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Flos Duellatorum

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2010 13:08
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Sesso: Maschile
24/07/2008 06:37

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Il Flos duellatorum (o Fior di battaglia) è un manuale di lotta e scherma scritto da Fiore dei Liberi da Premariacco, a Ferrara, nel 1409-10, il cui testo ci è stato tramandato in tre testimoni. Due di essi appartengono alle collezioni Getty e Morgan. Il terzo, appartenuto alla collezione Pisani-Dossi, è andato malauguratamente perduto agli inizi del XX secolo, sebbene se ne disponga ancora una riproduzione in facsimile.

Anche se ci si riferisce al Flos duellatorum come a un unico manuale, occorre notare che la lingua utilizzata nei tre codici presenta notevoli difformità anche se appare comunque riconducibile ad una koinè quattrocentesca di base veneta. L'opera si presenta in realtà sotto due vesti molto diverse: ossia una redazione poetica (o comunque in versi), rappresentata dal manoscritto della collezione Pisani-Dossi, ed una redazione in prosa, rappresentata dai manoscritti conservati rispettivamente nelle collezioni dei musei Getty e Morgan. Alla luce delle attuali conoscenze è impossibile stabilire gli effettivi rapporti tra le due redazioni ed ogni ipotesi pare pienamente accettabile. Il fatto poi che i tre testimoni risalgano tutti all'inizio del XV secolo non aiuta a stabilire la precedenza cronologica di uno sugli altri.

Si potrà così essere autorizzati a ipotizzare che la redazione poetica, più solenne ed elegante, sia stata eseguita per Niccolò III d'Este. Ad essa avrebbe fatto seguito una seconda redazione in prosa, più tecnica e meno curata stilisticamente, coerentemente con la destinazione didattica nelle scuole di scherma. Nulla vieta però di pensare che la redazione in prosa fosse stata eseguita da Fiore per uso pratico e che poi sia servita da modello per una più solenne redazione in poesia da presentare anch'essa alla corte, sebbene le utlime tesi prediligano anteporre il Getty (conosciuto anche come Fior di Battaglia) e il Morgan al Pisani-Dossi.

Più ardita ma anch'essa accettabile è infine una terza ipotesi. Secondo questa la redazione poetica sarebbe da attribuire a Fiore, mentre la redazione in prosa sarebbe un approfondimento tecnico della materia eseguito da un allievo di Fiore stesso (con o senza la supervisione del maestro) oppure ricavato da un autore anonimo celatosi sotto il nome del grande maestro friulano.

Vero è che il Flos si presenta nella duplice forma poetico-prosastica, ma il suo contenuto e i suoi caratteri generali fanno di esso un'opera unitaria nella sostanza: entrambe le redazioni si presentano infatti come una serie di glosse ad illustrazioni di figure umane che mostrano tecniche di lotta o di armi, precedute, nell'incipit, da un prologo generale che presenta l'autore, la materia e il contenuto del manuale.

Entrambe le redazioni si definiscono poi come opere di committenza, presentando nel prologo una dedica a Niccolò III: questo fa del Flos un'opera che, nata esplicitamente per la corte e contrassegnata dunque da quei caratteri, ha poi avuto diffusione e successo anche al di fuori delle mura del palazzo.

Come già anticipato, quello che caratterizza l'opera è lo stretto legame tra testo e immagine: le glosse sarebbero assai ardue da interpretare senza l'ausilio delle immagini e, al contempo, le illustrazioni, nella loro staticità, non potrebbero rendere conto dello svolgimento dell'azione senza un'adeguata glossa.

È quasi certo che le illustrazioni e il testo non possono essere opera del vecchio spadaccino, che deve essersi necessariamente servito di un copista e di un artista di professione. L'alta qualità delle illustrazioni è strettamente in connessione con la questione della committenza dell'opera: senza un finanziamento della corte sarebbe stato impensabile, per uno spadaccino, accollarsi l'onere e le spese necessarie per assoldare un artista di professione cui affidare l'illustrazione del testo.

Lo studio delle illustrazioni (per cui si può ipotizzare la mano di uno scolaro dell'Altichiero) meriterebbe tuttavia un approfondimento ben maggiore.

Esaurita la discussione sui caratteri generali del Flos, si illustreranno di seguito i tre testimoni che lo tramandano. Come accennato non è possibile, al momento, stabilire i rapporti reciproci tra di essi. Appare però molto improbabile che, tra i testimoni, si celi un originale ed è molto più veritiera l'ipotesi che l'originale fosse rappresentato dal ms. estense andato perduto e contrassegnato con il n. 84 nell'inventario estense del 1436.

