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Roba

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2008 16:13
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01/02/2008 16:13
 
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Ahahah!
Non fatevi troppe aspettative, vi prego. E' soprattutto un'esercitazione, ecco perchè avrei dovuto intitolare così il topic, non vuole essere molto più di questo.
In effetti la domanda è lecita, quanto diavolo può essere prezioso un lenzuolo bianco? Oppure è tutto volto all'esercitazione e verifica del patto lettore-narratore e del'interscambio fra essi?

[SM=x346125] [SM=x346160]
§Johan Razev§

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"Possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso" Gandalf
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"Venite amici che non è tardi per scoprire un mondo nuovo.
Io vi propongo di andare più in là dell'orizzonte
E se anche non abbiamo l'energia
che in giorni lontani
mosse la terra e il cielo,
siamo ancora gli stessi,
unica eguale tempra di eroici cuori
indeboliti forse dal fato
ma con ancora la voglia di combattere
di cercare
di trovare
e di non cedere." A. Tennyson - Ulysses -
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01/02/2008 15:49
 
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Re: Sì, roba...oltretutto incompleta
Johan, 01/02/2008 2.39:

Nella sua mente si rincorreva miliardi di volte questa parola: cazzo. Gli si scioglieva sulla bocca, facendola digrignare. Cazzo cazzo cazzo cazzo...
Al cinquantasettesimo "cazzo" sbucò nella seconda piazza, vide tre persone sbirciare da dietro una palazzina, in direzione dello sbocco di vicolo stretto. Una di loro si afferrava la testa per le tempie, l'altra nascondeva gli occhi dietro le dita e la terza aveva la bocca spalancata, ma in modo degnoso decise di chiudere quella voragine tenendo davanti ad essa le mani.
[SM=x346125] [SM=x346160]
§Johan Razev§



[SM=x346081] i tre omini sono tipo loro...
comunque ora stiamo tutti aspettando di sapere perchè quel tizio ha rubato il telo bianco e che cavolo ci faceva per terra se era così prezioso e soprattutto come fa ad essere prezioso un telo bianco. e se lo è ancora adesso che è lercio. ma tu lo sai vero? oppure è tutto un bluff e non completerai mai il racconto...? [SM=x346148]

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01/02/2008 15:48
 
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Se ci avessi pensato un secondo di più al titolo del topic..
..magari avrei potuto chiamarlo "Esercitazione". XD

Sono felice tu abbia apprezzato, motivo in più per continuarla, allora. [SM=x346152]

[SM=x346125] [SM=x346160]
§Johan Razev§

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Mi ha preso tantissimo questa "roba".
Attendo il seguito! [SM=g27811]

"Che sciagura mi può mai aspettare?Non c'è deserto, precipizio o oceano che io non sia pronta ad attraversare con te" -Madame Bovary-
C'è solo una cosa al mondo più bella di una bella donna, una donna bella e intelligente. R.M.


