e stavo per decapitare quel moccioso!».
«Non era lo Shogun, giusto?» domandò Claudium.
«Era suo figlio, Hidetada. Evidentemente, qualcuno vuole metterlo sul trono del padre, e la cosa piace al ragazzo».
«Purtroppo i miei contatti con il Katai non sono frequenti come un tempo – disse Albins – altrimenti avrei potuto avvertirvi di un complotto...»
I compagni tacquero per qualche istante, quindi BrightBlade riprese la parola.
«In ogni caso, è essenziale scoprire cosa sta succedendo. Non possiamo rischiare di immischiarci in un colpo di stato, ma allo stesso tempo dobbiamo comunque assolvere i nostri doveri.
Secondo me, la cosa migliore da fare è lasciare al più presto la capitale. Dopo tutto, è stato Orowa-Dono a chiedere il nostro aiuto, non lo Shogun o suo figlio. Francamente, se possibile partirei oggi stesso...».
«... se non fosse che il moccioso ci ha invitati alla sua festa» concluse per lui Drago.
«Non tutto il male vien per nuocere – disse allora Claudium – quale migliore occasione per raccogliere informazioni di una festa di palazzo?»
Albins sorrise:
«Avete ragione. Inoltre, potrei preparare qualche aperitivo che sciolga la lingua ai miei interlocutori...»
«Di che si tratta?» domandò incuriosito Eruner.
«E' una delle cose che ho imparato qui in Katai. Si mettono a bollire alcune varietà di erbe locali per qualche ora e poi si pestano assieme: alla fine si ottiene una polverina bianca, simile in aspetto e sapore allo zucchero, quindi è meglio aggiungerla a una bevanda dolce. Per nostra fortuna, i miei connazionali consumano grandi quantità di saké, che è giustappunto un liquore dolciastro ricavato dalla distillazione del riso».
«E questa polverina fa davvero parlare la gente?» domandò Drago.
«Diciamo che inibisce l'autocontrollo delle persone: un po' come succede a quelli che si ubriacano, ma senza gli effetti collaterali dell'alcool, come vertigini, euforia, nausea o difficoltà nell'equilibrio. Una volta ho visto un soldato rivelare il nascondiglio di tutti i suoi averi con la stessa tranquillità con cui avrebbe discusso di armi con un commilitone».
«C'è un modo di rendersi immune a questo effetto?» chiese invece Claudium.
«Come tutti i veleni, basta assumerlo regolarmente, magari aumentando la dose nel tempo. Inoltre, si tratta di una droga piuttosto famosa, per cui è tra le prime sostanze contro cui i ninja si immunizzano, e la stessa cosa vale per tutti i funzionari di palazzo che devono mantenere segrete informazioni vitali. Comunque sia, non cercherò certo di drogare gli alti dignitari di palazzo! Le voci si propagano soprattutto tra la servitù e i cortigiani di basso rango, per cui mi concentrerò su di loro».
«Perfetto. Albins, preparate pure il vostro intruglio malefico, ma sarà bene farlo in un luogo al riparo da occhi indiscreti. Conoscete qualcosa che faccia al caso vostro?»
«Ho ancora qualche amico in città, quindi non dovrebbe essere un problema».
«Bene. Nel frattempo...»
BrightBlade si interruppe, come se avesse udito un suono in lontananza.
«Lo sentite anche voi?»
Eruner e gli altri si guardarono con aria interrogativa.
«Mi era sembrato di sentire...»
Il Paladino di Atlantide si concentrò meglio, fino a quando non fu sicuro delle sue percezioni.
Quindi, si alzò improvvisamente in piedi e, dopo aver interrotto il collegamento telepatico con i compagni, disse ad alta voce:
«Signori, perdonatemi ma devo andare a verificare alcuni appunti sulle fasi lunari. Credo proprio che la Costellazione del Dragone abbia appena sprigionato un'altra stella cadente – mentre parlava, strizzò l'occhio in direzione di Eruner – e devo assolutamente verificare la questione. Ci vediamo questa sera alla festa».
Prima ancora che i compagni potessero reagire, il Vassallo era già fuori dalla stanza.
«Eruner... che voleva dire BrightBlade con quella frase?»
Il Guerriero di Atlantide aggrottò le ciglia.
«Forse stava solo continuando la messinscena del discorso di astrologia. Ma non credo fosse solo questo...».
Gli Aspiranti restarono in silenzio, cercando di trovare un senso alle ultime parole del Vassallo. Infine, Albins si alzò in piedi.
«Star qui seduti non servirà a nulla. Abbiamo tutto il pomeriggio per pensarci e molte cose da fare.
Io devo uscire a cercare le erbe per preparare la mia droga, e preferirei che qualcuno venisse con me».
Naturalmente, Drago fu il primo ad offrirsi.
«Benissimo. Nel frattempo, voi potreste fare un giro della città, e vedere se riuscite a scoprire qualcosa, che ne dite?»
Eruner e Claudium annuirono all'unisono: così, dopo pochi minuti i quattro Aspiranti oltrepassarono il grande portale del Palazzo dello Shogun, Albins e Drago in cerca di erbe medicinali ed Eruner e Claudium di informazioni.


OT: lascio a voi la descrizione del pomeriggio: ci vediamo alla festa!
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07/02/2009 10:56
 
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ot-Chiedo scusa a tutti...temo di essermi fatto prendere la mano [SM=x92705] ...spero che abbiate la pazienza di leggere tutto [SM=x92713] -ot

…intanto nel Regno di Blue Dragon…

L’armatura d’argento del Cavaliere del Nord brillava nel sole di una splendida giornata: il cielo, sotto cui lo Regno si era svegliato, era di un azzurro tanto profondo da confondersi con la croce di alabastro blu, incastonata nel pettorale della corazza, mentre il Paladino si dirigeva al Castello.

Jekyll era stato svegliato poco dopo l’alba da un giovane messo, che fece un’alquanto goffa irruzione nei locali che il Gran Maestro dei Paladini, BrightBlade, aveva messo a sua disposizione all’interno della Gilda.
«Cavaliere! Destatevi, cavaliere!» riuscì ad ansimare faticosamente il giovane, mentre si appiattiva contro una parete, minacciato dal ringhio di Eoden, perennemente di guardia al suo padrone.
«Cosa succede?!» mormorò il Cavaliere del Nord, mettendosi a sedere sul letto e fissando il ragazzo: non doveva avere più di quattordici anni.
«Eoden, torna qui, non vedi che è solo un ragazzo?» Jekyll sorrise al compagno di tante avventure.
Il grande lupo bianco si voltò ad osservare Jekyll, poi, agitando la coda, tornò dal Paladino che, subito, iniziò ad accarezzare la sua folta, candida pelliccia.
«Dunque, mio giovane amico, cosa succede di tanto urgente da destarmi a quest’ora?» chiese, curioso, il Cavaliere del Nord, osservando il giovane messo del Castello, dopo aver scoccato un’occhiata distratta oltre la finestra della stanza: fuori, il sole aveva appena iniziato a colorare il cielo.
«Perdonate la mia incursione, signore, ma porto un messaggio urgente che ho l’incarico di riferire unicamente a voi!» balbettò il ragazzo, aggiustandosi la giubba, per rimettersi in ordine davanti al Paladino.
«E, di grazia, ragazzo, posso sapere chi ha tanta urgenza di farmi avere notizie?» Jekyll era un uomo temperante, ma l’essere svegliato di soprassalto non aiutava certo questa qualità, inoltre le insegne del Castello del Regno che il Paladino vedeva sulla giubba del giovane gli facevano intuire l’importanza del messaggio che doveva essergli recapitato.
«Ecco…cavaliere…vedete…» il messo ricominciò a farfugliare.
«Esponente con calma ciò che avete da riferire!» lo esortò il Cavaliere del Nord, alzandosi e dirigendosi ad un piccolo tavolino, dove una brocca d’acqua fresca ed una bacinella lo attendevano.
Mentre il giovane riprendeva fiato, Jekyll si sciacquò il viso ed il torace, avendo cura di nascondere al suo ospite le numerosi cicatrici che tempestavano le braccia ed il torace, ricordo dei duri tempi dell’addestramento tra i ghiacci eterni del Continente Occidentale.
«Cavaliere del Nord, il Sommo Ostri ed il Sommo Palank vi attendono nella Sala del Triplice Trono!» disse, tutto in un fiato, il ragazzo.
«Cosa?!» il Cavaliere del Nord si voltò di scatto per guardare il messaggero, rovesciando la bacinella piena d’acqua.
«Hanno una missione da affidarvi…una missione che non può attendere!»
Jekyll si precipitò verso il proprio equipaggiamento, ma il giovane lo fermò.
«Non ora, Cavaliere del Nord! I Sommi mi hanno inviato da voi a quest’ora perché sapeste che desiderano parlarvi…ma non prima che concludiate i vostri quotidiani allenamenti!»
Lo stupore si dipinse sul volto del Paladino.
«I Sommi tengono molto a che i loro Vassalli siano sempre in forma!» mormorò il ragazzo, arrossendo.
«Come?» Jekyll pensò di non aver capito bene.
«Il Sommo Ostri mi ha detto di dirvi così, messere!» si giustificò il messaggero, temendo l’ira del Cavaliere del Nord.
Sul volto del Vassallo comparve un sorriso.
«Bene! Dite ai Sommi che sarò da loro entro la decima ora!» disse Jekyll, iniziando ad indossare la sua armatura d’argento.

E così ora si trovava davanti ai cancelli del Castello, pronto ad incontrare i Sovrani del Regno.
Quando fece il suo ingresso, i Guardmen lo salutarono, qualcuno si chinò ad accarezzare il bianco pelo di Eoden e, in poco tempo, il Vassallo si trovò di fronte al portone della Sala del Triplice Trono.
Prima che potesse proferire parola, i Guardmen di piantone aprirono i pesanti battenti di legno lavorato e Jekyll entrò, seguito dal grosso lupo bianco.
In fondo all’ampio salone, i Sommi sedevano sui loro scranni e lo fissavano placidamente, alle loro spalle le macerie del Triplice Trono, inondate dalla luce che entrava dalle ampie finestre.
«Venite avanti, Jekyll!» lo invitò il Sommo Palank, alzandosi.
Il Vassallo avanzò fino a trovarsi al cospetto dei Sommi e si inginocchiò: anche Eoden, sensibile alla grande aura dei Sovrani, chinò il muso, rispettoso.
«Mi avete fatto chiamare, Sommi?»
«Ebbene sì, Jekyll! Io ed il Sommo Palank abbiamo una missione da affidarvi!» rispose il Sommo Ostri, facendo cenno con una mano al Vassallo di alzarsi, mentre il Sommo Palank raggiunse Eoden e si chinò ad accarezzarlo tra le orecchie: sapeva quanto il grande lupo bianco amasse quel genere di attenzioni.
«Sono al vostro servizio, maestà!» disse Jekyll, alzandosi.
«La Guarnigione VIMA di Vetoio ha un nuovo Comandante…un giovane estremamente promettente…» iniziò il Sommo Ostri.
«…ma la sua nomina non sarà definitiva fino a quando non gli verrà consegnato il diploma, firmato dai Sommi! Il suo nome è Norel…dovreste conoscerlo, se non sbaglio!» terminò per lui il Sommo Palank, estraendo da sotto il mantello, un foglio di pergamena, arrotolato e sigillato con lo Stemma del Drago.
«Norel?! Proprio lui?» chiese sbalordito Jekyll «Il mio vecchio compagno di addestramento? Ora Capitano della Guarnigione VIMA di Vetoio?»
I Sommi sorrisero davanti alla meraviglia del Cavaliere del Nord ed annuirono: Jekyll avrebbe compiuto una missione per il Regno, ma avrebbe anche potuto incontrare, dopo tanti anni, un vecchio amico.
«Vi chiediamo di essere Rappresentante del Regno e di consegnare, nel nome del Sommo Blue Dragon, il suo diploma al nuovo Comandante VIMA di Vetoio!» il Sommo Ostri si avvicinò a Jekyll, fissandolo intensamente negli occhi.
«Vassallo del Sommo Blue Dragon, accettate questo incarico?» chiese il Sommo Palank, affiancandosi ad Ostri.
«Certamente, maestà! Accetto di buon grado!»
Il Sommo Palank porse al Paladino la pergamena contenente la nomina del nuovo Capitano VIMA.
«Partirò per Vetoio immediatamente!» disse Jekyll, nascondendo la pergamena sotto il pettorale d’argento della sua armatura.
«Il villaggio di Vetoio è sempre stato un posto molto tribolato, Jekyll! Quando sarete arrivato, portate i nostri saluti alla popolazione e ricordate ad essa che il Regno di Blue Dragon sarà sempre pronto ad aiutare Vetoio in ogni momento!»
«Come desiderate, Sommo Ostri!» rispose Jekyll, chinando il capo.
«Ora andate, Vassallo!»
Il Cavaliere del Nord si inchinò nuovamente, poi, richiamando Eoden con un gesto della mano, uscì dalla Sala del Triplice Trono e si diresse verso le stalle della Gilda dei Paladini per preparare Fendor, il suo possente stallone grigio.

