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"mio Signore, mio Dio!"

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2008 18:25
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12/05/2008 10:17
 
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Ecco come spiega Don Franco Barbero le parole di Tommaso a Gesù: "Mio Signore, mio Dio!":

Ogni volta che un qualsiasi Tommaso (uno/a di noi) scopre il messaggio di Gesù e, affidandosi a Dio, si decide per il suo cammino, viene fuori lo stupore che l'evangelo registra al versetto 28: "Mio Signore e mio Dio!".

Con questa esclamazione non vengono resi onori divini a Gesù. Si tratta piuttosto di una espressione con cui Tommaso ringrazia Dio perchè attraverso Gesù ha toccato il suo cuore. Gesù risorto è un dono meraviglioso di Dio, è "trasparenza" di Dio, Sua icona. La lode a Dio fiorisce ed esplode, calda e gioiosa, sulle labbra di Tommaso. Il rimando a Dio è immediato.

Anch'io voglio imparare a gustare e ad esprimere la stessa meraviglia, lo stesso stupore ogni volta che vedo un cuore aprirsi al vangelo, ogni volta che constato qualche passo sul sentiero delle beatitudini.

Chi non conosce la meraviglia perde i più preziosi appuntamenti con la vita. Chi non sa meravigliarsi non vedrà mai che, oltre le nubi più dense, splende sempre il sole.


[SM=x65]
12/05/2008 11:01
 
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Chi non conosce la meraviglia perde i più preziosi appuntamenti con la vita. Chi non sa meravigliarsi non vedrà mai che, oltre le nubi più dense, splende sempre il sole.



Ohhh! Come condivido!
Aggiungo, ricordiamoci sempre il bambino che è dentro ognuno di noi e condividiamo con lui lo stupore dell vita!
[SM=x74]

**************************************************
Quando scoprirai che la tua anima, il tuo cuore, ogni scintilla d'ispirazione, ogni puntino del vasto cielo azzurro con le sue splendide fioriture di stelle, i monti, la terra, l'assiolo e le campanule, sono tutti tenuti avvinti da un'unico legamento ritmico, da un'unica corda di gioia, d'unità, di Spirito, allora saprai che tutte queste cose non sono che onde del tuo cosmico mare.
(Paramahansa Jogananda, Meditazioni metafisiche)
12/05/2008 11:30
 
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Anche a me sembra una spiegazione molto verosimile, perchè non si capisce quale ragione avesse Giovanni, in quel contesto, di mettere sulla bocca di Tommaso una eventuale attestazione di divinità.

Tommaso non credeva che Gesù fosse stato risorto (da Dio) e non che Gesù non fosse Dio. Quando si accorge che Gesù è stato davvero risorto loda il Signore Iddio, artefice di quel miracolo, che attestava la messianicità di Gesù.

A me pare tutto molto logico, molto semplice, senza le cervellotiche complicazioni dei Padri della chiesa e dei teologi moderni, che vedono trasformare la genuinità, immediatezza e semplicità ingenua del messaggio evangelico in una filosofia da analizzare con strumenti che difficilmente appartenevano a Giovanni o Tommaso.

Shalom
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12/05/2008 12:31
 
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E' sicuramente l'esegesi più coerente con la cristologia giovannea e l'intera teologia biblica!

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12/05/2008 14:35
 
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Ah bè io l'ho vista da un'altra angolazione...bon bon.
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(Paramahansa Jogananda, Meditazioni metafisiche)
12/05/2008 14:44
 
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Re:
Senzapadroni, 12/05/2008 14.35:

Ah bè io l'ho vista da un'altra angolazione...bon bon.
[SM=g8963]



Cioè?
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12/05/2008 14:49
 
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L'ho vista dal punto di vista "sentimentale" sai, la meraviglia, lo stupore, l'esclamazione del "Divino".
E' anche vero che quest'affermazione ribadisce il concetto espresso da Tommaso non sulla divinità di Cristo ma sull'esperienza di fede da lui esternata.
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(Paramahansa Jogananda, Meditazioni metafisiche)
12/05/2008 17:07
 
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L'ho vista dal punto di vista "sentimentale" sai, la meraviglia, lo stupore, l'esclamazione del "Divino".



