Vediamo un po' se riesco a fare chiarezza, nel metodo e nel merito.
Almeno ci provo.
Metodo:
Invitare qualcuno a "venir qua" ed offrirgli una birra è un modo - a quanto ne sapevo (questo inciso è un inciso, non un volo pindarico) - carino e simpatico per stemperare i toni troppo accesi.
Forse non sarò entrato in punta di piedi ma mi piacerebbe comunque mi si palesasse quali sono le mie frasi che avrebbero fatto scattare la scintilla: oggi, pensate, sono convinto di essere entrato in maniera pacata come si fa quando si reincontrano dei vecchi amici, ma invece di vedermi stretta la mano mi son sentito schiaffeggiare.
Non è carino, credetemi. Se scrivo "qui bisogna ricominciare dalle basi" dubito che ad una battuta del genere qualcuno si possa offendere. Se succede, oltre a dolermene e scusarmi, mi pongo però anche delle domande su quali siano le dinamiche di un gruppo di persone fra le quali c'è chi ha reazioni di questo genere.
"
dato che contro gli ingegneri c'è solo da perderci nelle discussioni" poi è una frase che si commenta da sé, lo dico al ragazzo che essendo moderatore chiede di "moderare": cerchiamo di comportarci da adulti e comprendere le battute relative ai ceci.
Lo confesso: ero convinto di avere a che fare con un gruppo di persone con i miei stessi ideali, i miei stessi trascorsi ma anche le mie stesse basi culturali. Il fatto che in più di uno non comprenda i miei riferimenti e addirittura si offenda mi fa ricredere. E dunque - come suggeritomi - mi comporterò di conseguenza, limando le mie parole. Se ne perderà in spontaneità e sintesi ma almeno (spero) si diminuirà il rischio di polemiche.
Merito
Tram. Questa è la parola chiave.
Visto che non lo date per scontato, lo preciso a scanso di equivoci.
Sono assolutamente favorevole al tram. Al tram tradizionale. A quello con le due rotaie e senza particolari accrocchi "innovativi".
Spero che questa dichiarazione di principio, che per me è anche di sentimenti, serva ad inquadrare correttamente i termini del dibattito.
Credevo anche qui non ce ne fosse bisogno: chi nel '92 è stato a vedere la nostra mostra sa di che parlo, chi ha visto il CD di Fiorenzo e Claudio sa di che parlo. Chi ha partecipato in questi ultimi 15 anni al dibattito UTP in materia sa di che parlo. E sa che non ho mai fatto sconti a nessuno. E chi è stato in Ansaldo Trasporti Napoli negli anni bui sa che il mio nome neppure poteva essere pronunciato. Lo dico perchè me le sento, queste cicatrici, come "gloriose ferite sul campo" (passatemela quest'espressione). E perché non sfiori neppure l'idea che il sottoscritto può avere qualche minimo interesse contrario a quello dello spirito che ama questo forum e la vostra associazione.
Sono dei vostri, nel cuore e nella mente.
Phileas. Lo vedete come una specie di "tram alternativo" un mostro, mi sembra di capire, un po' come il TVR in Francia, il Translohr da noi, lo Stream che ho già citato.
E secondo me qui c'è una prima importante differenza con voi. Per me quello è un normalissimo filobus da 18 metri, se vogliamo anche esteticamente gradevole (mi ricorda un po' i 672...). Ed è da sempre (cioè dal 1986/87, quando fondammo il MNT raccogliendo l'allora più grande collezione di filobus d'epoca al mondo) che mi dichiaro convinto che questo mezzo - di per sé né carne né pesce - può rappresentare in Italia proprio la chiave per il ritorno al tram.
Qui, per spiegarlo, devo però fare un po' di cronistoria, così non sembro spocchioso e baso le mie affermazione su dati che forse per qualcuno non sono ancora condivisi.
Orbene: si era alla fine degli anni Ottanta, le tranvie in Italia erano in un periodo di forte declino e gli unici interventi erano stati difficilissimi e sofferti, oltre che orientati più in un’ottica “pre-metro” che non verso un ritorno del tram tradizionale. Ricorderete, immagino, la linea 225 di Roma e le proteste capitanate da Lina Wertmuller. O la linea 3 di Torino, figlia orfana della “rivoluzione della rete”, contestatissima nel percorso e nelle vetture (ero sul tram inaugurale, ricordo ancora i fischi, tutta la popolazione torinese contraria). E a Milano e Napoli si tagliava.
Però era cresciuto un gruppo di tecnici/direttori/assessori “illuminati”: non costose e quindi irrealizzabili metropolitane, ma un rilancio del tram. Era questa la loro intuizione. I loro guru erano Husler (il zurighese, simpaticissimo papà del passante della sua città) e Winkler (lui, anni dopo, lo abbiamo avuto anche qui a Genova). Chi meglio di altri capiì era l’allora assessore ai trasporti di Bologna, Anna Donati, che fu prima firmataria della Legge di cofinanziamento chiamata 211, promulgata nel ’92.