...a Vetoio…

Il viaggio fino al villaggio si era svolto senza il più piccolo contrattempo; Fendor sembrava volare, anziché galoppare, ed Eoden era stato più che felice di sgranchirsi le zampe correndo. Ora le porte di Vetoio erano in vista, presidiate da un piccolo drappello di uomini in arme. Jekyll tirò le redini della sua cavalcatura per farla rallentare, fino a portarla al passo, mentre Eoden protestò con un latrato per l’interruzione di quella corsa a perdifiato. Mentre il Cavaliere del Nord si avvicinava al villaggio, si prese qualche momento per osservare la sua cavalcatura: Fendor era un gigantesco cavallo dal mantello completamente grigio, molto più alto dei normali destrieri, le sue lunghe zampe gli consentivano una vantaggiosa posizione sopraelevata anche sui manti nevosi più spessi, oltre che un’incredibile velocità di galoppo, tuttavia il viaggio lo aveva provato: il possente collo muscoloso e la groppa erano coperti di bianco sudore schiumoso.
«Amico mio» mormorò il Cavaliere del Nord, dando piccoli colpetti di gratificazione sul fianco del collo poderoso «quando torneremo nello Regno, dovrai metterti sotto con maggior impegno…chiederemo agli stallieri della Gilda di crearti un programma di allenamento su misura!»
Jekyll era molto orgoglioso del suo cavallo e, dentro di sé, era molto soddisfatto delle sue prestazioni: certo il viaggio era stato pesante…ma quanti cavalli avrebbero potuto sostenerlo a quell’andatura?
Il ringhio sommesso di Eoden distrasse il Cavaliere del Nord dalle sue riflessioni.
«Cosa succede, Eoden?» chiese, mentre una nota di tensione iniziava a trasparire dalla sua voce: Eoden non era solito ringhiare per nulla.
Quattro degli armati di guardia all’ingresso del villaggio si erano staccati dal resto del gruppo e si dirigevano, con passo deciso, verso di lui.
«Fermo dove siete, straniero!» gridò uno di loro.
Jekyll, senza battere ciglio, tirò ancora le rendini di Fendor per fermarlo sul posto.
In breve le quattro guardie lo circondarono, armate di lunghe lance di ferro. Sui loro visi un sorriso truce tentava, inutilmente, di intimidire il Vassallo.
«Cosa siete venuto a fare a Vetoio, cavaliere?» chiese una guardia, puntando la sua lancia sotto il mento del Paladino.
«Gli affari che mi portano a Vetoio riguardano solo chi mi manda e la persona con cui devo parlare…vi basti sapere che vengo in pace e che queste armi non sono necessarie!» rispose, placido, Jekyll, sfiorando con la mano sinistra la punta della lancia che lo minacciava.
Subito ghiaccio talmente vivo da sembrare blu iniziò a rivestire la punta di ferro dell’arma ed a correre lungo il manico di legno; quando il ghiaccio toccò le mani della guardia, l’uomo fu costretto a lasciare la presa, vinto dal freddo estremo. La lancia, cadendo a terra, si frantumò come se fosse stata di cristallo.
Le guardie, stupite da quanto era successo, spiccarono un piccolo balzo all’indietro, allontanandosi dal grande cavallo e mettendosi in posizione di difesa; i commilitoni che erano rimasti alla porta del villaggio, visto l’accaduto, si precipitarono in supporto dei loro compagni.
«Che succede qui?!» sbraitò il più anziano di loro, forse il comandante della guarnigione.
«La vostra accoglienza, signore, lascia molto a desiderare!» commentò Jekyll, sorridendo.
«Come osate…» iniziò una guardia, sguainando la propria spada.
«Riponi immediatamente l’arma, soldato, se non vuoi pulire le latrine della guarnigione per il prossimo mese!» gli gridò di rimando il comandante «Pensi davvero che la tua spada possa fare qualcosa contro costui? Non hai visto cosa ha fatto della lancia del tuo compagno?» poi tornò a fissare lo straniero a cavallo.
«Perdonateci, cavaliere, ma non siamo avvezzi a vedere uomini in arme arrivare alle porte del nostro villaggio, senza allarmarci!» aggiunse, sorridendo.
«Lo so bene, Capitano Lar!» rispose Jekyll, sorridendo a sua volta «Non temete, non è accaduto nulla!»
«Cosa vi porta a Vetoio, signore?» chiese ancora il Capitano della Guarnigione.
«Devo incontrare il Borgomastro e il Capitano Norel!»
«Passate pure, cavaliere! Vi scorterò io stesso!» poi, voltandosi verso l’ingresso del villaggio, gridò «Aprite la porta!» quindi si scansò, per consentire a Fendor di procedere.
«Stupidi villani!» Jekyll sentì borbottare il Capitano Lar «Come osate minacciare quel cavaliere? Non avete visto il lupo che lo accompagna? Possibile che siate gli unici in tutta Vetoio a non riconoscere un Aspirante Vassallo del Regno del Sommo Blue Dragon…e per giunta un Paladino?!»
Jekyll, avvolto nel suo ampio mantello bianco e blu, sorrise: dunque a Vetoio credevano che lui fosse ancora un Aspirante Vassallo…lo trovava molto divertente.
Le risposte confuse e le giustificazioni delle guardie si persero nei rumori della vita quotidiana che investirono Jekyll, quando entrò nel villaggio: Vetoio gli era sempre piaciuto ed il recente intensificarsi dei commerci con il Regno aveva giovato all’economia di quel modesto insediamento.
Strade rifatte ed edifici ristrutturati da poco, tante botteghe aperte lungo i lati della strada principale, le grida dei mercanti, il frastuono delle fucine…tutto sembrava essersi messo per il meglio nel piccolo villaggio e questo era merito dei Sommi.
In pochi minuti, Jekyll e la sua scorta giunsero davanti all’abitazione del Borgomastro che, intento a sistemare uno degli scuri del pian terreno, non si accorse di nulla.
«Borgomastro!» chiamò il Capitano Lar, facendo sobbalzare l’anziano.
«Cosa avete da gridare sempre, Capitano!» borbottò il Borgomastro «Non sono sordo e giungere di soppiatto alle mie spalle non gioverà certamente alla mia salute! Inoltre…» la voce dell’uomo si spense, quando vide lo straniero a cavallo: la lucida armatura d’argento con la croce di alabastro blu incastonata nel pettorale, il grosso lupo bianco che lo accompagnava ed il possente cavallo grigio su cui montava…non poteva essere altri che il Cavaliere del Nord.
«Nobile cavaliere, benvenuto a Vetoio!» disse il Borgomastro, ripresosi dalla sorpresa «Per noi tutti è un onore ricevere la visita di un Aspirante Vassallo del Sommo Blue Dragon!»
Jekyll smontò di sella ed andò a rendere omaggio all’anziano.
«Borgomastro, giungo a Vetoio per rinnovare l’amicizia e l’alleanza tra il Regno di Blue Dragon ed il vostro villaggio! I Sommi, i Vassalli tutti ed ogni Aspirante Vassallo del Regno sono e saranno sempre pronti a difendere questo villaggio di amici!»
«Le vostre parole mi rincuorano molto, Aspirante Vassallo, tempi duri quelli di oggi…tuttavia, ringraziando il Padre Creatore, nessuna minaccia concreta insidia la pace del villaggio! Quindi, se non sbaglio, la vostra venuta deve avere anche un’altra motivazione.»
Jekyll sorrise compiaciuto: quel uomo era sempre stato famoso per il suo acume e, nonostante i numerosi anni che pesavano sulle sue spalle, non era cambiato affatto.
«Dite bene, signore!» rispose Jekyll, estraendo da sotto il pettorale d’argento, la pergamena che gli era stata affidata dai Sommi «Vengo anche per consegnare nelle mani di Norel, nuovo Capitano della Guarnigione VIMA di Vetoio, il suo Diploma di Nomina, firmato dalle mani dei Sommi Ostri e Palank!»
«Cosa?!» il vecchio Borgomastro sembrava meravigliato «Non abbiatevene a male, Cavaliere del Nord, ma, a meno che la mia memoria non mi inganni, la tradizione vuole che sia un Vassallo del Sommo Blue Dragon a consegnare il Diploma di Nomina ai nuovi Capitani della Guarnigione VIMA e non…» si interruppe, non sapendo come terminare.
«…un “semplice” Aspirante Vassallo? Messere, state pur sicuro: nulla nella tradizione, che correttamente rammentate, sarà modificato…io sono un Vassallo del Sommo Blue Dragon!»
Mentre lo stupore sul viso dell’anziano Borgomastro si faceva ancora più grande, si udì il frastuono di un elmo che cadeva pesantemente a terra.
«Te la sei presa addirittura con un Vassallo, maledetto idiota!» gridò il Capitano Lar, dopo aver dato uno schiaffo sulla nuca alla guardia che aveva puntato la lancia sotto il mento di Jekyll «Ringrazia la buona stella sotto cui sei nato che non ti abbia incenerito solo con lo sguardo!!!»
Da stupita, l’espressione del Borgomastro divenne interrogativa.
«Cosa è successo, dunque?» chiese, minaccioso, al Capitano Lar.
«Nulla di importante, Borgomastro!» sorrise Jekyll «Una guardia non mi ha riconosciuto e mi ha scambiato per un malintenzionato od uno in cerca di guai…insomma, nulla di rilevante, sono cose che possono capitare!»
Il vecchio guardò il Cavaliere del Nord.
«Davvero, non vi sentite oltraggiato dalla scortese accoglienza che vi è stata riservata?» chiese, quasi timidamente.
«Affatto! Sono cose che possono accedere! Quella guardia stava compiendo il suo dovere, dopotutto. Non datevene pensiero!» rispose Jekyll, sorridendo, sapendo, tuttavia, che il Capitano Lar avrebbe fatto davvero pulire le latrine della caserma all’incauto soldato.
«Bene!» concluse l’anziano «Capitano, voi e le vostre guardie tornate pure alle vostre incombenze!»
I militari si congedarono e, ben inquadrati, si diressero verso la porta del villaggio.
«Farò portare il vostro cavallo presso le nostre stalle, cavaliere, di modo che possa essere strigliato e foraggiato a dovere!» disse il Borgomastro, mentre con un gesto della mano chiamava un giovane garzone «Intanto accomodatevi nella mia casa, lì voi ed il vostro lupo potrete dissetarvi e ristorarvi, mentre attendiamo che scenda la sera! Mi auguro che mi userete la cortesia di fermarvi presso di me per la notte, così da poter presenziare anche voi alla cerimonia di investitura del nuovo Capitano VIMA e consegnargli personalmente il diploma di nomina che avete portato con voi!»
«Vi ringrazio, Borgomastro, e sono lieto di accettare» assentì il Paladino «Mi piacerebbe incontrare il Capitano Norel, che fu mio compagno durante i lunghi anni dell’addestramento, ma so che rimarrà in ritiro fino al momento della cerimonia!» sospirò Jekyll, rassegnato a dover attendere ancora un giorno prima di incontrare il suo vecchio amico.
Le ore passarono veloci e serene, la voce che un Vassallo era giunto a Vetoio si era sparsa rapidamente e molti fanciulli assediarono la casa del Borgomastro per vedere l’illustre visitatore: Jekyll si concesse di buon grado alle loro attenzioni, raccontando loro delle eroiche gesta dei Sommi, dei Vassalli e degli Aspiranti ed incantando i più giovani con piccole magie.
All’imbrunire gli adulti vennero a prendere i loro figlioli, più per la curiosità di vedere il Vassallo che per timore che essi facessero tardi per la cena, ed ognuno di loro si scusò se il proprio bambino poteva in qualche modo averlo disturbato.
Rimasto solo, Jekyll si sedette su un piccolo muretto di pietre, con Eoden accucciato tra i piedi, ed assaporò quel momento di solitudine, mentre osservava le strade del villaggio che si andavano svuotando: Vetoio era un villaggio di gente semplice, che cenava al tramonto ed andava a coricarsi presto per giungere riposata alla successiva giornata di lavoro.
«Messere!» lo chiamò il Borgomastro, dopo alcuni minuti «Venite! Il cibo è in tavola!»
Il Vassallo si voltò ad osservare l’anziano: piccolo di corporatura, il viso ovale incorniciato da una folta e lunga chioma bianca, si muoveva come se avesse avuto almeno trent’anni meno di quelli che dimostrava.
La cena fu semplice e frugale e terminò con una torta di frutta, fatta appositamente per l’occasione dalla moglie del Borgomastro, ed un paio di bicchieri di un forte liquore alle erbe che l’anziano padrone di casa giurava essere pregiatissimo e riservato unicamente agli ospiti più importanti. Terminato il pasto, Jekyll aiutò a risistemare le stoviglie, nonostante le proteste del vecchio Borgomastro e l’imbarazzo divertito della consorte.
«Cavaliere, venite con me! Vi mostrerò la stanza in cui potrete riposare stanotte! Non è molto, ma è tutto ciò che possiamo offrirvi!» disse l’anziano, prendendo una candela ed inerpicandosi su di una ripida rampa di scale in legno.
«Andrà certamente benissimo, Borgomastro, non preoccupatevi! Io ed Eoden siamo abituati a dormire all’aria aperta e già l’avere un tetto sopra la testa è per noi un lusso!» disse il Paladino, seguendo il padrone di casa.
«Non è forse vero, amico mio?» chiese, rivolgendosi al grande lupo bianco che gli rispose con un latrato che doveva essere certamente un assenso.
La camera era piccola, ma confortevole con una finestra che dava sulla via principale del villaggio. Jekyll si stese sul letto e respirò profondamente, assaporando il profumo di legno che aleggiava in quella stanza e sorrise al pensiero di tutte le premure e le attenzioni che il Borgomastro e sua moglie gli avevano riservato, da quando era giunto. Così si addormentò, mentre Eoden prendeva posto ai piedi del letto.
Quando i primi raggi del sole filtrarono tra gli scuri socchiusi della finestra, Jekyll si destò e, senza fare il minimo rumore, si preparò ed uscì dall’abitazione del Borgomastro.
Vetoio era ancora addormentata, ma da lì a poco gli abitanti si sarebbero riversati nelle strade, avrebbero aperto i loro negozi ed il rumore della vita avrebbe nuovamente riempito l’aria. Eoden, il naso incollato a terra, iniziò la perlustrazione degli odori che si erano formati durante la notte nel cortile della casa.
«Siete molto mattiniero, Cavaliere del Nord!» disse una voce, un po’ rauca, alle sue spalle.
Il Paladino si voltò e vide il Borgomastro ritto sull’uscio della casa: tra le mani reggeva due grandi tazze fumanti.
«Anche voi lo siete, signore!» sorrise, divertito, Jekyll.
«Beh…» iniziò l’anziano, raggiungendo il Vassallo e porgendogli una tazza «… vedete, alla mia età, si dorme poco… è come se il nostro corpo, sapendo che si avvicina l’ora della morte, volesse vivere più istanti possibili, anziché lasciarli perdere con il sonno!»
«Discorsi lugubri, Borgomastro…per una giornata che dovrebbe essere di festa!» commentò il Vassallo, prendendo la tazza dalle mani del Borgomastro.
Il vecchio annuì, pensieroso.
«Vi chiedo scusa, cavaliere, ma l’inizio di un nuovo giorno mi porta spesso a fare di queste tristi riflessioni… sapete, potrebbe essere l’ultimo! E’ così che si vive alla mia età… con la consapevolezza che ogni istante potrebbe essere l’ultimo! Ma questi pensieri, ormai, sono fedeli compagni… se non mi attraversassero più la mente, probabilmente mi sentirei più solo… mi aiutano ad apprezzare meglio tutto quello che mi circonda!»
Jekyll rimase silenzioso, meditando sulle parole del Borgomastro.
«Tuttavia, avete ragione voi!» disse ancora l’anziano «Questi non sono pensieri per una giornata di festa… e quella di oggi sarà certamente una giornata festosa!!»
«Ne sono certo!» disse il Paladino.

