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Yes, we can! o no?

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2021 19:17
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In effetti. E tra l'altro emergono chiaramente le differenze città-campagna. Grazie per la segnalazione, Vince.



Francesco
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Re:
Grazie Sash!

Mi soffermo su un paio delle cose che scrivi (e per il resto sono d'accordo).

Sashimi, 06/11/2008 21.29:



- si conferma la regola non scritta per cui i democratici vincono quando l'economia va male: se tanto da' tanto, non appena l'economia si risollevera', tornera' a spirare il vento repubblicano;



Vero. E suona come conferma della cecità politica degli elettorati: si premia chi lavora male e punisce chi lavora bene; di più: chi lavora male ha, curiosamente, la fama di una maggiore propensione e capacità a far funzionare la cosa economica. Una lettura psicologica masochista è la prima cosa che viene da pensare.


Sashimi, 06/11/2008 21.29:



- una cosa che ho sentito rimarcare poco o nulla: Obama ha battuto due candidate. Si dira' che non era la primissima volta (ricordate Geraldine Ferraro nel 1984?) e che erano entrambe "casi a parte", ma il dato resta ed e' rilevante in tutti i sensi, sia per l'esito sia soprattutto per la partecipazione in se'. Perche' due donne hanno avuto la possibilita' di cimentarsi ai massimi livelli, evenienza assolutamente im pen sa bi le in qualche nazione europea a caso il cui nome ora mi sfugge...

Questa volta c'era la possibilità che venisse sfatato uno dei tabù, ma uno solo. Hillary avrebbe ancora l'età per concorrere nel 2016, potrebbe comunque essere lei a sfatare il secondo. Altrimenti, chissà, Chelsea nel 2028 o 2032...

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Re:
frank ch, 06/11/2008 21.38:

In effetti. E tra l'altro emergono chiaramente le differenze città-campagna.

Questo è quasi naturale direi. La dicotomia tra progressismo urbano e conservatorismo rurale è una costante che attraverso epoche storiche e confini geografici. Ovviamente, con i dovuti distinguo. Quel che è interessante è che l'aristocrazia agricola dell'Iowa ha comunque votato Obama, il che è foriero di pochi cambiamenti per i contadini che crepano di fame in Africa.

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Un'analisi ineccepibile, compresa la microsperanza finale

http://www.counterpunch.com/menetrez11062008.html

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Per far tornare il sorriso sulle labbra dei numerosi imbecilli che tanto fanno dannare Banana si potrebbe far leggere loro questa spassosissima forattinata.



Qualcuno forse si stupirà: LIBERO difende l'ennesima carineria di Banana.

Mentre Il (presunto) Giornale, invece, ...pure!! [SM=x74933]

Dopo tante brutte notizie, finalmente una buona: La Lega Nord si dà all'ippica



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07/11/2008 12:08
 
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Un veloce ripasso della sterminata messe di carinerie bananesche.



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Re:
Fog, 07/11/2008 10.45:

Per far tornare il sorriso sulle labbra dei numerosi imbecilli che tanto fanno dannare Banana si potrebbe far leggere loro questa spassosissima forattinata.



Qualcuno forse si stupirà: LIBERO difende l'ennesima carineria di Banana.

Mentre Il (presunto) Giornale, invece, ...pure!! [SM=x74933]

Dopo tante brutte notizie, finalmente una buona: La Lega Nord si dà all'ippica!


Abbiamo tutti un'idea su questi "giornali", ma leggere queste prime pagine di un giorno qualunque è un'esperienza ancora incredibile [SM=x75053]





Koala
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07/11/2008 19:46
 
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Ragazzi, ragazzi... il vecchio Banny è il politico italiano più sincero, probabilmente il più sincero mai esistito. Il cavalier Banana non ha mai nascosto nulla di sé. Si sa che un uomo che infrange la legge: è infatti un pluriprescritto, ovvero un uomo di cui la magistratura penale ha più volte certificato la colpevolezza, sebbene non fosse più punibile per trascorsi termini; è un ballista conclamato: nessuno, neppure più lui penso, crede al minuetto della dichirazione seguita da smentita che lo caratterizza da sempre: da uomo di avanspettacolo, però, egli sa che lo show deve andare avanti, e che il pubblico richiede la sua smentita; è un piazzista, non l'ha mai nascosto: Mediaset è la più grande struttura di imbonimento commerciale che esista in Italia, e la cosa è da sempre vistosamente esibita; è un uomo dalle molte relazioni quanto meno ambigue, e non ne ha mai fatto mistero: non smentisce certo indignato la sua adesione con tanto di tessera all'organizzazione del benemerito estensore del piano di rinascita, dava lavoro come famiglio a un notorio esponente del crimine organizzato ed è cosa risaputa, non ha mai neppure accennato a far luce sui finanziamenti alle ormai leggendarie holding da cui nacque la Fininvest.

Il Banana è trasparente: la sua storia personale, la sua personalità, le sue parole e i suoi atti sono a disposizione di tutti; nessun politico ha meno riservatezza di sé e maggior disponibilità di quel sé verso gli elettori.

Il Banana, come dicevo sopra, è un piazzista, e del piazzista ha la mentalità e la cultura. Non mi stupisce il suo stupore per le reazioni alla sua battuta: è assolutamente sincero nel ritenerla divertente e innocua e non frutto di maleducazione o peggio: egli è infatti caratterizzato da un'ignoranza politica e culturale abissale, e ancora adesso sono convinto che non abbia capito perché quella sua innocua battuta suonasse offensiva (e non tanto verso Obama, quanto verso tutti i neri d'America)

Al di là dell'orizzonte delle vendite, tutto gli sfugge. Il problema è che è il più grande piazzista mai apparso: ha saputo vendere il bene più invendibile, sé stesso, per ben tre volte. E questo nonostante la sua sincerità integrale. O forse proprio per questo.

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07/11/2008 20:13
 
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Sono d'accordo con te, Vic; tra le tante caratteristiche che lo contraddistinguono c'è anche un tanto grossolano quanto auto-assolto razzismo, e il cavalier Banana non si è certo rifiutato di mostrare questo suo aspetto peraltro già visto in numerose altre circostanze.

Che dire?
Non vedo l'ora in cui qualche altro capo di Stato, parlando di lui, spieghi in conferenza stampa che si tratta di un uomo brùtt, gràss, pelàto (sul culattùn arriverebbero invece le prevedibili smentite di ministre informatissime dei fatti) e che occorrerebbe chiedere a Brontolo e Pisolo se in miniera non gli servano due nuove braccia ora che il loro compare si è dato alla politica dopo aver fondato un nuovo partito assieme alla strega.



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25/11/2008 19:47
 
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http://www.carmillaonline.com/archives/2008/11/002852.html#002852

-----
AmeriKa dämmerung? – parte III: la Guerra (2)

un’analisi “in situ” di quello che potrebbe portare al declino terminale dell’ultima superpotenza

di Alan D. Altieri

Gli Stati Uniti d’America - ultima superpotenza eretta a baluardo del mondo libero - sono la nazione che sta trionfalmente vincendo la “Guerra al Terrore” globale, al tempo stesso proteggendo i propri interessi dovunque nel mondo, ma anche (e soprattutto) esportando tutti i valori fondamentali quali pace/progresso/libertà/democrazia/diritti umani etc. etc. etc. Esportandoli in particolare ai popoli oppressi del Medio Oriente, in generale a tutti i popoli del mondo che anelano alla lista di cui sopra.
Giusto?
Sbagliato.