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01/02/2008 02:39
 
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Sì, roba...oltretutto incompleta
Prendete da esempio la piazza della vostra città, o del paese dove vivete. Insomma, figuratevi un'immagine di Piazza. Poi tiratela, tagliatela a tondo, poneteci in mezzo una fontana che non sputa più acqua da anni, su cui stanno appoggiate tre statue in attesa (dell'acqua?), ferme e rigide come solo il marmo sporco può esserlo. Due di queste sono bambini, l'altra un vecchio piegato che sorregge un masso di pietra. Ora lasciateli alle loro fredde meditazioni e fate un giro per i portici attorno, se non fosse per le persone e per gli interni dei negozi (in particolare "Hack'em" di articoli tecnologici) che ci girano sotto direste di trovarvi in un anno qualunque fra il 1950 ed il 1960, ma siete invece nel 2007. La chiesa di S.Giovanni è sempre lì. La facciata è inondata dal sole sbiancato dei giorni d'inverno mentre con il suo polifemico sguardo osserva benignamente il piccolo regno ed i tre guardiani di marmo, disidratati.
La sede del comune è pressochè invisibile, si mimetizza molto bene fra le case borghesi, se non per una decorosa entrata a volta, con due colonnette striminzite di un colore indefinibilmente giallo. Immaginate che un qualche funzionale pubblico stia ora uscendo da quell'entrata, magari con scuro cipiglio ed una mano sopra la testa. Certo la vostra attenzione poco si fermerà su quella figura inquieta, ben più interessante, e strano in effetti, è vedere quel bianco panno steso sotto l'arco che accoglie la viuzza per un'altra piccola piazza poco distante. Un velo completamente candido, che davvero contrasta con la pavimentazione grigio scura e le cicche di sigarette tutto attorno ad esso. Ma per voi che non vedete e per me che ho la libertà di giocare con i vostri occhi dentro alle mie mani, ho evitato volontariamente di farvi scorgere quel panno fino ad ora, dico scorgere perchè certo se foste stati lì, esso, notereste, e come è lecito aspettarsi, è tenuto sotto controllo da tre agenti della polizia locale e da un ausiliario del traffico che era capitato suo malgrado da quelle parti. Attorno la gente era ormai molto meno pressante di quanto lo fosse stata qualche ora prima e la calca di giornalisti aveva già beccato il suo pasto da prima pagina, anche se un servizio in presa diretta era in onda giusto in quel momento, con una donna che ad ogni parola si rassettava la chioma rosso carota, ancora incredula di aver finalmente ottenuto il suo quarto d'ora warholiano.
Libera com'era la scena, allora magari vi sareste avvicinati, non troppo, appena al di fuori della staccionata posta a cerchio attorno al bianco velo, avreste chiesto cosa fosse successo, di certo, ottenendo risposte vaghe, probabilmente nemmeno riferite alla vostra domanda, ma giusto come pasto per tutti quelli come voi, per la massa di spettatori curiosi.

Avete afferrato l'immagine? Siete lì con me, con gli occhi fissi su quel velo? Vi siete persi alle porte della chiesa? In qualche negozio senza nome (o magari all'"Hack'em")? Oppure ancora avete seguito i pensieri di quel povero segretario appena licenziato, magari siete infantilmente nascosti dietro la fontana e la state imbrattando di frasi riciclate da un film di questionabile qualità e ancor più questionabile originalità.
Per quelli che sono rimasti con me, allora, sarà loro concesso di sapere di più. Ma ciò che non scrivo certo è già impresso nella vostra mente. Certo, se sotto quel telo bianco ci fosse un cadavere ora mi prendereste a parolacce per il volteggiare insensato di frasi che vi hanno condotti qui, mentre invece sarete contenti di sapere che quel velo non nasconde alcun corpo umano. Nessuno è morto, anche se la relatività di questa frase è facilmente intuibile. Sì, c'è un telo bianco sul margine della piazza, all'ombra dell'arco della galleria del mercato (ma è giovedì, non c'è nessuna bancarella), tenuto a presidio apparentemente senza motivo. Ad un'occhiata attenta direste che nasconde comunque qualcosa, per le pieghe in cui si rivolta, ma posso assicurarvi che non nasconde nulla a parte altre mattonelle della pavimentazione della piazza e cicche di sigaretta.
Vi fidate di me? Avreste la bontà d'animo per continuare a leggere qualcosa che perde colpi ad ogni parola in più che scorre nei vostri occhi? Se non vi fidate allora smarrireste in me ed in ogni riga che avete considerato con la vostra attenzione la sicurezza del patto, potreste allora credere di trovarvi in un cinema, o in un ristorante e non dove dico che siete. Nessun telo bianco. Forse invece, per associazione di pensiero, siete seduti a tavola o a letto, sotto una bianca coperta di lino, incastrati fra una sveglia che funziona sempre fin troppo precisamente ed un raggio di sole che entra dalla tapparella la quale, maledettamente, non avevate serrato bene la notte prima.
Siate dove volete, allora. Io comunque vi dico e vi assicuro che quel telo, in quel posto, in quelle condizioni, in quella situazione, nasconde più di quel che vedete, e molto più di quello che vi ho volutamente fatto sapere. Ma io continuerò a dire ciò che ho da dire con o senza di voi, con o senza i soldi che ne posso o meno guadagnare, con o senza la vostra fiducia e, più importante ancora, con o senza l'intenzione di dirla. Il patto del narratore verso un ipotetico lettore assume in sè la sicurezza della propria condizione di libero pensatore, di libero scrittore e oggetto di lettura. Se non vi fidate di me, non vi fidate del libro e non fidandovi del libro creereste in voi l'impressione di leggere una lunga ed incredibile menzogna, non il verghiano peccato d'origine, certo no, ma solo una frottola senza fondamenta, con da parte vostra la dovuta poca attenzione del caso. Avreste fisso in voi l'ammonimento del dottor S., e non vi godreste il piacere (che sia esso reale o meno) della lettura. Datemi la vostra fiducia, allora, e chiedendovi questo colgo pure l'occasione per dedicare, abbattuto, ciò che sto scrivendo a quelli che dopo la domanda "vi fidate di me?" hanno risposto "ho mai dato segno di perderla?", lettori standardizzati, a mano a mano sempre troppo passivi e dimentichi di ciò che è e viene scritto. Figli dell'immagine e del suono sensoriale, e della pappetta, e dello zucchero sul bicchiere del medico. Una cosmica demenza che, silente, prende il posto di padre e madre.

