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STRATEGIA TERAPEUTICA NELLA VESTIBOLODINIA

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2008 11:10
15/03/2008 11:10
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Prof. Torresani
Prof. Claudio Torresani
Spec. Dermatologia e Venereologia


Le terapie delle dinie in generale prevedono vari schemi terapeutici. In particolare i possibili approcci terapeutici della vestibolidinia sono stati recentemente (2005) focalizzati con delle linee-guida da parte della I.S.S.V.D. In accordo con tali linee-guida che affermano che “ nessun trattamento è sicuramente il migliore per una singola paziente” quello che segue è lo schema terapeutico da me seguito.
- Nel caso di una paziente che presenta solo una forma di vulvodinia senza altri sintomi generali (più sotto descritti) considero utile una terapia locale. Non prescrivo spesso terapie di questo tipo solo per problemi pratico-logistici delle pazienti dal momento che prevedono 2-3 sedute a settimana per almeno 4-6 settimane. Ho ottenuto buoni risultati sia con la TENS che con la tecnica della inattivazione dei punti dolorosi (o"compressione ischemica") secondo Travell e Simons.
- Nel caso di pazienti affette da vestibolodinia che presentino altri sintomi di tipo "allodinico" come disturbi del sonno (risvegli notturni o precoci), cefalea, colon irritabile, dolorabilità muscolare, formicolio a mani e piedi, acrocianosi, febbricola, stanchezza, ecc. ecc. una terapia sistemica rappresenta la scelta migliore in quanto risolve anche malesseri/malattie extravulvari.
Il trattamento prevede una strategia terapeutica basata sui sintomi della singola paziente. L’amitriptillina e la gabapentina rappresentano indubbiamente le molecole più conosciute, documentate e utilizzate per il dolore neuropatico. Ai dosaggi previsti dai protocolli internazionali (da 5 a 75 mg/die per amitriptillina, da 800 a 2000 mg/die per gabapentina) tali farmaci presentano, tuttavia notevoli effetti collaterali. Per tale motivo ho ridotto drasticamente i dosaggi iniziando da 1-2 mg/die con l’amitriptillina e con 100 mg/die con gabapentina. Aumentando i dosaggi molto lentamente si riesce ad ottenere comunque l’effetto di normalizzazione della sensibilità cutanea e si evitano problemi.
- Nel caso di pazienti (la maggiorparte) in cui siano presenti sintomi (dolore, fitte, prurito) legati ad ipertono muscolare:
- forme lievi: solo automassaggi
- forme medie: miorilassanti centrali (ciclobenzapirina) antistaminici (idrossizina, prometazina, ecc)
- forme con ipertono muscolare associato ad ipertono ortosimpatico (in parole povere ansia, stress) (dolore alle spalle, alla base del collo, al diaframma, in regione lombare, palpitazioni, peso a respirare, crampi addominali, stringe o digrigna i denti nel sonno, stanchezza e dolore al dorso al risveglio, ecc. ecc.).
Nota “dolente”: Il sedativo viene prescritto per togliere contratture dolorose. Spesso però, le pazienti hanno paura di tali farmaci per cui riducono da sole il dosaggio. Grave errore: se il dosaggio è troppo basso l’effetto del farmaco passa alla svelta e si manifesta il “rebound” con dolore, tensione e sonnolenza. Una persona muscolarmente rilassata è lucida, sveglia, riposata: questo DEVE essere l’effetto del farmaco. Viceversa una persona contratta è sonnolente, stanca, poco lucida e mangia in continuazione (fame nervosa). Spesso quelle scriteriate stanno così a causa dell’effetto collaterale del farmaco……. che non assumono.
- forme associate a sintomi depressione reattiva (da dolore)(sostanzialmente indolenzimento muscolare diffuso): antidepressivi a basso dosaggio
In sostanza: tutte le combinazioni terapeutiche sono possibili. Non sono io a decidere la strategia terapeutica : è la paziente stessa a richiedere coi suoi sintomi ciò di cui ha bisogno.
Il vero segreto di una guarigione senza effetti collaterali è legato ad una terapia fatta su misura per quella precisa paziente e ad uno stretto dialogo tra medico e paziente (io ti ascolto: se quel farmaco non ti fa bene possiamo ridurlo o sostituirlo, ma tu fatti sentire e vedere).


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