Dopo esattamente sette anni di “Guerra al Terrore” - pari a sette ottavi degli otto anni dei due mandati della Presidenza Bush II iniziata nel gennaio 2001 - gli Stati Uniti d’America:bush_strategery.jpg
a) hanno subito (alla data attuale) migliaia di caduti civili e militari, decine di migliaia tra feriti, mutilati, accecati, ustionati, psichicamente compromessi e/o inabili al combattimento. Queste cifre verranno specificate nella seconda parte di questo articolo e conglobano sia i dati del fronte interno New York, NY, Washington, D.C., sia quelli del doppio fronte estero Afghanistan + Iraq;
b) hanno speso cifre dell’ordine del triliardo di dollari (stime tuttora incerte) in spese belliche a fondo perduto;
c) alla data attuale il nuovo presidente democratico Barack H. Obama non ha ancora comunicato chiaramente tempi & metodi per una exit strategy, strategia di uscita, dal quadrante medio-orientale (né lo aveva fatto il suo avversario repubblicano John S. McCain, sul quale cfr. ameriKadämmerung 1, la politiKa).
A tutti gli effetti, nell’ombra incombente delle elezioni del 4 novembre 2008, tre americani su quattro ritenevano che la cosiddetta “Guerra al Terrore” una colossal fuckup, colossale fottuta, citazione testuale delle strade.
Inoltre, quattro americani su cinque ritengono che il loro attuale comandante in capo delle forze armate, Mr. George W. Bush (Bush II), si sia rivelato come uno tra i peggiori presidenti della storia degli Stati Uniti medesimi.

Nella prima metà del corrente anno 2008, il Center for Public Integrity, Centro per la Integrità Pubblica - organizzazione priva di affiliazioni politiche volta a monitorare la trasparenza delle amministrazioni centrali e locali degli Stati Uniti - enumera un totale di 953 AFFERMAZIONI FALSE FATTE PERSONALMENTE DA MR. BUSH II E DA ALTRI SEI MEMBRI DELLA SUA AMMINISTRAZIONE, orchestrando così «una premeditata campagna di disinformazione e manipolazione» negli anni successivi al 9/11 allo scopo di accrescere l’appoggio dell’opinione pubblica americana e/ mondiale per l’attacco all’Iraq.
Nota: i sei membri dell’amministrazione Bush II in questione sono:
- Mr. Richard Cheney, vice presidente;
- Ms. Condoleezza Rice, consigliere sicurezza nazionale & segretario di stato;
- Mr. Donald Rumsfeld, segretario alla difesa (costretto alle dimissioni dopo una “insurrezione” degli alti ufficiali del Pentagono);
- Mr. Karl Rove, capo dello staff del presidente (costretto alle dimissioni per subornazione & diffusione di informazioni segrete);
- Mr. Paul Wolfowitz , vice segretario alla difesa (costretto alle dimissioni per incompatibilità decisionale con i vertici militari);
- Mr. I. Lewis “Scooter” Libby, capo dello staff del vice presidente (costretto alle dimissioni & condannato per falsa testimonianza nello Scandalo Yellowcake).

Procendo su questa linea, all’estremo opposto di un famigerato emissario del caos quale Michael Moore, secondo Keith Holberman tutti-gli-uomini-del-presidente.jpg- tra i più influenti commentatori politici del network MSNBC, che in Count-down, la sua rubrica televisiva quotidiana sciorina orgogliosamente un orologio digitale con il count-down appunto dei giorni che restano alla fine della presidenza Bush II - Mr. Bush II «non è il vero Presidente degli Stati Uniti».
In questa stessa linea, all’estremo opposto di un noto provocatore comunista quale Noam Chomsky, secondo Bob Woodward – superstar del giornalismo investigativo americano che nel 1973, assieme a Carl Bernstein, fece esplodere lo Scandalo Watergate che portò all’impeachment del presidente Richard M. Nixon – il governo ufficiale degli stati Uniti non è il vero governo degli Stati Uniti. Il vero governo degli Stati Uniti sarebbe una compagine chiamata...
Oops, sorry, kids: stiamo andando un po’ troppo in fretta.

Come in ogni conspiracy thriller che si rispetti, è bene partire dal primo delitto.
Il primo delitto viene perpetrato un giorno maledetto, in coda a un’estate troppo calda che non si decide a finire. L’estate in questione è quella dell’anno domini 2001. Il giorno maledetto in questione passa alla storia come 9/11.
Sugli eventi dell’11 Settembre 2001 siamo ancora ben lontani dall’avere detto/scritto/visto/ipotizzato/accusato tutto e il contrario di tutto.
Se il 7 Dicembre 1941 - data dell’attacco giapponese contro Pearl Harbor - è «un giorno che vivrà nell’infamia»< (Franklin D. Roosevelt), l’11 Settembre 2001 è un giorno che continua a vivere nell’orrido dell’ambiguità, sui resti mai realmente ricomposti delle oltre tremila vittime civili del World Trade Center, del Pentagono e dei quattro aerei dirottati distrutti.
Non è in questa sede che può essere (ulteriormente) dibattuto il 9/11. Troppe ferite ancora aperte, troppe spiegazioni ancora incomplete, troppe teorie di complotto ancora in auge. Lo scrivente si limiterà quindi a porre dieci domande, senza per contro dare risposte, lasciate tutte al lettore.

1) Per quale motivo, dopo che il World Trade Center era già stato oggetto di un attentato dinamitardo a opera di terroristi islamici nell’inverno 1993, rapporti FBI, CIA e MI-6 (spionaggio britannico) datati 1996 - rapporti secondo i quali terroristi islamici avrebbero usato aerei di linea come armi d’attacco - sono stati periodicamente e disattesi e/o ignorati dai vertici dalla più grande superpotenza del mondo?

2) Per quale motivo, la mattina del 9/11, dopo che la prima torre venne colpita, lo spazio aereo sopra New York City non è stato istantaneamente dichiarato “zona proibita” entro un raggio di almeno venti miglia da Manhattan?;

3) Chi e perché ha preso la decisione - quando era cruciale intercettare il velivolo dirottato che, quasi venti minuti dopo il primo impatto, alla fine colpì la seconda torre - di fare alzare in volo due F-15 dalla base aerea di Otis, Massachusetts (1 ora di volo da NY) e non invece gli F-16 dalla base aerea di Andrews, Virginia, ai margini di Washington, D.C. (15 minuti di volo da NY)?

4) Per quale motivo non esiste una sola fotografia dei rottami dell’aereo che ha colpito il Pentagono?

5) Come è stato possibile che il Capo di Stato Maggiore delle forze armate, generale a quattro stellette della US Air Force Richard Myers, abbia appreso degli attacchi al World Trade Center da una radiolina, per poi chiedere a un amico che gli prestasse il proprio telefono cellulare «per saperne di più»?

6) Per quale motivo Mr. George W. Bush, Presidente degli Stati Uniti e comandante in capo delle forze armate - che al momento degli attacchi era in una scuola elementare della Florida ad ascoltare da una bambinetta «la storiella di una capretta» - non è immediatamente accorso a Manhattan?

7) Come è stato possibile che, a sole 36 ore dagli attacchi, lo FBI avesse già nomi e cognomi di 18 dirottatori su 19?

8) Chi e perché ha concesso l’autorizzazione - nei giorni immediatamente successivi al 9/11, in completa paralisi del traffico aereo civile e in totale controllo militare dei cieli del continente nord-americano - agli oltre 100 membri della famiglia saudita Bin Laden (genia della mente degli attacchi contro il suolo degli Stati Uniti) perché potessero lasciare il suolo degli Stati Uniti a bordo di voli speciali?

9) Per quale motivo, dopo un simile colossal fuckup di tutti i sistemi di sicurezza e intelligence dell’ultima superpotenza mondiale, né il direttore dello FBI, Mr. Richard Mueller, né il direttore della CIA, Mr. George Tenet, si sono dimessi all’istante?

Infine:
10) Chi e perché ha concesso l’autorizzazione - dopo che mezzo milione di tonnellate di acciaio rottamato dalle rovine delle Torri Gemelle venne ri-utilizzato dalla US Navy per costruire nuove navi da guerra - di rivendere il resto di quello stesso acciaio, ancora sotto analisi da parte di tecnici federali, a industrie metalmeccaniche israeliane e cinesi?

Quanto sopra, con tutti gli annessi, connessi & disconnessi, rappresenta l’ouverture di quella che per i sette anni successivi è diventata (ed è tuttora) la cosiddetta “Guerra al Terrore” globale. Per descriverla, e al tempo stesso per descrivere - in onore al Premio Nobel Gabriel García Márquez - la “cronaca di una ameriKadammerung annunciata”, lo scrivente propone al lettore la struttura più basilare di qualsiasi linguaggio: i numeri.
Just prepare yourselves, kids: this ain’t gonna be nice al all.