Beh, vi era anche quella. Credendo, toccando l'opera del "divino", si adempie una scrittura che amo, ed ora diventa profetica: "Per sentito dire ho udito di te, Ma ora il mio proprio occhio veramente ti vede". Giobbe 42:5

Shalom [SM=g9444]
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12/05/2008 19:33
 
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Re:
biblista, 12/05/2008 10.17:

Ecco come spiega Don Franco Barbero le parole di Tommaso a Gesù: "Mio Signore, mio Dio!":

Ogni volta che un qualsiasi Tommaso (uno/a di noi) scopre il messaggio di Gesù e, affidandosi a Dio, si decide per il suo cammino, viene fuori lo stupore che l'evangelo registra al versetto 28: "Mio Signore e mio Dio!".

Con questa esclamazione non vengono resi onori divini a Gesù. Si tratta piuttosto di una espressione con cui Tommaso ringrazia Dio perchè attraverso Gesù ha toccato il suo cuore. Gesù risorto è un dono meraviglioso di Dio, è "trasparenza" di Dio, Sua icona. La lode a Dio fiorisce ed esplode, calda e gioiosa, sulle labbra di Tommaso. Il rimando a Dio è immediato.

Anch'io voglio imparare a gustare e ad esprimere la stessa meraviglia, lo stesso stupore ogni volta che vedo un cuore aprirsi al vangelo, ogni volta che constato qualche passo sul sentiero delle beatitudini.

Chi non conosce la meraviglia perde i più preziosi appuntamenti con la vita. Chi non sa meravigliarsi non vedrà mai che, oltre le nubi più dense, splende sempre il sole.


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Da dove è estrapolata questa citazione?


12/05/2008 21:10
 
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Re: Re:
Asgardiano, 12/05/2008 19.33:




Da dove è estrapolata questa citazione?






Ecco la fonte: http://donfrancobarbero.blogspot.com/2008/03/signore-mio-e-dio-mio.html
15/05/2008 09:16
 
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Chi desiderasse approfondire la visione non trinitaria di Barbero, consiglio di leggere il suo libro:

Olio per la lampada, Ed. Associazione Viottoli, 2003.
Una parte di esso è dedicato alla confutazione della dottrina trinitaria.
[Modificato da christofer2006 17/05/2008 17:53]
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18/05/2008 00:32
 
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A proposito di questa espressione di Tommaso, è interessante la spiegazione che dà il libro "A Sua immagine", nel quale si legge:

Che dire allora delle parole di Tommaso? Non si rivolse a Gesù riconoscendolo quale Dio? Cosa intendeva dire, quando si rese conto che l’uomo davanti a sé era Gesù il risorto e, mettendogli il dito nelle ferite, gli disse: “Mio Signore e mio Dio!”? (Gv 20, 28)
Di certo, Tommaso non stava menzionando alcuna Trinità ... L’espressione greca pronunciata da Tommaso è: “ho kurios mou kai ho theos mou”, che letteralmente si traduce: “il Signore di me e il Dio di me”. La probabilità più ovvia è che l’espressione si riferisca alla persona di Gesù, dal momento che è preceduta dalle parole: “gli disse”. La presenza dell’articolo ‘ho’ (il) è data dalla costruzione della frase, che fa precedere theos (Dio) dal pronome mou (mio). In questo caso, la grammatica greca richiede che mou sia preceduto dall’articolo determinativo, e dunque non ha una particolare rilevanza semantica in quanto alla sua determinazione. – [MOULE, An Idiom Book of New Testament Greek, pagg. 116-117]
Con le parole: “Mio Signore e mio Dio”, dunque, Tommaso stava prendendo atto della natura divina di Cristo, poichè, solo un essere divino, glorificato, poteva manifestarsi in tal modo.
Tommaso sapeva che Gesù era morto. Trovarselo davanti, e appurarne l’effettiva identità, servì a smontare del tutto la sua incredulità. Nulla toglie, comunque, che quelle parole fossero l’esclamazione di esultanza di Tommaso, per ciò che i suoi occhi stavano vedendo con meraviglia; un po’ come dire: “Oh, mio Dio!”. Ma nella frase è presente il termine greco tradotto “ gli ”. Questo rende l’espressione direttamente rivolta a Gesù. Quindi, pensare alle parole di Tommaso come a una esclamazione rivolta al Padre, diventa una chiave di lettura molto remota, benchè non impossibile.
Al di là dell’aspetto interpretativo, le parole di Tommaso non asseriscono né sostengono in alcun modo l’ipotesi che Gesù abbia rivestito contemporaneamente due nature differenti: Uomo-Dio.


