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IN RICORDO DI UN GRANDE UOMO

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2008 18:35
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02/04/2008 15:52

PAPA GIOVANNI PAOLO II
www.youtube.com/watch?v=2vL99dv5Ltk


Un uomo venuto da molto lontano,
negli occhi il ricordo dei campi di grano,
il vento di Auschwitz portava nel cuore
e intanto scriveva poesie d'amore,
amore che nasce dentro il cuore dell'uomo
per ogni altro uomo.

Un uomo venuto da molto lontano,
stringeva il dolore e un libro nella mano
qualcuno ha sparato ed io quel giorno ho pianto,
ma tutto il mondo gli è rimasto accanto:
quel giorno il mondo ha ritrovato il cuore,
la verità non muore!

Un uomo che parte vestito di bianco,
per mille paesi e non sembra mai stanco,
ma dentro i suoi occhi un dolore profondo:
vedere il cammino diverso del mondo,
la guerra e la gente che cambia il suo cuore,
la verità che muore.

Va'... DOLCE GRANDE UOMO VA'
va'... parla della libertà
va'... dove guerra, fame e povertà
hanno ucciso anche la dignità,
Va' e ricorda a questo cuore mio
che Caino sono pure io!

Dall'Est è arrivato il primo squillo di tromba,
il mondo si ferma...c'è qualcosa che cambia,
un popolo grida: Noi vogliamo Dio!
la libertà è solo un dono suo.
Tu apri le braccia ed incoraggi i figli
ad essere fratelli.

Va'.... DOLCE GRANDE UOMO VA'
va'.... parla della libertà
va'... dove l'uomo ha per sorella
solo lebbra e mosche sulle labbra
Va'... e ricorda a questo cuore mio
che Caino sono pure io!


[Modificato da alberto.cavallo75 02/04/2008 16:03]

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03/04/2008 10:42

...veramente un grande uomo...

anche se ogni uomo ha una storia a se stante, per i successori di G.P.II sarà difficile stargli al confronto... soprattutto per l'attuale oscurantista...
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03/04/2008 17:14

Vorrei ringraziare Eugenio per aver segnalato questo mio pensiero verso Papa Giovanni Paolo II sul sito “Tuttocasarano”.

Quanto all’intervento di Remo…. Che dire?
Credo che un po’ tutti abbiamo, forse ingiustamente, ma inevitabilmente fatto dei confronti fra gli ultimi due Pontefici.
Indubbiamente Giovanni Paolo II aveva una personalità molto aperta, aveva un carisma personale fortissimo e tale forza stava molto nei gesti, nell’immagine, ciò dovuto anche alla sua esperienza da giovane, non dimentichiamo che fu attore, poeta ecc.. Insomma sapeva comunicare molto facilmente, anche solo con i gesti.
Benedetto XVI è una personalità “riservata”. Lo si è capito subito. Di fronte alle telecamere è impacciato, i suoi gesti tradiscono sempre una certa timidezza, anche quando allarga le braccia o impartisce le benedizioni. La sua forza è pittosto nelle parole, nel suo pensiero, nei suoi scritti.
Pertanto, se l’approccio con Giovanni Paolo era molto “istintivo” “emozionale” quasi “a pelle”,
con Benedetto XVI diventa più “maturo” più …. “pensato”

Non dobbiamo, però dimenticare che Giovanni Paolo II è stato un grande non solo per i gesti, ma anche e soprattutto per il suo Magistero. Magistero che si è avvalso della competenza di quel Ratzinger che ha voluto al fianco per tutta la durata del suo pontificato.
Quindi non credo sia giusto accusare Benedetto XVI di oscurantismo in quanto il suo Magistero non è altro che la continuazione di quello di Giovanni Paolo II.

Se la personalità, il carattere sono diversi, il pensiero teologico e morale sono gli stessi.

