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Libri e calcio

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2008 11:01
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23/09/2008 10:06
 
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"11 novembre 2007" di Maurizio Martucci
176 pp., Sovera, 11 euro
E’ passato quasi un anno da quella mattina di novembre in cui – accompagnata da particolari parziali e fuorvianti battuti dalle agenzie – giunse la notizia della morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale ventiseienne e noto dj di Roma. E’ mattina presto, il fatto è avvenuto in un autogrill nei pressi di Arezzo. Il ragazzo è morto per un colpo d’arma da fuoco. Prima sembra siano stati alcuni tifosi juventini ad avere sparato, dopo una rissa. Poi, quando le partite di calcio in tutta Italia stanno cominciando negli stadi (è domenica), arriva la precisazione: pare che un poliziotto abbia esploso due colpi in aria. E che uno di questi abbia colpito Gabriele Sandri. Le partite non vengono sospese, le tifoserie organizzate (anche loro parzialmente informate da brandelli di notizie che arrivano da tg e siti Internet) decidono di non entrare negli stadi per protesta pacifica. In alcune città la protesta prende una piega più violenta, a Roma, in serata (complici anche altre ambigue dichiarazioni sui fatti della mattina), gli avvenimenti prendono la china drammatica della guerriglia urbana. I giornali il giorno dopo parlano di “scontri tra ultrà” che avrebbero portato alla morte di Sandri. I comunicati ufficiali si trincerano dietro a frasi come “tragico incidente”. Quello che nessuno dice è ciò che è più plausibile sia accaduto: un poliziotto, visto da testimoni oculari, ha sparato in direzione dell’auto su cui Gabriele e alcuni amici erano seduti, e con la quale stavano lasciando l’autogrill dove effettivamente avevano avuto una colluttazione con alcuni sostenitori juventini. Omicidio. Con “11 novembre 2007”, in libreria da lunedì 22 settembre e presentato lo stesso giorno in Campidoglio, Maurizio Martucci prova a fare chiarezza su un episodio tragico dimenticato troppo in fretta dai mass media. Non è questione di “sbirri contro ultras”, solo la richiesta che lo striscione esposto da quasi un anno in tanti stadi italiani (“Giustizia per Gabriele”) possa essere riposto perché ottenuto quanto richiede. Attraverso una raccolta attenta (e a tratti appassionata) di fatti, testimonianze e dichiarazioni dei protagonisti di quell’undici novembre, emerge come le circostanze concitate che portarono alla morte di Gabriele poco o niente hanno a che vedere con il calcio in senso stretto. La tesi, supportata da fatti, è che l’agente di polizia che sparò dall’altra parte dell’autostrada non avesse idea di chi fossero i ragazzi coinvolti nella rissa e che abbia volontariamente premuto il grilletto in direzione dell’auto in cui Sandri era rientrato. Le dichiarazioni contrastanti dell’agente dopo il fatto e le discordanze tra le perizie fatte sulla traiettoria del proiettile sono emblematiche. Ma nel libro c’è anche tutto il contorno, c’è l’accusa verso un utilizzo dei media quantomeno impulsivo: la notizia monca e così vaga data dall’Ansa quella mattina mise in moto dinamiche fin troppo prevedibili da chi – occupandosi di sicurezza – conosce la mentalità di certe frange delle tifoserie organizzate: giusto o sbagliato che sia, il paragone con la sospensione delle partite dopo la morte del poliziotto Filippo Raciti di qualche mese prima scatenò le proteste, alimentate poi da goffe dichiarazioni e vaghe precisazioni da parte delle autorità che il giorno dopo daranno la colpa ai tifosi per gli scontri in tutta Italia. La cronaca di quei fatti è sufficentemente fredda per riuscire a dare un giudizio distaccato sull’accaduto, il breve capitolo sulla vita di Gabriele utile a ribadire che non si trattava di un “balordo”, come all’inizio diffuso dalle agenzie di stampa. L’intervista al fratello di Gabriele uno spaccato del dolore della famiglia Sandri che ancora oggi prova a capire perché dopo quell’uccisione solo i tifosi negli stadi abbiano continuato a ricordare una morte su cui ancora ci sono troppi silenzi.
(ilfoglio.it)
[Modificato da zeman! 23/09/2008 11:01]
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23/08/2008 16:02
 
