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Treviso adesso vede la C1 Anche i numeri lo bocciano
Segna col contagocce e subisce molto, da Piacenza non potrà più sbagliare
Treviso
Diciassette gare per evitare la serie C1. Diciassette partite per salvare faccia e baracca.
A prescindere dal fatto che tutti, nell'estate scorsa, scommettevamo a priori su un campionato di vertice, dopo la gelida doccia dell'altra sera contro il Rimini bisogna tornare con i piedi per terra e recuperare in fretta la realtà, cruda finché si vuole ma non mendace. I risultati, dopo la quarta di ritorno, sono infatti sotto gli occhi di tutti.
Eppure a giugno il presidente Setten non s'era tirato indietro, il digì Gardini aveva eseguito gli ordini e richieste, e l'allenatore Pillon aveva allestito la corazzata scegliendo comandanti e truppa. Insomma, la prima rivoluzione doveva servire da trampolino per avvicinare l'obiettivo serie A.
Invece, giocoforza a gennaio è stata rimodellata la rosa con la cessione di alcuni pezzi da novanta per esigenze di bilancio ed anche per eliminare clan e sotto clan, ma di fatto sul versante tecnico si è ricaduti dalla padella alla brace.
E, nelle ultime difficoltà, anche Pillon - come i giocatori - ha un po' perso la tramontana, effettuando scelte alquanto discutibili (Piovaccari per Beghetto a Verona contro il Chievo, Baccin per Russotto l'altra sera con il Rimini ma anche l'esclusione di Venitucci , uno che la palla riesce sempre a giocarla pure nello stretto e senza leziosismi). Per contro, la squadra ci ha messo del suo: passi la papera di Calderoni a Verona, ma contro un Rimini non trascendentale - se rapportato a quello che aveva battuto il Treviso in coppa Italia e poi nell'andata di campionato - s'è vista una squadra molle, "senza anima né core", senza attributi. Ma, soprattutto, senza possibilità di sbocchi su quelle fasce dove il Rimini ha eretto muraglie invalicabili per trasformarle poi in comode e discendenti praterie.
A bocciare il Treviso non sono soltanto le opinioni e/o interventi e lettere pervenuteci, sono soprattutto i numeri che esaltano - in primis - la difficoltà di andare in gol. Il Treviso segna poco anche se costruisce e non si può sempre rifugiare sui calci da fermo (Guigou e l'altra sera Quadrini) né tantomeno continuare ad agire per vie orizzontali. Manca profondità? Manca anche sincronismo negli inserimenti (spesso troppo lenti e prevedibili) e soprattutto nei lanci. Manca anche un pizzico di reattività e brillantezza, qualità richieste a Barreto, troppo spesso "boia e impiccato". E manca pure dinamismo...
Dicevamo dei numeri, ed allora eccoli.
PUNTI - 21 in 25 gare disputate, come Avellino e Vicenza, peggio hanno fatto Spezia e Cesena (20) e Ravenna (18).
VITTORIE - 5, una ogni cinque gare.
PAREGGI - 6, uno ogni quattro gare.
SCONFITTE - 14, poco meno di una ogni due gare.
RIASSUMENDO: quattro punti ogni cinque partite. Una media globale da retrocessione.
GOL SEGNATI - 23, 1 di media a gara, ma se si escludono Grosseto (22) e Piacenza (21) quello biancoceleste è il peggior attacco della cadeteria.
SUBITI - 36, una e mezza di media a gara. Di questo passo arriveremo a quota 60.
ROSA - Ventidue, escludendo i Primavera, sono oggi i giocatori a disposizione di Pillon. Di questi, tre sono attualmente infortunati (Dal Canto, Guigou e D'Agostino), altri due (Pianu e Bonucci) salteranno la gara di sabato a Piacenza (che non avrà Padalino, pure appiedato) perché squalificati, il diciottesimo sarà un baby.
ERGO: dalle spese e ingaggi folli dell'estate alla coperta corta di un gelido febbraio. E sabato a Piacenza sarà già, in proiezione, un'"ultima spiaggia".
Piergiorgio Zavarise
[Modificato da IlVeni 16/02/2008 10:25]