Numeri della “Guerra al Terrore” globale
Alcune precisazioni:
- per il dettaglio delle cifre seguenti cfr. i dati in Nota;
- calcoli e/o proiezioni e/o stime aggiornate al settembre 2008 se non diversamente specificato
- per “Strategia Shock & Awe” (menzionata di seguito) si intende l’assalto aereo e missilistico US contro l’Iraq durato ininterrottamente per 72 tra il 20 e il 22 marzo 2003;
- la data del 1 maggio 2003 è il giorno il cui Mr. Bush II - dal ponte della portaerei USS Abraham Lincoln, annunciò «Mission Accomplished!», missione compiuta, fine delle maggiori operazioni belliche in Iraq.

RIEPILOGO COSTI FINANZIARI “GUERRA AL TERRORE” (ALLARGATO):

1 mese di “Guerra al Terrore”: 12,5 B$ (Miliardi di dollari);
1 anno di “Guerra al Terrore”: 156 B$ (Miliardi di dollari);
7 anni di “Guerra al Terrore” al 2008: 1,1/1,8 T$ (TRILIARDI di dollari);
proiezione “Guerra al Terrore” al 2015: 2,3 T$ (TRILIARDI di dollari);
proiezione “Guerra al Terrore” al 2018: 3,1 T$ (TRILIARDI di dollari);
deficit federale US al 2008: 10 T$ (TRILIARDI di dollari);
proiezione deficit federale US al 2015: 13 T$ (TRILIARDI di dollari);
proiezione deficit federale US al 2018: 20 T$ (TRILIARDI di dollari).

RIEPILOGO PERDITE UMANE “GUERRA AL TERRORE” (ALLARGATO):

Totale morti I Guerra dell’ Afghanistan (1979/1989): ~ 2.000.000;
Totale morti Guerra Iraq/Iran (1980/1982): ~ 1.250.000;
Totale morti I Guerra dell’Iraq (1990): ~ 250.000;
Totale morti “contenimento Saddam Hussein” (1991/2001): ~ 1.000.000;
Totale morti 9/11 (2001): ~ 3.400;
Totale morti II Guerra dell’Afghanistan (2001/2008): ~ 50.000;
Totale morti II Guerra dell’Iraq (2003/2008): ~ 1.750.000.

TOTALE MORTI “SHOAH/OLOCAUSTO” (1939/1945): ~ 6.200.000;
TOTALE MORTI CONFLITTI MEDIO-ORIENTE (1978/2008): ~ 6.350.000.

Costo 1 libretto di preghiere (confessione non-denominale): gratis/offerta libera. You know, just in case...

Al lettore tutte le valutazioni e/o analisi e/o commenti riguardo a quanto sopra.

Tornando ai responsabili politici & militari parimenti di quanto sopra: secondo il già citato Keith Holberman, il presidente “ufficiale” degli Stati Uniti, Mr. Bush II, sarebbe/sarebbe stato interamente soppiantato dal vice-presidente degli Stati Uniti, Mr. Richard Cheney. È essenziale osservare che, dal 1992 al 2000, Mr. Cheney è stato presidente del consiglio di amministrazione di Halliburton, Inc., la più grossa multinazionale di servizi petroliferi del mondo. Alla data attuale, i profitti di Halliburton, Inc. relativi a contratti della “Guerra al Terrore” sfiorano i 15 B$ (miliardi di dollari).

Secondo il già citato Bob Woodward, il governo ufficiale degli Stati Uniti, sarebbe/sarebbe stato interamente soppiantato da un gruppo di personaggi auto-denominati Vulcans.
Assemblati da Ms. Condoleezza Rice nel 1999/2000 quali consiglieri per la politica estera, la strategia globale e la sicurezza nazionale del candidato presidenziale Bush II, i Vulcans traggono il loro nome dalla gigantesca statua di Vulcano, dio romano del fuoco, eretta su una delle piazze di Birmingham, Alabama, città natale di Ms. Rice e notorio centro siderurgico. Malauguratamente, la US pop-culture ci mette lo zampino. Ben pochi conoscono il dio Vulcano. In compenso tutti conoscono i “vulcaniani” delle serie-culto TV-cinematografiche Star Trek. Avete presente? Mr. Spock, orecchie a punta, it’s not logic, sir...?

rise_vulcans.jpgCon la trionfale elezione di Mr. Bush II nel novembre 2000, tutti i Vulcans - già membri delle precedenti amministrazioni repubblicane Reagan e Bush I - tornano a occupare posti al massimo livello nella nuova amministrazione presidenziale. La mappa di questa “irresistibile ascesa” è tratteggiata con estrema precisione nel libro di James Mann Rise of the Vulcans: The History of Bush’s War Cabinet (L’Ascesa dei Vulcans: la Storia del Gabinetto di Guerra di Bush), non tradotto in itaGLia ma comunque disponibile su amazon.com. Nel dettaglio:
- Armitage, Richard A.; classe 1945, vice-segretario di Stato dal 2001-2005, costretto alle dimissioni per coinvolgimenti diretto nello Scandalo Yellowcake, la presunta vendita di combustile nucleare dal Niger al’Iraq (falso);
- Blackwill, Robert D., classe 1939, lobbista e diplomatico di carriera, ambasciatore nella Baghdad post-Saddam, dimissionario nel 2005, tuttora coinvolto in inchieste per concussione, corruzione, conflitto di interessi;
- Hadley, Stephen J., classe 1947, tutt’ora Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Mr. Bush II, forte sostenitore dell’uso di armi nucleari tattiche come elemento standard dell’arsenale americano;
- Perle, Richard N., classe 1941, consigliere politico e lobbista di professione, presidente del comitato di difesa di Mr. Bush II, dimissionario nel 2003 sotto accuse di conflitto di interesse per contratti illegali in Iraq;
- Wolfowitz, Paul D., classe 1943, il più appassionato e rovente sostenitore della guerra contro l’Iraq, vice segretario alla difesa, costretto alle dimissioni nel 2005 per “incompatibilità decisionale” con gli alti livelli militari, quindi presidente della World Bank, Banca Mondiale, costretto alle dimissioni nel 2007 per conflitto di interesse;
- Zakheim, Dov S., classe 1948, funzionario governativo specializzato in problemi finanziari della difesa.

Nell’ambito della “Guerra al Terrore”, i bilanci del Pentagono presentano 2.6 T$ (TRILIARDI DI DOLLARI) DI SPESE MILITARI NON DOCUMENTATE. Sotto l’attenta & occhiuta supervisione di Mr. Zackheim, questa cifra già di per se stessa irrisoria, si riduce a un terzo, vale a dire “solo” 866,66 B$ (MILIARDI DI DOLLARI) DI SPESE MILITARI NON DOCUMENTATE.

Sopra tutti costoro:condoleeza_rice.jpg
- Rice, Condoleezza, classe 1954, consigliere per la Sicurezza Nazionale (2000/2004) amministrazione Bush II/1, Segretario di Stato (2004/2008) amministrazione Bush II/2. Secondo molti analisti politici, in oltre due secoli di ordinamento repubblicano, Ms. Rice rappresenta quanto di più vicino gli Stati Uniti siano arrivati al concetto di “reggenza”, in senso di autorità regnante imperiale.
È interessante osservare che, prima di entrare nell’amministrazione Bush II, Ms. Rice ha fatto parte del consiglio di amministrazione del colosso petrolifero Chevron Corporation. In tale ruolo, Ms. Rice si distingue nella realizzazione di progetti per l’ammontare di 10 B$ (miliardi di dollari) nella repubblica ex-sovietica del Kazakhstan. Tale il successo che Ms. Rice riscuote nell’impresa che, giustamente e doverosamente, Chevron Corporation procede a intitolarle una super-petroliera da 129.000 tonnellate di stazza, la SS Condoleezza Rice. Now, how’s THAT for a little oil supply? Qualche disfattista arriva però a obbiettare che la cosa è un minimo eccessiva, per cui la nave viene ribattezzata Altair Voyager.

it_can_happen_here.jpgA chiusura della edificante lista di cui sopra, vale la pena menzionare la prospettiva di Joe Conason, columnist politico del New York Observer e autore di It Can Happen Here: Authoritarian Peril in the Age of Bush (Può Accadere Qui: il Rischio dell'autoritarismo nell’Era Bush), esplosivo atto d’accusa contro l’intera amministrazione Bush II parimenti non tradotto in itaGLia ma comunque disponibile su amazon.com. Secondo Conason, i Vulcans sono quanto di più vicino gli Stati Uniti siano mai arrivati nella loro storia a un vero e proprio direttorio di stampo squisitamente fascista. In questa direzione, citando testualmente Sinclair Lewis:
Quando il fascismo arriverà in America,
arriverà avvolto nella bandiera, innalzando la croce.