Credo quindi sia un po’ semplicistico fare dei paragoni fra questi due pontefici.
Come giustamente ha detto Remo, ognuno ha la sua storia, forse a noi colpisce più la storia di Giovanni Paolo II perché è ormai una storia che già abbiamo imparato e conosciuto ed anche per questo lo abbiamo amato, ma se tutti sanno che se Karol Wojtyla da bambino dovette nascondersi dietro un sottoscala per sfuggire ai nazisti, non tutti ancora sanno che Joseph Ratzinger nei campi dei nazisti c’è finito per diversi mesi. E se tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini di Wojtyla che abbraccia la ragazza filippina che gli corre incontro piangendo, io non posso neanche dimenticare l’immagine di Benedetto XVI che scoppia in lacrime all’Agorà dei giovani a Loreto nel 2007, quando una giovane corse ad abbracciarlo.

Forse abbiamo giudicato un po’ troppo presto questo Papa.

Se Giovanni Paolo II ha attirato molti giovani, Benedetto XVI sta aiutanto quegli stessi giovani a cementare quella fede risvegliata dal suo predecessore. Dirò una cosa che forse non tutti sanno e che sicuramente stupirà, ma le richieste per la partecipazione alle udienze del papa del mercoledì sono raddoppiate con l’avvento di Benedetto XVI. Così come pure le presenze in piazza San Pietro durante l’Angelus domenicale.
La verità è che molti di quelli che criticano Benedetto XVI, hanno una fede semplicemente mediatica che attribuisce un valore al Papa in base al suo "aspetto pubblicitario", senza soffermarsi, invece, sul valore dottrinale espresso dal Papa stesso.
Lo stile di Benedetto XVI, ragionato, riflessivo e meditativo, poco incline al "gesto scenico", rischia di finire triturato dal sistema dei media, almeno per tutti quelli a cui non arriva direttamente il contenuto dei suoi messaggi, ma solo il "pastone" giornalistico. La maggior parte delle persone, anche dei cristiani purtroppo, infatti apprende le parole del papa dai giornali e non direttamente.

Benedetto XVI devi incontrarlo nei suoi scritti. E’ lì che emerge il gigante, in tutta la sua spiritualità. Provare per credere!
[Modificato da alberto.cavallo75 03/04/2008 17:35]

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04/04/2008 10:43

Sono in gran parte daccordo con alberto cavallo,
i media ci danno "immagini" distorte e personalizzate della realtà. Ma in una cosa credo... Giovanni Paolo II è stato il papa dei viaggi, dei discorsi incavolati contro chi tormenta i sogni dei bambini, dei discorsi aperti, l'uomo che si è messo da parte a far decidere "liberamente" al popolo italiano quando alla fine degli anni settanta si dovette andare a votare al referendum sull'aborto!
Di ratzinger ricordo certi discorsi su galilei ed una mancata occasione di accoglienza del del dalai lama (metto questi aspetti, alberto ne ha ricordato uno positivo del quale credo per fiducia in alberto)...
penso che occorre anche saper guardare con occhi critici no? e non solo vivere da abbagliati delle cose positive, ma guardare alla realtà e criticarla quando occorre...
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04/04/2008 15:27

[SM=g6902] Voglio ringraziarti Remo per la fiducia.
Devo però ribadire che spesso le cose ci vengono presentate in modo “volutamente” distorto. Così, siccome mi citi Galileo, prendo la palla al balzo e chiedo:
Quanti di noi sanno come andarono veramente le cose in quel caso?
La maggior parte della gente è convinta che Galileo fu arso vivo su un rogo dall’inquisizione.
E ciò con la complicità della scuola e dei libri di testo a dir poco “discutibili” in fatto di verità storica.
Così si fa e si continua a fare ancora oggi. Per questo dico che per sapere come stanno realmente le cose bisogna andare, per quanto possibile, “alla fonte” .
Così a proposito di quei “certi discorsi su Galileo” che dici di aver sentito da Ratzinger, ti chiedo: li hai sentiti veramente da lui?
Dico questo perché spesso i giornali e telegiornali estrapolano una frase da un discorso e gli attribuiscono un significato che è addirittura l’opposto di quello che è il pensiero reale di colui che lo ha espresso.
Io credo che tu rimarresti a dir poco sorpreso, se non affascinato, se, ad esempio, leggessi per intero il discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere all’Università La Sapienza a gennaio scorso e che gli è stato impedito dai quattro "soliti noti" (conosciamo tutti la pietosa vicenda). Casomai dopo mi dirai chi, secondo te, sono i veri "oscurantisti".
E’ un po’ lunghino, ma vale veramente la pena leggerlo fino in fondo.

