"Forum amici del Regno Perduto"

[Zensunni Sietch] [L'Impero] [Il Palazzo del 2000] [m'Arte] [Figurati!]

Olive e Olio di Sicilia

Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

"autobiografia di un lupo-cane" - cap.2

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2008 09:36
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.345
Sesso: Femminile
01/08/2008 13:50
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Bene, su gentile richiesta vado col secondo capitolo.
Temo proprio che si inizi già a vedere quanto sia "pesante" l' "opera".
Infatti non ho avuto il coraggio di rileggerlo prima di postarlo, perchè se l'avessi fatto non me la sarei sentita...mi sarebbe venuto un colpo per la vergogna, lo so.
Risparmio altri commenti...


IL MONDO Giù DAL TERRAZZO

Nella mia nuova condizione di “libertà” lasciai a poco a poco sfogare la mia natura “lupesca” che stava infine affiorando. Imparai subito che giù dal mio vecchio terrazzo non era poi tutto rose e fiori come credevo: il pericolo era sempre in agguato. Ma mai, neppure per un minuto, desiderai tornare indietro. Pur in mezzo a tanti pericoli, valeva la pena, eccome! Spinto dalla smania crescente, sovente mi allontanavo moltissimo dalla mia nuova casa (anzi, dal mio giardino, era quello ormai la mia nuova casa), mi avventuravo in posti sconosciuti, percorrevo distanze enormi, spesso senza volerlo. Andavo, andavo, avvolto in un alone di ebbrezza, senza sapere dove, l’importante era andare… a tornare avrei pensato poi. Avevo imparato, almeno parzialmente, a tenermi alla larga dal nastro d’asfalto popolato dai mostri d’acciaio semoventi e velocissimi: quello era il vero pericolo. Fortunatamente, nei pressi della mia dimora, c’era il fiume, che portava, dopo una breve corsa, al mare. Indimenticabile il mio primo “vero” impatto con la natura: il contatto con l’erba e il fango, la deliziosa acqua putrida di quel fiume cittadino, le rive odorose di pesce marcio e alghe in decomposizione, la sabbia, le corse a perdifiato sulla spiaggia, l’acqua salata del mare, la caccia ai gabbiani (una volta riuscii perfino ad acchiapparne uno!). Quando tornavo ero intriso di quei soavi effluvi, così nuovi per me, veri odori della natura… che però pareva non fossero affatto graditi ai miei umani, chissà perché. Quella distesa d’acqua infinita, l’orizzonte infinito, la volta infinita del cielo che si confonde col mare…. Basta, sto diventando romantico. Un lupo non può permetterselo. Che diamine, ho una reputazione da difendere! Oltretutto, mi dicono che queste sono anche immagini un po’ scontate, e anche fuori moda. Pazienza, spero che verso un cane così colto e straordinariamente arguto si sorvolerà su qualche piccola caduta di stile. Così, vagando vagando, dimenticavo persino la strada di casa. Mi accadde anche di essere adottato temporaneamente da altri umani: il mio aspetto “fiero” (dicevano), il mio sguardo bicolore (li chiamano “occhi impari”, tipici di molti esemplari appartenenti alla mia razza), l’ ”eleganza del mio incedere” e non so bene che altro, pare ne seducessero molti. (Che fosse sempre quel famoso “PEDIGREE” che per una volta mi procurasse dei privilegi anziché penalizzarmi?) E la cosa mi tornò alquanto utile, quando mi succedeva di perdermi, perché grazie alla mia “presunta” bellezza riuscivo qualche volta a rimediare la pappatoria e un giaciglio al sicuro. (A dire la verità, mangiare era proprio l’ultimo dei miei pensieri, con tutto quello che avevo da fare, da vedere, da