Ci sarebbero molti altri nomi, date, fatti & misfatti da illustrare per quanto concerne la “Guerra al Terrore”. Per inevitabili ragioni di spazio, tutto ciò non può essere fatto in questa sede.

È tempo quindi di tornare al primo delitto, il 9/11, e al luogo del primo delitto: GROUND ZERO. Per definizione, “Ground Zero” è la coordinata di detonazione “al suolo” di una testata nucleare. Detta coordinata è definita ground zero in quanto il terreno è livellato “a zero” prima dallo sviluppo termico (dell’ordine dei milioni di gradi Celsius), poi dall’onda d’urto meccanica emanata della conflagrazione medesima (dell’ordine delle migliaia di tonnellate per centimetro quadrato). Nel caso la testata esploda in quota, ground zero è la verticale al suolo rispetto alla quota di detonazione.
Storicamente, l’espressione ground zero viene coniata in data 16 luglio 1945 nel Deserto di Alamogordo, New Mexico, dopo la conflagrazione sperimentale Trinity, Trinità, un nome una garanzia, prima testata nucleare della storia. In seguito, i significati metaforici (e non) di ground zero si sono allargati a comprendere un qualsiasi luogo annientato da un’esplosione (nucleare e/o non) e/o da un evento distruttivo in senso lato.
Dopo il 9/11, ground zero è per definizione la zona nella estrema parte meridionale di Manhattan nella quale sorgeva il complesso di edifici del World Trade Center.
Ancora oggi, quella zona rimane un vasto spazio vuoto vagamente surreale, affossato di svariati metri al di sotto del piano stradale di Manhattan.
A ground zero c’è un memorial, monumento commemorativo, tuttora provvisorio, eretto agli oltre 3.000 caduti di quel giorno.
A ground zero c’è anche l’ipotesi di un cantiere - impalcature, macchinari, materiali da costruzione etc. etc. etc. - in vista della struttura che in un futuro prossimo “dovrebbe” sorgere su quello spazio.
Detta struttura “dovrebbe” essere un super-grattacielo da 592 mt. - più altri edifici secondari - chiamato Freedom Tower, Torre della Libertà, ben più alta e ben più temeraria di quanto non fossero le Torri Gemelle.
Della Freedom Tower non c’è traccia.
Il cantiere è pressoché abbandonato, macchinari e profilati d’acciaio arrugginiscono alla pioggia e si deformano al sole. La cordata di “volenterosi” finanzieri a palazzinari formata dopo che le macerie sono state rimosse si è dissipata assieme alle macerie stesse. Le crisi economiche, dal 2001 alla data attuale, i recenti fallimenti di banche a effetto domino, hanno progressivamente erosi fondi (ipotetici) e volontà (illusorie).
Ground zero oggi è un progetto iniziato e ben lungi dell’essere completato. Un progetto che forse non verrà completato mai.
Ground zero oggi è la tragica, crepuscolare metafora del fronte interno americano della “Guerra al Terrore” globale.
Il fronte Afghanistan è attivo da sette anni. Il fronte Iraq ribolle da cinque anni. Non solo non ci sono né una strategia di uscita né una fine in vista, ma addirittura si parla con insistenza di un allargamento del conflitto all’Iran con un attacco aereo, forse per interposta manu militari israeliana, contro i siti nucleari iraniani.
Sotto questa nuova spada di Damocle, la “Guerra al Terrore” continua. In essa c’è un terminale vizio di forma, che il lettore può (se vuole) desumere da tutto quanto esposto in questo scritto. La prospettiva dello scrivente:
LA GUERRA AL TERRORE NON È LA GUERRA AL TERRORE.
O quanto meno, non è solo la “Guerra al Terrore”.
La “Guerra al Terrore” è un tetro ibrido generato da schizofrenici deliri di onnipotenza e da demenze egemoniche fuori controllo.
La “Guerra al Terrore” è una sinistra mescolanza di farneticazioni para-militariste a base di missili da crociera e di ubriacature meta-capitaliste a base di petrolio.
Obbiettivi di Mr. Bush II (o chi per esso) e dei Vulcans non erano semplicemente difendere gli Stati Uniti e contrastare il terrorismo. Obbiettivi Mr. Bush II (o chi per esso) e dei Vulcans erano soprattutto quelli enunciati nel manifesto del dell’American Enterprise Institute e del Project for the New American Century, il “thunk’tank” conservatore che spingeva per l’attacco preventivo all’Iraq fino dal 1998.
Nel dettaglio:
- la creazione - partendo da un Afghanistan e un Iraq a “democrazia esportata” entrambi sotto completo controllo US - di un mastodontico CUNEO MILITARE & STRATEGICO collocato nel cuore stesso del Medio Oriente. Un cuneo militare & strategico in grado di “stabilizzare” l’assetto geo-politico del Medio Oriente medesimo e al tempo stesso di proiettare la propria ombra dell’India al Pakistan, dalla Russia alla Cina;
- la creazione - partendo dallo sfruttamento diretto dei giacimenti del Kurdistan e dell’Iraq, passando attraverso quelli dell’Arabia Saudita e degli stati musulmani del Golfo Persico “amici dell’America” - di un CARTELLO PETROLIFERO PARALLELO E CONCORRENTE ALL’OPEC esteso dall’Anatolia allo Stretto di Hormuz.

A esclusione dei più grossi, grassi, grondanti contratti bellici della storia conosciuta, tutti gli obbiettivi di cui sopra sono stati clamorosamente e tragicamente mancati. Dopo sette anni di “Guerra al Terrore”, alla data del settembre 2008:
- l’Afghanistan NON È una democrazia esportata e NON È sotto controllo americano;
- l’Iraq NON È una democrazia esportata e NON È sotto controllo americano;
- il cuneo militare & strategico americano nel Medio Oriente NON È una realtà;
- il cartello petrolifero parallelo sotto controllo americano NON È una realtà;
- l’assetto geopolitico del Medio Oriente NON È più stabile;
- il prezzo petrolio, dopo avere sfondato ogni limite critico ipotizzato, NON È né stabile né controllabile;
- Mr. Osama Bin Laden, cervello del 9/11, NON È stato (ufficialmente) né catturato né ucciso;
- Al Queda, la struttura terroristica fondata da Mr. Bin Laden, NON È stata (ufficialmente) né smantellata né seriamente danneggiata;
- il terrore globale NON È stato sconfitto;
- l’America NON È più sicura.

Mr. Bush II sta per lasciare la Casa Bianca. Definitivamente. Tra il 23 e il 26% dei consensi popolari. Alla data attuale, è un presidente delegittimato.
Mr. George W. Bush passerà alla storia come il presidente (delegittimato) che - dopo avere serratamente dialogato con caprette e con dio, non è chiaro in quale ordine né è chiaro quale sia dio - ha:
- iniziato due disastrose guerre d’invasione tuttora in corso;
- lasciato sprofondare la città di New Orleans;
- annientato il sistema finanziario americano;
- proceduto a mentire al popolo americano in eccesso a 900 volte.