I preparativi per la cerimonia iniziarono di buon mattino, la via che conduceva dalla porta di Vetoio alle sede della VIMA venne decorata con fiori e semplici festoni di tessuti colorati, la popolazione del villaggio era in fermento, mentre i bambini correvano in ogni direzione, gridando allegri.
A Jekyll venne chiesto di attendere presso la sede VIMA l’arrivo del nuovo Capitano e così, poco prima che il sole raggiungesse il punto più alto del suo percorso, il Vassallo giunse davanti al piccolo edificio, in sella al possente Fendor ed accompagnato da Eoden; il Borgomastro avrebbe atteso l’arrivo della Guarnigione VIMA alle porte del villaggio.
Quando le campane della piccola chiesa di Vetoio iniziarono a suonare i loro primi dodici rintocchi, le porte del villaggio si aprirono ed un gruppo di armati a cavallo fece il suo ingresso: il clamore della folla salì al cielo e Jekyll, sebbene non fosse in vista della porta di Vetoio, seppe subito che il suo vecchio compagno di addestramento era entrato nel villaggio.
Dopo alcuni minuti il corteo giunse all’inizio della strada che conduceva alla sede VIMA e, in vista dell’edificio, si arrestò. Il Borgomastro si fece avanti poi, voltandosi a guardare il seguito, sorrise.
«Capitano Norel, Vetoio vi dà il benvenuto! A voi ed ai vostri uomini, ogni singolo abitante del villaggio sa che potrà rivolgersi e sa che da voi e dai vostri uomini sarà protetto. Voi sarete lo scudo, il baluardo di Vetoio contro il Male che ci circonda! E, come è usanza, il vicino Regno di Blue Dragon ha inviato un suo Vassallo per sancire questo vostro impegno, in rappresentanza dei Sommi!»
Quando ebbe finito di parlare, il Borgomastro voltò nuovamente le spalle al corteo e riprese ad avanzare, mentre la folla riprendeva ad applaudire festante.
Rapidamente il gruppo si avvicinava alla sede VIMA e più avanzava più il cuore di Jekyll correva veloce.
In segno di rispetto, come voleva il protocollo della cerimonia, il Capitano della VIMA, guardando a terra, si fermò a debita distanza dal Vassallo che lo attendeva e, smontato da cavallo, si diresse a piedi verso di lui, sempre volgendo gli occhi al suolo. Senza guardare il Vassallo, il Capitano, giunto davanti a lui, si inginocchiò, ma un tuffo al cuore lo fece esitare per un istante: aveva visto un lupo bianco…possibile che il Vassallo inviato dai Sommi a consegnarli il Diploma di Nomina fosse…?
«Norel di Crelia, per volontà e con il consenso dei Sommi Ostri e Palank, Sovrani del Regno di Blue Dragon, e dei Capitani VIMA, sparsi nelle diverse sedi create su tutte le Terre Conosciute, siete da questo momento il Capitano della Guarnigione VIMA di Vetoio! Accettate l’incarico e gli oneri che da esso derivano?» la voce di Jekyll risuonò alta, nel silenzio che era calato sul villaggio, in quel momento solenne.
«Al vostro cospetto, Vassallo di Blue Dragon e Rappresentante del Regno dei Sommi, io accetto l’incarico che mi è stato affidato e gli oneri che da esso mi deriveranno, confidando nel Padre Creatore di poter rimanere sempre degno di questo compito!»
«Con l’aiuto del cielo lo sarete!» Jekyll porse al Capitano Norel il Diploma di Nomina, poi aggiunse «Norel di Crelia, Capitano della Guarnigione VIMA di Vetoio, alzatevi!»
Il militare obbedì e, alzatosi, fu libero di guardare negli occhi il Vassallo che gli aveva consegnato il Diploma di Nomina.
«Voi…?» riuscì solamente a domandare, sorpreso e soffocato dall’emozione di rivedere Jekyll dopo tanti anni.
«Congratulazioni, amico mio!» sorrise il Paladino ed abbracciò il vecchio compagno di addestramento.
I festeggiamenti proseguirono per tutto il giorno con grandi tavolate, organizzate lungo le strade del villaggio, e qualche piccola distrazione creata per i bambini.
Come isolati dal frastuono e dai festeggiamenti, Norel e Jekyll rivivevano i tanti ricordi che li legavano e si raccontavano le avventure che avevano vissuto fino a quel giorno.
«Devo complimentarmi con voi, Jekyll! Siete divenuto addirittura un Vassallo!!»
«I Sommi sono stati generosi ad elevarmi a tale carica…mi auguro solo di esserne degno! Fortunatamente nel Regno ci sono molti Vassalli che mi sono amici e che mi aiuteranno, qualora ne avessi bisogno!»
«Sono felice per voi, amico mio!» sorrise Norel, versando dell’altra birra nei loro boccali.
«Ed io per voi, Norel! Non mi sarei mai aspettato di vedervi nella VIMA di Vetoio, la sede più vicina al Regno di Blue Dragon…è un posto molto prestigioso e pericoloso…sono felice siate voi a ricoprirlo!»
«Pericoloso?» chiese, inarcando un sopracciglio il Capitano VIMA.
Jekyll annuì.
«Le forze che sperano nel crollo e nella sconfitta del Regno sono sempre all’opera e se per conquistare il cuore degli uomini e le loro case possono lavorare di soppiatto, in vicinanza del Regno l’unica possibilità che hanno è quella di manifestarsi all’improvviso e con tutta la loro potenza! E’ vicino al Regno e sotto le sue mura che si combattono le battaglie più cruente e difficili… porre l’assedio al Regno e conquistarlo… ecco l’obbiettivo finale del Male che ci circonda!»
«Avete ragione… fortunatamente questi ultimi tempi sembrano più tranquilli! Da molti mesi, ormai, in nessun territorio presidiato dalla VIMA si sono osservati movimenti di creature oscure…»
«...non abbassate la guardia, amico mio! Mai, mi raccomando!» lo interruppe Jekyll.
«Contateci!»
Quella sera Vetoio rimase sveglia fino a tardi, musiche, balli e giochi intrattennero gli abitanti del villaggio a lungo, poi, lentamente, la festa si spense e la gente si ritirò nelle proprie case.
«Si è fatto tardi, Norel!» disse Jekyll, osservando gli abitanti che si allontanavano, non senza aver prima omaggiato il nuovo Capitano VIMA.
«Domani, di questa festa non rimarrà traccia alcuna… devono tornare al lavoro!»
«Già… ed io dovrò tornare nel Regno! Sarà meglio che vada a riposarmi un po’… passerò a salutarvi prima di partire, amico mio!»
«Lo spero davvero!» rispose il Capitano Norel, abbracciando Jekyll.
Il Vassallo tornò lentamente verso la casa del Borgomastro, assaporando la quiete che regnava incontrastata per le strade e meravigliandosi per la velocità con cui i laboriosi abitanti di Vetoio si erano già ritirati nelle proprie dimore: solo i passi del Cavaliere del Nord si udivano per le strade deserte.
«E così, amico mio» mormorò, voltandosi ad osservare Eoden che lo seguiva «Abbiamo svolto la nostra missione e tutto è andato nel migliore dei modi… e sono contento di aver rivisto un vecchio amico!»
Eoden rispose con un uggiolio disinteressato, mentre la sua attenzione era attirata inesorabilmente dai resti della festa.
Godendo della fresca aria notturna e del chiarore della luna, Jekyll giunse alla casa del Borgomastro, già immersa nel buio; senza fare il minimo rumore vi entrò e si diresse nella camera che gli era stata messa a disposizione.
Soddisfatto della giornata, il Vassallo si distese sul piccolo letto e si addormentò profondamente.