In quell’anno il povero scemo che vi scrive conobbe Pertusio (morì non molti mesi dopo) il quale ricordò fra le lacrime (complice il video di Serra, che nella versione originaria aveva struggenti musiche di Pucci e dei Pink Floyd) come proprio lui promosse l’eliminazione dei tram da Genova dietro la spinta della Fiat. Se mi chiedete chi era Pertusio vi tiro una bottiglia di birra in testa. Ma torniamo alla 211: anche grazie alle sue successive modificazioni questa legge, che ricalcava la stessa che fu promossa in Francia, si mostrò uno strumento potentissimo per promuovere il ritorno in grande stile del “ferro” nelle nostre città. Ma il Diavolo, sotto forma di incultura, aveva ormai troppo inaridito le città Italiane. Risultato… (ve la faccio breve ma esistono anni di analisi di questo fenomeno, ben conosciuto al Ministero dei Trasporti - Riferimento Ing. Molinaro, donna di gran classe e ancor più grande capacità e competenza)… il risultato fu che si riuscì a promuovere qualche filovia, perché fondamentalmente “costava” poco anche in termini politici, ma di tanti progetti tranviari solo alcuni e con enorme ritardo vennero effettivamente realizzati (un paio di linee a Milano, mezza a Roma, quella di Bergamo - ricordo che Messina, Sassari e Firenze, concepite in quegli stessi anni, godevano di finanziamenti dedicati). Molti di più - e qui voglio soffermarmi - furono i progetti bocciati dalle stesse popolazioni locali. Una vera ecatombe: Pisa, Livorno, Verona, Padova… quello che bruciava di più era proprio Bologna!
Motivo? Incultura. Impreparazione. Ignoranza. Alimentate, queste, dall’atteggiamento di un’azienda nazionale che senza scrupli andava promettendo un mirabolante elisir di lunga vita che avrebbe surclassato tram e filobus. A guidare il processo, lo stesso personaggio che curò la trasformazione del tram di genova appena progettato nella metropolitana più costosa del mondo (allora il dibattito fu accesissimo, ma occhio che anche a me la metro così come è oggi non dispiace… ma non divaghiamo anche perché il suddetto finì anche al gabbio). Lo stesso che curò l’elettrificazione delle ferrovie in Sardegna (e se non sapete che accadde vola un’altra bottiglia, e spero che qui comprendiate come i toni siano assolutamente scherzosi).
Molte città si convinsero così che al tram, che non si riusciva a realizzare per impreparazione e oggettiva ostilità da parte delle popolazioni, si poteva sostituire dell’altro. Ma quell’altro coso non funzionava e così qualcuno ripiegò su un… tram a scartamento zero, grazie anche alla capacità di una bassa e simpatica coreana e di un’avvenente quanto competente parigina dagli occhi blu come il mare. E a Padova il povero Zuccolo riprogettò la sua tranvia per quei cosi io stesso gli fornii del materiale in proposito).
Altri compresero che per non perdere i finanziamenti sarebbe stato meglio optare per una roba più semplice. E dunque scelsero il filobus. Ma un filobus “speciale”, in modo da accontentare capra e cavoli. Non ci furono grandi possibilità di manovra: prendere o lasciare. Io avrei fatto il tram. Ma a bologna si scelse il Civis, e anche qui mi verrebbe da ricordare chi allora era il responsabile commerciale di Irisbus e quali erano i suoi metodi. Se ve lo ricordate da soli mi fate un piacere perché anche solo scrivere il suo nome mi fa ribrezzo.
Il Phileas nasce in quest’atmosfera: previsto come sapete per Pescara (dove si voleva recuperare un sedime ferroviario difficilmente tranviarizzabile per motivi ancora una volta politici) di fatto è un semplicissimo filobus. Perché lo difendo? Perché do quest’importanza al filobus?
Ecco il punto: 17 anni di Legge 211 ci hanno insegnato (“mi” hanno, ma credo ci foste anche voi e possiate ritrovarvi in quello che scrivo) che rimettere il tram è difficilissimo. Non perché le due rotaie sia un problema metterle. Ma perché quelle due rotaie devono correre in una sede restituita alla mobilità pubblica, si portano dietro parcheggi, riorganizzazione del tessuto viario, tratti di strada riservati, infrastrutture di alimentazione, sottostazioni, abitudini dei cittadini… Tutto questo noi possiamo realizzarlo in maniera molto più “soft” con il filobus. Ed infatti, alla chetichella, il filobus è tornato (con polemiche anche lì, ma minori) in diverse città italiane, compresa la nostra.
Per la Valbisagno avevamo assegnati i soldi per la filovia. Ecco. Io sarei partito da quella. Poi mettere i binari è un attimo se si ha chiarezza di vedute.