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LIBRI E CALCIO
SALUTI,E COME EMPOLI E COME EUROPA
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19/08/2008 07:31
 
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17/08/2008 15:54
 
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Buffon (il Mondo tra le mani)
di Aurelio Benigno - 160 pagine - € 16,00
Graphot Editrice

Un grande uomo, di quelli veri. Un grande portiere, il più
forte di tutti, il più bravo al mondo. E’ Gianluigi Buffon. Un
destino scritto nelle stelle, un predestinato. Lo zio storico
portiere del Milan negli anni Cinquanta e Sessanta, i genitori
campioni di atletica leggera, le sorelle professioniste nella
pallavolo. Una storia tutta da raccontare, per conoscere
una persona unica, che ha scelto di aiutare gli altri, che crede
nei valori umani.
In questo libro lo scoprirete sotto tutti gli aspetti: da giovane promessa del Parma
al grande campione della Juventus e della Nazionale.



La storia del doping
di Pietro Paolo Mennea - 156 pagine - € 20,00
Edizioni Delta 3

Ultima fatica di Pietro Mennea, questa pubblicazione nasce
dall’esigenza di tenere sempre viva l’attenzione sul grave
problema del doping, che sta condizionando in modo negativo
il mondo dello sport e la società civile. In tutti questi anni
questa autentica “piaga” è sempre stata sottovalutata dagli
organismi sportivi istituzionali e dai governi dei vari Paesi,
perché è stato considerato un problema riguardante solo
atleti praticanti soprattutto lo sport a livello agonistico/professionistico: ma queste
sono considerazioni sbagliate, poiché oggi il “doping” rappresenta un problema
sociale in quanto coinvolge in maniera dilagante molti giovanissimi. La fascia a rischio,
infatti, si è progressivamente abbassata arrivando ad interessare bambini ed
adolescenti dagli 8 ai 17 anni, con gravi rischi per la salute.



Lo Zen del Pallone
di Gianluca Lombardi d’Aquino (“Jallinho”)
184 pagine - € 15,00
Edizioni Tracce

Il libro, nato dalla grande passione dell’autore per il calcio,
quello brasiliano in particolare, ha per protagonisti un ragazzo
e il suo pallone, e racconta la storia dell’apprendistato
del giovane alla scuola di un maestro zen, che lo conduce
alla progressiva maturazione delle competenze e dell’autostima
necessarie per praticare “il gioco più bello del mondo”.
Il percorso iniziatico narrato nel libro ci restituisce il valore del gioco quale
metafora sociale dell’umana esistenza: il mondo è una palla, che - come il Tao della
filosofia orientale - simboleggia la duplicità della natura umana (yin e yang).
Coinvolgendo il lettore nell’intensa storia di un’amicizia nata dalla simbiosi calcistico-
affettiva tra il giovane e la sua guida, il messaggio ha soprattutto un obiettivo:
ricordare che gli insegnamenti fondamentali della vita hanno bisogno di buoni maestri
e possono passare anche per una palla che rotola e rimbalza, purché essa sia
l’occasione per riflettere e far riflettere sulle tappe che conducono, passo dopo
passo, prova dopo prova, al raggiungimento di una consapevolezza più piena di se
stessi e della realtà che ci circonda.
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04/07/2008 16:35
 
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La squadra spezzata
L'Aranycsapat di Puskás e la rivoluzione ungherese del 1956

Luigi Bolognini

RECENSIONI:
La grande Ungheria di Puskás e Kocsis, quella che tra il '50 e il '56 giocò cinquanta partite perdendone una sola, peccato fosse la finale mondiale del '54. Tra un mesetto dovrebbe essere in libreria La squadra spezzata di Luigi Bolognini che rievoca quei tempi. Voto 7,5 (ho letto le bozze).
31 dicembre 2006

L'ambizione di Luigi Bolognini stava nell'inserire una storia nellla Storia, con le vicende calcistiche a intrecciarsi con la crescita (anche politica) del ragazzino Gábor, che stravede per Puskás. La cosa funziona, dai mattoni per costruire il Népstadion fino all'ultuimo treno utile per scappare a Vienna. E quindi questo è un bel libro.
20 gennaio 2007
Gianni Mura, «la Repubblica»