«AIUTO!!! AIUTO!!!»
Jekyll fu destato di improvvisamente dal grido e corse ad affacciarsi alla finestra. In lontananza il rumore di un cavallo al galoppo.
«AIUTATECI PER FAVORE!»
Il Vassallo si precipitò in strada, mentre già le prime luci all’interno delle case si accendevano; un meraviglioso cavallo elfico dal manto argentato e con criniera e coda color della luna, sopraggiunse nella piazza del paese, devastando quanto ancora rimaneva dell’allestimento per la festa e portando in groppa due piccoli cavalieri. Il Cavaliere del Nord si pose davanti ad esso per fermarne la corsa, mentre Eoden iniziava a ringhiare.
«Che ti prende, Eoden?!» chiese, meravigliato, Jekyll, ma già mentre formulava la domanda si accorse che il grande lupo bianco non stava guardando il cavallo, ma oltre di esso, osservava minaccioso la Porta di Vetoio.
Il Cavaliere del Nord aiutò a smontare di sella una fanciulla dai lineamenti fini, pallida, con una brutta ferita al braccio destro.
«Grazie, messere, ma pensate a Haruvien, non curatevi di me!» gli disse la ragazza, portandosi una mano sulla ferita, nascondendola alla vista del Vassallo: sotto il braccio ferito portava una scatola di legno.
Jekyll prese tra le braccia il corpo immobile di un ragazzino, di non più di dodici o tredici anni, temendo il peggio, ma non appena lo sfiorò si rese conto che la vita era ancora in lui.
Eoden iniziò a latrare furioso, mentre il suo candido pelo si alzava.
«Ce la fai a camminare?» chiese il Vassallo, osservando la fanciulla e domandandosi quanti anni potesse avere.
«Certo, messere, non preoccupatevi per me!» le rispose, mascherando una smorfia di dolore.
«Seguimi!» le ordinò.
Jekyll e la fanciulla si diressero verso una carrozza a lato della strada e, dietro di essa, il Cavaliere del Nord depose il fanciullo ancora privo di sensi.
«Cosa sta succedendo qui?» chiese, bruscamente, una voce alle sue spalle.
«Norel!» esclamò il Cavaliere del Nord, voltandosi.
«Jekyll, di grazia, vorrei una spiegazione!» disse il nuovo Capitano della VIMA di Vetoio, guardando cupamente i due fanciulli.
Il Paladino spiegò brevemente l’accaduto e lo strano comportamento di Eoden.
Il grosso lupo bianco iniziò ad ululare… un brutto segno… un bruttissimo segno.
Norel e Jekyll corsero verso il centro della strada, mentre una guarnigione VIMA si schierava a sbarrare l’accesso sulla via principale del paese.
Ancora rumore di cavalli al galoppo riempiva l’aria e, sotto la luce della luna, Jekyll riuscì a scorgere un drappello di cavalieri ammantati di nero entrare a Vetoio.
«Fermatevi!» intimò Norel.
Gli sconosciuti tirarono le briglie delle loro cavalcature e rimasero silenziosi ad osservare il Vassallo e la guarnigione VIMA.
«Dove sono i ragazzi che erano in sella a quel cavallo elfico?» chiese una voce roca, che sembrava provenire dal cuore della notte.
«Chi vuole saperlo?» chiese il Cavaliere del Nord, posando le mani sulle impugnature della Sciabola d’Argento e della Spada di Acciaio Azzurro.
Il gruppo di cavalieri, all’apparenza predoni delle foreste, si divise in due, lasciando avanzare quello che, evidentemente, doveva essere il loro capo.
Avvolto in un ampio mantello nero ed in sella ad un destriero dal pelo color pece e dagli occhi rosso rubino, lo sconosciuto si portò alla testa del gruppo, osservando con interesse il cavallo elfico. Poi, lentamente, posò uno sguardo gelido su Jekyll.
«Io!» disse, come sospirando per un dolore senza pace.
«E, se mi è concesso, voi chi sareste, cavaliere?» rispose il Vassallo, sostenendo lo sguardo dello sconosciuto.
«Il mio nome non ha importanza alcuna, messere!» la sua voce sembrava quasi strisciare nelle menti dei presenti «Sto cercando due ragazzi… i due ragazzi che erano in sella a quel cavallo!» lo straniero alzò il braccio indicando la cavalcatura con cui erano giunti a Vetoio i due fanciulli, senza tuttavia guardarla.
«Cosa cercate da due fanciulli, signore?» chiese, cupo, Jekyll.
«Questo non è affare che vi riguardi, messere!» una nota di irritazione trapelò in quel sussurro angosciante che era la voce del nero individuo.
«Siete molto coraggioso, cavaliere, dal momento che osate sostenere il mio sguardo… o siete mortalmente stolto… di certo non appartenete a questo villaggio di cenciosi uomini!» affermò lo straniero, osservando con interesse l’armatura d’argento del Cavaliere del Nord, che lampeggiava nella luce della luna piena.
«Infatti, non sono un abitante di Vetoio! Ma vi avviso che, fino a quando non chiarirete le vostre intenzioni, non vi lascerò passare! Se, dunque, non avete intenzione di parlare, voltate le vostre cavalcature e tornate per la strada da cui siete venuti!»
La risata di quel misterioso individuo lacerò l’aria, acuta e stridente, e molti dei presenti sentirono la pelle coprirsi di gelido sudore, mentre si rizzavano loro i capelli dietro la nuca.
«Stolto!» sentenziò lo straniero «Non osate mettervi sul mio cammino!» poi sguainò una spada dalla lama colore dell’ambra, imitato dai suoi compagni.
«Vi avviso, straniero!» gridò Norel «La guarnigione VIMA di Vetoio sta davanti a voi… non commettete l’errore di pensare che sia facile passare!»
Ad un cenno del loro comandante, i predoni si lanciarono al galoppo, ma evitarono il Cavaliere del Nord, lanciandosi, invece, su Norel e sui suoi compagni.
Mentre alle sue spalle infuriava già la battaglia, Jekyll rimase, silenzioso, aspettando la prima mossa del suo avversario.
Jekyll sentì crescere il bisbiglio di quella voce angosciante dentro la sua testa: non riusciva a capire cosa stesse dicendo, parlava una lingua strana, musicale, la cui cadenza gli sembrava nota.
«….Syth!» quell’ultima parola gli riempì la mente, poi un lampo arancione si sprigionò dalla spada dello straniero e colpì il Cavaliere del Nord in pieno petto.
Jekyll cadde pesantemente a terra.
«Come è possibile?! Non ho visto il suo colpo!» mormorò, rialzandosi.
Lo strisciare insinuante di quella voce crebbe d’intensità ed un altro lampo arancione illuminò la notte, ma il Vassallo riuscì a ripararsi dietro ad uno dei suoi scudi argentati.
«Ora la mossa spetta a me!» sorrise il Cavaliere del Nord, sguainando le sue armi.
Subito un alone blu elettrico rivestì la sua armatura e Jekyll si lanciò sul nemico. Lo scontro fu molto duro e l’avversario venne colto alla sprovvista dalla forza del Vassallo, tanto che, sbilanciato, cadde da cavallo.
«Siete forte, cavaliere… molto più di quanto credessi!» mormorò lo sconosciuto.
«E non avete ancora visto niente! Ritiratevi finché potete!» suggerì il Cavaliere del Nord.
La risata raggelante dell’uomo riempì nuovamente l’aria.
«Fareste meglio voi a cedermi il passo!»
Jekyll ed il suo avversario continuarono a combattere, ma quello sconosciuto era dotato di grandi poteri. Il Vassallo riusciva solo a percepire alcune parole di quella strana lingua e non riusciva a non chiedersi come mai quei suoni gli fossero così familiari.
Gli strani incantesimi del cavaliere dalla spada di ambra mettevano a dura prova le capacità di Jekyll che, alla fine, si decise ad utilizzare la sua magia.
«Ora mi avete proprio stancato!» gridò il Vassallo, convogliando l’energia fredda che viveva nella sua armatura sulle lame che impugnava.
«E voi morirete per avermi sfidato!» sospirò lo straniero.
L’urto fu di una forza spaventosa, ma le lame del Cavaliere del Nord saettarono più veloci della magia dell’avversario ed aprirono una profonda ferita sul braccio destro e sulla spalla sinistra del nemico: sangue nero ne uscì copioso.
Uno acuto sibilo di rabbia e dolore invase la mente del Vassallo e lo fece barcollare.
«Cosa siete?» domandò, inorridito, il Cavaliere del Nord.
Ma lo sconosciuto gli volse le spalle e, veloce, rimontò in sella.
«Ci rivedremo, cavaliere!» rise lo straniero vestito di nero e, spronando il suo cavallo dagli occhi rossi, scomparve nella notte.
Jekyll, allora, si voltò per dare manforte ai suoi compagni, ma si accorse che Norel, Eoden e la Guarnigione VIMA stavano finendo di annientare i predoni rimasti.
Pochi istanti dopo anche l’ultimo predone cadde a terra, trafitto dalla spada di Norel; Jekyll osservò, cupo, la scena che si presentava ai suoi occhi: la piazza centrale di Vetoio era lorda di sangue scuro che già andava coagulandosi e, laddove prima si era celebrata una grande festa, ora giacevano i corpi immobili dei predoni.
«Norel!» esclamò Jekyll «I fanciulli!»
I due amici corsero dietro la carrozza e videro la ragazza che, ormai prossima a perdere i sensi, stringeva tra le braccia il corpo, ancora immobile e privo di coscienza, del fanciullo.
«Questi ragazzi hanno bisogno di essere curati immediatamente!» esclamò il Capitano della VIMA.
Jekyll annuì, pensieroso.
«C’è un erborista che sappia medicare correttamente queste ferite?» chiese il Vassallo.
«Venite con me!» gli rispose Norel, prendendo in braccio il ragazzino, mentre Jekyll si caricava della fanciulla e della sua scatola di legno.
«Eoden!» il Cavaliere del Nord chiamò il suo grande lupo bianco «Guardaci le spalle!»
Fortunatamente, la casa dell’erborista non era molto distante e l’anziano uomo era già desto, svegliato dal rumore della battaglia che si era appena conclusa.
«Messere, abbiamo bisogno della vostra arte e di tutta la vostra abilità!» esordì Jekyll, entrando «Questi ragazzi hanno bisogno delle vostre cure!»

...continua...
[Modificato da @Jekyll@ 07/02/2009 10:57]
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07/02/2009 10:58
 
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...continua...

«Come vi chiamate, fanciulla?» chiese, a bassa voce, il Vassallo, mentre l’erborista iniziava a visitare il piccolo Haruvien, dopo aver applicato un impacco sulla ferita della ragazza.
«Mi chiamo Arynn e vengo dal Nord…» bisbigliò la ragazza, ormai pallida in viso.
«Anch’io vengo dal Nord!» sorrise Jekyll «E Haruvien… si chiama così, vero? E’ vostro fratello, giusto?» chiese il Cavaliere del Nord: ora che poteva vedere i volti dei due fanciulli alla luce di una lampada ad olio, la loro somiglianza era evidente.
Arynn annuì.
«Cosa volevano quei predoni da voi?» si informò Norel.
«Non posso parlarne!» la voce esile della ragazza sembrava essere sul punto di spezzarsi da un momento all’altro.
«Volevano la scatola di legno che portate con voi, non è vero?» chiese Jekyll
La ragazza annuì, ma subito posò una mano bianca sul portaoggetti di legno che teneva in grembo.
«Signori, vi ringrazio immensamente per averci difeso, ma vi prego di non chiedermi più della scatola che porto…»
«Arynn, noi vogliamo aiutarvi… abbiamo bisogno di saperne di più!»
La fanciulla sospirò, sempre più pallida, ma compì un ultimo sforzo per rispondere al Vassallo.
«Devo… devo consegnare questa scatola a… Eloyln…»
«Chi è costui? Dove possiamo trovarlo?» volle sapere il Cavaliere del Nord.
«Egli vive nel Regno… nel Regno del Sommo Blue Dragon… in quel paese, egli è considerato potente e giusto… nel mio villaggio si dice che egli sia il primo tra i suoi simili e l’ultimo dei suoi pari!»
Norel si volse a fissare l’amico.
«Conoscete questo Eloyln, Cavaliere del Nord?»
Jekyll scosse la testa, mesto.
«Non l’ho mai sentito nominare… ma il Regno è vasto e di certo non conosco tutti i suoi abitanti!» mormorò, mentre la sua mente iniziava a lavorare per capire chi potesse essere Eloyln.
«Arynn?! Arynn?!» la voce di Norel conteneva una mal celata preoccupazione.
Il Vassallo guardò la fanciulla, ora priva di sensi.
«Erborista, il vostro medicamento non funziona!» gridò, allarmato, Jekyll, quando si accorse che un odore putrido si levava dalla medicazione.
L’anziano si accostò subito alla fanciulla ed iniziò a sciogliere le bende, ma, via via che la medicazione si andava assottigliando, aumentava lo sgradevole odore.
«La ferita è infetta!» constatò, mortificato, l’Erborista.
«Ma come è possibile?!» volle sapere Norel «L’abbiamo ben detersa, prima di medicarla!»
L’Erborista guardò il Capitano della VIMA, tristemente.
«L’arma che ha inferto questa ferita era avvelenata… ne sono sicuro!» commentò Jekyll, sconvolgendo l’Erborista.
Il Vassallo avvicinò le proprie mani alla pelle della ragazza e si concentrò: poco dopo, una tenue luce azzurra si propagò dall’armatura del Cavaliere del Nord ed un forte calore scaturì dalle mani del Paladino.
La concentrazione del Vassallo era massima ed ogni rumore intorno a lui sembrò svanire nel nulla.
Dopo alcuni interminabili minuti, la luce azzurra si spense, com’era cominciata, ed il Cavaliere del Nord si allontanò da Arynn, trattenendo a stento il proprio disappunto.
«Dunque?» chiese Norel.
«Non posso fare nulla… il veleno di quella ferita non è sensibile ai miei poteri guaritori… Arynn dovrebbe già essere morta… il veleno che scorre in lei è, di certo, di una potenza che non ha pari, se non riesco a neutralizzarlo!» lo sconforto trapelava dalla voce del Paladino «Erborista, come sta il fanciullo?» chiese, poi, voltandosi verso l’anziano.
«E’ ancora privo di sensi, ma è stabile! Non ha ferite evidenti e non c’è, quindi, motivo alcuno di temere che sia stato colpito dallo stesso veleno!»
«Può sostenere un viaggio fino al Regno di Blue Dragon?»
L’Erborista annuì, silenzioso.
«Jekyll, ma cosa vi viene in mente!?» Norel sembrava indignato.
«Ascoltate, Norel, organizzate una scorta della VIMA che possa accompagnarci fino all’imbocco del passaggio che porta al Regno!»
«Come?!» lo stupore del Capitano andava crescendo sempre più «Ma siete uscito di senno? Arynn non può viaggiare, anche se lo potesse fare il fratello!»
«Ascoltatemi, amico mio, conosco un’ unica persona che possiede la conoscenza e le capacità di curare il veleno che sta uccidendo Arynn… Ikarus, Priore del Regno e Gran Maestro della Gilda dei Chierici del Sommo Blue Dragon! Se non corriamo il rischio e non la portiamo da lui, Arynn morirà certamente… inoltre la meta finale del suo viaggio è il Regno… e quando saremo là chiederò consiglio al Sommo Blue Dragon! Organizzate la scorta, non vorrei che i Predoni ci attendessero fuori dal villaggio!»
Norel sembrava ancora perplesso, ma ora capiva quale fosse il piano dell’amico.
«Mi fiderò di voi, Jekyll!» esclamò alla fine, dirigendosi verso l’uscio per organizzare la scorta chiesta dal Vassallo.
«Grazie, Norel!»
«Non mi avete mai deluso, Cavaliere del Nord… e qualcosa mi dice che non lo farete ora!» sorrise il Capitano della VIMA di Vetoio, prima di scomparire nella notte per radunare i suoi uomini.

