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Non-solo-Ultras-Empoli: notizie ultras altre città

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2009 07:03
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ULTRAS ALLA SBARRA PRIMI VERDETTI DOPO GLI SCONTRI ALLO STADIO

Sassaiola contro la polizia Due assolti, ma altri patteggiano


PRIMI VERDETTI per gli ultras arrestati dopo gli scontri con le forze dell’ordine al termine della partita Pisa-Brescia (0-1) che il 30 maggio scorso sancì la retrocessione dei nerazzurri in serie C. Ieri, in Tribunale a Pisa, si sono svolti alcuni riti abbreviati e patteggiamenti, terminati i primi con due assoluzioni e i secondi con tre condanne.

I FATTI. Poco dopo il fischio finale della partita, il 30 maggio scorso intorno all’Arena Garibaldi iniziò una vera e propria «guerriglia»: gli ultras, che cercavano forse di raggiungere il pullman che doveva portare la squadra nerazzurra via dallo stadio, iniziarono a tirare sassi e oggetti di ogni tipo contro le forze dell’ordine, danneggiando pesantemente l’arredo urbano e le auto in sosta a Porta a Lucca. Bilancio finale: 35 feriti tra poliziotti e carabinieri e, fra la notte del sabato e l’alba del lunedì, nove arresti fra gli ultras. Ai primi di giugno, gli ultras erano già tutti fuori: chi ai domiciliari, chi con l’obbligo di firma, chi libero. Poi, ieri, le udienze in Tribunale.

RITI ABBREVIATI. Di fronte al giudice unico Donato D’Auria, sono comparsi il trentenne pisano Simone Colombini (difeso dagli avvocati Silvia Davini e Massima Baldocchi) e il ventottenne pisano Marco Trillini (difeso dall’avvocato Tiziano Checcoli dello Studio Menzione). Le prove prodotte dalle difese hanno portato il giudice a ritenere insufficienti gli elementi per condannare i due giovani: le identificazioni fatte dalle forze dell’ordine, infatti, sarebbero risultate contraddittorie di fronte alle prove portate dai legali dei giovani che, così, sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Sono cadute, dunque, le accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e di tumulti in occasione di manifestazioni sportive. Colombini e Trillini, peraltro, erano già stati rimessi in libertà, dopo la convalida dell’arresto. Con l’assoluzione, per Trillini decade anche l’obbligo della firma.

PATTEGGIAMENTI. Altri dei nove giovani che erano finiti in manette per gli scontri hanno, invece, patteggiato. Si tratta di Stefano Morelli, trentaseienne pisano difeso dagli avvocati Flavio Costamagna e Serena Degl’Innocenti; Manuel Zagaria, ventenne pisano difeso dagli avvocati Max Giordano Marescalchi e Monica Marzini; il trentaduenne pisano Simone Franchi, difeso dagli avvocati Lorenzo Contucci e Daniele Tuffali. Morelli ha patteggiato una pena di 1 anno di reclusione e non ha ottenuto la sospensione perché aveva già alcuni precedenti: gli avvocati Costamagna e Degl’Innocenti chiederanno però per il ragazzo l’affidamento in prova ai servizi sociali, come misura alternativa alla detenzione. Zagaria e Franchi, invece, hanno patteggiato 1 anno di reclusione ottenendo la sospensione della pena.

LE ALTRE UDIENZE. Stamani, sempre in Tribunale a Pisa, sarà la volta di Stefano Lapi di Capannori (Lucca), 43 anni, difeso dagli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Giovanni Izzi: per lui c’è ancora l’obbligo di dimora nel Comune di Capannori. La sentenza che dovrebbe arrivare stamani potrebbe essere decisiva anche per quello. I legali di altri ultras finiti sotto accusa per la sassaiola, infine, avevano hanno fatto la direttissima venerdì scorso: udienze rinviate a ottobre per la richiesta del termine a difesa da parte degli avvocati dei tifosi. Gli ultras finiti nei guai, lo ricordiamo, erano (oltre a quelli già citati), il quarantunenne pisano Andrea Ricoveri (difeso dall’avvocato Giulia Della Fazia), il ventitreenne bientinese Luca Minacciati (difeso dagli avvocati Lorenzo Contucci e Daniele Tuffali: il suo arresto, però, non era stato convalidato perché pare che le immagini non lo ‘inchiodassero’) e Christian Mattii, ventitreenne sangiulianese.

Ma.Pe.
la nazione
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» 2009-06-22 19:13

Siracusa giochera' a porte chiuse Fino al 22/1/2010, lo ha deciso il giudice dopo incidenti

- ROMA, 22 GIU - Il Siracusa giochera' le partite casalinghe a porte chiuse fino al 22/1/2010, dopo gli incidenti provocati dai suoi tifosi il 15 giugno.Lo ha deciso il giudice sportivo della serie D-Campionato nazionale dilettanti, Francesco Riccio. Gli incidenti hanno provocato la sospensione della finale scudetto contro la Pro Vasto. Inoltre al Siracusa e' stata data partita persa per 3-0.

(ANSA)
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31/05/2009 09:54
 
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le pagine della nazione sulla guerriglia urbana pisana
pp2009-05-31_LA_NAZIONE
fliiby.com/file/562536/fdjcrr7ep6.html



[Modificato da zeman! 31/05/2009 09:54]
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30/05/2009 19:33
 
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Oggi l'hanno prese (e di molte....) loro! Notizie fresche sui tafferugli del Partenio che hanno visto coinvolti i ragazzi presenti? L'importante e' che nessuno si sia fatto male. [SM=g8043]
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30/05/2009 11:18
 
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La sezione è quella giusta ........ notizie ultras altre città

Poi lo sanno solo loro come è andato il risultato finale [SM=g8030] ........ chi le ha date e chi le ha prese [SM=x1380984]
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29/05/2009 21:10
 
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Il motivo per cui hai postato questa notizia, amico? Non e' che ci abbiate fatto proprio una bella figura, mi sembra....
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Curioso di passaggio
29/05/2009 17:50
 
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Pugni e calci tra tifosi del Pisa ed ultras del Manchester United la notte scorsa in una piazza del centro della città toscana. La rissa si è verificata dopo che uno sparuto gruppo di ultras della squadra inglese, in evidente stato di ubriachezza, è entrata in contatto con alcuni tifosi del Pisa. All'inizio, stando a quanto raccontato da alcuni testimoni alla polizia, i due gruppi di tifosi avevano un atteggiamento del tutto calmo, tanto da scambiarsi magliette e sciarpe.