scoprire… comunque pure il mio stomaco prima o poi si metteva a brontolare per reclamare cibo, e a viva forza pure! Impossibile anche per me non assecondarlo.) Grazie al mio aspetto estetico che molti umani trovavano gradevole, avrei potuto facilmente ottenere collocazioni domestiche ben diverse, confortevoli, rilassanti, da cane vezzeggiato e seguito con ogni cura, portato regolarmente a passeggio col guinzaglio, bravo cane con bravi umani, ma consideravo sempre provvisorie queste situazioni; quando, prima o poi, il mio umano veniva a riprendermi, “davo di fuori” per la gioia e me ne ritornavo con lui sempre pieno di entusiasmo (lo stavo sempre pazientemente aspettando, l’avrei aspettato anche tutta la vita godendomi nel frattempo le piacevolezze che mi venivano offerte, o per lo meno finché quella vita di mollezze non mi fosse venuta a noia… un husky non è tagliato per fare il cagnolino da salotto) senza neppure ringraziare per le gentilezze ricevute, elargitemi persino in cambio (una volta mi capitò anche questo!) di qualche gallinella da me predata nello stesso giardino (meglio “cortile”!) di coloro che per un po’ avevano accarezzato l’idea di adottarmi… ma ringraziare non rientra nel galateo “canino-lupesco”. Preferivo sempre tornare dal mio “capobranco”, magari un po’ rustico, ma a me piaceva così, e anch’io, tutto sommato, piacevo a lui così com’ero, semiselvatico… nonostante i vari grattacapi che si era inconsapevolmente accollato prendendomi con sé, e che andavano accumulandosi l’uno sull’altro giorno dopo giorno. Era ormai “lui” il mio capobranco, io lo avevo eletto tale e sentivo anche che la cosa lo inorgogliva non poco. Purtroppo non aveva molto tempo da dedicare a me, e io ero troppo ansioso di assaporare la vita per aspettare i suoi tempi: a me non bastavano i suoi tempi, non riuscivo a fare il bravo cane di città che aspetta pazientemente il suo umano che torna a casa per fargli fare la passeggiata, o la corsa…. Avevo già scoperto che un lupo, dove domina la “Grande Padrona”, ha bisogno di un capobranco, come del resto un cane nei dominii degli umani. Imparai allora a fare a meno del capobranco, quando lui non c’era: divenni io stesso il mio capobranco, e incominciai a darmi gli ordini da solo. Chissà se nelle steppe siberiane sarei stato un capobranco o un gregario; in ogni caso, lì in città ero un mezzocane-mezzolupo-mezzo capobranco di me stesso- mezzo gregario quando c’era il capobranco umano. Comunque, quando lui mi portava con sé, ero il cane, o il lupo, più felice del mondo. Correvamo insieme nelle campagne, lui col suo cavallo d’acciaio (-trial-) e io con tutta l’energia del mio corpo da lupo, tanto a lungo repressa e finalmente liberata. Che scorribande travolgenti in quelle occasioni! Indescrivibile il mio divertimento (e il suo stupore!) quando scoprì che io riuscivo a seguire perfettamente le evoluzioni da lui compiute sul suo mezzo meccanico senza staccarmi di un centimetro (più o meno! ...credo, almeno… non me ne intendo molto di sistema metrico e matematica) da una delle ruote, sfoggiando finalmente la mia destrezza in prestazioni da vero husky, anzi da “husky selvaggio”, con l’abilità naturale del mio fisico agile, sinuoso e nel contempo forte e resistente; nonostante la mia magrezza strutturale, infatti, mi erano bastati pochi mesi, se non poche settimane, di allenamento per recuperare l’annosa mancanza di moto che mi aveva tanto a lungo affllitto e recuperare così la perfetta forma fisica. E questo nonostante la non