Ms. Condoleezza Rice, regina reggente dell’abortito Nuovo Secolo Americano, verrà ricordata come:
- la donna il cui nome è apparso sullo scafo di una super-petroliera della Chevron Corporation;
- il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti che ha patentemente ignorato tutti gli avvertimenti relativi alla più seria minaccia della storia contro gli Stati Uniti medesimi;
- la politicante che ha collocato nel governo degli Stati Uniti un’orda di altri politicanti la maggior parte dei quali tuttora indagati per attività eversive & criminali;
- il Segretario di Stato che ha sottoscritto ognuna delle oltre 900 menzogne di cui sopra.
I membri del governo (degli Stati Uniti e non) alle spalle dei suddetti individui - le Eminenze Nere e i Vulcans - sono inquisiti, dimissionari, emarginati. A tutti gli effetti, per quanto non economicamente a livello individuale, sono politicamente finiti.
L’eredità che i due succitati personaggi e la loro tetra corte lasciano alla prossima amministrazione americana, quale che questa sarà, è la seguente:
- “Guerra al Terrore” globale incompiuta;
- centinaia di migliaia di caduti su tutti i fronti;
- due territori chiave del Medio Oriente (Afghanistan & Iraq) in avanzato stato di devastazione;
- forze armate americane in avanzato stato di devastazione umana, finanziaria e logistica;
- l’armata parallela dei contractors (mercenari) che domina il campo medio-orientale;
- da 1 a 2 triliardi di dollari di spese militari a fondo perduto;
- in eccesso a 10 triliardi di dollari di debito federale;
- collasso (forse inarrestabile) del sistema economico americano, con tutti gli annessi & connessi su scala planetaria.
Un’altra nazione, prima degli Stati Uniti, credette di poter raggiungere i medesimi obbiettivi meta-imperiali di cui sopra, seguendo modalità peraltro molto simili a quelle delle Eminenze Nere e dei Vulcans.
Questa nazione era l’Unione Sovietica.
Sappiamo quale è stata la sua fine e sappiamo che cosa da quella fine è emerso.
Gli Stati Uniti nell’autunno dell’anno 2008 sono a una svolta ugualmente epocale.

Una svolta di natura politica, economica, militare ma soprattutto, allo scrivente si passi il termine, ETICA.
La direzione che gli Stati Uniti sceglieranno di prendere definirà i prossimi confini di ground zero.
Una torre per sfidare il cielo.
Oppure una ameriKadammerung.

Nota

Guerra dell’Afghanistan (Operazione Enduring Freedom)

durata del conflitto: ottobre 2001/ancora in corso;
forze taliban/al Queda: da 15.000 a 35.000;
milizia Mashud: 30.000;
forze regolari afghane: 76.000;
forze US: 18.000;
forze ISAF/NATO: 56.700;

caduti taliban/al Queda: 15.000;
caduti regolari afgani: 3.800;
caduti US: 507;
caduti ISAF/NATO: 300;
caduti civili afghani: ~ 20.000;
prigionieri taliban/al Queda/civili: ~ 15.000.

Guerra dell’Iraq (Operazione Iraqi Freedom)

durata del conflitto: marzo 2003/ancora in corso;
Ribelli Sunniti: ~ 70,000;
Esercito del Mahdi: ~ 60,000;
al Qaeda/altri: ~ 1,300;
PKK (gruppo terrorista curdo): ~ 4,000;
forze armate irachene: 557,000 (Esercito: 180,000, Polizia: 227,000, FPS: 150,000);
Forze armate della "Coalizione dei Volenterosi": ~ 300,000 invasione, ~ 177,000 attuali;
Peshmerga (milizie curde): 50,000 invasione, 270,000 attuali;
contractors: ~ 182,000 (118,000 Iracheni, 43,000 altri, 21,000 US);
milizie post-invasione: 65,000-80,000;
forze armate turche: ~3,000-10,000.

Caduti forze armate irachene (invasione): 6.370-10.800;
caduti forze armate irachene (post-Saddam): 10.823;
caduti guerriglia irachena (post-Saddam): 17.979/23.690 (stima non-ufficiale); 19.429 (stima U.S.);
caduti PKK: 412 (stima governo turco), 9 (stima PKK);
prigionieri: 19.700 (detenuti da U.S.), 24.200 (detenuti da iracheni).

Caduti Coalizione: 4.155 US, 176 UK, 138 altri, 4.469 totale;
caduti forze armate turche: 27;
caduti contractors: 249 US, 1.193 totale;
dispersi o catturali Coalizione: 1 US;
dispersi o catturati Contractors: 4 US, 18 altro.

Feriti Coalizione: 30.561 US, ~300 UK;
ammalati & altro Coalizione: 28.645 US, 1.155 UK;
feriti & ammalati Contractors 10.569;
totale inabili al combattimento: 59.206 US, totale 1.455 UK & altro:

Morti violente aggiuntive (agosto 2007, stima Opinion Research Business):
totale: 1.033,000 (946.000/1.120.000);
ripartizione morti:
48% armi da fuoco, 20% attentati, 9% bombardamenti aerei, 6% incidenti, 6% ordigni inesplosi.

Ulteriori morti dovute a violenza diffusa, infrastrutture collassate, sistema sanitario distrutto (giugno 2006, stima Jonhs Hopkins Institute):
totale: 654.965;
ripartizione morti:
31% a opera della Coalizione, 24% a opera di altri, 46% a opera di ignoti.

Dati “Guerra al Terrore” (Afghanistan & Iraq) & dati di raffronto:

1 barile di petrolio (sttembre 2001, 9/11): ~ 30 $;
approvazione a Mr. Bush II (settembre 2001, 9/11): 93%;
militari US caduti in Iraqi Freedom al 1 maggio 2003: ~ 250;
militari US feriti in Iraqi Freedom al 1 maggio 2003: ~ 1.200.

1 pistola semi-automatica Beretta/Glock cal. 9mm Para: ~ 800/1.000 $;
pistole semi-automatiche forze US & contractors (1 arma per unità): 270 M$ (milioni di dollari);
1 fucile d’assalto M-4 (o simile), cal. 5.56mm: ~ 1.500/1.800 $;
fucili d’assalto forze US & contractors (1 arma per unità): 495 M$ (milioni di dollari);
1 mitragliatrice leggera, cal 5.56: ~ 4.000 $;
mitragliatrici forze US & contractors (1 arma ogni 20 unità): 600 M$ (milioni di dollari).

1 proiettile cal. 9mm Para: 35c;
1 proiettile cal. 5.56mm: 75 c,;
1 granata cal. 40mm, alto esplosivo/fosforo incendiario: 25 $;
1 proiettile K-17, cal. 30mm, core uranio impoverito: 50 $.

1 capsula di penicillina: 50 c (struttura pubblica US);
1 visita ortopedica: 50 $ (struttura pubblica US);
1 radiografia: 100 $ (struttura pubblica US);
1 unità mobile rianimazione: ~ 5.000 $;
1 ospedale pienamente attrezzato (500 letti): ~ 120/150 M$ (Milioni di dollari).

1 giorno di navigazione di 1 portaerei nucleare: ~ 10 M$ (Milioni di dollari);
1 settimana di navigazione 1 portaerei nucleare: ~ 70 M$ (Milioni di dollari);
1 mese di navigazione di 1 portaerei nucleare: ~ 2.1 B$ (Miliardi di dollari);
1 anno di navigazione 1 portaerei nucleare: ~ 25 B$ (Miliardi di dollari).

1 giorno di navigazione 1 gruppo navale da battaglia: ~ 75 M$ (Milioni di dollari);
1 settimana di navigazione 1 gruppo navale da battaglia: ~ 525 M$ (Milioni di dollari);
1 mese di navigazione 1 gruppo navale da battaglia: ~ 15,75 B$ (Miliardi di dollari);
1 anno di navigazione 1 gruppo navale da battaglia: ~ 190 B$ (Miliardi di dollari).

Cittadini US privi di assicurazione sanitaria: ~ 45/55 M (Milioni);
1 anno di assicurazione sanitaria US (privata, pro-capite): ~ 2.800/4.000 $;
1 anno di assicurazione sanitaria US (privata, media pro-capite): ~ 3.400 $;
1 anno assistenza sanitaria privata US (totale): 170 B$ (Miliardi di dollari.

nota: nella lista di cui sotto, si intendono kg & ton di alto esplosivo

Carico distruttivo 1 caccia-bombardiere (F-16/F-18): 2.500/5.000 kg.;
carico distruttivo 1 bombardiere pesante (B-52/B-2): 10.000/20.000 kg.;
carico distruttivo 1 bombardiere (media): 10.000 kg.;
missioni da bombardamento Shock & Awe (cfr. S): 1.700;
carico distruttivo Shock & Awe (bombardieri): 17.000 ton.