Poi qualcosa è degenerato, forse proprio a causa dell'alcol, e pisani ed inglesi si sono affrontati a cinghie e botte. La polizia è intervenuta appena giunta la segnalazione dello scontro in questura, ma i tifosi italiani erano già scappati. Tre tifosi del Manchester United, invece, sono stati soccorsi e medicati sul posto da personale del 118. Questa mattina il gruppo di sostenitori inglesi, giunto in serata all'aeroporto 'Galilei' di Pisa, ha proseguito il suo viaggio in pullman alla volta di Roma per la finale di Champions League col Barcellona.
[Modificato da WEB RE1976 30/05/2009 11:15]
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26/04/2009 07:13
 
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11/04/2009 06:56
 
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Cagliari, il Prefetto chiude sede ultras per aggressione a studenti
10.04.2009 20.24 di Stefano Sica tuttomercatoweb
Il Prefetto di Cagliari, Salvatore Gullotta, ha disposto la chiusura della sede degli Sconvolts, il gruppo di ultras del Cagliari di cui farebbero parte le persone responsabili dell'aggressione ad un gruppo di studenti di Messina scambiati per sostenitori del Catania, ultimo avversario dei rossoblu al Sant'Elia. Il provvedimento, per il quale gli ultras cagliaritani non hanno opposto resistenza, avrà una durata di 60 giorni. Il personale della Questura e del XIII reparto mobile "Sardegna", in collaborazione con i carabinieri, ha fatto sgomberare i locali di vico del Collegio, nel quartiere storico della Marina, procedendo poi con un fabbro a sigillare il portone. Lo stesso club sardo aveva diramato un duro comunicato dopo essere venuto a conoscenza dei fatti di violenza che avevano coinvolto gli studenti messinesi: "Il Cagliari Calcio ribadisce la ferma condanna per l'incresciosa aggressione di domenica scorsa agli studenti di Messina. I tifosi che si sono macchiati di un simile gesto non possono ritenersi veri sostenitori della nostra squadra. Il Cagliari Calcio ci tiene a prendere le distanze dai facinorosi che si servono della passione sportiva come alibi per giustificare in qualche modo i loro atti violenti"
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06/04/2009 19:29
 
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Sisma dell'Aquilano, Rangers pronti a partire

Attenzione, il direttivo del club Pescara Rangers rende noto che sta organizzando un pullman che domani in mattinata raggiungerà la città de L’Aquila allo scopo di portare , sotto la supervisione dei responsabili del soccorso, un cospicuo numero di volontari in grado di rimuovere macerie e dare un contributo pratico alla normalizzazione della città.
Tutti coloro che fossero interessati possono rivolgersi direttamente presso la sede in via Pepe di fronte i botteghini della curva nord , oppure chiamare uno dei seguenti numeri 3275673625 , 3208226430. servono fatti concreti, chi può dia una mano.


Fonte. www.forzapescara.com


Forza ragazzi!
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05/04/2009 18:44
 
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A Cagliari un scolaresca siciliana aggredita da ultras
Un professore ed uno studente ricoverati all'ospedale Brotzu

Cagliari, 5 apr. (Apcom) - Aggrediti da un gruppo di teppisti appartenenti al gruppo ultras degli Sconvolts perché scambiati per sostenitori del Catania. E' accaduto questa mattina a Cagliari ad una comitiva di studenti e professori di Messina che si trovavano nel capoluogo sardo dove oggi si disputa la partita fra la squadra locale ed il Catania, per una gita scolastica. L'aggressione è avvenuta nel quartiere Marina, nei pressi del porto della città sarda. Un professore ed uno studente sono stati ricoverati all'ospedale Brotzu per accertamenti, mentre le altre vittime del pestaggio sono state trasportate in altre strutture di pronto soccorso. I responsabili del gesto, secondo i primi accertamenti di Carabinieri e Polizia, farebbero parte del gruppo ultras "Sconvolts" protagonista in altre occasioni di episodi di violenza.



Cagliari:aggrediscono gitanti,presi
Ultra' avevano scambiato studenti per tifosi avversari

(ANSA) - CAGLIARI, 5 APR - Sono stati arrestati alcuni tifosi responsabili dell'aggressione agli studenti di Messina in gita scolastica a Cagliari. Si tratterebbe di sei-sette persone tra le 15 che avrebbero fatto parte del gruppo che ha affrontato i siciliani, scambiandoli per tifosi del Catania. Tutti sarebbero stati riconosciuti dalle loro vittime. Gli studenti potranno lasciare Cagliari in serata, mentre rimane nel capoluogo sardo un professore che e' stato colto da una crisi ipertensiva.
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01/04/2009 17:15
 
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Juve Stabia: dopo lo strip ecco i manifesti mortuari
(g.pin.) Ancora una notizia poco rasserenante da Castellam­mare di Stabia: dopo la protesta di domenica, quando un centinaio di tifosi delusi ha costretto i giocatori della Juve Stabia a mettersi in mutande, ieri gli stessi hanno tappezza­to le panchine del Menti di manifesti mortuari con i nomi dei giocatori mentre sugli spalti sono comparsi alcuni ceri accesi.
tuttosport


un servizio video che mostra i manifesti...
www.metropolisweb.it/vedimediaplayer.asp?idmultimedia=3248&categor...
[Modificato da zeman! 01/04/2009 17:21]
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31/03/2009 19:44
 
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AGGUATO HARD
Juve Stabia ko: i tifosi obbligano i giocatori a rimanere in mutande!

GERARDO PINTO
SITUAZIONE boccacesca, l’altra notte, a Castellammare di Stabia, dopo il rientro della squadra da Pistoia, dove la Juve Stabia ha collezionato la 6ª sconfitta consecutiva, scivolando all’ultimo posto in classifica, alla pari della squadra toscana. Subito dopo la partita i tifosi stabiesi avevano chiesto un colloquio con i giocatori al primo autogrill dell’autostrada, dove avrebbero sostato i due pullman dei fans e quello della squadra. Ma la richiesta non è stata accettata, così quando i calciatori sono arrivati in città, presso lo stadio Menti, intorno a mezzanotte e mezza, i circa 200 tifosi li hanno raggiunti e hanno imposto loro di togliersi le tute e di restare in mutande, - sì proprio alla lettera: in mutande! - , nel piazzale antistante gli spogliatoi, al freddo. Ma non è stato questo che ha colpito di più i calciatori: hanno prevalso paura e umiliazione. Qualcuno è scoppiato a piangere. Poi i tifosi si sono allontanati ed hanno permesso loro di rivestirsi e tornare a casa. Si è salvato
Biancolino, che era rimasto nella città toscana per un accertamento clinico dopo una botta subìta. Il vice presidente della società, Manniello, ha chiesto scusa alla città per le cattive prestazioni della squadra.

tuttosport
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25/03/2009 17:26
 
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Treno Napoli-Roma: archiviata l'inchiesta

20 - 03 - 2009

L'articolo che segue, del 12 marzo 2009, è stato tratto dal sito internet di RaiNews24.