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2008/january/documents/hf_ben-xvi_spe_20080117_la-sapienza...


Riguardo al caso Galileo ti invito a leggere questo stralcio che prendo da “Pensare la storia”
Di Vittorio Messori. (il grassetto è mio)

”Stando a un’inchiesta del Consiglio d’Europa tra gli studenti di scienze in tutti i Paesi della Comunità, quasi il 30 per cento è convinto che Galileo Galilei sia stato arso vivo dalla Chiesa sul rogo. La quasi totalità (il 97 per cento) è comunque convinta che sia stato sottoposto a tortura.
Coloro - non molti, in verità - che sono in grado di dire qualcosa di più sullo scienziato pisano, ricordano, come frase "sicuramente storica", un suo "Eppur si muove!", fieramente lanciato in faccia, dopo la lettura della sentenza, agli inquisitori convinti di fermare il moto della Terra con gli anatemi teologici. Quegli studenti sarebbero sorpresi se qualcuno dicesse loro che siamo, qui, nella fortunata situazione di poter datare esattamente almeno quest’ultimo falso: la "frase storica" fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.

Il 22 giugno del 1633, nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva tenuto dai domenicani, udita la sentenza, il Galileo "vero" (non quello del mito) sembra mormorasse un ringraziamento per i dieci cardinali - tre dei quali avevano votato perché fosse prosciolto - per la mitezza della pena. Anche perché era consapevole di aver fatto di tutto per indisporre il tribunale, cercando per di più di prendere in giro quei giudici - tra i quali c’erano uomini di scienza non inferiore alla sua - assicurando che, nel libro contestatogli (e che era uscito con una approvazione ecclesiastica estorta con ambigui sotterfugi), aveva in realtà sostenuto il contrario di quanto si poteva credere. Di più: nei quattro giorni di discussione, ad appoggio della sua certezza che la Terra girasse attorno al Sole aveva portato un solo argomento. Ed era sbagliato. Sosteneva, infatti, che le maree erano dovute allo "scuotimento" delle acque provocato dal moto terrestre. Tesi risibile, alla quale i suoi giudici-colleghi ne opponevano un’altra che Galileo giudicava "da imbecilli": era, invece, quella giusta. L’alzarsi e l’abbassarsi dell’acqua dei mari, cioè, è dovuta all’attrazione della Luna. Come dicevano, appunto, quegli inquisitori insultati sprezzantemente dal Pisano.

Altri argomenti sperimentali, verificabili, sulla centralità del Sole e sul moto terrestre, oltre a questa ragione fasulla, Galileo non seppe portare. Né c’è da stupirsi: il Sant’Uffizio non si opponeva affatto all’evidenza scientifica in nome di un oscurantismo teologico. La prima prova sperimentale, indubitabile, della rotazione della Terra è del 1748, oltre un secolo dopo. E per vederla quella rotazione, bisognerà aspettare il 1851, con quel pendolo di Foucault caro a Umberto Eco. In quel 1633 del processo a Galileo, sistema tolemaico (Sole e pianeti ruotano attorno alla Terra) e sistema copernicano difeso dal Galilei (Terra e pianeti ruotano attorno al Sole) non erano che due ipotesi quasi in parità, su cui scommettere senza prove decisive. E molti religiosi cattolici stessi stavano pacificamente per il "novatore" Copernico, condannato invece da Lutero.