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Bolognini ha scritto la vicenda dell'Aranycsapat con tratto delicato e struggente, intrecciandola senza retorica con uno degli eventi storici più drammatici di tutto il Novecento [...] Un bel libro per chi ama il calcio e per chi ha provato l'effetto magone, qualche settimana fa, alla notizia della morte di Puskás, il meraviglioso fuciliere degli stadi.
Nando dalla Chiesa, www.nandodallachiesa.it

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Ci si adopera a indagare lontano, in un tempo non vissuto, su chi ha permesso che la storia facesse il suo cammino, si va a pescare in una sorta di innatismo platonico, con attenzione sacrale. Questa l'impresa compiuta da Luigi Bolognini con il suo accattivante La squadra spezzata.
Una storia affascinante, eternata dalla grazia della letteratura, che ci emoziona e ci è maestra «finché il sole risplenderà sulle sciagure umane».
20 febbraio 2007
Andrea Parodi, «In chiostro sportivo»

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Il calcio ha mille declinazioni e qui il giornalista di «Repubblica» Luigi Bolognini ce ne offre una nuova e molto suggestiva, tutta racchiusa, forse, in una frase pronunciata a un certo punto, quando ormai il destino sta compiendosi, da Gusztav Sebes, commissario tecnico della grande Nazionale ungherese: «Se avessimo vinto due anni fa, non ci sarebbe stata alcuna alcuna rivoluzione». [...] Tutto ciò che racconta Bolognini è reale: sono realmente accaduti gli eventi e sono realmente esisititi i personaggi, che hanno realmente respirato il clima che Bolognini descrive. Non è reale - ma potrebbe esserlo - solo il protagonista del libro: Gábor, che ha dieci anni all'inizio del racconto e sedici alla fine e che semplicemente e dolcemente ci offre il suo sguardo sulle cose. La storia ha la forma del romanzo ma i contenuti del saggio calcistico e storico: Gábor ci mostra la Budapest di quegli anni - dal 1950 al 1956 - durante i quali la Grande Ungheria vinceva dappertutto.
24 febbraio 2007
Niccolò Nisivoccia, «il manifesto»

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Al talento per il racconto di storie di sport, Luigi Bolognini ne La squadra spezzata associa una sorprendente prova di versatilità storiografica e una riuscita incursione nel territorio del romanzo. 12 marzo 2007
Pippo Russo, «Il Messaggero»



la storia della grande ungheria raccontata da history channel

dailymotion.alice.it/zeman-/video/x60a85_la-grande-ungher...

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30/06/2008 20:45
 
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Centro permanenza
temporanea vista stadio
di Daniele Scaglione – 156 pagine - € 12,50
Edizioni e/o

Due iraniane dirette a Lione, la giovane Sharmin e sua madre,
finiscono in un Centro di permanenza temporanea
(Cpt) nei pressi di Torino. Devono così fare i conti con il
bizzarro trattamento che l’Italia riserva ai “clandestini”. Ma
per Sharmin, fanatica di calcio come lo sono moltissime ragazze
iraniane, questa situazione costituisce l’opportunità
per conoscere il paese dei Campioni del Mondo, delle superstelle come Totti, e la
storia del Toro. Si troverà così immersa in un’avventura in cui si mescolano passione
per il calcio, razzismo, crudeltà della burocrazia e solidarietà femminile.




Benedette provinciali
di Stefano Pellei – 216 pagine - € 10,00
SpS Edizioni

Il romanzo narra le vicende sportive di sedici società che
hanno saputo regalarsi stagioni invidiabili nel campionato
italiano di calcio insidiando persino, in talune circostanze, il
potere metropolitano nella massima divisione calcistica nazionale.
Il Cesena 1975-‘76 di Mario Frustalupi, il “Real Vicenza”
1977-‘78 di Gibì Fabbri e Paolo Rossi, il Perugia 1978-‘79 di
Ilario Castagner che riuscì a chiudere il campionato senza subire sconfitte, l’Udinese 1983-‘84 di Zico, e poi il Pescara di Leo Junior, il Foggia di Zeman, l’Atalanta di Evair e Stromberg, sino al Brescia di Roberto Baggio ed al Chievoverona di Luigi Del Neri.
Uno dei sedici capitoli è dedicato all’Ascoli 1979-‘80 di Gibì Fabbri con Adelio Moro in cattedra e la scoperta del contropiede complesso.
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29/06/2008 17:23
 