Archiviata l'inchiesta sull'assalto al treno dei tifosi del Napoli

La Procura di Napoli chiede l'archiviazione dell'inchiesta sui fatti del 31 agosto scorso, quando la Stazione Centrale di Napoli divenne il teatro di un presunto assalto al treno da parte dei tifosi del Napoli Calcio diretti a Roma per la prima partita di Campionato.
La stampa parlò di devastazione e di violenze ai danni dei passeggeri del treno cacciati dai vagoni, mentre Trenitalia quantificava i danni in 500 mila Euro. Una tesi smentita da un'inchiesta di Rai News 24 dal significativo titolo di "La bufala campana", che sulla base di riscontri e testimonianze forniva una diversa ricostruzione dell'accaduto.
Quella giornata costò ai tifosi napoletani l'accusa di "criminalità organizzata" da parte del Ministro dell'Interno Maroni, che vietò le trasferte per l'intero Campionato di Calcio a tutti i tifosi napoletani, indistintamente: bastava e basta essere residenti a Napoli per essere esclusi dalle trasferte. Divieto ancora in corso. Oggi il magistrato inquirente Antonello Ardituro ha posto il sigillo su quell'anticipazione di Rainews, chiedendo l'archiviazione per mancanza di presupposti, derubricando la "devastazione" a semplici danneggiamenti, quantificati in non più di 150 mila euro.
Addirittura la polizia giudiziaria che ha potuto ispezionare 4 dei 15 vagoni del treno Napoli-Torino ha valutato i danni in appena 4.500 euro.
Il Magistrato rileva "responsabilità organizzative" riconducibili a Trenitalia che ha rifiutato l'allestimento di un treno speciale, limitandosi ad indicare i normali treni in viaggio tra Napoli e Roma: "una condotta superficiale e deresponsabilizzante", scrive il PM Ardituro che parla anche di "miopia" da parte dell'Osservatorio sul calcio che ha autorizzato la trasferta, peraltro di una tifoseria tradizionalmente rivale di quella romana. [...]

da boysparma1997.it
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25/03/2009 17:11
 
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La squadra della Massese gestita dagli Ultras.

www.boysparma1977.it/images/ultras_liberi/altre/0809/44b.jpg

[Modificato da WEB RE1976 05/04/2009 19:54]
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25/03/2009 06:40
 
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Identificato il lanciatore di fumogeni
Avrà il Daspo «Fatti gravi».

Così s’è espresso l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive riunito per esaminare gli episodi che hanno caratterizzato, domenica sera, Napoli-Milan «scanditi da ripetute illegalità in un più ampio contesto nazionale». L'Osservatorio ha denunciato con fermezza le ripetute infrazioni alle norme ed ai regolamenti nello stadio di Napoli, dove sono stati esposti striscioni non autorizzati, introdotto materiale proibito, accesi e lanciati artifizi pirotecnici, e nel cui contesto èmaturata l'aggressione ai danni di Adriano Galliani. Fatti sui quali sta indagando la polizia giudiziaria.
Tessere
L'Osservatorio ha anche «stigmatizzato l'inaccettabile comportamento tenuto dai 315 tifosi milanisti ai quali è stata consentita la trasferta a Napoli in quanto in possesso della tessera "cuore rossonero". Su costoro sono in atto accertamenti in esito ai quali sarà attentamente valutata la loro posizione, anche nella prospettiva di un eventuale ritiro dell'agevolazione». Dal Viminale è stato ribadito il valore del programma «tessera del tifoso» che, se attuato nei termini giusti e supportato da un’adeguata organizzazione societaria, in grado di avviare un reale percorso di fidelizzazione dei tifosi, consentirà, in prospettiva, un miglioramento della situazione.
Daspo
E’ stato individuato e denunciato dalla polizia il tifoso milanista che domenica sera si è reso responsabile del lancio di un fumogeno verso la curva A dello stadio San Paolo che ha provocato l’inqualificabile reazione di una frangia di teppisti napoletani: due le bottiglie incendiarie lanciate nel settore milanista. L’uomo identificato ha 40 anni e sarà denunciato all’autorità giudiziaria: nei suoi confronti verrà emesso un provvedimento di Daspo. L’identificazione del facinoroso è stata possibile grazie al supporto degli steward presenti nel settore ospiti, aperto soltanto a poche centinaia di sostenitori milanisti.
Galliani
Non è stata preordinata e non è attribuibile ai sostenitori rossoneri [SM=g8019] l’aggressione subita da Adriano Galliani, domenica sera, al termine della partita. Il responsabile della Digos, il vicequestore Antonio Sbordone, ha escluso l’ipotesi che a compiere l’agguato possa essere stato qualcuno dei circa 400 tifosi milanisti [SM=x1380977] presenti nel settore ospiti del San Paolo. Secondo la Digos, a colpire l’auto del vicepresidente del Milan, bloccata nel traffico del dopo-partita, sarebbero stati una ventina di tifosi sciolti che stavano defluendo dallo stadio.

gazzetta
[Modificato da WEB RE1976 25/03/2009 09:51]
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19/03/2009 18:17
 
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Il Sardegna - Blitz degli Sconvolts, diciannove denunciati
Diciannove ultras del Cagliari sono stati denunciati alla magistratura per i reati di oltraggio, danneggiamento, violenza, minaccia a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Il provvedimento è scattato in seguito alla protesta inscenata la sera del 5 marzo davanti al carcere per la morte di uno dei leader del gruppo. Giancarlo Monni, di 35 anni, era deceduto qualche giorno prima in ospedale dove era stato trasferito durante un periodo di detenzione trascorso nel penitenziario. I suoi amici sono convinti che causare la morte del tifoso non sia stato un attacco di broncopolmonite, come ha stabilito la perizia autoptica, ma il trattamento ricevuto dietro le sbarre. Una versione dei fatti avallata dalla famiglia del giovane, che ha presentato un esposto alla procura della Repubblica. Con queste premesse gli ultras hanno deciso di dar vita ad un blitz davanti a Buoncammino, culminato con il lancio
di pietre nel cortile interno e l'imbrattamento con la vernice delle auto di alcuni agenti di custodia, che si trovavano in sosta all’esterno dell'edificio. Utilizzando le bombolette spray inoltre erano state tracciate scritte ingiuriose contro la polizia penitenziaria.
Sul posto erano intervenuti gli agenti della Digos della questura, che grazie ad alcune telecamere abilitate alla ripresa notturna avevano filmato i manifestanti, benchè molti di questi avessero il volto coperto da sciarpe e maschere. Al termine delle indagini la polizia è riuscita a risalire all'identità di diciannove persone che risultavano presenti a Buoncammino durante i disordini. Nei loro confronti è scattata la denuncia per i reati di oltraggio, danneggiamento, violenza, minaccia, concorso di persone nel reato, e manifestazione non autorizzata. A carico di diciassette persone è emersa l'esistenza di precedenti giudiziari per reati comuni. Sarà ora la magistratura a stabilire come sono andate realmente le cose.

Il Sardegna, 18.03.2009

certo che morire di broncopolmonite nel 2009 in italia [SM=g8044]
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Ultrà Atalanta: "L'avversario è un nemico, deve capire chi comanda. Aspettiamo i napoletani, noi ci saremo"
"L'avversario è un nemico, vogliamo picchiarlo per fargli capire chi comanda". "Dopo la tragedia di Arezzo si doveva bloccare tutto. Ma il tombino in curva è stato un errore".