Una bomba cade sul palazzo del comune, a poca, pochissima distanza da quello stramaledetto telo bianco.
Vi siete già fatti la domanda "chi sarà stato a lanciare o sganciare la bomba sul palazzo del comune?" e magari "centrerà con il telo bianco?", oppure eravate solo in attesa delle mie parole? Dovrei dedicare le mie parole ai lettori-investigatori, se fossi giusto e sincero. Forse ne varrebbe la pena e magari avrei anche ottenuto la benevolenza di colui che vivente vede il mondo barocco e non cede a farsi definire tale a sua volta, definendosi in realtà conseguenza mitotica di esso e non motivo immotivato. Spettatore attento, lettore attento, scrittore ancor più preciso.
Ma non scherzavo affatto, per tornare alla bomba. Mentre tutti erano attenti e focalizzati su quel telo, un fischio finissimo e tagliente è saettato nell'aria, seguito da un'enorme esplosione. Il tetto del palazzo del comune è ora squarciato e l'intera struttura minaccia di crollare. Molti degli spettatori restano illesi, ma uno fra essi cade colpito in testa da un pezzo di legno, un secondo urla il dolore di un braccio spezzato. Due agenti, fra questi il piccolo ausiliario del traffico, soccorrono senza indugio il primo, mentre gli altri due guardiani restano incerti sul da farsi e se o meno abbandonare la posizione e disobbedire agli ordini che, in particolare in quel caso, erano sembrati così ferrei. C'è già chi chiama l'ambulanza e c'è già chi grida il peggio. Ma nessuno sembra così stupito per l'accaduto, nè è preso alla sprovvista. Eppure si tratta di un'esplosione, nemmeno piccola, in verità. Ebbene, non vi sareste stupiti nemmeno voi se foste stati davvero con me, in quel giorno, perchè, con me, quel giorno, avreste saputo che ci troviamo in una città in guerra, sotto la minaccia quotidiana di bombardamenti giornalieri. Hanno tutti imparato a comportarsi di conseguenza per occasioni simili. Magari fra di voi c'è qualcuno che vive nella stessa condizione e dunque, abituato com'è, si troverebbe a reagire alla stessa maniera, chiedendosi dunque il perchè delle mie precisazioni che risultano inutili, per lui. Chiedo venia per essi, ma i miei occhi sono di tante persone, ora.
Nella mischia caotica il vostro occhio sarebbe caduto forse (ma dato che lo sto facendo io per voi quel "forse" risulta obsoleto) sul biancore che si apriva nelle fessure degli arti in movimento, e fra i paletti di ferro. Il velo stava ancora lì, senza più una guardia attenta, dato che anche le altre due guardie rimanenti, dopo il momento di indecisione mistica, avevano poi deciso per la via della morale (cosa non prevista da chi aveva dato loro gli ordini) ed era dunque facilmente afferrabile.
Lentamente, un uomo chiuso in una giacca di pelle nera, scavalca la staccionata, con un movimento fulmineo prende il velo da un angolo e lo sposta, facendolo strisciare in quel lerciume. Non scopre nulla di visibile, come vi avevo preannunciato. Ma non era evidentemente la sua intenzione svelare ciò che vi era sotto, perchè invece già è intento a scappare di nuovo, mentre si avvolge il panno attorno al braccio destro. Nella confusione lo perdete di vista. Quella cicatrice, comunque, era orrenda. Non vi avevo ancora fatto notare la cicatrice? Quella che gli rigava il mento e la bocca, deformandogli il viso? Di certo è l'unica cosa che vi ricordereste di lui, assieme alla sua azione di furto. Ed infatti una voce grida, rivolta ad un uomo in uniforme dei quattro di prima: "Un uomo con una cicatrice ha rubato il panno!". Due dei quattro si gettano a spintoni fuori dalla ressa e corrono giù dalla viuzza del mercato, sembrano una coppia di disperati, mentre in lontananza si comincia finalmente a sentire il suono della sirena dell'ambulanza.