più verdissima età (Pare che questa venisse tradita solo da un attento esame alla mia dentatura, alla quale a volte qualche umano esperto di cani, affascinato dal mio aspetto, come quasi tutti, mi sottoponeva, manifestando un po’ di sorpresa…. perché per il resto sembravo un “ragazzino”, dicevano. Infatti lo ero, dentro: mi affacciavo allora alla vita. La vita ”vera”.) Inoltre, nelle nostre scampagnate, chi avrebbe previsto certi meravigliosi, piacevolissimi intermezzi di caccia? Quante belle prede pronte per me! Che piacere inaspettato! Finalmente il lupo poteva fare il lupo! Ci misi un po’ invece per accorgermi, non senza un po’ di delusione, che il mio adorato capobranco non era lì per cacciare. O per permettere a me di cacciare. Anzi, in breve mi resi conto che esercitando il mio istinto di predatore lo mandavo piuttosto in crisi. Non condivideva, insomma. Non che non capisse quella che per me era un’esigenza incontenibile, pressante, dal momento che era lui stesso a fornirmi le occasioni, portandomi in luoghi dove le prede non mancavano. Ma le battute di caccia, nuove meravigliose esperienze per me, non erano previste, durante le nostre belle corse… me ne avvidi con stupore. A volte vidi che il risultato di queste mie piccole cacce innescava scambi d’idee piuttosto concitati tra il mio umano e altri umani del luogo (forse gli umani delle mie stesse piccole prede, i quali sbucavano fuori chissà da dove, all’improvviso…), che si concludevano quando lui tirava fuori di tasca alcuni piccoli pezzi di carta e li metteva più o meno rabbiosamente in mano al contendente: solo allora l’altro si calmava. Mi limito solo a riportare ciò che ho visto, non compresi assolutamente mai nulla di queste manovre umane. E quale nesso avessero con le mie predazioni. Bah, in fin dei conti il mio capobranco non era altro che un capobranco umano, col tempo finii con l’accettare il fatto che lui non gradisse troppo le mie dimostrazioni di abilità venatoria. Nessuno è perfetto, si sa. Tanto meno gli umani. Si sa che sono strani. Io mi aspettavo complimenti, congratulazioni per la mia bravura, invece… (Una volta però lui si portò a casa una bellissima anitra –selvatica!- da me cacciata, la cucinò e ce la dividemmo… mmh, squisita. Anche se io, da vero lupaccio selvatico, quasi preferivo la carne cruda… fatto invece piuttosto insolito tra i cani cittadini… ma in tal modo non sarei stato quello che ero. Insomma, niente complimenti, ma per una volta apprezzò anche lui….) D’altra parte, egli non mi fece pesare la sua (inspiegabile) disapprovazione. Però, forse a causa di questa mia naturalissima tendenza (più che altro ne ebbi l’impressione…. si vedrà poi quanto io fossi un lupo-cane particolarmente… sì, sensitivo! -Guai a chi ride o anche solo sorride!-) le nostre inebrianti escursioni-scorrerie fuori porta divennero, ahimè, sempre più rare. Ad ogni modo il nostro legame persisteva ben saldo, quelle uscite insieme l’avevano davvero cementato. Io non chiedevo di meglio che seguire il mio umano nelle campagne, l’avrei seguito in capo al mondo come ogni buon cane (sia pure con qualche concessione lupesca: inevitabile) ma lui, purtroppo, c’era sempre di meno, fisicamente, per me. Non gliene volevo, per questo: ero sempre a sua disposizione, quando lui lo era per me. Per me era il capobranco ideale. E non solo per un senso di gratitudine. Non avrei potuto sceglierne uno migliore. Forse lui aveva un po’ di “husky” dentro di sé, forse per questo eravamo piuttosto in sintonia.