"Lo scontro è la nostra droga. Tutti gli ultrà cercano lo scontro. È una cosa che hai dentro, che ti sale su mano a mano che si avvicina la partita. Quando devi farti rispettare in una città che non è la tua. Oppure quando arrivano gli avversari in trasferta, ché alle dieci sei già lì, sul piazzale dello stadio. È la difesa del tuo territorio. La voglia di picchiarsi col nemico. Fargli capire che qui comandi tu. Ma - dice "Bocia", il capo, uno dei sacerdoti del nuovo rito curvaiolo - lo scontro non nasce dalla delinquenza; nasce dalla passione, dal cuore. E deve essere leale, non un'infamata. Se non sei un ultrà questa cosa non la capirai mai. Anzi, ti fa schifo. Noi invece cerchiamo di tramandarla, assieme ai nostri valori, condivisibili o no. Questa è la vita che abbiamo scelto. Così vivremo finché esisteremo". Per entrare al "Covo", come lo chiamano loro, i monoteisti del tifo, devi salire una scala di ferro arrampicata sulla parete laterale di una concessionaria di automobili. Superi una porta di vetro tappezzata di adesivi nerazzurri e ecco un muro umano, una massa compatta di ragazzi in jeans e giubbotto radunati come militari in uno stanzone arredato con murales e bandiere e sciarpe e grandi foto che raccontano la storia del tifo organizzato atalantino. Di colpo sei inghiottito da un silenzio irreale. Un silenzio rotto solo dalle parole del capo. Il "Bocia", al secolo Claudio Galimberti, 35 anni, faccia e modi da Braveheart di provincia, giardiniere, leader della Curva Nord dell'Atalanta. Al "Covo", una specie di tempio pagano, il pasdaran da stadio è indottrinato sui temi portanti della sua fede, della sua esistenza al limite. Si parla di "presenza" da fare, di orari di treni e pullman, di collette, di striscioni, di processi penali e mediatici, di droghe "buone" e droghe "non buone", di tifo organizzato, di "odiosa repressione", di "giornalisti infami". Tutti ascoltano muti. Odore denso di fumo. Operai. Universitari figli di papà. Impiegati. Insospettabili professionisti. Disoccupati e gente che sgobba 15 ore al giorno, e se c'è da seguire la squadra a Palermo, il lunedì si torna in fabbrica dopo avere attraversato l'Italia. C'è anche qualche donna, una porta capelli viola fino alle spalle. Bocia sta seduto al centro. Intorno, il direttivo: una decina di persone, i luogotenenti. Tutte le curve hanno un capo e un direttivo. Eletti senza primarie. E migliaia di soldati semplici. Divisi in sezioni ognuna con un compito da portare avanti: coreografie, scontri, organizzazione dei viaggi, rapporti (solitamente complicati) con Digos e questura. Un sistema gerarchico, chiuso a riccio, impermeabile all'esterno. "Allora, adesso sotto con la trasferta...": Bocia istruisce decine di ragazzi su come affrontare un esodo "caldo". Quando l'Atalanta gioca fuori casa i suoi ultrà vengono quasi sempre accolti in modo non esattamente ospitale; loro sanno che è così, in fondo, spesso, non chiedono di meglio. "Occhi aperti e niente caz.zate", sono i consigli per l'uso. "Perché quando ti scontri devi avere la mentalità giusta. Se un avversario cade a terra non devi infierire. Devi rispettarlo. E niente coltelli né bombe. Il problema è che oggi la violenza ha raggiunto livelli altissimi. Non sai mai chi incontri. Cosa ti può capitare. Ci sono gruppi che girano con la pistola in tasca... ". Già, la pistola. E Gabriele Sandri, e l'autogrill, e il poliziotto, e la rivolta delle banlieue da stadio: parli con gli adepti del tifo e davanti ti scorrono le immagini dell'ultima domenica bestiale. Gli ultrà bergamaschi che assieme ai colleghi milanisti assaltano la polizia fuori dallo stadio (a Bergamo si giocava Atalanta-Milan); che esercitano il loro potere esecutivo imponendo lo stop alla partita. Il come si sa: sfondando con un tombino la vetrata che separa la curva dal terreno di gioco. "C'era tanta confusione. Forse il tombino è stato un errore - ammette Bocia - ma bloccare tutto era un dovere morale: e noi l'abbiamo fatto, anche se con modi discutibili. Il calcio doveva fermarsi per Sandri, come si è fermato per Raciti". È un mondo aspro e selvaggio quello degli ultrà. Per conoscerlo da dentro, per comprenderne le logiche informi, l'anarchia, le derive incendiarie, bisogna andare a vedere da vicino: non farsi impressionare dalla ruvidità di certe facce, di certe scene. E poi i toni, le abitudini cameratesche e carbonaresche che scandiscono la preparazione della "partita". Quello che a loro pare normale, a te sembra "fuori". È possibile impacchettare dentro la stessa bandiera le sassaiola contro un treno e le collette per le scuole del Ruanda? Le sprangate per strada e la raccolta fondi per la distrofia muscolare? E viaggiare per quindici ore su un treno tipo carro bestiame, presi in consegna da una teoria di poliziotti armati, scortati in mezzo a una città a bordo di pullman coi finestrini sbarrati con reti di ferro e infine, se va bene, tenuti dentro lo stadio per due ore finita la partita e rispediti a casa magari dopo aver preso una pietra in testa o una messe di manganellate? Saranno 500 o 600 qui al "Covo". Due o tre riunioni la settimana. Un mini esercito in servizio permanente sui gradoni di una curva infuocata, temuta, oltranzista, rispettata. Colpita come molte altre da una pioggia di "Daspo", il provvedimento che vieta ai supporter violenti beccati in flagrante di assistere a manifestazioni sportive per un periodo che va da 1 a 3 anni. Per gli incidenti dell'11 novembre sono arrivati sette arresti. Il presidente dell'Atalanta Ivan Ruggeri ha puntato il dito contro la curva: "Sono delinq.uenti che non voglio più vedere allo stadio". Il comunicato era firmato anche dai giocatori, che però tre giorni dopo, tra qualche imbarazzo, hanno tirato il freno: "Isoliamo i violenti, ma non criminalizziamo la Curva Nord che ci ha dato e ci dà tanto". "Era il minimo che potevano fare...", dice ora un po' sardonico Bocia. "Adesso comunque staremo fermi per un po', dobbiamo fare quadrato, ma la nostra mentalità non cambia". Il clima che si respira piacerebbe a Chuck Palahniuk, l'autore di Fight club e anche all'hooligan-scrittore inglese Cass Pennant, ma qui al Covo, almeno qui, non ci si prende a pugni né a calci. Semmai capita che pugni e calci si programmano o si commentano. "Oltre alla fede per la squadra, la cosa più importante per noi è il rispetto - spiega il leader della Nord - E rispetto vuol dire anche scontrarsi. Anzi, è la base". È la prima volta che un capo ultrà ci mette la faccia e riconosce che "sì, noi i casini ce li cerchiamo anche quando non ci sono. Romanisti, viola, granata, genoani: con tutte queste tifoserie vogliamo picchiarci. È così, non c'è niente da fare". Lui è uno di quelli che allo stadio non può andare. Il prossimo è il suo dodicesimo campionato da diffidato. "A fasi alterne, ovviamente". La domenica gioca a calcio: Bonate Sopra, prima categoria. E anche qui qualche guaio se lo tira addosso. Come il 9 settembre scorso a Cologno Monzese. Un centinaio di ultrà dell'Inter gli preparano un agguato. Sono lì per vendicare un assalto al loro treno diretto a Bergamo, campionato 2006-2007. Contro il pullman del Bonate partono sassi e bottiglie. A bordo ci sono anche donne e bambini. Ma soprattutto c'è lui, Galimberti. "Il nostro mondo è fatto anche di queste cose. Certe volte dimostri la tua superiorità cantando più forte degli altri. O presentandoti in gran numero in una trasferta. Se facciamo mille chilometri e andiamo a Napoli in 500 magari ci tirano addosso le bombe carta, però come nemici sanno che siamo rispettati". La curva atalantina un tempo era "rossa". Negli anni '80 è stata filoleghista. Oggi è rigorosamente "apolitica". Seimila ultrà. Mille lo zoccolo duro, quello che c'è ovunque e comunque. Che vive per la squadra, per il tifo. Come Danilo, 41 anni, operaio. Uno dei colonnelli. "La "mentalità ultras" sta scomparendo - dice - Ci sono curve che hanno fatto la storia di questo movimento che non hanno più codici di comportamento. Si sono sputtanate per gli affari commerciali, si sparano per un pugno di biglietti omaggio, mandano avanti i ragazzini coi coltelli. Questo è vergognoso". I seguaci della Dea (la dea Atalanta), come amano definirsi, hanno pochi rapporti di amicizia (Ternana, Cosenza, Eintracht Francoforte, Cavese) e moltissime rivalità. Praticamente con tutte le tifoserie. Il momento sociale per eccellenza è la Festa della Dea, l'omaggio al "totem" Atalanta. "Ogni estate facciamo 10 mila persone a sera. Vengono i giocatori, quelli di oggi e quelli di ieri. Si beve birra, si canta in piedi sui tavoli", spiega Daniele Belotti, 39 anni di cui 33 in curva, consigliere comunale e regionale leghista ("ma la politica non c'entra"). Ha scritto un libro, Belotti, "Atalanta folle amore nostro", che ripercorre 35 anni di tifo. "La Nord un tempo era considerata un covo di violenti e emarginati. Oggi coinvolge nelle sue iniziative decine di migliaia di bergamaschi. Gente che prima ci guardava con distacco e un certo timore". "Bocia" Galimberti ascolta, annuisce, si tormenta la barba. Poi stappa una birra. Dice che in testa ha un pensiero fisso: i napoletani. "Se il Viminale non vieta la trasferta, li aspetto a Bergamo. Noi da loro andremo, sicuro, sempre che lo Stato ce lo permetta". Lui non potrà esserci, ma saprà tutto dal primo all'ultimo minuto. Perché la curva ha tante radio. Che messe assieme formano una specie di grande ugola indisciplinata. Bocia si alza in piedi, porge la Ceres a Daniele e, scandendo il ritmo con le mani aperte a tamburo, lancia un coro che fa rimbombare il Covo: "A-ta-lan-ta olè... ". Subito dopo, a mo' di litania liturgica, parte un fragoroso "Bergamo, Bergamo...". Una città da difendere, cento città dove "farsi rispettare".