Del resto, Galileo non solo sbagliava tirando in campo le maree, ma già era incorso in un altro grave infortunio scientifico quando, nel 1618, erano apparse in cielo delle comete. Per certi apriorismi legati appunto alla sua "scommessa" copernicana, si era ostinato a dire che si trattava solo di illusioni ottiche e aveva duramente attaccato gli astronomi gesuiti della Specola romana che invece - e giustamente - sostenevano che quelle comete erano oggetti celesti reali. Si sarebbe visto poi che sbagliava ancora, sostenendo il moto della Terra e la fissità assoluta del Sole, mentre in realtà anche questo è in movimento e ruota attorno al centro della Galassia.
Niente frasi "titaniche" (il troppo celebre "Eppur si muove!") comunque, se non nelle menzogne degli illuministi e poi dei marxisti - vedasi Bertolt Brecht - che crearono a tavolino un "caso" che faceva (e fa ancora) molto comodo per una propaganda volta a dimostrare l’incompatibilità tra scienza e fede.

Torture? carceri dell’Inquisizione? addirittura rogo? Anche qui, gli studenti europei del sondaggio avrebbero qualche sorpresa. Galileo non fece un solo giorno di carcere, né fu sottoposto ad alcuna violenza fisica. Anzi, convocato a Roma per il processo, si sistemò (a spese e cura della Santa Sede), in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Dopo la sentenza, fu alloggiato nella splendida villa dei Medici al Pincio. Da lì, il "condannato" si trasferì come ospite nel palazzo dell’arcivescovo di Siena, uno dei tanti ecclesiastici insigni che gli volevano bene, che lo avevano aiutato e incoraggiato e ai quali aveva dedicato le sue opere. Infine, si sistemò nella sua confortevole villa di Arcetri, dal nome significativo "Il gioiello".

Non perdette né la stima né l’amicizia di vescovi e scienziati, spesso religiosi. Non gli era mai stato impedito di continuare il suo lavoro e ne approfittò difatti, continuando gli studi e pubblicando un libro - Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze - che è il suo capolavoro scientifico. Né gli era stato vietato di ricevere visite, così che i migliori colleghi d’Europa passarono a discutere con lui. Presto gli era stato tolto anche il divieto di muoversi come voleva dalla sua villa. Gli rimase un solo obbligo: quello di recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali. Questa "pena", in realtà, era anch’essa scaduta dopo tre anni, ma fu continuata liberamente da un credente come lui, da un uomo che per gran parte della sua vita era stato il beniamino dei Papi stessi; e che, ben lungi dall’ergersi come difensore della ragione contro l’oscurantismo clericale, come vuole la leggenda posteriore, poté scrivere con verità alla fine della vita: "In tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa".

Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell’indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l’8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".

I suoi guai, del resto, più che da parte "clericale" gli erano sempre venuti dai "laici": dai suoi colleghi universitari, cioè, che per invidia o per conservatorismo, brandendo Aristotele più che la Bibbia, fecero di tutto per toglierlo di mezzo e ridurlo al silenzio. La difesa gli venne dalla Chiesa, l’offesa dall’Università.

In occasione della recente visita del papa a Pisa, un illustre scienziato, su un cosiddetto "grande" quotidiano, ha deplorato che Giovanni Paolo II "non abbia fatto ulteriore, doverosa ammenda dell’inumano trattamento usato dalla Chiesa contro Galileo". Se, per gli studenti del sondaggio da cui siamo partiti, si deve parlare di ignoranza, per studiosi di questa levatura il sospetto è la malafede. Quella stessa malafede, del resto, che continua dai tempi di Voltaire e che tanti complessi di colpa ha creato in cattolici disinformati. Eppure, non solo le cose non andarono per niente come vuole la secolare propaganda; ma proprio oggi ci sono nuovi motivi per riflettere sulle non ignobili ragioni della Chiesa. Il "caso" è troppo importante, per non parlarne ancora.”

Ciao. [SM=g6902]
(stiamo andando fuori tema? Sarà il caso di spostare questa discussione?)
[Modificato da alberto.cavallo75 04/04/2008 15:30]

Post: 276
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Utente Junior
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04/04/2008 18:35

credo di sì, meglio spostare la discussione in un altro topic--> lo apro io...
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