Il manoscritto della collezione Pisani Dossi contiene, come detto, la redazione Flos in versione poetica. Purtroppo il codice è scomparso negli anni Dieci del XX secolo, in seguito all'edizione del 1902 di Novati che però, fortunatamente, riproduce le carte del codice in facsimile.

Non essendo possibile risalire ad altra fonte per la descrizione fisica del manoscritto, bisogna attenersi alle pochissime informazioni che ne dà il Novati stesso. Egli afferma, senza mostrare dubbio alcuno, che il codice fu eseguito a Ferrara e sia da datare proprio al 1410. Si può solo aggiungere che la scrittura, una bastarda italiana, appartiene a mano diversa da quella degli altri due testimoni e che anche le illustrazioni presentano qualche differenza stilistica. Il manuale reca, all'inizio, un prologo in latino, cui fa seguito un prologo in volgare. Entrambi sono in doppia versione sia in prosa che in versi. Le glosse che commentano illustrazioni sottostanti, sono distici (o coppie di distici) generalmente rimati[1].

Per quanto riguarda la storia del codice, esso appartenne al cinquecentesco capitano Schier de’ Prevosti da Valbregaglia; nel 1663 passò poi, per ragioni di eredità, nella biblioteca della famiglia Sacchi da Bucinigo e, da una data che Novati non precisa, si trovò nella collezione poi appartenuta ad Alberto Pisani Dossi (1849-1910)

Il manoscritto della collezione Ludwig del Getty Museum, a Los Angeles, (ms. Ludwig XV.13, Ferrara o Venezia inizio sec. XV, 280x205, specchio di scrittura 205x164, 47cc.) risulta scritto in bastarda italiana in due colonne ed è privo di rigatura; il frontespizio è illustrato e sono presenti anche due capolettera ornamentali; contiene circa 300 illustrazioni a penna con dettagli in oro.

Il codice appartenne alla collezione di Marcello di Santa Marina (XVII sec., Venezia); passò poi, nel 1699 ca., nella collezione veneziana di Apostolo Zeno (1668-1750); dal 1825 appartenne a Luigi Celotti (1789-1846); nel 1886 fu acquistato dall'inglese Thomas Phillipps (1792-1872) dopodiché passò nella collezione dei coniugi tedeschi Peter e Irene Ludwig (Aachen, Germania), rilevata nel 1983 dal Getty Museum.

Il manoscritto della collezione Morgan, New York, The Pierpont Morgan Library, M.383, membranaceo, Venezia, inizio sec. XV, 277x195, I + 19 cc., è cartulato con numeri arabi da 1 a 19 apposti sul margine superiore destro del recto di ogni carta; tuttavia il ms. occupava in origine le cc. 241-260 di una raccolta di trattatelli e opuscoli, cosicché la numerazione corrente deve essere stata apposta in un secondo momento. Il testo risulta scritto in bastarda italiana ed è corredato da illustrazioni a penna. La c. 1r presenta un' ornamentazione consistente in una cornice rettangolare attorno al testo recante ai lati disegni di armi; il capolettera è una F maiuscola calligrafica di motivo vegetale. Il ms. reca, a partire dalla c. 2v, illustrazioni su ogni pagina, per un totale di 124 figure. Ogni pagina ospita da un minimo di una ad un massimo di quattro illustrazioni. Come anticipato, le illustrazioni sono realizzate a penna, con tratti in oro (corone e bende) e/o in argento (spade e lance). Con ogni probabilità è possibile ricondurre i disegni a due diversi autori veneziani o veronesi della scuola dell'Altichiero. I disegni rappresentano tecniche d'armi mediante figure umane armate, isolate o accoppiate, a piedi o a cavallo; in due casi sono affiancate tre figure umane a piedi; in un' unica illustrazione sono rappresentate due figure umane che combattono in armatura. Fatta eccezione per il prologo (cc. 1r-2r) il testo si presenta come una serie di glosse alle illustrazioni: ogni glossa commenta la figura sottostante e, di norma, ad ogni illustrazione o coppia di illustrazioni corrisponde una sola glossa. In alcuni casi (si prendano, ad esempio, le cc. 12v e 14v) è evidente come le illustrazioni siano state realizzate o abbozzate prima del testo, come è possibile evincere dal fatto che la scrittura incornicia alcuni elementi sporgenti dell'immagine.