Carico distruttivo 1 missile da crociera: 500/1.000 kg.;
carico distruttivo 1 missile da crociera (media): 750 kg.;
missili da crociera lanciati in Shock & Awe: ~ 3.000;
carico distruttivo Shock & Awe (missili): 2.500/3.000 ton.

Carico distruttivo equivalente Little Boy, bomba N Hiroshima: ~ 15.000 ton;
carico distruttivo Shock & Awe (bombardieri & missili): ~ 20.000 ton.

Derelitti in US: ~ 4 M (Milioni);
1 buono-pasto per derelitti: 1,5 $ (Ospizio Central Avenue, Los Angeles, CA);
1 giorno buoni-pasto per derelitti (totale US): 6 M$ (milioni di dollari);
1 anno buoni-pasto per derelitti (totale US): ~ 2,2 B$ (miliardi di dollari).

1 ora di volo di 1 caccia-bombardiere (F-16/F-18): ~ 25.000 $;
1 ora di volo 1 bombardiere pesante (B-52/B-2): ~ 50.000 $;
1 ora di volo 1 bombardiere (media): ~ 38.000 $.

Ore di volo Shock & Awe: ~ 72;
bombardieri impiegati in Shock & Awe: ~ 1.000;
totale Shock & Awe (bombardieri): ~ 2.8 B$ (Miliardi di dollari).

1 missile da crociera: ~ 1/1,5 M$ (Milioni di dollari);
missili da crociera lanciati in Shock & Awe: ~ 3.000;
totale Shock & Awe (missili): ~ 3,75 B$ (Miliardi di dollari).

totale Shock & Awe (bombardieri & missili): ~ 6.55 B$ (Miliardi di dollari).

1 barile di petrolio (giugno 2008): ~ 150 $,
militari US caduti in Iraqi Freedom al 1 maggio 2008: ~ 3.750;
militari US feriti in Iraqi Freedom al 1 maggio 2008): ~ 58.000;
approvazione a Mr. Bush II (settembre 2008, 9/11): 23/26%.
Pubblicato Novembre 24, 2008 07:20 PM | TrackBack

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Divertente, come i politici italiani provano ognuno per conto suo ad infilarsi nell'obamismo e sentirsi un po' vittoriosi pure loro.



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Osservazione: appena entrato in carica (e si tratta di pochissimi giorni fa), Obama ha:
-Ordinato di chiudere Guantanamo
-Si è espresso a favore dell'aborto e ricerca su cellule staminali, accantonando la furia teocon del predecessore
-Cercato di migliorare la posizione americana nel processo di dialogo mediorientale.
-firmato la legge per l'equiparazione del salario tra uomo e donna.
-Appoggiato la causa ambientalista, parlando di necessità urgente a superare anche il trattato di Kyoto.

Tutto sommato, qualche buona premessa mi pare di trovarla. Il contrasto è particolarmente impietoso se si va a confrontare quali siano stati invece i primi passi mossi dall'attuale governo italiano.
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Re:
Se continuerà così (e soprattutto se glielo lasceranno fare), ne verrà qualcosa di buono.

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Il migliore giornalismo non può che venire dai grandi scrittori
Dopo tutto, sono artisti della parola e non semplici operatori della medesima.

Un articolo di Zadie Smith su Obama (e tantissimo altro):
http://www.nybooks.com/articles/22334

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Scusate, ma io ADORO quest'uomo
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Re: Scusate, ma io ADORO quest'uomo
koala3, 23/07/2009 10.25:



Se veramente ci riuscirà (se...), sarà una svolta epocale. E il segnale di una forza politica enorme da parte di Obama, che gli permetterebbe di riformare davvero la struttura del paese. Qualcosa che non si vedeva dai tempi di (ed era accaduto solo con) Franklin Delano Roosevelt.

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Sono tutti lì ad attenderlo al varco. I sostenitori col fiato sospeso, i detrattori coi fucili puntati.
Qui si gioca davvero tanto e sto facendo davvero il tifo per lui, perchè questa potrebbe davvero essere una svolta epocale incredibile per gli stati uniti. Speriamo!
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Il vento di cambiamento

So che il topic è dedicato ad Obama, ma ci infilo lo stesso un discorso di Lula che mi ha toccato profondamente.
E' un insegnamento splendido al mondo e, in questo momento, all'Italia in particolare.


"Discorso del Presidente della Repubblica,
Luis Inácio Lula da Silva, durante la cerimonia di
ufficializzazione della legge di amnistia di stranieri in
situazione irregolare in Brasile.
Ministero della Giustizia - Brasília -DF, 02/07/2009