Allora, come ho spiegato in precedenza, quando lui non c’era io me ne andavo in giro per conto mio. Ero stato troppo a lungo represso per aspettare i comodi di chiunque, con tutto il rispetto e la devozione per colui che restava comunque il mio primo punto di riferimento. A costo di ripetermi (non m’interessa la purezza dello stile! A un cane non è richiesta, quindi ne approfitto.), c’era tanto da vedere, da scoprire, da annusare anche nel dominio della specie umana, dove il destino mi aveva fatto nascere. Nel corso di pochi anni mi rifeci in pieno del tempo perduto a languire sul terrazzo, in tutti i sensi: quante volte avevo sentito da lassù il richiamo odoroso di qualche cagnetta in calore? “Allora la mia condizione di prigioniero si faceva ancora più intollerabile”… sì, è un’affermazione che ho già fatto. Solo i cani maschi che hanno provato (e provano) l’impossibilità a muoversi e ad agire in quei momenti, quando natura comanda, possono capire che cosa significa. Intraducibile in parole. E la parola è monopolio (anche se discutibile, secondo me… che sto facendo, per assurdo, da portavoce ai colleghi) della specie umana, si sa. Intendo dire che è discutibile la parola stessa…. Mi scuso per il garbuglio verbale che sto combinando, capisco di diventare insopportabile. Ma è anche una piccola vendetta. Qui, poi, l’argomento si fa’ davvero scottante. Per tornare sul concreto: non so neppure io con quante femmine mi accoppiai (era ora! E poi l’ho detto che non so contare). Mi resi conto in fretta della fortuna immensa che mi era piovuta addosso: scoprii che nel dominio degli umani non era poi così facile, neanche per un maschio libero di girare, trovare una femmina lasciata libera di accoppiarsi. Generalmente, gli umani, quando erano presenti, tentavano con ogni mezzo di impedire la cosa. C’erano cagnoline in calore che lanciavano il richiamo: alcune erano prigioniere su un terrazzo (aargh!!!), altre dietro la sbarre di un cancello, magari troppo strette anche per me. A volte riuscivo a scavalcare e raggiungerle (non per niente ero un mezzo lupo!), quindi a fare il mio dovere. Altre volte arrivavano gli umani della povera cagnetta che aveva lanciato il richiamo e mi scacciavano più o meno malamente, proprio sul più bello, senza neppure darci il tempo di soddisfare la nostra naturalissima brama amorosa. Alcuni non si limitavano agli urli, mi piovvero addosso anche calci e persino qualche bastonata. Allora, gambe… cioè, zampe (quelle non mi mancavano di certo!), e accoppiamento mancato. Davvero una cosa molto sgradevole, ma un husky non è altro che un lupo “zuccherato”, e come tale non si ribella mai agli umani, nemmeno di fronte alle percosse e anche se non gli mancherebbero certo le armi di cui la Grande Madre l’ha fornito. Non conosce l’aggressività verso gli umani. Semplicemente, scappa, anziché reagire alle percosse, non per codardìa: è nella sua natura. Anzi, non proprio: la “non aggressività” nei confronti dell’umana specie è l’unico condizionamento che ha subito dalla sopracitata, ma in tempi molto remoti, per cui è un fatto che gli è ormai connaturato… queste cose me le ha lette un’amica umana da un manualetto che trattava di noi… io non sto facendo altro che ripeterle, giusto per dare un po’ di lustro al racconto con qualche appunto di etologia, che peraltro non so cosa sia e non mi interessa di sapere, so però che è di moda e fa’ effetto. (Eh, bisogna pure che mi adegui anch’io a ciò che fa’ tendenza, un minimo, almeno… è importante o no, oggi come oggi, saper proporre la propria immagine?) (Calma, cane. Innanzitutto si dice “vendere” e non “proporre” la propria immagine. Ma è inutile spiegarti il significato della parola “vendere”, non la capiresti mai. Si cavilla, eh?, si cavilla! E chi vuole capirla? Non me lo sognerei mai, non ci tengo minimamente. So soltanto che riguarda prettamente la specie umana. Non mi riguarda, non “ci” riguarda! .…Speri che qualcuno possa credere che hai fatto un corso di marketing? Su, cerca di non parlare a vanvera: basta che non ti addentri in settori di cui non sai assolutamente nulla. Ci mancherebbe pure questa! Diavolo di un lupo-cane! Chissà chi ti ha messo in bocca certe parole! Già, chissà….eh eh!...) Comunque, si sappia che lo faccio solo perché questo è un caso eccezionale in cui devo necessariamente usare le parole, ma io, anzi “noi” sappiamo di “noi” meglio di chiunque altro. Come è logico che sia. Qualcosa da ridire? O magari da “ridere”? Occhio! potrei dimenticare quello che ho appena spiegato! E rinnegare per una volta la mia natura “non aggressiva”… Ma no, che non potrei… è solo che cerco di stemperare un po’ di rabbia scherzando… perché anche noi non-umani sappiamo scherzare e abbiamo il nostro senso dell’umorismo, insieme ad un’infinità di altre cose che gli umani non possono cogliere….
