Girolamo, che è definito “il migliore studioso di ebraico” della chiesa primitiva e che nel 405 E.V. portò a termine la Vulgata latina, prese decisamente posizione contro tali libri apocrifi, anzi
fu il primo a usare il termine “apocrifi” nel senso di non canonici in riferimento a questi scritti.
Infatti nel prologo ai libri di Samuele e Re, Girolamo elenca i libri ispirati delle Scritture Ebraiche seguendo il canone ebraico (nel quale i 39 libri sono raggruppati in 22) e poi dice: “Ci sono ventidue libri . . . Questo prologo delle Scritture può concorrere per così dire alla difesa di tutti i libri che traduciamo dall’ebraico in latino:
affinché siamo in grado di sapere che tutto ciò che è al di fuori va incluso negli apocrifi”. (J. P. Migne, Patrologia latina, vol. 28, coll. 600, 601)
Scrivendo a una donna di nome Leta a proposito dell’educazione della figlia, Girolamo consigliava: “
Stia bene attenta a tutti quanti i libri apocrifi. Se qualche volta avesse intenzione di consultarli, non per trarne verità dogmatiche ma solo per contemplarne devotamente i simboli, sappia che gli autori non sono quelli che figurano nelle rispettive intestazioni e che ci sono frammischiati non pochi elementi falsi,
per cui occorre una grande prudenza per discernere l’oro nel fango”. — Le lettere, Roma, 1962, vol. III, p. 274.
fonte e
trattazione di ogni singolo libro apocrifo
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[Modificato da Angelo Serafino53 19/07/2020 13:03]