Tratto dal libro "A Sua immagine" - Eidon Edizioni, cap.II/18 -pagg.179,180
[Modificato da biblista 18/05/2008 00:39]
12/06/2008 15:51
 
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Ah me sembra che Tommaso dica semplicemente "Mio Signore, Mio Dio" niente di meno niente di piu',farci discorsi fantasiosi serve solo a sviarsi da quello che è scritto..

Un saluto!
12/06/2008 16:03
 
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Io non sono d'accordo con l'esegesi dei miei fratelli.


Si tratta piuttosto di una espressione con cui Tommaso ringrazia Dio perchè attraverso Gesù ha toccato il suo cuore



Non credo proprio sia una frase di ringraziamento rivolta al Padre.
Credo invece che Tommaso identificò semplicemente Gesù come "Signore" e come "Dio".

Non ci sono elementi per arrivare a conclusioni diverse.

Eupeptico
12/06/2008 16:17
 
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Caro Eupetico,


Non credo proprio sia una frase di ringraziamento rivolta al Padre. Credo invece che Tommaso identificò semplicemente Gesù come "Signore" e come "Dio"



Anche io credo che Tommaso chiamasse Gesù "theos" e "kurios", ma a rigor di termini e di logica non è posibile escludere l'ipotesi fatta da Barbero.

Le scritture dicono solo che Tommaso disse quelle parole a Gesù, ma non specifica se fossero riferite a Gesù oppure se rivolgendosi a Gesù fossero riferite a Geova. In effetti, se le consideriamo autenticamente pronunciate, e non solo una finzione letteraria di Giovanni, si dovrebbe spiegare il rapporto di quelle parole con la situazione in cui vennero pronunciate.

D'altronde la figura di Gesù quale rappresentante divino è talmente evidente che possiamo benissimo spiegarla in base al riconoscimento in Gesù di un essere soprannaturale, l'inviato da Dio.

Mi ricorda un pò la reazione di Abraamo descritta in Genesi 18:3-4 quando si rivolge all'angelo dicendo: "Quindi disse: Geova, se, ora, ho trovato favore ai tuoi occhi, ti prego di non passare senza fermarti dal tuo servitore. Si prenda un po’ d’acqua, vi prego, e vi si devono lavare i piedi".

Abraamo può chiamare quell'angelo perfino "Geova" in qualità della sua funzione di rappresentante divino, figuriamoci se Tommaso non poteva chiamare "Mio Dio" il principale rappreentante di Dio risorto.

Shalom

[Modificato da barnabino 12/06/2008 16:34]
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12/06/2008 16:29
 
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Re:

Eupeptico, 12/06/2008 16.03]Io non sono d'accordo con l'esegesi dei miei fratelli.

Si tratta piuttosto di una espressione con cui Tommaso ringrazia Dio perchè attraverso Gesù ha toccato il suo cuore



Questa è l'ipotesi secondo Don Franco Barbero... non quella dei fratelli! [SM=g7566]


Non credo proprio sia una frase di ringraziamento rivolta al Padre.
Credo invece che Tommaso identificò semplicemente Gesù come "Signore" e come "Dio".