Tornando ai miei amplessi impediti o interrotti dagli umani: peccato davvero. Per me, per gli altri maschi che accorrevano ma soprattutto per quelle povere femmine, rimaste inappagate. Come avrebbero potuto figliare, se nessuno poteva inseminarle? Quanto a me, pazienza. Io avevo altre chances, avendo avuto la fortuna di poter girare libero. Nel mio girovagare, ogni tanto mi capitava di ritrovarmi con una cagnetta in calore libera, o di riuscire a montarla prima che arrivasse il suo umano e poi sgusciare via. Perché mi accorsi che di cani lasciati vagare liberamente, maschi o femmine che fossero, ce n’erano veramente pochi. Crebbe in me la certezza che il “mio” umano fosse davvero un po’ speciale. Dove sapevo esserci una cagnetta innamorata, ero capace di fare la posta davanti a casa sua, ci fosse un cancello invalicabile o addirittura ai piedi di un palazzo, restando lì fermo anche per giorni, dimenticando perfino di mangiare. Non avevo molti concorrenti, perché la maggior parte dei maschi non poteva muoversi… come accadeva a me, fino a non troppo tempo prima. Nel senso che magari venivano condotti a passeggio, ma sempre con guinzaglio o comunque sotto stretto controllo. Che strano destino, invece, il mio! Ero passato da un estremo all’altro. Ad ogni modo queste mie poste serrate e lunghissime sotto i balconi delle mie innamorate finivano per infastidire alquanto gli umani che vi abitavano, pur se non facevo niente di niente. Aspettavo la mia amorosa (che magari non poteva raggiungermi) e non mi curavo d’altro. Imperterrito anche di fronte alle minacce. Però la mia sola presenza chiaramente disturbava molti umani che mi vedevano sempre lì, nello stesso punto, per lungo tempo. Va’ a capire perché s’immischiavano! Questo è un altro aspetto del comportamento umano le cui cause mi sfuggono completamente. Me ne andavo solamente quando la povera cagnetta, senza aver potuto consumare, doveva interrompere il richiamo: passato il calore. Questo è un tipo di sofferenza che soltanto noi possiamo comprendere; per noi i comandi della natura sono assolutamente imperativi. Qui comandano gli umani, e immagino che abbiano i loro motivi per intervenire sulla nostra vita sessuale… anche se non posso capirli. Forse un giorno la Grande Padrona si riprenderà tutto, ma non posso prevederlo e soprattutto non spetta a me farlo.
In una di queste occasioni di intestardimento amoroso da parte mia il mio umano dovette addirittura venire a prendermi per portarmi via; capii che non era volontà sua, sicuramente altri gli avevano ingiunto di farlo e lui, per buona convivenza con i suoi simili non aveva potuto fare altro che assecondare la loro inspiegabile intolleranza. Un’altra volta ero talmente travolto da una passione amorosa che, per evitare continue lamentele, fu costretto, dietro forti pressioni, a rinchiudermi temporaneamente in un giardino un po’ lontano da casa, circondato da alti muri, invalicabili per me, finché mi fosse passata la “fregola”, o meglio, finché la cagnetta in questione fosse ritornata calma. Ma fosse stato per lui… lui mi capiva benissimo, lo sentivo. E rispettava le mie esigenze impellenti. Solo, era costretto ad adeguarsi alle circostanze del luogo in cui vivevamo, per non mettersi troppo in urto con i suoi consimili.