Ovviamente sto un po’ estremizzando per meglio far comprendere: certo che per un sistema di trasporto elettrificato le norme impongono di spostare i sottoservizi (così rispondo a chi l’ha chiesto). Ma questo spostamento si può graduare, grazie alla relativa elasticità del filobus che - lo ripeto - vedo come lo strumento
urbanistico (non solo trasportistico) indispensabile per il ritorno al tram.
Non è vero che l’uno è in contrasto con l’altro. Niente affatto: si può recuperare tutto: sede, spazi, progetti, infrastrutture… tutto. E la maggior parte di quel “tutto” non si vede perché è nella testa dei cittadini che si abituano alla centralità del trasporto pubblico. E poi chiedono di usarlo di più… e l’unica risposta che si può dar loro, a quel punto si chiama tram.
L’avete visto anche voi col 17: busvia=maggior velocità=più passeggeri=mettiamo anche le 9000=sostituiamo anche le 4200 con le 9000=bus pieni. Il prossimo passo? Indovinate cosa farei (per il capolinea del tram ho la mia idea).
L’”ex Dirigente”.
Ora una battuta la faccio io a cliobini: vi è servito condurre una ricerca per accorgervi che negli ultimi 15 anni il servizio AMT ha fatto pena? Detto quesrto potrei anche azzardare un “non è vero”: ci son stati anche in questo periodo alti e bassi, ammettiamolo. E metto fra chi ha causato lo scadimento, oltre a dirigenti e politici, anche i cittadini, che quei politici hanno trasformato in amministratori. E che poi sono anche gli stessi cittadini propensi ad andare in bus, auto, moto, motorino… insomme le “colpe” non son concentrate in qualche cattivone ma molto più diffuse e “trasversali”, come si usa dire oggi.
Con Ibridi ed Elfo ci salviamo, dici? Detto che il suddetto ex dirigente è autore anche di queste due innovazioni (sempre lui, sempre lui!), io non son d’accordo. Gli ibridi sono stati un pacco mostruoso, funzionavano male perché erano progettati male (oh, che l’ho seguita la progettazione, li conosco bene, se volede dico anche chi è l'ingegnere che ha sbagliato i calcoli) e soprattutto costavano un pestasso di manutenzione (facciamo il doppio di un analogo termico). Improponibili. Meglio gli Elfo, ma la smetto perché chi costruiva quelle robe era un altro mio caro amico e poi mi si taccia di conflitto di interessi (ancora una volta: sto celiando). Sì, gli Elfo van bene ma non son certo risolutivi (a proposito: leggo che AMT batte cassa per convertirne altri alla ricarica rapida per Nervi… sapete che fine han fatto i soldi che io avevo fatto arrivare proprio per questo scopo?? No, perché eran passati nelle casse di AMI e da lì li ho persi di vista…).
Evidenzio la frase di cliobini perché mi ci voglio soffermare:
Ma io credo che qualora ci sia da migliorare profondamente il servizio di trasporto pubblico sia più opportuno puntare su tecnologie collaudate, magari da realizzare per fasi successive, ma che possano anche in breve tempo portare benefici consistenti.
Ecco. Questo è esattamente anche il mio pensiero. Ed è dunque il motivo per cui propendo per il filobus. Se non vi piace il Phileas van benissimo anche i Van Hool, tanto il costruttore degli azionamenti, che è quello che mette il maggior valore e ci guadagna di più, è lo stesso ed è quello “al cui soldo” sarebbe secondo le voci che avete sentito il mio caro amico Giorgio.
Lo stesso Giorgio che sì, hai ragione cliobini, èha commesso la
puttanata dei Tango.
Uso questo termine forte non per piaggieria nei tuoi confronti, ma perché è esattamente il termine che lui stesso ha adoperato.
Un dirigente AMT appassionato di tram, che ha promosso il ritorno del ferro a Genova, che ha fatto tornare il filobus (la cui realizzazione pratica non è stata scevra di problemi), che ha tenuto a battesimo la tecnologia ibrida, che ha promnosso e sviluppato gli autobus elettrici, che si è fatto tutta la gavetta ed è deiventato dirigente senza essere nemmeno laureato. E che quando ha commesso degli errori ha avuto anche la capacità di ammetterlo apertamente.
Questo è Giorgio.
Una chiosa: sicuro che a Transdev, che ha già una sua strategia di uscita da AMT, interessi davvero il tram? Guarda che al di là di un iniziale amore per questa tecnologia, alimentato proprio da Giorgio, guarda caso, oggi tutto ‘sto amore non lo vedo. E nel frattempo in AMT son cambiate un sacco di teste. E quelle più brillanti son state mandate via. E dal francese si sta tornando a parlare genovese. Ma Giorgio ormai non c’è più e quel poco che può fare - stai tranquillo - è mosso proprio dall’amore per il tram, non dalla pecunia.
[Modificato da Ale Sasso 28/08/2009 10:14]