In pochi istanti, Norel organizzò tutto e, posti i due fanciulli privi di sensi su di un carro coperto, Jekyll montò in sella sul possente Fendor e, dopo aver ringraziato il Borgomastro per la sua ospitalità, si diresse al tunnel che collegava Vetoio allo Regno con la scorta VIMA e Norel in testa.
Il loro viaggio fu tranquillo, la luna era stata oscurata dalle nuvole, ma i sensi all’erta del Vassallo ed il fine olfatto di Eoden garantivano la sicurezza della strada e li proteggevano dal pericolo di imboscate improvvise.
Quando il drappello giunse all’imbocco del tunnel, la piccola colonna si fermò.
«Norel, grazie di tutto!» sorrise il Vassallo, allungando la mano per stringere quella dell’amico.
«Di nulla, amico mio! Cinque dei miei uomini vi scorteranno fino all’uscita, dalla parte opposta. Io devo rientrare a Vetoio.»
«Lo capisco! A presto!» lo salutò il Cavaliere del Nord, spronando Fendor ad entrare nell’apertura di roccia davanti a lui.
Il grande cavallo grigio di Jekyll, Eoden, la scorta della VIMA ed il carro con i fanciulli procedevano spediti lungo il tunnel, illuminato di tanto in tanto da fiaccole, infisse nella nuda roccia delle pareti.
«Siamo quasi giunti!» annunciò il Cavaliere del Nord, quando superarono il bivio che li avrebbe condotti direttamente alla Sala del Triplice Trono.
Ma, finito che ebbe di parlare, Eoden riprese a ringhiare.
«Eoden, cosa c’è?» chiese Jekyll, mentre sguardi allarmati e tesi iniziavano a correre tra le guardie VIMA della scorta.
Un lampo arancione illuminò la penombra del tunnel, mentre nell’aria vibrava il sussurro angosciante di una voce ormai nota.
Jekyll fece in tempo a proteggersi il viso con gli scudi argentati.
«Datemi i fanciulli, cavaliere! Ve lo chiederò solamente una volta!» disse il sospiro che riempiva l’aria.
«Rinunciate a questa richiesta, misterioso straniero! Mai vi consegnerò quei fanciulli di mia spontanea volontà!»
Allora, nel tunnel si alzò un vento nauseante, carico dell’odore della morte, e, in un crescendo impetuoso, iniziò il bisbiglio di quella voce.
Ancora una volta, Jekyll non riuscì ad afferrare tutte le parole, tranne l’ultima: unoth…morte!
Il Vassallo riuscì ad abbassarsi sulla sella, evitando il lampo arancione, ma due guardie della scorta non furono altrettanto veloci e caddero, morte, dai loro cavalli.
«Mostratevi!» gridò il Cavaliere del Nord, smontando rapidamente da cavallo, mentre la sua mente, finalmente capì perché il suono di quella lingua gli suonava familiare: era Atlantideo!! L’aveva sentito parlare dal suo Gran Maestro, BrightBlade, e da Eruner, suo compagno di Gilda: tuttavia, percepiva delle differenze tra il loro parlare e quello del misterioso nemico.
«Proteggete i fanciulli!» ordinò il Vassallo alle guardie VIMA.
«Nel buio, sono più forte di voi, cavaliere!» esclamò, compiaciuta, la voce strisciante.
«E sia… eliminerò prima il buio e poi voi!» Jekyll portò la mano sotto il pettorale d’argento della sua armatura e ne estrasse il ciondolo di cristallo che portava al collo.
«Brilla, Stella dello Zenith! Che le tenebre svaniscano davanti alla tua luce!» gridò il Paladino e, subito, dal cristallo si sprigionò una luce abbagliante, di tale intensità da illuminare un lungo tratto del tunnel, come se in esso fosse sorto il sole stesso.
Quando i suoi occhi si abituarono all’intenso chiarore, due cose attirarono lo sguardo del Vassallo: una sagoma nera che, schiacciata contro la parete di nuda roccia del tunnel, tentava vanamente di trovare un angolo buio ed un piccola pietra sferica, nera come la notte più buia, striata di bianco.
Il Cavaliere del Nord sguainò la Sciabola d’Argento e si lanciò sul suo avversario.
«Vi vedo!» gridò e subito dopo affondò la lunga lama argentata nel cuore dell’ombra.
Il grido di dolore della misteriosa figura penetrò nel cervello del Vassallo come un coltello affilato e poi essa si dissolse, come una nuvola di scuro fumo.
Jekyll si appoggiò alle pareti del tunnel per non cadere in ginocchio, stremato dalla sofferenza di quel grido dentro la sua testa, mentre la luce della Stella dello Zenith si andava spegnendo.
«Signore! Signore! State bene?» chiese una delle guardie VIMA.
Il Cavaliere del Nord annuì.
«E voi, cavalieri?» chiese, la voce leggermente affannata.
«Siamo incolumi e così i fanciulli!» gli rispose la guardia «L’avete sconfitto?»
«Credo di sì… per ora…»
«Cavaliere, ma sembrava solo un’ombra, anche se potente… non così stanotte a Vetoio!»
«Avete ragione, messere! Era un’ombra e per questo è fuggita davanti alla luce e come nebbia si è dissolta al tocco della mia lama… la vicinanza del Triplice Trono ci ha protetti, impedendogli di assumere forma corporea completa!»
«Ci rimettiamo subito in cammino?» volle sapere un’altra guardia.
«Sì, certo! Ricontrollate i fanciulli e rimettetevi in sella… io devo controllare una cosa!» così dicendo, Jekyll si avvicinò al luogo in cui aveva visto quella strana pietra.
Nella luce quasi esaurita della Stella dello Zenith riconobbe la piccola sfera nera, striata di bianco e si chinò a raccoglierla, ma, non appena le sue mani la toccarono, sentì provenire da essa un potere misterioso.
«Sembra… sembra una pietra geomantica…» mormorò tra sé e sé, raccogliendola e nascondendola in una delle pieghe del suo ampio mantello blu e bianco.

Il piccolo gruppo emerse dopo alcuni minuti dal tunnel alla base di una piccola collina, posta davanti alle mura dello Regno.
«Finalmente a casa!» mormorò il Cavaliere del Nord, guardando i Cancelli spalancati dello Regno, attentamente vigilati dai Guardmen.
«Ora siamo al sicuro! Nessuno oserà attaccarci al cospetto delle mura del Sommo Blue Dragon!» disse Jekyll, voltandosi a guardare le guardie VIMA.
«Signore, vi scorteremo fino ai Cancelli, come ci ha ordinato il Capitano Norel!» gli rispose la più vicina a lui.
«Perfetto! Una volta nello Regno saremo al sicuro ed i fanciulli saranno in salvo… spero solo che Ikarus, Priore del Regno, possa curare Arynn ed il piccolo Haruvien!»

«Fatevi riconoscere, cavalieri!» gridò uno dei Guardmen, di sentinella ai Cancelli, avvicinandosi, con una fiaccola in mano, al drappello guidato da Jekyll.
«Non mi riconoscete, messere?» chiese, sorridendo, il Vassallo.
«Ah! Perdonatemi, Cavaliere del Nord… davvero non vi avevo riconosciuto!»
«Bentornato nello Regno, Paladino!» lo salutò un’altra sentinella.
«Grazie!» rispose Jekyll, poi si voltò ad osservare le guardie VIMA «Cavalieri, tornate pure a Vetoio dal vostro comandante! Vi sono grato per l’aiuto che mi avete dato e per il valore che avete dimostrato!»
«Per noi è stato un onore, Cavaliere del Nord! Vi auguriamo di riuscire nella vostra impresa!» lo salutarono i militari, voltando i cavalli ed imboccando la strada tradizionale che li avrebbe ricondotti al loro villaggio: il tunnel non era più un percorso sicuro per loro.