Fonte: La Repubblica 19.11.2007


BERGAMO, 23 novembre 2007 - Il vino, dicono, aiuta a raccontare la verità. E allora dopo due prosecchi, una bottiglia di Valcalepio, sette grappe “morbide”, tre caffè corretti con Vecchia Romagna Etichetta Nera, una boccia di Brunello e una di Barbera (annata 2003), qualcosa di vero deve saltar fuori. Il primo punto è questo: se vuoi trascorrere una giornata con quelli della Curva Nord Atalanta 1907, con il Bocia e i suoi bocia, non puoi essere astemio. Benvenuti nelle giungla di Bergamo, tra quelli che prima di Atalanta-Milan già aveva fatto a botte con la polizia, quelli che poi hanno tirato su un tombino, hanno spaccato un plexiglass. Benvenuti tra le belve nerazzurre, tra gli ultrà duri e puri, quelli che se c’è un casino ci sono. “Noi siamo atalantini, poi anche bergamaschi”, racconta Claudio Galimberti, 34 anni, giardiniere, detto il Bocia perché lui in curva è entrato che era un ragazzino. Il presidente Ruggeri vuole riempire la Nord di bambini. “Che novità è questa? Io non avevo neppure la carta d’identità, ma già giravo l’Europa. Sono andato a Malines, a Lisbona. E quella volta che volevo dare dei calci contro la portiera di una Ritmo bianca, contro quelli che erano saliti da Bari per una cazzo di partita di coppa Italia? E’ successo che mi sono preso uno schiaffone dai miei capi, perché quelli erano in cinque e avevano fatto tutta quella strada e io li dovevo rispettare”. Il Bocia conosce a memoria ogni formazione della Dea, che poi è l’Atalanta e conosce pure ogni angolo della sua città e non vede l’ora di farti scoprire le vie strette e le piazze e i ciottoli di Bergamo Alta, “che è tutta una città di preti, ma non potrei mai vivere altrove”.

LA ROCCA - Il Bocia conosce la città Alta e quando passa davanti ai portici della biblioteca Angelo Maj racconta: “Qui ho fatto il militare”. Sì, il leader riconosciuto degli ultrà dell’Atalanta ha fatto servizio civile, “perché sarà difficile da credere, ma a me non mi piace la violenza, a me piacciono gli scontri, che sono una forma di protesta contro una società di merda”. Il concetto va approfondito. Ma intanto sei già alla Rocca, che pare il punto più alto di Bergamo Alta. “Qui noi diffidati veniamo a vedere la partita. Vediamo le coreografie, sentiamo i cori e vediamo solo metà del campo, ma se sei "daspato" non hai alternativa e devi fartelo bastare. Veniamo qui, portiamo una "boccia" di vino, godiamo se l’Atalanta vince e godiamo comunque, perché quel che conta è stare insieme, fare gruppo”.

IN MORTE DI UN ULTRA’ - Ah, il Bocia alla Rocca non va spesso. Lui ha la diffida, ma alla domenica gioca a pallone. Fa il centrocampista “di quantità”, nel Bonate, in prima categoria. La squadra la allenava suo fratello, ma domenica scorsa lo hanno esonerato. Due domeniche fa stava in panchina: numero 15, la distinta l’hanno mandata subito in questura, come sempre. Ma ieri la Digos ne ha richiesta un’altra copia. Due domeniche fa, all’autogrill di Badia al Pino, un colpo sparato da un agente della Polstrada ha ammazzato Gabriele Sandri, 28 anni, ultrà della Lazio. La storia del tombino e del plexiglass è iniziata così. Il Bocia allo stadio non ci poteva andare e non c’è andato, ma prima di giocare si è visto con quelli del suo gruppo, vicino al Baretto (ora chiuso per “aggregazione ultrà”), davanti allo stadio Atleti Azzurri d’Italia. Il Bocia racconta: “Quella mattina sono arrivate tutte le notizie più disperate, distorte ad arte, sbagliate. Prima hanno detto che uno juventino aveva sparato a un laziale e allora ho pensato che tutto era davvero finito. Poi hanno raccontato una mezza verità e quando hanno seppellito quel ragazzo hanno tirato fuori la storia delle pietre nelle tasche. Come puoi avere fiducia in questo Stato? La partita contro il Milan non si doveva giocare, non si doveva giocare nessuna partita. Hanno fatto così per la morte di Raciti ed era giusto fare così anche per un ultrà. Non abbiamo rimorsi. Voglio solo chiedere scusa a quelli che erano nella curva e non erano d’accordo, voglio solo chiedere scusa ai tifosi dell’Atalanta, questo sì. Ma ora ci trattano come le nuove Brigate Rosse e questo per un pezzo di plastica spaccato. No, non è giusto”.