Comincio col ringraziare in nome del popolo brasiliano tutti gli immigrati che aiutarono e continuano ad aiutare il nostro paese. Questa terra è generosa e sempre ha ricevuto a braccia aperte tutti coloro che vengono per lavorare, crescere i loro figli e costruire una vita nuova.
È per questo che le misure che oggi adottiamo daranno agli immigrati gli stessi diritti e gli stessi doveri previsti nella Costituzione Federale per i nostri compatrioti ad eccezione di quelli esclusivi per i brasiliani nati. Tra questi diritti è bene risaltare la libertà di circolazione nel territorio nazionale e il pieno accesso al lavoro rimunerato, all'istruzione, i servizi sanitari e la Giustizia.
Queste nuove leggi mostrano che il Brasile si pone, ogni volta di più, all'altezza della realtà migratoria contemporanea, delle condizioni globali dello sviluppo economico e sociale e del rispetto fondamentale dei diritti umani. Esse sono, inoltre, il risultato di un ampio dibattito nazionale con la partecipazione dei diversi settori della società e degli stessi immigrati, che hanno avuto cosi l'opportunità di chiarire i problemi che affrontano e di proporre soluzioni.
È necessario rilevare che questa amnistia viene in un momento molto speciale in cui si approfondisce e si amplia il processo di integrazione dell'America del sud.
Durante molti decenni il Brasile ha sempre accolto europei, asiatici, arabi, ebrei, africani e, recentemente, abbiamo ricevuto forti correnti migratorie dei nostri fratelli dell'America del sud e dall'America Latina.
Siamo, in verità, una nazione formata da immigrati. Una nazione che comprova nella pratica come le differenze culturali possono contribuire alla costruzione di una società che cerca sempre l'armonia e combatte con rigore la discriminazione e i pregiudizi. Non solo siamo un popolo misturato, ma ci piace essere un popolo misturato! Da qui viene gran parte della nostra identità, della nostra forza, della nostra allegria, della nostra creatività, del nostro talento. Non possiamo dimenticare che la stessa Costituzione brasiliana quando parla dei diritti e delle garanzie fondamentali, stabilisce che tutti sono uguali davanti alla legge, siano essi brasiliani o stranieri residenti. Lo Stato brasiliano, per mezzo di accordi firmati in vari incontri internazionali, riconosce che gli immigrati sono titolari di diritti e doveri che devono essere rispettati.
Sosteniamo che la immigrazione irregolare è una questione umanitaria e non può essere interpretata come un problema di criminalità. Adottiamo per questa situazione un approccio inclusivo, equilibrato, tenendo presenti i principi dell'universalità, dell'interdipendenza e dell'indivisibilità dei diritti umani.
Per migliaia di brasiliani vivere in paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, l'Italia, la Spagna, Il Portogallo, per esempio, significa un sogno di progresso. Ma per molti dei nostri vicini, il Brasile è visto come una possibilita reale di migliorare la loro vita. Qui, questi stranieri hanno diritto ai servizi pubblici della sanità e i loro figli all'educazione gratuita, il che purtroppo non succede in molti paesi che rivevono immigrati brasiliani.
Consideriamo ingiuste le politiche migratorie adottate recentemente in alcuni paesi ricchi che hanno, come uno dei punti principali, il rimpatrio degli immigrati. Per noi la repressione, la discriminazione e l'intolleranza non vanno alla radice del problema. Ho già detto altre volte e lo ripeto: nessuno lascia la sua terra perché lo vuole, ma perché è obbligato o perché pensa che può costruirsi altrove una vita degna e migliore per sé e per i suoi figli. E parlo per esperienza. Fu proprio questo che accadde alla mia famiglia quando lasciammo il sertão del nord-est, nello stato di Pernambuco, per la città di São Paulo. Andammo in cerca di opportunità, lavoro, cultura, migliori condizioni di vita. Proprio per questo penso che i paesi ricchi dovrebbero considerare la questione dell'imigrazione in modo più solidale. Dovrebbero stabilire collaborazioni che promuovano lo sviluppo delle regioni e dei paesi dove si origina il flusso migratorio, creando opportunità, lavoro, migliori condizioni di vita.
La società brasiliana, contrapponendosi a varie manifestazioni di intolleranza che accadono a livello Internazionale, vuole vivamente festeggiare la sua ospitalità. Come si è visto l'anno scorso, ad esempio, in occasione delle commemorazioni del centenario dall'immigrazione giapponese. Ho sempre creduto nella solidarietà come un valore fondamentale per lo sviluppo sociale. Il Brasile con responsabilità ed equilíbrio è stato e continuerà ad essere un paese aperto e solidale agli immigrati di tutte le parti del mondo.
Compagni e compagne, potete vedere che sono venuto vestito con un abito da immigrato di oggi. Sono venuto con addosso un po' di Bolívia e un po' di Paraguay. Non potevo venire con un po' di peruviano, di cinese, di giapponese, di colombiano, perché non sarebbe appropriato a questa cerimonia. Diventerebbe un ballo in maschera con tanti colori e tanti vestiti insieme.
Voglio conludere col dire che questo è un ulteriore esempio che il Brasile vuole dare al mondo. Quando il primo ministro Gordon Brown venne al Palácio da Alvorada [la residenza ufficiale del presidente, n.d.t.] per una riunione bilaterale, sulla stampa comicivano ad essere divulgate voci ed insinuazioni che le persecuzioni agli immigrati stavano per cominciare, soprattutto contro i poveri che transitano per il mondo alla ricerca di una opportunità, a volte per problemi politici nel loro paese, oppure perché le persone, gli esseri umani sono nomadi che vanno alla ricerca di un posto in cui si sentano bene.
In quella occasione dissi che gli uomini dagli occhi azzurri non dovevano addossare la colpa della crisi sui neri, sugli indios e sui poveri del mondo. Perché alla fin fine la crisi, se danneggia tutto il mondo, certamente sarà più grave con i più poveri. Basta vedere quello che succede molte volte ai brasiliani nei paesi europei.
Penso che in questo momento in cui l'America del sud discute il suo problema di integrazione, in modo ancora molto incipiente, sappiamo di avere un debito storico con il popolo africano che mai potrà essere pagato in moneta, ma invece attraverso gesti come questo, attraverso la solidarietà e il riconoscimento; penso che questa sia l'opportunità per poter smuovere le coscienze ed i cuori dei dirigenti del mondo intero.
Io, mercoledì prossimo, sarò in Italia al G-8. Voglio che il ministro Tarso Genro prepari un pro-memoria, è sufficiente solo qualche riga, un riassunto di ciò che stiamo facendo qui, in modo che possa dire a tutti i presidenti dei paesi più importanti del mondo, quanto il Brasile, che prende posizione, sia deluso dalla poltica praticata dai paesi ricchi. So quanti brasiliani vivono in Paraguay, più di 400 mila. So quanti brasiliani vivono in Bolivia; decine di migliaia di brasiliani sono sparsi per il mondo. Ed è giusto che sia cosi, è giusto che si crei un modo senza frontiere, o con frontiere più malleabili, che permettano non solo a macchine, prodotti agricoli e merci di attraversare le frontiere, ma che la persona umana sia vista dal suo lato migliore e non si pensi all'uomo come fonte di cattiveria solo perché ha attraversato una frontiera.
Continueremo ad essere duri nella lotta al narco traffico. Continueremo ad essere duri contro il contrabbando. Continueremo ad essere duri contri i crimini internazionali.
Ma è anche vero che dobbiamo essere generosi con gli esseri umani di qualunque parte del mondo che qui vogliano venire a stabilirsi e preparare il loro futuro. È cosi che il Brasile invia questo progetto di legge al parlamento.
Ho detto poc'anzi: il Brasile è ciò che è a causa della mistura che formiamo fin dal 1500, con portoghesi, tedeschi, italiani, arabi, giapponesi, spagnoli, cinesi, latinoamericani. Tutti quelli che arrivarono furono trattati con dignità.
Ho detto a tutti i governanti: non vogliamo nessun privilegio per nessun brasiliano, in nessuna parte del mondo. Vogliamo solo che voi trattiate i brasiliani all'estero come noi trattiamo gli stranieri in Brasile: come fratelli, come amici e come brasiliani. Spero che il parlamento con generosità voti rapidamente questo progetto di legge.
Un abbraccio e buona fortuna."


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"Padrune" di Giuda
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04/08/2009 12:15
 
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Io faccio letteralmente gli scongiuri, oltre che un tifo da stadio, affinché a Obama riesca l'impresa contro questo esercito di interessi economici senza etica alcuna. [SM=x74899]


Da Repubblica
Compagnie assicurative, medici, industrie hi-tech, avvocati: una macchina da guerra
Per bloccare la riforma del presidente hanno deciso di giocarsi il tutto per tutto
Le lobby della sanità contro la Casa Bianca
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI

NEW YORK - "Questo è il mio test più difficile da quando faccio politica", confessa Barack Obama a Time. E rivela che un terzo del suo tempo lo dedica solo a questa sfida: la riforma sanitaria. L'opposizione annusa sangue. Il presidente del partito repubblicano Michaele Steele annuncia: "La sanità sarà la sua Waterloo. Lo spezzeremo".

Qualche segnale incoraggia gli avversari. A sei mesi dall'inizio della sua presidenza, Obama ha avuto un cedimento nei sondaggi. L'indice di approvazione della sua politica oggi non è molto più alto di quelli di Richard Nixon o George Bush dopo il primo semestre. La ragione principale è proprio il crescente disagio dell'opinione pubblica sulla sanità, il più impegnativo cantiere di riforma che Obama ha voluto inaugurare.

Con i costi medici più alti del mondo, una pressione finanziaria insostenibile sia per lo Stato che per i privati, e 47 milioni di cittadini sprovvisti di ogni copertura in caso di malattia, la questione-salute è un groviglio di problemi irrisolti da decenni. Forse inestricabili, per i potenti interessi economici coinvolti. Su questo graviterà la politica americana al rientro dalle vacanze estive. Malgrado un primo voto favorevole in commissione alla Camera, i giochi restano aperti.

Una bocciatura, o una riforma annacquata per non dare fastidio all'establishment assicurativo-farmaceutico-ospedaliero, avrebbe effetti deleteri sul prestigio di Obama. Stavolta non è detto che il suo carisma sia sufficiente. Per azzoppare il presidente si è messa in movimento la formidabile macchina da guerra del "capitalismo sanitario". Con mezzi finanziari illimitati, campagne pubblicitarie dai toni angoscianti, tattiche calunniose.


La Grande Armada ostile alla riforma include almeno quattro componenti. Compagnie dalle polizze-salute esose. Medici-capitalisti, azionisti degli stessi ospedali dove prescrivono ai pazienti le analisi su cui loro prelevano una percentuale. Industrie hi-tech delle apparecchiature biomediche. Avvocati specializzati nei processi per "errore medico", i pescecani del contenzioso giudiziario che costringono anche i dottori più onesti a proteggersi moltiplicando procedure inutili. E' la stessa coalizione di poteri forti che nel 1993 fece deragliare la riforma di Bill e Hillary Clinton, e diede un duro colpo alla credibilità di quell'amministrazione.