Quando Jekyll giunse davanti alla Gilda dei Paladini, si precipitò verso i locali che ospitavano la Gilda dei Chierici, sicuro che avrebbe trovato Ikarus ancora desto, intento a consultare i suoi voluminosi tomi; infatti, non appena il Cavaliere del Nord si trovò davanti alla porta del laboratorio del saggio Priore, vide filtrare da sotto la luce tremula di una candela e, senza alcuna esitazione, bussò energicamente.
«Cos’è mai tutto questo trambusto in un’ora tanto tarda della notte?!» sentì la voce di Ikarus che, a stento, tentava di nascondere una sfumatura di stizza.
Quando il Priore del Regno aprì la porta del suo laboratorio, l’espressione seccata del suo viso si mutò, rapida, in stupore.
«Vassallo, cosa vi porta alla mia porta in quest’ora?» volle sapere, incuriosito: di certo non era abituato a trovarsi davanti all’uscio un Vassallo nel cuore della notte.
«Priore, ho bisogno del vostro aiuto! Giungo ora da Vetoio e porto con me due fanciulli… la ragazza ha su un braccio una ferita che io credo essere avvelenata.»
«Cavaliere, come Vassallo e Paladino, siete dotato di poteri di guarigione tali da suscitare l’invidia di qualunque chierico e non penso di essere io a dovervelo ricordare!» commentò sardonico Ikarus, ma la sua espressione si fece immediatamente concentrata.
«Lo so bene ed ho tentato tutto quello che era in mio potere, tuttavia senza ottenere alcun risultato! Mi serve la vostra scienza, Priore, o la fanciulla morirà prima dell’alba!»
Ikarus rimase silenzioso qualche istante, mentre l’impazienza del Vassallo cresceva.
«Portate i fanciulli da me, Cavaliere del Nord! Farò quello che posso…» disse, rassegnato ormai a passare la notte insonne.
«Vi ringrazio di cuore!»
«Lasciate stare, messere!»
Jekyll si precipitò nuovamente fuori dalla Gilda e prese tra le braccia Arynn, sempre più fredda e pallida.
«Ragazzo, prendete con voi il fanciullo che troverete nel carro e seguitemi nel laboratorio di Ikarus, Priore del Regno!» ordinò ad un giovane stalliere della Gilda che, destato durante il suo turno di notte dal trambusto provocato dal Vassallo, si stava lentamente avvicinando ai cavalli per attendere al suo lavoro «E, per l’amor del cielo, siate lesto!» soggiunse Jekyll per spronarlo.
Lo stalliere lasciò, dunque, perdere i cavalli, si caricò del giovane Haruvien e seguì il cavaliere dall’armatura d’argento.
Quando Ikarus vide le condizioni in cui versava Arynn, il suo viso si rabbuiò ed iniziò a borbottare, mentre faceva correre lo sguardo tra gli scaffali zeppi di pozioni del suo laboratorio.
«Ho già visto… ho già visto questo veleno… ma dove?» parlava tra sé e sé.
«Priore, riuscirete a salvarla?» volle sapere il Cavaliere del Nord.
«Penso proprio di sì, Jekyll…ma ora andatevene e lasciatemi lavorare! Mi farò aiutare da altri Chierici che sanno dove mettere le mani tra queste fiale!»
Il Vassallo uscì, seguito ancora dallo stalliere della Gilda.
«Grazie, ragazzo! Ora potete portare i cavalli nella stalla!» disse e rimase alcuni istanti ad osservare il giovane che, ormai completamente sveglio, si allontanava velocemente: Arynn doveva essere solo poco più giovane di lui.
Perso in cupi pensieri, Jekyll tornò verso la stanza della Gilda che il Gran Maestro aveva messo a sua disposizione e trovò davanti alla sua porta Eoden.
«Iniziavo a domandarmi che fine avessi fatto, amico mio!» gli sorrise il Cavaliere del Nord, accarezzandogli distrattamente la grande testa bianca, mentre apriva la piccola porta di semplice legno.
Il Vassallo si stese sul suo giaciglio: lontana molti anni gli sembrava quella mattina in cui era stato svegliato dal giovane inviato dei Sommi.
La sua mente venne attirata dal peso che sembrava tirare l’ampio mantello; Jekyll si mise seduto ed estrasse da una delle pieghe bianche e blu la piccola sfera nera: era affascinante, pensò, nera e lucida, con striature bianche… aveva bisogno di parlare con i Sommi, ma, prima ancora, di rimettere ordine tra i suoi pensieri.
Così, Jekyll uscì ancora dalla stanza e, lasciata la Gilda tornò in strada. Il carro con cui era giunto da Vetoio era ancora lì, liberato dai cavalli. Il Vassallo gli si accostò e vide al suo interno la scatola di legno che Arynn aveva gelosamente conservato fino a quando le erano rimaste un po’ di forze: senza riflettere, la prese e, tenendola sotto braccio, si incamminò per le strade ancora deserte del Regno.
Molti erano i pensieri che affollavano la sua mente e profonde le sue riflessioni sugli avvenimenti di quella notte, tanto che non si accorse delle prime luci dell’alba.
«Ora che Ikarus si sta occupando dei ragazzi, devo parlare con i Sommi!» si disse il Vassallo e si diresse di buon passo verso il Castello.
Quando giunse davanti alla porta della Sala del Triplice Trono, i Guardmen di picchetto lo osservarono incuriositi.
«Devo parlare con urgenza ai Sommi!» disse con tono asciutto, più per la stanchezza che per scortesia.
«Sono dentro la Sala del Triplice Trono, Cavaliere del Nord e vi stanno aspettando!» gli rispose il Guardman alla sua destra, spostandosi per lasciarlo passare.
Jekyll entrò nel grande salone e, subito, il suo sguardo venne attirato dai due Re che sedevano sui loro scranni.
«Jekyll, bentornato nello Regno!» lo salutò, alzandosi, il Sommo Palank.
«Quali notizie portate da Vetoio, Cavaliere del Nord?» chiese il Sommo Ostri.
«Cattive notizie, Sommi!» rispose il Vassallo, inchinandosi.
L’espressione dei due Sovrani si fece immediatamente seria e si scambiarono un’occhiata come se quanto detto dal cavaliere desse conferma ai loro sospetti.
«Alzatevi, Jekyll, e raccontateci tutto!» disse il Sommo Ostri, tornando a sedere sul suo sedile.
Il Vassallo raccontò ai Sommi tutto quello che era successo a Vetoio poco dopo la fine dei festeggiamenti, cercando di non trascurare alcun dettaglio e, man mano che l’esposizione dei fatti procedeva, il viso dei due Re diventava sempre più cupo.
«…e questa è la scatola di cui vi ho parlato!» concluse il Cavaliere del Nord, posando ai piedi dei Sommi il piccolo contenitore di legno.
«Mmh…non credo che sia prudente svelare il contenuto di quella scatola, almeno fino a quando Ikarus non avrà terminato la sua opera! Avete fatto bene, Cavaliere del Nord, a portare i fanciulli dal Priore del Regno, non c’è sulla terra persona più sapiente e capace di lui…» disse il Sommo Palank.
«…tuttavia, non sappiamo darvi alcuna informazione su questo Eloyln! Non mi risulta che nessuno di coloro che vivono nello Regno abbia questo nome…»intervenne il Sommo Ostri.
«…o che Eloyln sia il soprannome di qualcuno degli abitanti dello Regno… Vassallo, Aspirante o Viandante che sia!» concluse il Sommo Palank.
«Per ora, credo che la cosa migliore da fare sia attendere che i due fanciulli riprendano conoscenza… Jekyll, andate pure a riposarvi! Sarà nostra premura informarvi dei progressi di Ikarus e quando i ragazzi si saranno rimessi, li convocheremo per avere delucidazioni… e, naturalmente, convocheremo anche voi!» disse il Sommo Ostri, alzandosi.
«Intanto noi cercheremo di capire chi possa essere questo Eloyln!» aggiunse, meditabondo, il Sommo Palank.

Passarono alcuni giorni, durante i quali solo i frequentatori della Gilda poterono incontrare il Cavaliere del Nord: in ansia per la sorte dei fanciulli, decise di immergersi negli allenamenti e, quando la sorte dei due ragazzi non gli occupava la mente, il suo pensiero andava al cavaliere dalla spada di ambra.
«Cavaliere!» lo chiamò una voce alle sue spalle.
Jekyll si voltò e vide Ikarus sulla soglia della palestra.
«Priore!» esclamò il Paladino, andando verso di lui, detergendosi con una pezza il sudore che gli imperlava la fronte «Quali notizie mi portate?»
«I fanciulli si sono completamente ristabiliti ed i Sommi hanno convocato loro e voi nella Sala del Triplice Trono!»
«Meraviglioso! Ikarus siete davvero un uomo eccezionale! Quale veleno minacciava la vita di Arynn?»
«Un veleno potente, originario del Continente Orientale…ma, fortunatamente, sono riuscito a creare un antidoto molto efficace! Ora, non dilunghiamoci in chiacchiere, i Sommi vi attendono!»
Con il cuore colmo di gioia, Jekyll indossò la sua armatura d’argento e si recò alla Sala del Triplice Trono.
Arynn ed il fratellino Haruvien erano già al cospetto dei Sommi, intenti ad ammirare lo splendore della grande sala, mentre il Sommo Ostri raccontava loro la storia dei grandi avvenimenti accaduti in quel luogo.
«Perdonate il ritardo, maestà!» disse Jekyll, entrando «Sono venuto, non appena informato!»
«Non preoccupatevi, Jekyll! Ora ci siamo tutti!» gli rispose il Sommo, interrompendo la narrazione ed andando a sedersi accanto a Palank.
«Messere?» lo chiamò Haruvien, tirando Jekyll per il mantello.
«A vostra disposizione, giovane Haruvien!» gli rispose, sorridendo, il Cavaliere del Nord.
«Siete voi l’uomo che ha salvato la vita a me ed a mia sorella?» chiese, timidamente, il ragazzo.
Jekyll annuì, felice di constatare quanto bene fossero stati curati dai Ikarus e dai suoi Chierici.
«Grazie, cavaliere, per aver fatto tanto!» intervenne Arynn.
«Di nulla, Arynn!»
«Signore, posso accarezzare il vostro lupo?» chiese ancora Haruvien.
Jekyll ed i Sommi scoppiarono a ridere ed il Vassallo acconsentì, suggerendo al ragazzo di accarezzare Eoden sulla testa, in mezzo alle orecchie.
«E’ il punto che preferisce!» commentò il Sommo Palank, ridendo.
E, mentre Haruvien giocava con Eoden, il Sommo Ostri chiese ad Arynn di raccontare la loro storia.
La ragazza spiegò che erano stati mandati da Syrienne, Sacerdotessa del Tempio delle Sirene, poiché in una visione aveva scorto sagome scure in cerca del Cristallo che giace laddove il Sole nasce e laddove dal suo calore è più lontano.
Vedendo l’espressione interrogativa dei Sommi e del Cavaliere del Nord, Arynn proseguì il suo racconto, dicendo che Syrienne aveva affidato a lei ed a suo fratello quello scrigno di legno perché lo consegnassero a Eloyln, il primo tra i suoi simili e l’ultimo dei suoi pari, potente signore nel Regno di Blue Dragon.
«Eppure, piccola Arynn, nessuno nel Regno porta il nome di Eloyln né mai lo ha portato!» sospirò il Sommo Ostri.
Lo smarrimento comparve sul viso della fanciulla.
«Non è possibile che la sacerdotessa sia sbagliata!» esclamò, più per convincere se stessa che i presenti.
«Non ne dubitiamo, piccola! Probabilmente Syrienne chiama Eloyln qualcuno degli abitanti del Regno… il quale, con tutta probabilità, ha un nome differente.»
«Eppure noi dobbiamo trovarlo ed aiutarlo a trovare questo cristallo, prima che lo facciano coloro che hanno popolato la visione della Sacerdotessa delle Sirene!» Arynn, ormai, sembrava sull’orlo delle lacrime.
«Piccola Arynn, forse se voi mostraste ai Sommi il contenuto dello scrigno di legno che Syrienne vi ha affidato, essi potrebbero capire a chi la sacerdotessa si riferisce quando parla di Eloyln…»suggerì Jekyll, mentre i Sommi annuivano, pensierosi.
«Non posso… io… io… non… ho promesso che avrei consegnato solo ad Eloyln questo scrigno!» esclamò la fanciulla, stringendo al petto la scatola di legno.
«Arynn, cercate di capire…» continuò, paziente, il Cavaliere del Nord «Se non date qualche elemento in più ai Sommi, rischiamo di non sapere chi è Eloyln… e voi non potreste compiere la missione che è stata affidata a voi ed a vostro fratello!»
Arynn, il viso imbronciato, rimase silenziosa per qualche istante, riflettendo sulle parole del Paladino, poi, esitante, si avvicinò ai Sommi e consegnò lo scrigno di legno nelle mani del Sommo Palank.
Il Re aprì con cautela la scatola e, perplesso, ne mostrò il contenuto al Sommo Ostri.
«Mmmh…» commentò Ostri, passandosi una mano nella folta barba scura, mentre Palank estraeva un antico libro, dalla copertina di pelle nera, con un titolo d’oro impressovi sopra: Le vie del Diadema, del Cristallo Nero e della Verga del Potere.
«Alla ricerca del Diadema di Atlantide si dedicò, molto tempo fa, BrightBlade… ora, qualcuno potrebbe essere alla ricerca del Cristallo Nero…» commentò il Sommo Palank.
«Ma certo!» esclamò il Sommo Ostri «El’Oyln, non Eloyln…sono due parole in atlantideo!! El’Oyln vuol dire l’ultimo, nella nostra lingua corrente… e Syrienne aveva scelto questo soprannome per BrightBlade!!»
«Se così fosse…» iniziò a riflettere Jekyll «allora avrebbe anche senso la definizione che di lui ha dato Arynn: il primo tra i suoi simili e l’ultimo dei suoi pari… egli, infatti, è il più potente ed il primo tra i Vassalli, che gli sono simili e non uguali, ma è l’ultimo degli Atlantidei, suoi pari!»
Il Sommo Palank si rabbuiò.
«Già…ma BrightBlade è partito per il Katai da molto tempo… e non si trova nel Regno…»
«Allora, non esitiamo oltre! Jekyll, faremo allestire la nave più veloce del Regno e voi partirete alla volta del Katai, insieme a questi fanciulli! Cercate il Gran Maestro della Sacra Gilda dei Paladini e fategli avere quel libro!» ordinò il Sommo Ostri.
Jekyll chinò il capo, in segno di obbedienza, pronto a partire non appena fosse stata armata la nave, ma poi si ricordò di un particolare che gli era sfuggito, quando aveva raccontato ai Sommi ciò che era avvenuto la notte in cui aveva portato Arynn e Haruvien nel Regno.
«Maestà, perdonate, ma ho dimenticato di informarvi di un importante dettaglio!» disse il Vassallo, infilando la mano sotto il pettorale di lucido argento della sua corazza.
«Nel tunnel di Vetoio, mentre combattevo con quel guerriero dalla spada di ambra, ho trovato questa!» confessò, estraendo la pietra nera «Credo che si tratti di un frammento di pietra geomantica… se così fosse…»
«…potreste arrivare in Katai in un attimo!» terminò per lui il Sommo Ostri, prendendo in mano la pietra nera, striata di bianco.
I Sommi osservarono a lungo la pietra e la esaminarono con attenzione, poi si volsero a guardare il Cavaliere del Nord.
«Non vi sono dubbi! Si tratta di una pietra geomantica… Jekyll, Arynn, Haruvien siete pronti a partire?»
«Sì, maestà!» risposero all’unisono.
«Bene!» commentò, soddisfatto, il Sommo Ostri «Jekyll, nonostante i vostri poteri di Vassallo, non siete in grado di usare la geomanzia, ma con il mio aiuto e quello di Palank arriverete in Katai e se vi concentrerete sulla luce di BrightBlade, arriverete molto vicini a lui!»
Il Cavaliere del Nord annuì e riprese dalle mani del Sommo Ostri la pietra nera.
«Arynn, prendete sotto braccio lo scrigno, poi con una mano afferrate vostro fratello e con l’altra me! Eoden, vieni qui!»
Quando i fanciulli ed il grande lupo bianco si furono radunati attorno a lui, Jekyll iniziò a concentrarsi.
«Buona fortuna!» esclamarono i Sommi, prima che con la loro magia completassero ciò che mancava a Jekyll per utilizzare i poteri della pietra.
Per pochi istanti, l’aria si fece pesante e spessa, mentre la terra sembrò mancare sotto i piedi del Vassallo, poi tutto tornò normale: i raggi di un tiepido sole riscaldavano Jekyll ed i ragazzi, mentre il profumo di campi in fiori riempiva l’aria attorno a loro.
Il Vassallo aprì lentamente gli occhi ed osservò meravigliato il bellissimo paesaggio che lo circondava ed un’esclamazione di stupore gli sfuggì dalle labbra, quando vide il meraviglioso palazzo poco lontano da loro: la sua architettura non lasciava dubbi… era di certo la dimora di un potente signore del Katai.
«Cavaliere, come faremo a trovare El’Oyln? Il Katai è un paese grandissimo!» chiese Haruvien.
«Non temete… egli è più vicino di quanto credi! Posso percepire con la sua presenza…anche se sembra annebbiata…come se fosse mascherata, attenuata da qualcosa! Si trova in quel palazzo! E non è solo…percepisco altre quattro aure, ma sono troppo lontane perché possa riconoscerle …»
«Bene, dunque!» esclamò Arynn «Cosa stiamo aspettando? Andiamo!»
«No! Qualcosa non va… Arynn, voi ed Haruvien dovrete rimanere nascosti con il libro ed Eoden vi proteggerà! Andrò da solo a chiedere del mio Gran Maestro… da quel palazzo proviene una sensazione strana che non mi convince per nulla, che offusca le mie percezioni ed opaca la brillantezza dell’aura di BrightBlade… temo che la presenza di un altro Vassallo genererà tensione… ma il sapere di voi e dell’importantissimo libro che portate, potrebbe rivelarsi un danno maggiore!»
«Forse avete ragione, cavaliere!» assentì Arynn.
«Tornerò presto con El’Oyln, Arynn! Non temete!» così dicendo, il Vassallo dall’armatura d’argento si diresse verso il palazzo dello Shogun.
[Modificato da @Jekyll@ 08/02/2009 09:41]
16/02/2009 17:15
 