Ogni sezione di tecniche d'armi è aperta dall'illustrazione di un magistro isolato (rappresentato da una figura umana armata e recante una corona dorata sul capo); generalmente il magistro è seguito dai magistri remedy (identici nell'iconografia) che mostrano le tecniche contro altre figure umane denominate zugadori (prive di corona e segni di riconoscimento); le varianti delle tecniche sono illustrate dagli scolari (figure umane senza corona contrassegnate da una fascia dorata sotto il ginocchio); le contro-tecniche sono mostrate dai contrari (rappresentati con una corona dorata sul capo e una benda dorata sotto il ginocchio). Il codice apparteneva ad una miscellanea manoscritta dello storico friulano Bernardo Maria De Rubeis (1687-1775); passò poi nella collezione del senatore veneziano Jacopo Soranzo (1686-1750) dove recava la segnatura MCCLXI, e, a partire dal 1780, si trovò nella collezione dell'abate veneziano Matteo Luigi Canonici, acquistata nell'1836 dal reverendo londinese Walter Sneyd; nel 1862 il codice venne esposto al South Kensington Museum; nel 1903 fu venduto ad un certo Ellis (del quale Novati e altre fonti non riportano ulteriori notizie); nel 1908 passò in possesso di Tammaro De Marinis; nel 1909 fu acquistato da John Pierpont Morgan.


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20/09/2009 16:26

Rivedendo il Flos mi rendo conto che è difficile oltre alle poste che già conosco (forse proprio per quello) capire le prese o gli altri movimenti.

A volte capita che nemmeno la lingua è così agevole da comprendere, mi sembra addirittura che non tuttle pagine siano nel giusto ordine.
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21/09/2009 10:16

Il file proposto da roberto è il migliore in circolazione perchè ha la traduzione in italiano a fronte, ce ne sono altri invece che presentano solo la dizione latina (spesso con la grafia amanuense originale) ed è una tragedia!! XD
Cmq le perplessità di Gianluigi sono giustificatissime: le immagini presenti nel Flos sono delle istantanee, quindi non possono mostrare l'esecuzione completa della tecnica, ma lasciano libero spazio all'interpretazione dl lettore, tipo: "a buon intenditor...poche parole!" =( quindi abbiamo il problema di dover studiare le immagini per poterle interpretare il più correttamente possibile. Consiglierei di non pordere troppo tempo da qst punto di vista e di cominciare ad allenarci sulla base di interpretazioni già proposte da chi ha fatto uno studio del genere prima di noi: www.youtube.com/watch?v=mUGCrZKlJZQ (per portare solo un esempio)
...dite la vostra che ho detto la mia... =)
Giacomo
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21/09/2009 18:11

Personalmente nella mia breve esperienza ho notato come a distanza di tempo, nel ripetere le tecniche, qualcosa di nuovo si aggiunga sempre: un dettaglio, un movimento più aperto o chiuso, o addirittura mi sono reso conto che eseguivo la tecnica in maniera completamente scorretta. Le foto ed il testo aiutano moltissimo, la pratica fa comprendere ed in fine, lo scambio di tecnica in occasioni di ritrovo con altri combattenti di altre scuole perfeziona.
Un abbraccio, Cristiano da Venezia

PS: poichè sono solo nell'allenamento, mi sono costruito una specie di manichino: un palo verticale con fori dove innestare pali orizzontali per arrivare alle diverse altezze. Non resiste all'urto di sicuro, ma mi serve per capire come entrare.
Cristiano da Venezia - Orgoglioso di essere un' Aquila Bianca
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21/09/2009 18:56

Cristian esitono le bambole gonfiabili per quello :-D

No, scherzo.

Comunque sei la prova che volere è potere.
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23/09/2009 18:42

era questo che mi dicevi per telefono l'altra sera. In effetti sai che spesa una gonfiabile....sempre bucata a fil di spada. Però ti dirò che avevo un minichino imbottito...ma non resistono nulla. Meglio i pali
Cristiano da Venezia - Orgoglioso di essere un' Aquila Bianca
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30/03/2010 13:00

Di per sé la versione Pisano-Dossi non brilla di certo per comprensione. Per comprendere meglio il Flos è saggio abbinarlo ad Arte Gladatoria Dimicandi [1482], che molti considerano una vera e propria 4a versione del lavoro di Fiore; il cui Vadi stesso prende ispirazione.

Cosa che non dice l'articolo del buon Roberto è che nel 2008 nella Bibliothèque nationale de France è stata ritrovata un'altra versione del Flos Duellatorum.


"Più de mi lione non porta cor ardito,
però de bataia faço a zaschaduno inuito"
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Post: 6
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30/03/2010 13:08


A volte capita che nemmeno la lingua è così agevole da comprendere, mi sembra addirittura che non tuttle pagine siano nel giusto ordine.



Le disposizioni delle pagine variano a seconda della versione; nella Morgan mi pare che addirittura manchino delle pagine che invece vengono citate.
Comunque non ti preoccupare, è un problema (superabile) di molti. Poi non so se ci avete fatto caso, ma nella versione PD il Segno della Spada vede i Fendenti graficamente identici ai Sottani.


"Più de mi lione non porta cor ardito,
però de bataia faço a zaschaduno inuito"
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