Wendell Potter è un "pentito" della lobby sanitaria. Era un top manager del colosso assicurativo Cigna. Disgustato dalla logica spietata di un business "che assicura solo i sani", oggi lavora al Center for Media and Democracy, per smascherare i metodi dei suoi ex datori di lavoro. "Conosco la loro strategia della paura - dice Potter - e vedo i piani di battaglia già in azione. Hanno una rete di alleati ideologici, si appoggiano sul mondo confindustriale, mobilitano un esercito di opinionisti conservatori, esperti di parte. Martellano nell'opinione pubblica lo spettro di un sistema sanitario socialista, dove fra il paziente e il dottore c'è un burocrate di Stato a decidere. Sono metodi collaudati. Finora hanno sempre funzionato, hanno vinto loro".

I metodi a cui allude Potter sono sconcertanti: menzogne, annunci terrificanti mirati alle fasce più deboli della società. Un esempio è questo spot televisivo che va in onda nelle fasce orarie di massimo ascolto. Protagonisti una coppia di anziani. Lui è preoccupato per la diagnosi di una malattia grave. Lei rivela al marito: "Non sarà più possibile curarti, lo Stato ha deciso che non vale la pena assistere chi ha la nostra età, invece dirotta i fondi in favore dell'aborto".

Il messaggio è sparato a 360 gradi, vuole fare il pieno di consensi in molte direzioni: fra la terza età, fra chi ha genitori anziani, più gli anti-abortisti e tutte le fedi religiose che difendono la vita. Lo spot riprende un tam tam che già circolava nei media di destra: la riforma Obama è la legalizzazione dell'eutanasia. E' la "soluzione finale" che punta allo sterminio dei vecchi per tagliare i costi. L'appiglio? In una delle varie versioni del progetto di riforma è previsto che lo Stato paghi - solo per gli anziani che ne fanno richiesta - una consulenza medica sulle terapie antidolore e il testamento biologico. Tanto è bastato perché partisse la campagna sull'eutanasia di massa, la "morte di Stato" obbligatoria.

Per proteggere il diritto alla vita degli anziani è sceso in campo un fronte di organizzazioni dai nomi ecumenici, rassicuranti: il Consiglio per la Ricerca sulle Famiglie, l'associazione Americani per la Prosperità, il Centro per i Diritti del Paziente. Dietro queste sigle innocenti si nascondono degli strateghi politici di lungo corso, gli anelli di collegamento fra la grande industria e la destra conservatrice.

Un personaggio chiave di questo mondo è una donna di 61 anni, Betsy McCaughey, che già ebbe un ruolo di punta nella sconfitta dei Clinton. Repubblicana di destra, ex vicegovernatrice dello Stato di New York, la McCaughey ha un megafono mediatico importante come columnist dell'agenzia stampa Bloomberg (di proprietà del sindaco di New York). Il titolo della sua ultima analisi diffusa su Bloomberg: "Il piano Obama, ovvero come rovinarsi la salute". Betsy è un ospite immancabile in tutti i dibattiti televisivi sulla salute, regolarmente citata come esperta di sanità.

Alle sue spalle la McCaughey ha un noto think tank, lo Hudson Institute, che si autodefinisce indipendente ma sforna analisi a senso unico, sparando a zero sulla riforma sanitaria. Lo Hudson fa parte della galassia dei pensatoi conservatori legati all'establishment capitalistico. Nato da una costola della Rand Corporation (vicina all'industria militare), ha tra i suoi finanziatori tutti i colossi dell'industria farmaceutica e biomedica: Ciba Geigy, Eli Lilly, General Electric, Merck, Novartis.

E' stata la spregiudicata Betsy a insinuare per prima, in un dialogo alla radio col repubblicano Fred Thompson, che le sessioni di consulenza medica offerte agli anziani "li spingeranno ad accorciare la sopravvivenza, a rinunciare alle cure". Dietro di lei è partito un coro irrefrenabile. La deputata repubblicana Virginia Foxx lo ha detto in un intervento alla Camera: "Impediremo che i nostri vecchi siano mandati a morire da questo governo". Rush Limbaugh, il più popolare anchorman radiofonico di destra, ha definito l'eutanasìa forzata "lo sporco segreto" della riforma Obama. Il gigante assicurativo WellPoint ha contatto i propri clienti esortandoli a far pressione sui parlamentari nei rispettivi collegi.

La macchina della disinformazione si è messa in moto, mobilitando risorse di ogni tipo. Anche occulte. La Columbia Journalism Review ha smascherato centinaia di lettere di protesta dei lettori anti-eutanasia pubblicate dai giornali di provincia: tutte false, fabbricate da un'agenzia di relazioni pubbliche che lavora per l'American Health Insurance Plans, cioè l'associazione delle compagnie assicurative. La leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, è sbottata: "Quello che stanno facendo le compagnie assicurative è immorale!" Ma anche terribilmente efficace. Obama si è sentito interpellare di persona, la settimana scorsa, mentre era in tournée per spiegare la sua riforma. "E' la promozione dell'eutanasìa?" gli ha chiesto a bruciapelo un'anziana signora.

Robert Cramer, stratega elettorale del partito democratico, è convinto che il presidente affronta la prova del fuoco. "La battaglia sulla sanità - dice - sarà decisa dalla paura. Le assicurazioni private sono i padroni dell'angoscia, stanno producendo un film dell'orrore". Matt Miller, un altro intellettuale di sinistra che ha influenza sul presidente (è l'autore del saggio La tirannide delle idee defunte), ammette che in questa fase Obama è "preoccupato per le accuse di socialismo". Al punto da mettere in forse l'elemento decisivo della sua riforma: la creazione di un polo sanitario pubblico, in concorrenza con i privati, per contrastare le tariffe assicurative da rapina.

Pur di affondare l'idea del "polo pubblico", la santa alleanza del capitalismo sanitario non bada a spese. I finanziamenti ai partiti politici erogati dalle tre lobby alleate - assicurazioni, industria farmaceutica, business ospedaliero privato - sono già balzati fino a 500 milioni di dollari sul finire dell'anno scorso. L'escalation avanza, nel 2009 batteranno ogni record. Con una logica rigorosamente bi-partisan: un tanto ai repubblicani, un tanto ai democratici. E non sono soldi elargiti a pioggia, ma mirati con cura. In queste ultime settimane una marea di donazioni (tutte dichiarate e quindi legittime in base alla legge Usa) sono andate ai Blue Dog, la corrente moderata del partito democratico: sono i deputati in bilico, che sulla sanità potrebbero passare dalla parte dei repubblicani e sabotare definitivamente il piano Obama.

Il capo degli esperti di demoscopea che lavorano per la Casa Bianca, Joel Benenson, consulta nervosamente i sondaggi sulla sanità. Sente l'urgenza di riprendere l'iniziativa: "Bisogna riportare sul banco degli imputati le compagnie assicurative, non lo Stato". I collaboratori di Obama ricordano due dati. 14.000 americani perdono l'assistenza sanitaria ogni giorno: o perché licenziati (l'assistenza è quasi sempre legata al lavoro), oppure perché colpiti da una malattia grave e abbandonati dalle assicurazioni private. Il secondo dato: i top manager delle maggiori compagnie assicurative intascano stipendi medi di 12 milioni all'anno, e fino a 73 milioni di liquidazione.

L'assicuratore pentito, Wendell Potter, sa perché le compagnie hanno i mezzi per intimidire Obama. "Sul monte-premi delle polizze, il 20% finanzia voci di spesa che non hanno niente a che vedere con la salute: sono le indagini per scartare i pazienti non abbastanza sani; e le spese di lobbying per influenzare la politica". Decine di milioni di americani, senza saperlo, pagano agli assicuratori un "pizzo" che serve a sabotare la riforma. Contro chi può comprare una fetta del partito democratico, quali chances ha Obama? I più cauti opinionisti democratici già si preparano ad accettare qualsiasi compromesso al ribasso, pur di mascherare una disfatta. I pessimisti rivolgono al presidente lo stesso consiglio usato per l'Iraq: "Dichiara vittoria in fretta, e ritirati".

(3 agosto 2009)








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Re:
koala3, 04/08/2009 12.15:

Io faccio letteralmente gli scongiuri, oltre che un tifo da stadio, affinché a Obama riesca l'impresa contro questo esercito di interessi economici senza etica alcuna. [SM=x74899]









L'è dura.

V.



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