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ot Chiedo scusa, ma il mio 28 doveva essere guadagnato studiando, eheheh [SM=x92705] ot

Eruner e Claudium stavano vagando per Katai già da diverso tempo, ma sembrava che la mente del Guerriero di Atlantide fosse occupata da altri problemi. Era da quando avevano varcato il portale del
Palazzo che sapeva di essere seguito, ma ancora non ne aveva avuto le prove certe, cosa che si premuniva di trovare a breve.
Concentrandosi su Claudium, che camminava in silenzio al suo fianco (ancora non gli riusciva di trattare apertamente con il Paladino elfo), gli lanciò un messaggio telepatico breve ed enigmatico.
- Ci seguono. Ora sentirete freddo.
Il giovane umano non aveva ancora ben compreso le parole dell'altro Aspirante quando si sentì attanagliato da un gelo terrificante, come attaccato alla sua pelle, che ora iniziava a bruciare con una forza inaudita, come stesse andando a fuoco su un crogiolo infernale. Prima che potesse urlare, Eruner lo afferrò per un arto, trescinandolo, o meglio lanciandolo, in un vicolo oscuro ala loro destra, mentre mormorava parole arcane in una lingua sconosciuta. Pochi istanti dopo il gelo artico era sparito, lasciando l'umano, boccheggiante e sconvolto, a fissare il viso inespressivo e sfregiato del compagno.
"Chiedo scusa, ma non avevo molte altre idee. Inoltre, la mia magia ci ha permesso di sparire in un istante ed essere rimpiazzati da alcuni cloni d'ombra. Non dureranno per molto tempo, ma ci sarà tempo sufficiente a scoprire chi ci sta inseguendo. Avanti, smettetela di guardarmi come un pesce lesso e preparatevi: arriva qualcuno."
Claudium ebbe la fortissima tentazione di sferrare un sonoro pugno sul viso pallido dell'elfo, ma decise che gli avrebbe fatto presente che lo stava per uccidere in seguito.
Intanto, Eruner attendeva paziente il passaggio della presenza che aveva avvertito pochi istanti prima. Deciso a non lasciarsi sfuggire l'unica occasione a loro disposizione, spiegò un piano rapido e conciso a Claudium (per la verità composto dalle sole parole "Aprite le braccia e cercate di non cadere"), il quale si preparò alla mossa del Paladino. Non appena la scura figura ammantata entrò nel suo campo visivo, Eruner balzò con tutta la sua agilità verso l'individuo, afferrandolo, e lanciandolo verso il compagno, che lo strinse in una poderoso morsa. L'avversario si dibatteva con tenacia, ma la prestanza fisica dell'umano era ben superiore alla sua, quindi presto finì di muoversi e decise di acquietarsi.
Intanto, il Guerriero di Atlantide era tornato e ora osservava la figura incappucciata con freddezza snervante.
"Bene, ora che possiamo parlare, gradiremmo alcune spiegazioni..."
La voce del paladino era gentile, ma allo stesso tempo aveva un che di inquietante. Togliendo il cappuccio che ne celava il viso, l'individuo apparve come un ragazzino poco più che adolescente, molto magro e certamente non un avversario degno di nota. Con una voce mista di pianto e terrore, spiegò di essere stato mandato da uno dei Daymio per "tenere sotto controllo le mosse dei gaijin". Esterefatto dalle parole del piccolo uomo, Claudium allentò la presa e quello ne approfittò per fuggire alla massima velocità che le sue corte gambe gli permettevano.
"Non lo inseguite, Sir Eruner?"
"Non sono Sir Eruner... No, direi che non è di alcuna minaccia alla missione. Solo un servo di qualche impomatato signorotto di corte. Come se non bastassero gli assalti dei Sawamura... Andiamo, dobbiamo dare un senso a questa giornata trovando informazioni utili. Ora comincio a ricordare cosa detestavo di questo paese..."
"Siete già stato in Katai, Si... Eruner?"
"Lasciate perdere, è una storia vecchia e noiosa."
Claudium aveva il sospetto che non lo fosse affatto, ma il tono del paladino lasciava intendere che non sarebbe andato oltre, quindi si limitò a seguirlo.
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22/02/2009 15:40
 
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OT-Perdono anche per me...causa dell'assenza pc andato in malora [SM=x92707]adesso tutto risolto per fortuna-OT

Intanto Drago e Albins erano all'opera per creare l’intruglio malefico che avrebbe fatto parlare chiunque come un grillo. Grazie alle arti e le conoscenze dell’amico ninja arrivarono senza essere notati in una casa piuttosto isolata,molto vicina alle mura di Katai. Erano passati in svariate scorciatoie che risultavano impensabili anche per una persona che avesse vissuto un’intera vita in quel posto...tuttavia il ninja era nella sua terra natia e giustappunto conosceva la cittadina come le sue tasche. Durante il tragitto il ninja aveva menzionato che un certo Yoshizawa era stato ed è ancora un erborista di grande sapienza,nessuno meglio di lui poteva riconoscere le erbe medicinali e non…inoltre era l’unico ad aver conosciuto i genitori di Albins.

<<Spero che il vecchio Yoshizawa mi riconosca…dopotutto è un po’ anzianotto e poi sono stato fuori dalla mia patria da molto…una cosa è certa se lui vive ancora qui come ricordo dovrebbe avere varie erbe che servono per il nostro intruglio..>>
L’amico allora sicuro delle sue parole lo esortò a bussare.
<<Non preoccupatevi Albins sono certo che nonostante la sua età vi riconoscerà…almeno lo spero..>>
<<Chi è che bussa alla porta di un povero vecchio?Se siete qua ancora per quella storia oramai è acqua passata…ma voi chi siete..?aspettate ma quel viso…vi conosco..>>
<<Si vecchio mio Albins è tornato nella sua terra natia...se non siamo di troppo disturbo ti vorrei parlare riguardo all’intruglio canterino..>>
Detto questo si scambiarono delle occhiate di assenso.
<<Ma certo...orsù entrate presto.>>
<<Perdonate la scortesia lui è Drago anch’egli un’aspirante vassallo e mio grande amico..>>
<<E’un’onore ed un piacere fare la vostra conoscenza messere…adesso vi pregherei di seguirmi nel mio laboratorio…per di qua dobbiamo scendere un paio di gradini.>>
Detto questo prese una lampada ad olio e si diressero verso la meta.
La casa era piuttosto accogliente e spaziosa,scaffali con libri di vario genere,ornamenti tipici e altro.
Dopo una decina di scalini arrivarono al famigerato laboratorio,vi erano mensole su cui erano appoggiate erbe,spezie e ampolle di vario genere,insomma vi era proprio tutto l’occorrente…intanto avevano iniziato a cercare le erbe che servivano per l’intruglio.
<<Non dimentichiamo l’assenzio...>>
A queste parole intervenne Drago quasi sarcasticamente.
<<Non dimentichiamo neanche la festa di stasera...il tempo passa...>>

18/07/2009 00:42
 
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Chiarita la questione del pedinamento, Claudium ed Eruner tornarono a concentrarsi sulla loro missione ed iniziarono ad interrogare gli abitanti del luogo; nonostante alcune difficoltà iniziali i due Aspiranti raccolsero una buona quantità di informazioni, soprattutto grazie alla scioltissima lingua dei mercanti, scioltezza che però costò loro diversi denari. I due paladini decisero così che il loro compito era finito e verso il tramonto tornarono a palazzo. Appena passato il portale Eruner si diede da fare per contattare telepaticamente i compagni e diede istruzione loro di ritrovarsi il prima possibile negli alloggi di Claudium; i due volevano infatti informare i compagni sulle scoperte fatte e definire con loro i dettagli del piano per la festa. Così, dopo circa mezzora, i quattro si ritrovarono tutti riuniti nella camera dell'Aspirante. Solo BrightBlade mancava all'appello.