Anche nel pezzetto di natura nei pressi di casa mia (il “parco”) era pieno di cani e cagne, di solito accompagnati dai loro umani. Il mio umano non era tipo da portare il cane al parco, e, per la verità, non era il massimo dei luoghi neppure per me. (Anche lui, come me, era più portato per i “grandi spazi”, dinamico e non abitudinario.) Però ogni tanto andavo a farci una visita… tanto ero sempre in giro a vagabondare, e quello, in fin dei conti, era un posto come un altro, fuori dai nastri d’asfalto e pieno d’erba e alberi. E odori. Anche il parco era una realtà che non potevo ignorare, pur se un po’ riduttiva per le mie aspirazioni di vagabondo-girovago. Ebbene, lì era quasi un’impresa impossibile per un cane maschio offrire il seme a una cagnetta che lo chiedeva: come minimo, se ci provavi accorreva subito qualche umano e si metteva a urlare come un forsennato, ad emettere suoni incomprensibili dalle frequenze altissime (suoni che non avevano certo il sapore di complimenti!) in preda alla più grande agitazione, alcuni tiravano calci e guai a insistere, a fingere di ignorare il loro anomalo, per me incomprensibile, comportamento, potevano pioverti addosso pedate se non addirittura randellate. Lì più che altrove. Io ero uno dei maschi più insistenti, quindi di legnate ne presi abbastanza. A parte questi piccoli problemi, devo ammettere che anche frequentare il parco a volte fu veramente una pacchia. Senza mai il minimo rimpianto. Che splendide lotte, che magnifiche risse con gli altri maschi per conquistare le femmine presenti! (Le quali ci godevano un mondo, è ovvio!) Niente di più divertente su questa terra. Quella sì che era vita!
(Forse l’ho già detto, ma fa’ niente) Gli unici a non divertirsi affatto, chissà perché, erano gli umani dei cani presenti, che finivano sempre per mettercisi in mezzo, a guastarci la festa, e finiva lo spasso. Figuriamoci poi quanto disturbasse la mia presenza di “cane sciolto” che arrivava lì chissà da dove, non accompagnato, a provocare lo scompiglio generale con la sua sola comparsa. E mi giungevano anche serie infinite di improperi ed epiteti dal significato chiaro persino per me nei confronti del mio scriteriato in quanto assente “padrone” (Attenzione! Sarà l’unica volta che pronuncerò questa parola. Nel mio vocabolario di dottissimo cane dal forbitissimo eloquio, non esiste. -Beh?- Eccetto, naturalmente, quando nominerò –e succederà spesso, non posso evitarlo- Lei, la Grande, l’Unica, l’unica che io ho sempre riconosciuto come tale), il quale stava commettendo il crimine di lasciar circolare liberamente un cane di taglia piuttosto grande che si era presto circondato di una pessima fama. Quella di attaccabrighe, quindi di cane cattivo. In effetti, un po’ attaccabrighe lo ero, ma spesso non facevo altro che raccogliere le sfide degli altri quattro zampe, i quali logicamente non gradivano affatto la presenza di un nuovo maschio nel loro giro, soprattutto se c’erano femmine nei paraggi. Sono le nostre leggi, lo sanno tutti. Facile che scoppiasse una baruffa, e io c’ero quasi sempre in mezzo. Anche se per la verità non ero sempre io a incominciare, ma ormai mi avevano appiccicato addosso quella nomea. Gli umani perdevano letteralmente la testa, e di solito a un certo punto dovevo battere in ritirata per evitare qualche randellata ben assestata. Forse loro pensavano, per ignoranza, che noi ci volessimo sbranare tra di noi. In effetti, le nostre risse erano talmente spettacolari, scenografiche direi, con quel turbinare improvviso di zanne (col labbro superiore minacciosamente arcuato fino a scoprire le gengive), di zampe, di code, con interi ciuffi di pelo strappato che saltano via, un groviglio confuso nel quale non si riesce a distinguere quasi più nulla e con quel ringhiare sincopato ma furibondo come