L’INCONTRO CON CASTELLI - Fuori dall’ultimo bar, davanti alla fontana del Delfino, sotto un ombrello, passa Castelli, l’ex ministro di Grazia e Giustizia. “Oh, ministro diglielo tu che a Bergamo non siamo dei delinquenti”. Il ministro saluta e sorride. “Che cazzo avrai da ridere...”. Il Bocia non ne ha più voglia, sente una “strana aria”, sa che arriveranno altre diffide e che altri finiranno in carcere. “Se tocca a me stavolta mollo tutto”. Lo dice e ci beve su.

fonte: Gazzetta.it

www.youtube.com/watch?v=s9eYllgoHHg
www.youtube.com/watch?v=UnuZgNPbyS8
[Modificato da zeman! 15/03/2009 11:57]
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BERGAMO
SI 'SCIOGLIE' LA CURVA DELL'ATALANTA
ULTRAS CONTRO IL DIVIETO AL ' BOCIA'

La storica decisione è arrivata al termine di una riunione del direttivo, dopo il divieto di accesso alle manifestazioni sportive emesso dal questore di Genova contro Claudio Galimberti, capo storico del tifo, che non potrà entrare in nessuno stadio per i prossimi cinque anni Bergamo, 14 marzo 2009 - Decisione storica per il mondo dei tifosi "ultras" di calcio: la Curva Nord dell’Atalanta si scioglie, mettendo la parola fine al tifo organizzato dello stadio dei nerazzurri.
La decisione è arrivata al termine di una riunione del direttivo, dopo il divieto di accesso alle manifestazioni sportive emesso dal
questore di Genova contro Claudio Galimberti detto ‘Bocia', capo storico del tifo atalantino, che non potrà entrare in nessuno stadio per i prossimi cinque anni.
La disposizione è stata vista dai tifosi come un affronto da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine, di cui gli ultras dicono di sentire ‘il fiato sul collo ad ogni partita'. Ovviamente il tifo continuerà, ma non ci saranno più striscioni, bandiere, coreografie
organizzati, e le varie iniziative saranno affidate alle iniziative dei singoli.

il giorno
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Re: TRAVOLTO TIFOSO DEL GENOA DAL PULMAN DELLA FIORENTINA
Avanti Ultras, 15/02/2009 21.44:

http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Genoa/Primo_Piano/2009/02/15/tifosotravolto.shtml



Il Video dell'incidente www.genoatube.it/play.php?vid=344


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15/02/2009 21:44
 
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Gaetano Plaitano
1962 - Il primo morto in Italia in uno stadio è Gaetano Plaitano, colpito da un proiettile dopo
Salernitana – Potenza.
Vincenzo Paparelli
1976 - Un’ora prima di Roma – Lazio dalla curva sud partono due razzi. Uno colpisce ad un occhio Vincenzo Paparelli. Morirà nell’autoambulanza.
Andrea Vittore
1982 - Nei pressi di Civita Castellana, un petardo causa l’incendio di un vagone carico di tifosi giallorossi di ritorno dalla partita Bologna – Roma. Andrea Vittore 14 anni, muore soffocato.
Marco Fonghessi
1984 - Al termine di Milan – Cremonese viene accoltellato a morte Marco Fonghessi, tifoso milanista.
1986- Tifosi della Roma, di ritorno da Pisa, appicando il fuoco ad uno scompartimento del treno su cui viaggiano. Muore Paolo Saroli, 17 anni.
Giuseppe Tomasetti
1986 - Ad Ascoli, durante la partita Ascoli – Sambenedettese, muore accoltellato Giuseppe
Tomasetti, 21 anni.
Antonio De Falchi
1989 - A Milano, un gruppo di ultras milanisti uccide a calci e pugni Antonio De Falchi , tifoso della Roma.
Nazareno Filippini
1989 - Ad Ascoli, Nazareno Filippini, dopo la partita Ascoli – Inter viene percosso con sassi a bastoni. Morirà dopo 8 giorni d’agonia.
Ivan dall'Olio
1989 - Alle porte di Firenze, una molotov viene lanciata contro il treno dei tifosi del Bologna. Ivan Dall’Olio, 14 anni rimane gravemente ustionato.
Salvatore Oliva
1994 - A Ercolano, in provincia di Napoli, durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia sulla Nigeria, Salvatore Oliva, 10 anni, viene ucciso da colpi d’arma da fuoco sparati da un tifoso.
Salvatore Morchella
1994 - Perde la vita gettandosi dal treno vicino ad Acireale, Salvatore Morchella, 22 anni. Voleva sfuggire a cinque tifosi del Messina, di ritorno da Ragusa, che volevano punirlo per aver difeso una donna da loro molestata.
Vincenzo Spagnolo
1995 - Vincenzo Spagnolo, tifoso genoano, viene accoltellato fuori dallo stadio Marassi prima di Genoa – Milan. La partita viene sospesa e in seguito anche il campionato subirà uno stop. Alla notizia della sua morte si scatena la guerriglia urbana.
Roberto Bani
1997 - A Salerno, Roberto Bani, 28 anni, batte la testa durante una lite scoppiata durante Salernitana – Brescia . Morirà dopo poche ore.
Fabio Di Maio
1998 - A Treviso, durante gli incidenti scoppiati alla fine della partita con Cagliari, muore Fabio Di Maio, 32 anni. Il referto medico parla di infarto : Di Maio era cardiopatico.
Vitale, Diodato, Ioio e Alfieri
1999 - Durante il ritorno dalla trasferta Piacenza – Salernitana alcuni teppisti appicano il fuoco sul treno. Le quattro vittime volevano arrivare nella stazione di Salerno mentre la carrozza bruciava, Simone Vitale,Diodato, Ioio e Alfieri, minorenni.
Antonio Currò
2001 - Messina – Catania viene colpito alla testa il giovane tifoso del Messina Antonino Currò da un petardo lanciato dalla tifoseria avversaria. Dopo un immediato intervento le condizioni si sono aggravate . E’ poi morto dopo essere entrato in coma.
Filippo Raciti
2006-Catania Capo-ispettore di polizia muore durante gli scontri fra le due tifoserie
Gabriele Sandri
Domenica 11 Novembre 2007 - Il tifoso laziale di 28 anni, ucciso da un colpo di pistola partito dall'arma di un agente (all'autogrill di Badia al Pino sulla A1)

e non sono tutti....

morti legati al basket?
[Modificato da zeman! 15/02/2009 14:14]
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15/02/2009 13:00
 