Quoto pienamente! [SM=g8147]
Come attesta il libro "A sua immagine", summenzionato: L’espressione greca pronunciata da Tommaso è: “ho kurios mou kai ho theos mou”, che letteralmente si traduce: “il Signore di me e il Dio di me”. La probabilità più ovvia è che l’espressione si riferisca alla persona di Gesù, dal momento che è preceduta dalle parole: “gli disse”.

Concordo con questa spiegazione, che, tra l'altro, è una citazione del Moule. Lo stesso libro, nonostante presenti punti di vista "possibili", arriva alla conclusione che: "nella frase è presente il termine greco tradotto “ gli ”. Questo rende l’espressione direttamente rivolta a Gesù. Quindi, pensare alle parole di Tommaso come a una esclamazione rivolta al Padre, diventa una chiave di lettura molto remota, benchè non impossibile".

Sono dnq d'accordo nel concludere che Tommaso stava semplicemente prendendo atto della divinità di Gesù! [SM=g8335]


12/06/2008 16:31
 
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Abraamo può chiamare quell'angelo perfino "Geova" in qualità della sua funzione di rappresentante divino, figuriamoci se Tommaso non poteva chiamare "Mio Dio" il principale rappreentante di Dio risorto.



Io sono convinto che sia questa la chiave di lettura corretta. Ma credo che ormai il sitz im leben ebraico stia diventando una specie di "chiodo fisso" per me .... lo vedo anche nel caffelatte alla mattina [SM=x69]

Eup
12/06/2008 16:32
 
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Re:

barnabino, 12/06/2008 16.17]




Mi ricorda un pò la reazione di Abraamo descritta in Genesi 18:3-4 quando si rivolge all'angelo dicendo: "Quindi disse: Geova, se, ora, ho trovato favore ai tuoi occhi, ti prego di non passare senza fermarti dal tuo servitore. Si prenda un po’ d’acqua, vi prego, e vi si devono lavare i piedi".

Abraamo può chiamare quell'angelo perfino "Geova" in qualità della sua funzione di rappresentante divino, figuriamoci se Tommaso non poteva chiamare "Mio Dio" il principale rappreentante di Dio risorto.



Bella riflessione! [SM=g7545]

12/06/2008 16:38
 
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Un ultima cosa che si muove nella direzione di quanto scrive biblista:
mentre l'uso del termine Dio come "rappresentante" poteva essere anche applicato a uomini ... credo che nell'espressione usata da Tommaso sia anche implicito il riconoscimento di una natura super-umana. Quindi non solo "rappresentante" di Dio, ma anche il riconoscimento di una divinità ontologica.

Eupeptico

12/06/2008 16:44
 
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Io sono convinto che sia questa la chiave di lettura corretta. Ma credo che ormai il sitz im leben ebraico stia diventando una specie di "chiodo fisso" per me ....



Infatti l'obiezione principale a questa tesi è la datazione bassa del quarto vangelo e il suo eventuale sitz im leben ellenistico piuttosto che giudaico-cristiano.

Al momento le tesi sul vangelo di Giovanni sono talmente variegate da rendere difficile un consensus eccademico su questo argomento, alcuni elementi fanno pensare ad uno scritto molto vicino al giudaismo, altri fanno propendere per il contrario. Se l'espressione fosse stata riferita ad un ambiente pagano-cristiano il riferimento sarebbe a Dioclezioano che si faceva chiamare theos e kurios, la stessa espressione riferita a Gesù (ma allora dobbiamo immaginare che l'episodio non sia storico e Giovanni introducesse solo una finzione letteraria) potrebbe indicare che l'autore contrappone alla figura dell'imperatore divinizzato la figura di Gesù, a sua volta divinizzato (non deizzato, però) dai primi cristiani.

Insomma, le ipotesi sono aperte.

Shalom


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