sottofondo sonoro… e quando si riesce fugacemente a scorgere un paio d’occhi, sono letteralmente “iniettati di sangue”… effettivamente, assistendo a tali scene, si poteva avere un’impressione di pericolo. Cioè che ci scappasse il cane morto. Pochissimi umani conoscono il nostro codice d’onore, invece tutti i cani l’osservano: noi tutti siamo buoni soldati. Orgoglio di razza? No, si è capito ormai che non amo questa parola. Orgoglio di “specie”, allora? Ebbene sì. Per la precisione “orgoglio di “non-umano”, che quindi si estende anche oltre il concetto di “specie”. Nessun non-umano, dico nessuno, trasgredirebbe gli ordini della Grande Padrona. E Lei ordina che i cani non si sbranino mai tra di loro. E’ vero che facilmente ci scappano uno o più morsi, o una ferita sanguinante, ma non mi pare il caso di farla tanto tragica: nessun cane è così stupido da non riconoscere, al momento giusto, la superiorità dell’avversario, se questi è più forte. E si arrende, e l’altro si arresta subito o quasi, non infierisce, insomma; basta che il rivale battuto ammetta l’ altrui “status” di dominante, col messaggio corporeo che tutti ben conoscono: mettersi pancia all’aria, come per offrire al contendente la parte più delicata del proprio corpo. Deve essere così e basta. Sono le nostre leggi. E se accade che le cose prendano una piega diversa, significa che qualcosa non funziona, che qualcuno ha avuto la pretesa di sovvertire incautamente gli Ordini Superiori. Molto pericoloso! E anche qui, ho la netta impressione che c’entri in qualche modo l’ingerenza umana. Logico che io non ho visto tutto nella mia vita, ma non ho mai assistito a lotte all’ultimo sangue fra cani, anche senza l’intervento degli umani che li separavano, i quali invece sembravano convinti che questo fosse assolutamente indispensabile per evitare il peggio. A me non risulta. Secondo me, sono gli esseri più testardi sulla faccia della terra. Quando si mettono in testa una cosa… non c’è verso di fargli cambiare idea. Hanno sempre ragione loro, sanno tutto solo loro, non danno retta a nessuno…. sto diventando un po’ arrogante, vero? Non dovrei osare, verso i “dominanti”…. io sono un mite, ma a volte mi sale qualche singulto di ribellione… sarà forse la mia natura “lupesca”. Che dire, poi, dei litigi tra gli umani stessi “a causa” dei cani? Litigi che a volte potevano trasformarsi in vere e proprie liti. I motivi? Li ignoro completamente! I cani involontari protagonisti scatenatori di queste liti erano più disorientati di me, ma col tempo ci avevano fatto l’abitudine. Bah! Una volta, invece, capitò nel parco una magnifica enorme “terranova” in calore, trattenuta al guinzaglio dalla sua umana. Noi maschi logicamente lo sentimmo subito e nacque subito una certa agitazione. Alcuni avevano già tentato di azzuffarsi, l’umana della bella cagna si rese conto ben presto dell’errore commesso (regola umana n°1 dei parchi cittadini: non si devono far circolare cagne in calore, con o senza guinzaglio) e tentò di allontanarsi alla chetichella portandosela dietro, seguita da un codazzo di cani “allupati”, mentre gli altri umani presenti, preoccupatissimi per l’incolumità dei loro quattro zampe, incominciavano a “dare di matto”, cercando come sempre di intervenire (io direi meglio “interferire”). Io vidi la scena da una certa distanza, erano già in troppi coinvolti in quel principio di zuffa, non era il caso che mi ci buttassi anch’io, ma mi giunse allora all’orecchio la frase di un umano, uno che evidentemente la sapeva lunga sui cani, pronunciata con un tono di tranquilla bonarietà, una frase che mi colpì per la sua saggezza, considerato che usciva da una bocca umana: “Lasciateli stare, non preoccupatevi; i cani si mettono sempre d’accordo tra loro”. Così fu, infatti: dopo che l’umana riuscì (non senza qualche