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ULTRAS…. . . . TIME-OUT!!
Si parla tanto di stadi vuoti, poco pubblico, mancanza di colore, calore ecc.. E’ vero, è un dato di fatto ed è una realtà con cui conviviamo ogni giorno. Ma è anche vero che è proprio il calcio lo sport più malato di tutti. Ci sono altri sport, considerati più poveri, ma in realtà altrettanto belli rispetto a quello che seguiamo noi, che invece, per quanto riguarda il pubblico, non conoscono crisi. Prendiamo quello più seguito dopo il calcio, che è senza dubbio la pallacanestro. Perché lo facciamo? Molto semplice: alcuni membri del nostro gruppo, lo scorso mercoledì sera sono voluti andare a Siena, come semplici spettatori neutrali, a vedere una delle più importanti partite di Eurolega di Basket tra la Mens Sana ed il CSKA di Mosca, campione in carica. L’occasione era di tipo sportivo, per vedere in azione due tra le migliori squadre d’Europa, ma anche per vedere da vicino un ambiente a noi non troppo conosciuto ed una realtà diversa da quella del calcio. Almeno così potevamo pensare, in realtà la somiglianza con l’ambiente che una volta c’era in uno stadio è risultata impressionante tale da farci riflettere e d’istinto, farci sopra questo articolo. Premettiamo subito che questo non sarà un resoconto, piuttosto un’analisi da un punto di vista prettamente ultras dell’ambiente che ha circondato questa partita ma che, ne siamo convinti, ogni fine settimana anima i palazzetti d’Italia. Prima di tutto la cornice di pubblico, spettacolo da tutto esaurito, non un posto libero e molti spettatori costretti a stare sulle scale, chiaro sintomo di biglietti venduti oltre la capienza, cosa che in uno stadio era fino a qualche anno fa una consueta routine. Il campo piccolo e la conseguente vicinanza col pubblico rendono un palasport, specialmente se pieno come in questo caso, una vera e propria bolgia, la bolgia che una volta significava “giocare in casa”, concetto che nel calcio sta venendo inevitabilmente meno. Vogliamo parlare poi degli ultras di casa, i Commandos Tigre? Una curva strapiena, un settore centrale che canta con una passione incredibile, incessantemente per 40 minuti. Ma, quello che più ci risalta agli occhi è il completo equipaggiamento da tifoseria che anche noi, prima che norme restrittive ce lo impedissero, eravamo soliti utilizzare perché era una cosa normale. Gli striscioni dei gruppi e dei vari club a giro per il palazzo sono infatti regolarmente al loro posto, anche quelli fatti a mano e volanti, e poi bandierine e bandieroni di svariate dimensioni, utili per colorare la curva, tamburi per supportare i cori e megafono per far partire i cori ed incitare i tifosi. Sono proprio queste le cose che di più mancano al calcio, nessuno se lo è mai chiesto? E’ il fatto stesso di avere una curva che conta su vari supporti come questi che spinge tutto il resto del palazzo a seguire molto spesso i cori degli ultras, cantando insieme e creando la già citata “bolgia”. Non ci ha mai pensato nessuno che da quando a noi sono stati tolti tutti questi mezzi, dopo che sugli ultras (del calcio eh) era stata sparata tanta di quella merda ed eravamo stati dipinti come mostri sanguinari, la gente ha cominciato a distaccarsi sempre di più dal tifo, come se non volessero più aver niente a che spartire, diventando sempre di più o consumatori televisivi, o addirittura manichini da manovrare, pronti ad applaudire solo a comando quando la sceneggiatura lo prevede o se compare su di un maxischermo? Verrebbe anche da chiedersi se allora esistano ultras di serie B e di serie A: perché a noi tifosi di calcio dobbiamo chiedere permessi per i nostri vessilli e tutte le altre cose sono proibite mentre ad altre tifoserie di altri sport è tutto permesso? La domanda in realtà è posta male, diciamo che non esistano due categorie di ultras; l’ultras è unico ed ha un suo perfetto stile di vita, siamo tutti uguali, ma più semplicemente la repressione va a colpire laddove i padroni hanno più bisogno ci sia meno resistenza. Per padroni, in questo caso, intendiamo televisioni, sponsor e Leghe Calcio varie che ci hanno dichiarato guerra con ogni mezzo. Evidentemente i padroni del basket non hanno ancora deciso di tagliare fuori gli ultras dai loro giochi, forse proprio perché non c’è paragone tra i soldi che girano tra i due sport. Nel calcio il concetto che si è stabilito è quello di avere un “cliente-utente”, nel basket il pubblico è ancora considerato un tifoso ed una persona di cui tenere davvero conto. In conclusione, diteci voi, non vi pare di aver rivissuto, leggendo, delle situazioni che fino ad una decina di anni fa avvenivano ogni domenica in ogni stadio? Ve lo assicuriamo, pur non avendo preferenza per nessuna delle due squadre, riviverlo da dentro ci ha dato una forte, ma davvero forte, emozione.

articolo dalla
Fanzine Rangers n. 196 Empoli-Rimini
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20/01/2009 18:09
 
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Violenza ultrà: il caso Morgia
di Luca Morandi

Due calciatori aggrediti, Brunner e Radi, l’allenatore dimissionario con l’intera dirigenza. È accaduto a fine novembre alla Juve Stabia (Prima divisione, girone B). L’aggressione subita dai calciatori Brunner e Radi nei pressi delle loro abitazioni poche ore dopo la sconfitta casalinga subita il 30 novembre col Lanciano (0-2) e la bottiglietta che ha colpito l’allenatore romano Massimo Morgia nel corso della partita hanno segnato una profonda frattura nell’ambiente. Le conseguenze immediate sono state le dimissioni dell’intera dirigenza, a partire dal patron Franco Giglio. Dimissioni rientrate quando il sindaco di Castellammare di Stabia, Salvatore Vozza, è andato di persona a scusarsi con la dirigenza e con i ragazzi vittime di quel gesto vile.
Bocche cucite da subito per i giocatori che hanno affidato il loro pensiero a un comunicato stampa. “Dopo l’increscioso episodio verificatosi nella giornata di domenica ai danni di Radi e Brunner, nell’esprimere la nostra solidarietà verso i compagni di squadra vittime di qualcosa che nulla ha a che vedere con il mondo del calcio, in segno di rispetto, non rilasceremo in questa settimana alcuna dichiarazione agli organi di stampa. Tale decisione viene intrapresa per cercare di ritrovare la giusta concentrazione in vista del match di campionato di domenica contro il Benevento”. Resterebbe da chiedersi quale solidarietà e quale rispetto per chicchessia ci siano dietro a un silenzio, ma... rispettiamo le scelte.
La Juve Stabia, in quel momento a quattro-cinque punti dalle posizioni di centro classifica, era in una situazione tutto sommato in linea con le aspettative della vigilia, considerando anche i due punti di penalità scontati per irregolarità amministrative.
Solidarietà a Massimo Morgia e preoccupazione per una violenza che non è limitata al caso della Juve Stabia è arrivata dal presidente della Associazione italiana allenatori Renzo Ulivieri. “Sento la necessità, a nome di tutta l’Aiac, di esprimere piena solidarietà a Massimo Morgia, allenatore della Juve Stabia, coinvolto suo malgrado, insieme ai calciatori Brunner e Radi, negli incidenti di domenica scorsa. Il gesto delle dimissioni di Morgia, per protesta contro la situazione di inaccettabile intimidazione, colpisce per coraggio, disinteresse e inquieta per il suo significato profondo. Non può funzionare un sistema che costringe chi è nel giusto a dover cedere alla violenza. Non si tratta di un caso isolato, come è assai diffusa la gestione manipolata e interessata di frange ultras per imporre strategie a società lasciate spesso sole”. Parole ponderate e severe quelle di Ulivieri. “Se è vero che la stagione in corso, almeno per quanto riguarda gli incidenti da stadio, in serie A ha fatto registrare il dimezzamento delle multe legate al comportamento dei tifosi, non si possono ignorare episodi come quello che ha subito Morgia, ancora troppo numerosi e pericolosi perché inquinano la base dell’intero movimento calcistico italiano. A questo proposito serve l’impegno di Lega, Federazione, forze di sicurezza e amministrazioni locali per contrastare con efficacia una violenza che non arriva in prima pagina ma produce effetti altrettanto devastanti”.