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Quando la palla usciva fuori
di Sergio Mari – 120 pagine – € 10,00

Calcio scritto, pensato e vissuto quello di Sergio Mari, ex
Cavese degli anni d’oro, in questo suo “Quando la palla usciva
fuori”, centoventi pagine raccolte in quello che “Il Mattino”
di Napoli ha definito un volume “emozionante e
mozzafiato”, edito dalla Gutenberg Edizioni.
Con presentazione di Paolo Sollier, altro ex di prestigio degli
ann’70, il libro, con un pallone ai piedi, tenta di illustrarci,
riuscendovi, la trasformazione che l’Italia ha avuto dopo il delitto Moro.
“Pur avendo, intanto, intrapreso il più bel lavoro del mondo” – racconta l’autore
– “toccavo con mano quei cambiamenti sociali che mi si presentavano anche già
all’interno del mio stesso ambiente”. Seicento le partite alle spalle tra i professionisti
(ha giocato anche nella Centese - Akragas - Nola - Juve stabia) al suo primo
lavoro editoriale, “sicuramente non un libro di barzellette”, confessa Sergio Mari.
Ma il libro è anche la storia di palloni, di partite fatte per strada, di carezze per giocatori
marcati (Di Bartalomei), frequentati (Gian Luca Signorini) e che purtroppo
non ci sono più e di ritratti di chi, poco noti, hanno, invece, avuto un peso rilevante
nell’economia culturale dell’autore e dell’ambiente tutto. Storie vere, episodi comici,
paure, noie di viaggi e carte napoletane, condiscono questo volume “che tutti i genitori
delle scuole calcio dovrebbero leggere”, scrive Alessandro Ruvolo, membro
della Federazione Italiana Nuoto, quando s’imbattè, la scorsa estate, nella lettura di
quello che era ancora un manoscritto. Sicuramente la descrizione di un mondo, di
umori, di un clima che difficilmente sarebbe potuto salire sulle tribune di uno stadio
o solo di far parte di quelle discussioni asfittiche dei tanti rotocalchi sportivi in
Tv, ma che proprio per questo, è un libro che accorcia la distanza tra il tifoso e
l’atleta sul campo. Scrive Paolo Sollier nella presentazione: “La politica si vede sullo
sfondo, panorama indecifrabile di domande e, in fondo, di una estraneità che ha
paura delle risposte. Erano gli anni di piombo, per alcuni. Altri li definiscono il momento
in cui il futuro cominciò. In questa trappola storica, giocare al pallone è stato
un po’ come la corsa liberatrice e incosciente di Forrest Gump: un modo di
sentirsi vivi, anche se un po’ spiazzati”. Di questo spiazzamento, Mari disegna una
mappa gustosa che porta i gesti tecnici ad anticipare i problemi sociali, come l’immigrazione
clandestina, e la preparazione della partita a trasformarsi in un’introspezione
psicologica. Presentato all’ultima edizione di Galassia Gutenberg, “Quando
la palla usciva fuori”, può essere richiesto alla libreria Feltrinelli di Salerno (Corso
Vitt. Emanuele 230 – tel. 089.253631)
.
Gutemberg Edizioni



La partita più importante
di Gianluca Pessotto – 247 pagine – € 15,00

II 27 giugno 2006 Gianluca Pessotto, colpito da una grave
forma di depressione, si getta dal tetto della sede della Juventus,
di cui è dirigente. Oggi, con la collaborazione di due
giornalisti sportivi della Rai, Marco Franzelli e Donatella
Scarnati, racconta in prima persona quanto è accaduto, partendo
proprio dalle ore che hanno preceduto quel gesto.
Nelle sue parole c’è la storia di un uomo che vuole rinascere,
l’aiuto dei compagni di squadra, dei familiari e dei medici, lo sconforto, le
crisi e l’entusiasmo ritrovato giorno dopo giorno.
Nel racconto si innestano flashback sul passato di calciatore, le vittorie e le sconfitte
con la Juventus e la Nazionale, i vizi e le virtù del mondo del calcio con i suoi
personaggi amati e discussi. Una vicenda che, proprio nella sua drammaticità, finisce
per diventare un inno alla gioia di vivere, contro tutti i fantasmi e le paure che
possono attraversare la nostra mente.
Rizzoli
[Modificato da zeman! 29/06/2008 17:24]
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