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Sette agosto di pomeriggio...

Last Update: 8/8/2008 1:57 PM
8/7/2008 7:42 AM
 
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Oggi, sette agosto di pomeriggio, fra le lamiere roventi della mia automobile, davanti ad un cimitero, solo io, silenzioso, eppure straordinariamente vivo. Una canicola tremenda, eppure sono qui, da solo, a pregare nel camposanto del mio paese e rendere onore ai miei cari. Volutamente sto facendo la parodia di quel brano strumentale di Battisti che molti di noi appassionati conoscono, e forse mai si sono soffermati a meditare su quel malinconico tema acustico che ricorda la quieta solitudine di noi uomini .Un cimitero di automobili è privo disacralità ma concettualmente assomiglia molto alla nostra estrema dimora, quando il corpo ridotto a mera carcassa viene accatastato nei loculi funerari assieme agli altri defunti. Un essere umano quando muore non dà più tracce della sua esistenza, rimane anch'esso un ferro vecchio da rottamare, ma grazie a Dio, distanziandosi dalle cose terrene, gli uomini hanno un'anima, questa la sostanziale differenza. L'anima, imprigionata nel corpo, comunica con l'esterno attraverso lo sguardo e quando chiudiamo gli occhi se ne va. L'assunto finale è che gli occhi sono lo specchio dell'anima, come i fari e gli specchietti di un'automobile risultano indispensabili per guidare questa nostra esclusiva macchina ( non di lamiera e bulloni ma di carne e ossa ) Oggi curiosamente ricorre anche il mio onomastico, sul calendario c'è un sacerdote vicentino mio vicino di casa che ha fatto miracoli per davvero. Che singolare casualità...
Oggi sette agostoSette agosto di pomeriggio.Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo. Un titolo esageratamente lungo, come era in voga per films e canzoni in quegli anni. C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones... Oppure Lina Wertmüller, un'abitué in questi giochi di memoria, forse per non permettere a tutti di ricordarsi i titoli dei suoi films. Era unica in questo genere: Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza - Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto - La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia - Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova... si sospettano moventi politici - Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada... I ricordi si affollano nella mia mente, ritrovo tra fiori secchi e candele i miei genitori, gli zii, gli amici di un tempo e le loro livide fotografie che il sole ha ingiallito... Ricordo quando uscì questo album di Battisti, avevo sedici anni, rimasi sconcertato da questi titoli chilometrici. Adesso no, una nuova luce mi fa scoprire i simbolismi di quel cimitero dalla forte valenza spirituale e il sottile raffronto auto - uomo. Alquanto singolare per la struttura compositiva basata su di un gioco iniziale di due chitarre e dall'inserimento progressivo di altri strumenti, il pezzo non rende pienamente nel lato armonico. La linea melodica si frantuma in vari segmenti musicali e tutto ciò lascia aperta ogni soluzione di chiusura, quasi un evento premonitore del Battisti panelliano, quando la forma canzone perse la struttura canonica diramandosi in innumerevoli rivoli melodici e mai definitivi. Un collage musicale con un'aggiunta orchestrale ( la famosa esecuzione a Campione d'Italia con venticinque orchestrali ) che suggerisce all'ascoltatore diversi stati d'animo. Le dissonanze stridono nel bel mezzo di questa composizione e si fatica a trovare una certa coerenza comune nell'insieme armonico. Ma forse queste defaillances musicali non sono affatto casuali, più di un critico ha parlato addirittura di " stecche " ma riflettendo col senno di poi Battisti non ha mai composto a vanvera, c'è un messaggio chiaro in questo tema musicale.
Sette agosto di pomeriggio... Amore e non amore, questo è il punto di partenza: gli arpeggi iniziali poi ripresi dagli archi sono il motivo predominante, creano un solco in profondità, e ciò assomiglia al corso della vita, con il delicato gioco a incastro degli altri strumenti a sottolineare le varie sfumature e fasi esistenziali. Poi, la melodia si spezza in un confuso contrappunto di frasi musicali che danno il senso della disarmonia, le famigerate "stecche" sono le note stonate, le note dolenti di " non amore", quando l'uomo muore dentro e stenta a ritrovare sé stesso. Il cimitero è si un luogo di dolore, di morte e di smarrimento, ma per i credenti è solo un passaggio transitorio in attesa della resurrezione del corpo. Mi desto d'un tratto dai miei pensieri, mi guardo intorno e non sento alcun vocio, solo lo stridio degli uccelli in volo. E' giunta l'ora del commiato, mi soffermo ancora davanti ai miei genitori per un attimo di riflessione e li saluto con il segno della croce. Fra le lapidi roventi, solo io, silenzioso, eppure straordinariamente vivo... Meditare all'interno di un cimitero rappresenta un'apertura alla concezione della vita da cui può scaturire la scintilla di un impegno nuovo. Basterebbe autodeterminarsi nel compiere certe azioni, anche le più insignificanti, per risorgere interiormente, per frantumare tutti i contenuti negativi addensati nell'anima e aprirsi al senso della vita che scorre, unica e irripetibile per noi. Grazie miei cari per la bellissima giornata.

Il vate galante
8/7/2008 1:52 PM
 
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Bellissimo quanto hai scritto; non conosco ancora questo brano di Lucio ma le tue parole mi hanno toccata.
Ciao e auguri per il tuo onomastico.
[Edited by Luce dell'Est 8/7/2008 1:53 PM]
8/8/2008 7:12 AM
 
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Grazie :-) Un racconto romanzato ma mica tanto. Con mio padre in special modo, ho ancora un rapporto d'amore particolare; lui morì il 24 - 7 del 72 a ridosso del fatidico 7 agosto ( mio onomastico ) e il suo funerale cadde il giorno 27, che risulta a cifre invertite l'anno della sua morte. Il sette è un numero a me molto vicino. Di recente, in occasione del mio cinquantaduesimo compleanno ( che era la sua età al momento del decesso ) ho ritrovato tramite una parente una sua foto rarrissima e mai vista prima, con tanto di dedica ai suoi familiari quando era soldato a Napoli. La cosa stupefacente è che sul retro reca la stessa identica data del mio compleanno.! Lui la spedì ai suoi cari nel lontano 1941 esattamente proprio in quel giorno e mese. Quando si dice il caso...
Il vate galante
8/8/2008 1:57 PM
 
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sì lo so, me l'avevi detto...
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