«Ho detto basta con il calcio»
di Fabio Massimo Splendore

Massimo Morgia si ribella. Non a una città o a una tifoseria. Si ribella a un sistema in cui non si riconosce più, si ribella a un mondo che ama ma che non è come lui vorrebbe. E forse – aspetto più cupo dell’analisi del tecnico che si è dimesso dalla Juve Stabia – non cambierà più.
«Ma non per la Juve Stabia o per Castellammare, che per me equivalgono a qualsiasi squadra o a qualsiasi posto d’Italia, sia esso al nord, al centro, al sud.
Io non ho niente contro nessuno in particolare, non volevo criminalizzare un ambiente. Io me ne vado da questo mondo perché sono saturo, perché ho deciso così e basta».

L’impegno a scambiare quattro chiacchiere su “l’Allenatore” nasce con questo presupposto…
«… niente croci su Castellammare, per cortesia, questa storia mi ha stancato.
Posso parlare solo dei miei sentimenti nei confronti di un mondo in cui non mi riconosco più. Da dieci anni a questa parte, almeno, il calcio non si vive più come dovrebbe essere.
L’episodio particolare è solo il punto di non ritorno per me che ero già pieno, so benissimo che quanto mi è successo è accaduto e accadrà ad altri miei colleghi. Io ho scelto di fermarmi, ma voi non fermatevi alla punta dell’iceberg».

Andiamo sotto. Cosa c’è?
«Siamo l’unico paese in cui ci sono ancora le barriere protettive, le partite si giocano prevalentemente senza tifosi ospiti, se non a porte chiuse, e questo un fenomeno che più si scende di categoria più diventa diffuso. Vogliamo riportare la gente allo stadio e poi gli stadi vengono sbarrati… Ma ci saranno problemi o no? La cultura sportiva, ecco il problema: se non cambia non ne usciamo».

La cultura sportiva... Benissimo, ma qui servono soluzioni. Morgia le ha?
«No, l’unica soluzione che ho trovato per ora è stata quella di farmi da parte. E lo dico da innamorato di questo mondo, da uno abituato a viverlo col romanticismo dei bambini, anche se ho cinquantotto anni. Ma ho smesso, basta. E guardate che anche da giocatore, quando decisi di smettere, non tornai indietro. Io non so trovare soluzioni, io alleno tra prima e seconda divisione… e mi chiedo come un imprenditore, senza gli introiti della Tv e altri ritorni economici che esistono nelle categorie maggiori, debba appassionarsi a investire in una società di prima e seconda divisione».

Ci dica la sua idea di cultura sportiva.
«La cultura della sconfitta, per esempio, che non è mai figlia di nessuno. Ci si vergogna dentro una sconfitta, questa è la verità. E allora, alla gente, che messaggio deve passare? Se perdi entro nello spogliatoio. Ma non a Castellammare, non personalizzate questo fatto. Sono entrati nello spogliatoio a Torino in A, ad Ascoli in B, a Messina due anni fa…»

Cos’altro non le piace di questo mondo?
«Glielo dico senza problemi: non mi piacciono le tavole rotonde quando muoiono Raciti o Sandri, per poi aspettare che il tempo consumi le cose e non fare più nulla. Non mi piace sentire proclami sul terzo tempo e poi... chi ne parla più ora?
Oppure tutte quelle domande quando due tifoserie fermano un derby di serie A come Roma-Lazio e alla fine… avanti! Le ripeto, io parlo come uno che è legato a questo ambiente, che nel calcio ha trovato gioie, dispiaceri, ma sopratutto da vivere.
E io devo proteggere il mio mondo, anche se poi so che uno come Zeman certe cose le diceva molto tempo fa. E il risultato è che in Italia non allena più».

Questo suo farsi da parte, servirà almeno a qualcosa?
«Non lo so, io intanto dovevo rispondere a un mio bisogno. Quello che spero è che altri colleghi arrivino a fare come me. E poi qualche presidente. E che magari da uno diventiamo cinque, dieci, venti. Perché non si smetta di parlarne. Oppure spero che qualche collega più importante di me faccia sua la mia denuncia. In modo che l’eco cresca, perché con grande realismo bisogna ammettere che c’è bisogno di voci più importanti della mia perché della cosa si continui a parlare e non si smetta».

Intanto questa è una voce, quella di Massimo Morgia. Rispettabilissima, perché non sono le categorie in cui si allena ad alzare o ad abbassare la linea del rispetto. Una voce che farà riflettere una volta di più. E chissà…


Fabio Massimo Splendore, Giornalista del “Corriere dello Sport-Stadio”

[Modificato da zeman! 20/01/2009 18:09]
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Re:
zeman!, 18/01/2009 17.43:

LA CURVA NORD MAURIZIO ALBERTI ESPRIME TUTTA LA SUA INDIGNAZIONE PER LA SCANDALOSA PRESTAZINE ODIERNA.
ANCHE OGGI, COME SEMPRE, ERAVAMO PRESENTI A BRESCIA PER SOSTENERE LA SQUADRA NEROAZZURRA PER TUTTI I NOVANTA MINUTI, MA NON POSSIAMO PIU' SOPPORTARE QUESTE PRESTAZIONI DEI GIOCATORI IN CAMPO: SENZA LOTTARE E ONORARE LA MAGLIA, IN SETTIMANA ANDREMO DALLA SQUADRA PER AVERE UN CHIARIMENTO E DARE LA SVEGLIA, NOI VOGLIAMO GENTE CHE LOTTA!

CURVA NORD MAURIZIO ALBERTI

il 18/1/2009



[SM=x1380974] così si fa!!! a mali ESTREMI, rimedi ESTREMI


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LA CURVA NORD MAURIZIO ALBERTI ESPRIME TUTTA LA SUA INDIGNAZIONE PER LA SCANDALOSA PRESTAZINE ODIERNA.
ANCHE OGGI, COME SEMPRE, ERAVAMO PRESENTI A BRESCIA PER SOSTENERE LA SQUADRA NEROAZZURRA PER TUTTI I NOVANTA MINUTI, MA NON POSSIAMO PIU' SOPPORTARE QUESTE PRESTAZIONI DEI GIOCATORI IN CAMPO: SENZA LOTTARE E ONORARE LA MAGLIA, IN SETTIMANA ANDREMO DALLA SQUADRA PER AVERE UN CHIARIMENTO E DARE LA SVEGLIA, NOI VOGLIAMO GENTE CHE LOTTA!

CURVA NORD MAURIZIO ALBERTI

il 18/1/2009
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17/01/2009 00:48
 
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[Modificato da WEB RE1976 17/01/2009 01:44]
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