difficoltà) ad allontanarsi con la cagna (poverina, anche lei), la rissa sfumò quasi subito, i cani si rassegnarono e ripresero a giocare allegramente tra di loro, maschi e femmine. Già, generalmente i cani con umano al seguito finivano per accettare come un dato di fatto le sgradevoli ingerenze, e per abituarcisi (erano quasi tutti “dominati”, magari felicissimi e innamorati profondamente del loro umano ma… dominati). Conclusione poco allegra per il sottoscritto, quel solito furbacchione di un husky: come sempre cercai di approfittare della situazione, mi misi a seguire, non visto, la coppia umana-cagnolona in calore che si stava allontanando, per “farle la festa” (alla bella cagnolona); tanto nessuno mi aveva notato, ero rimasto ai margini del trambusto (Tutto calcolato!). Invece, mannagg…!, qualcuno se ne accorse e me lo impedì, afferrandomi per il collare. Accidenti!, ero così preso da quell’olezzo femminile che non mi ero accorto di essere seguito, proprio io che ero sempre così guardingo, quasi inafferrabile, e non era facile sorprendermi alle spalle. Potenza dei richiami femminili, che ci rincretiniscono un po’ tutti, me compreso. (Non parliamo poi dei gatti!) (Comunque, riguardo al tema “risse tra cani”, nonostante la mia esperienza personale positiva e quasi giocosa al riguardo, ho avuto spesso la sensazione dell’esistenza di realtà terribili, talmente dure da accettare per qualsiasi essere vivente, da farmi ringraziare la mia buona sorte anche per il fatto di non averne mai saputo nulla. Ma l’avevo, talvolta, un sentore di qualcosa di molto brutto. Forse anche gli altri provavano sensazioni simili e forse sapevano qualcosa di più in merito… ma non volli mai indagare.)
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.345
Sesso: Femminile
01/08/2008 14:09
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

...Non solo è stramaledettamente lungo, anche come presentazione è stramaledettamente ammassato!
Beh, non si sa mai che capiti da 'ste parti un masochista - autolesionista preso da un'irrefrenabile voglia di farsi del male... [SM=x1169443]
In tal caso allora forse quel po' po' di roba qui sopra potrebbe risultare avvincente...
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.436
Sesso: Femminile
01/08/2008 21:12
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ma Ciuteina dai non fare così! Io trovo il tuo stile di scrittura molto arguto e molto ricco, ma non è assolutamente pesante. Nè lo stile nè i contenuti sono pesanti. Riguardo alla lunghezza non posso criticarti (sarei il famoso bue che dice cornuto all'asino...) ma secondo me non puoi "alleggerire" questa tua opera, semplicemente perchè (almeno fino a qui...) secondo me niente si piuò togliere!

Bellissimo questo capitolo! Bella la descrizione del cane libero con un vero capobranco e qualche umano provvisorio ;) divertenti le sue avventure/disavventure amorose e bellissimo il modo in cui vede gli umani... ti assicuro che in certi punti mi sembrava davvero scritto da un cane!!! (non c'è nessun secondo significato in questa frase :D )
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.345
Sesso: Femminile
04/08/2008 09:36
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Grazie dal profondo, Akyaky, non potevo farmi un complimento migliore! Mi sono subito gasata a mille, perchè era proprio quello il mio intento, che è davvero molto pretenzioso, anzi presuntuoso.
Siccome sono un po' tarda di comprendonio, se tu non avessi chiarito con l'ultima frase tra parentesi per non dar luogo a fraintendimenti a me non sarebbe neanche venuto un mente il secondo significato...XD
Non subito, almeno. (Magari dopo sì, mi avrebbe un po' ronzato nella testa...XD)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:58. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com