Appena entrato, Albins si mise a preparare del tè, appartandosi in uno degli angoli dell'ampio alloggio. Quindi, mentre il decotto cuoceva, Claudium raccontò ai compagni l’episodio del giovane pedinatore, ricorrendo, come in precedenza, all'incantesimo mentale di Eruner e distraendo eventuali spie con una lunga e noiosa dissertazione sull'importanza delle spazzole di tasso nell'equipaggiamento di un vero cavaliere. L’Aspirante, poi, delucidò i compagni riguardo alle scoperte fatte insieme all’ex-Mago dell’Acqua:
«Dunque, io ed Eruner abbiamo appreso notizie interessanti dai mercanti della città: innanzitutto, come immaginavamo, è in corso un colpo di stato a Katai; già da alcuni mesi sembra che uno dei ministri dello Shogun, e precisamente Ankoku Gingitsune, l’uomo che stava a fianco di Hidetada durante la nostra udienza, abbia progressivamente accentrato nella sua figura i poteri principali, portando dalla sua parte diversi importanti dignitari ed intervenendo personalmente in questioni appartenenti alla sfera di ingerenza di Ieyasu; questi, comunque, non si è mai opposto apertamente alle decisioni di Ankoku, probabilmente perché quest’ultimo si è sempre dimostrato un uomo degno di fiducia e lo Shogun avrebbe potuto aspettarsi da lui di tutto fuorché un tentativo di destituzione; nell’ultimo mese, però, le sue intenzioni si sono fatte sempre più evidenti e sia Ieyasu sia la popolazione iniziarono a sospettare della sua condotta; per quanto riguarda la malattia dello Shogun nessuno è stato ancora informato e, contrariamente a quello che pensavamo, non sembra essere un invenzione: abbiamo infatti appreso da un’ancella del palazzo che Ieyasu è effettivamente bloccato a letto con febbri spaventosamente alte e da come parlava sembrava che non mentisse. Certo però è strano che un uomo che ha sempre goduto di ottima salute cada vittima di una malattia così micidiale da un giorno all’altro…»

«Pensate che sia stato avvelenato?» Drago.

«Forse. Nel frattempo è stato annunciato alla popolazione che finché il sovrano non si sarà ristabilito sarà il figlio Hidetada a fare le sue veci, naturalmente sotto la tutela ed il consiglio di Ankoku. Abbiamo chiesto informazioni anche sul clan Sawamura ma tutti coloro che abbiamo interrogato si sono rifiutati di parlare, e ciò nonostante l’offerta di un consistente pagamento. Solo da un mercante siamo riusciti a cavar fuori qualcosa e cioè che da un po’ di tempo Ankoku sembra avere una certa influenza sul clan Sawamura; inoltre sembra che l’attività dei loro ninja sia aumentata molto negli ultimi mesi, proprio poco prima dell’attacco al Tempio dell’Inverno ed al Tempio della Primavera».

Dopo che Claudium ebbe concluso il suo discorso fu Eruner a continuare:
«Queste sono le informazioni che siamo riusciti a reperire; naturalmente non è detto che i dati da noi raccolti siano attendibili, però i fatti sono stati presentati in tal modo alla popolazione; direi quindi che sono un buon punto di partenza per capire cosa sta accadendo. La prima cosa da fare alla festa sarà cercare conferma di queste notizie ed eventualmente acquisirne delle altre, magari con l'aiuto della pozione di Albins. A proposito, siete riuscito a procurarvela?»

Il ninja si girò verso il recipiente sul fuoco:

«Sì, vado a preparare il tè. Troverete la polvere attaccata in fagotti posti sotto alle tazze. Siate molto cauti: usatela solo se siete sicuri di non essere visti; piuttosto, tentate di carpire informazioni senza il suo ausilio» si raccomandò Albins ricevendo in risposta cenni d'assenso.

C'è un'altra cosa... pensò Claudium.
«Mentre eravamo in città io e Claudium abbiamo avvertito fuori dalle mura un'aura benigna. Era molto lieve ma sembrava potente, simile a quella di un Vassallo» continuò Eruner.
Inoltre mi sembrava familiare, come se l'avessi già sentita, pensò Claudium
«Interessante. Voi cosa ne pensate?» domandò Drago.
«Non saprei. In compenso, per un Vassallo che arriva ne scompare un altro. Non riesco a contattare BrightBlade da ore e il mio maestro è molto bravo a nascondere la sua aura».
I compagni rimasero in silenzio, finché Albins non si riscosse.
«Ecco, il tè è pronto» disse il ninja distribuendo a tutti le tazze di tè con attaccati sotto dei piccolissimi fagotti di stoffa.
«E' meglio tornare nelle nostre camere prima che arrivino le ancelle con gli abiti. Non appena ho notizie di BrightBlade, vi avverto». disse Eruner.
«E se non tornasse?» chiese Drago.
Il Guerriero di Atlantide si strinse nelle spalle.
«Non fasciamoci la testa prima di averla rotta, Drago. Sicuramente tornerà per stasera, e vorrà trovarci pronti ad agire, quindi faremmo bene a prepararci ora».
Claudium concluse la dissertazione elogiando le grandi doti del tasso e si congedò dai compagni, che, salutandolo, uscirono dalla stanza.
Rimasto in piedi da solo, il cavaliere gettò un'occhiata sul suo fagotto, quindi lo chiuse saldamente nel pugno e disse sottovoce: «Bene, che inizino le danze».

OT- Perdonate il lungo black-out ma per prepararmi all'esame mi ero praticamente tagliato fuori dal mondo... [SM=x92705] -OT

NdBright: ho modificato questo post per renderlo coerente con il mio prossimo intervento.
[Modificato da BrightBlade 09/09/2009 19:44]
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18/07/2009 11:01
 
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Complimenti, bella storia! Solo qualche osservazione (a parte gli errori di ortografia che ogni tanto vi sono sfuggiti):

1) Non ho capito bene il discorso del monaco sull'immortalità... devo essermi persa qualche passaggio... [SM=x92713]

2) Il metallo specifico di Atlantide non è l'oricalco?! Che c'entra il mithril*?!
(Sì, Bright, conosco bene pure io questa leggenda... Eh, eh, eh... * faccina furbetta *)

3) Probabilmente sto per dimostrare la mia scarsa familiarità con D&D (sul quale, tuttavia, mi sono dovuta fare una certa cultura, o non sarei riuscita a capire, nemmeno cos'è un lich), ma... Che c'entra la divinazione con la proiezione astrale?!

4) Mi è sembrato strano che il Custode dell'Inverno fosse un elfo... Voglio dire, il Katai dovrebbe rappresentare il Giappone, mentre gli elfi sono esclusivi della tradizione germanica...

* Si scrive così, e non diversamente... Un po' di rispetto per il Professor Tolkien!
[Modificato da Vodia 18/07/2009 20:39]
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19/07/2009 15:02
 
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OT

Mi sovviene un'altra domanda... :

5) Che fine ha fatto la regina Huzin (la consorte dello Shogun nell'RPG)?!
[Modificato da Vodia 19/07/2009 15:04]
19/07/2009 19:46
 
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OT- Alle altre tue domande non saprei risponderti (non ho scritto io quei post) ma per quella della regina posso dirti che ciò è spiegabile dal fatto che l'RPG si svolge intorno all'anno di Grazia 966 mentre nell'ambientazione siamo nell'anno 1000 e qualcosa. E' possibile quindi desumere che nè il precedente Shogun nè la sua compagna siano più in carica -OT
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20/07/2009 11:52
 
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OT

D'accordo, Claudium, tuttavia il nome dello Shogun è lo stesso che nell'RPG, SENZA essere seguito da "II", quindi fino a prova contraria si tratta della medesima persona...
Sembra strano anche a me, visto che nell'RPG lo Shogun (a occhio e croce) ha più o meno la stessa età del Maestro Logum, perciò adesso dovrebbe essere più che centenario (la qual cosa rende MOLTO improbabile che il suo erede sia un FIGLIO di soli dieci anni)...
[Modificato da Vodia 20/07/2009 21:46]
20/07/2009 15:29
 
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OT- In questo caso non saprei come spiegarlo allora. Aspettiamo il commento di Bright e vediamo. -OT
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20/07/2009 16:46
 
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OT: Dunque...
1) A quale discorso ti riferisci?

2) Oricalco è il nome "ufficiale" del mithril nella nostra ambientazione: le due parole indicano lo stesso metallo. Io uso "mithril" facendo finta che sia la parola atlantidea per "oricalco", ma in realtà è solo un piccolo tributo a Tolkien (ragion per cui mi sembra strano che abbia sbagliato a scriverlo da qualche parte! Vergogna su di me! [SM=x92706]).

3) Forse il termine più corretto è proprio "proiezione astrale". BrightBlade considera l'abilità di poter proiettare il proprio spirito altrove come un'estensione (o una versione molto più potente) della possibilità di vedere ciò che avviene in luoghi lontani, che è una forma di divinazione, e dunque usa la stessa parola per le due cose. Probabilmente avrebbe potuto scegliere un termine più corretto, come "proiezione astrale", ma dopotutto non è un mago, anche se si interessa di magia arcana (come si può vedere visitando la biblioteca della Gilda dei Paladini).
Più in generale, D&D è senza dubbio una guida, ma la nostra ambientazione non adotta automaticamente i suoi standard, quindi non è detto che ci sia una corrispondenza esatta nei termini e nel loro significato.

4) Seppure molto rari nella nostra ambientazione, gli elfi si possono trovare in tutti i continenti. Certo, in Katai la cosa è particolarmente rara, e infatti fino ad ora il Custode dell'Inverno è l'unico elfo di cui si sente parlare in quella terra.
Quanto all'ispirazione da tradizioni orientali o germaniche, queste ultime sono per l'appunto ispirazioni, non regole rigide e inviolabili! Anzi: la mescolanza di fonti diverse è una delle cose più belle di questa ambientazione.

5) Naturalmente, lo Shogun di questo racconto non è lo stesso di quello che appare nell'RPG. Non mi ero posto il problema, comunque ne è molto probabilmente il nipote.
Quanto al nome, potrebbe semplicemente averlo preso dal suo famoso nonno, o potrebbe anche darsi che tutti gli Shogun ereditino lo stesso nome!
Non esistendo alcun trattato sul Katai su bluedragon.it, in effetti potremmo deciderlo ora tra di noi e - salvo diversa opinione del Sommo - la nostra scelta diverrebbe parte integrante dell'ambientazione: questo processo, in realtà, avviene continuamente, ogni volta che qualcuno scrive un racconto!
[SM=x92702]





BrightBlade
Vassallo e Ambasciatore del Regno di Blue Dragon
Gran Maestro della Gilda dei Paladini di Blue Dragon
___________________________________________
I Giardini di Atlantide
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20/07/2009 21:30
 
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OT

1) A questa riflessione (a proposito... quello d'Autunno è l'Equinozio, non il Solstizio!):

Che cos'è il tempo? E' il regolare scorrere della sabbia all'interno di una clessidra?
Eppure, quello scorrere perdeva ogni significato senza il tempo ciclico, che proprio nel suo eterno ed immutabile ripetersi dava dimensione e sostanza all'altro, al tempo lineare... e dava all'uomo riferimenti, tappe della sua Storia, cioè della sua identità.
L'eternità terrena, di colpo, apparve agli occhi del monaco come la più terribile delle maledizioni: poiché era un eterno presente, una clessidra sempre piena, un tempo senza stagioni, senza tramonti, senza ricorrenze, senza passato, e quindi senza identità.
Il monaco rivolse il suo pensiero ai Bannin, i Custodi delle Falci: com'era la loro vita? Eppure la stessa parola ''vita'' non aveva senso, nel loro caso. La vita per definizione ha termine: si può dire ''vive'' di qualcuno che non muore?
Gli fu allora chiaro il terribile fardello di quegli uomini, i quali per proteggere le Falci avevano rinunciato a tutto: al proprio passato, alla propria vita, alla stessa umanità, disposti a esistere sospesi nel tempo, senza ieri o domani... soltanto un interminabile oggi.
Dovevano essere personalità eccezionali: per un comune mortale, un simile peso avrebbe ben presto significato la follia.

... anche se non dubito che un monaco buddista possa ragionare in questo modo...

2) Capito... ma vatti a rileggere ATTENTAMENTE il primo post del 24/09...

3) Capito... in effetti, è un po' difficile distinguere quando sta parlando il personaggio, e quando invece è l'autore a parlare attraverso di esso...

4) Capito, è solo che a me non sarebbe venuto in mente, tutto qui... A proposito, come mai nella nostra ambientazione gli elfi (Doethyl e tutti i tizi dalle orecchie appuntite che compaiono nell'RPG) hanno le orecchie a sventola?! Io me le sono sempre immaginate diritte...

5) Capito... L'ultima idea è interessante, ma siamo alle solite: a meno che non ci siano ragioni particolari (tipo il Custode Rivano e la regina di Nyissa... se hai letto il Ciclo di Belgariad e l'Epopea dei Mallorean, saprai certamente a cosa mi riferisco), dovrebbe essere accompagnato dal numero progressivo in caratteri romani...

P.S. Se sei interessato a qualche formula in pseudo-atlantideo, potrei consigliarti un libro che possiedo, anche se è un po' vecchiotto...
[Modificato da Vodia 21/07/2009 10:24]
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