E' bene sapere che uno di quei due si chiama John Forster mentre l'altro Kurtis Cob, ed avevano cominciato a correre senza essere affatto sicuri della direzione, ma quell'uomo che gridava aveva indicato la galleria. Non videro nessuno per i minuti successivi, tutti si erano nascosti dopo l'esplosione, e non riuscivano ancora bene a sentire i rumori che avevano attorno, storditi com'erano per il boato. Ma qualcosa eccheggiava fra le vie, un uomo in corsa, senza dubbio. Decisero di dividersi per le due strade parallele che si diramavano all'uscita della galleria del mercato. Era difficile trovare qualcuno in quel reticolo antico, ma se avevano qualche possibilità era proprio passando per quelle due vie che correvano trasversalmente a quasi tutti gli altri imbocchi. Kurtis, ma per comodità lo chiameremo Kurt (ho guadagnato due lettere e comunque fa più figo per ovvi richiami musicali), girò a destra lungo via dei moschini, facendo un cenno a John, che per comodità e antipatia personale non verrà più chiamato affatto, dopo avergli detto velocemente che si sarebbero ritrovarti nell'altra piazza, quella dei Leoni, con o senza fuggitivo. Il cenno di risposta dell'altro fu impercettibile, quindi scomparve per vicolo stretto.
E dunque eccoci a guardare Kurt sfrecciare, attento, fra le vie, speranzoso di vedere qualche movimento discreto, ma al contrario di un qualunque film e conseguente scena d'inseguimento, non v'è una sola bottiglia che cada, nè altro, che possa rivelare la direzione da prendere. Il passo di corsa si è spento da qualche minuto quando il povero Kurt decide di abbandonare l'impresa. Si accende dunque una sigaretta bestemmiando un dio che nessuno più considera granchè, ed inspira profondamente il fumo cancerofero. Ma in quella posizione pare un divo di qualche film, e lui se ne convince davvero (vorrebbe a disposizione il suo telefonino che fa le foto), poi si ricorda del collega ma non vuole ammettere la sua sconfitta ed attende ancora: se fosse accaduta qualche novità, gli sarebbe stata di certo riferita, in un modo o nell'altro. Nel concedersi altri minuti di pausa, in mente gli fulminano domande insolute, ma lui era un ausiliario del traffico, cosa poteva saperne, aveva passato tutta la mattina nel parcheggio dietro il supermercato, incasinato come sempre, e fu solo per un atto di cortesia che si fermò, di ritorno dal proprio turno, ad aiutare i tre guardiani del telo. Quel ragazzo ha strisciato con la macchina, pensò. E si riferiva ad una cosa che, grazie al cielo, aveva un po' animato la sua mattina. Prima di tutto quello che ho fino ad ora descritto, ovviamente.
Poi ebbe modo di pensare a quella parola "suègno", che aveva sentito dire da Jose, il più brutto del gruppo di guardia. Non era molto istruito sulle lingue (non per nulla era convinto sull'identità di pronuncia e scrittura come avrete modo di verificare a breve), ma gli era piaciuta davvero come parola: "suègno". Con la sigaretta provò a tracciarne le parole e quelle vorticarono in aria, dondolando gravi e tremolando, pronte a sparire. Provò a raggiungerle con mani, provò ad afferrare quella parola. Provò a prendere la "S" vorticante, poi la "U" che sfuggiva piano, quindi la "E" che si confuse presto, la "G" senza estremi, la "N" fulminea e la "O" che gli fece pensare ad un anello al quale, aggrappandosi, magari lo avrebbe portato fra le nuvole. Via, lontano. Da tutti e da tutto. Si scoprì, tornato in sè, con la mano tesa al cielo.
E se non fosse per il patetico modo in cui l'ho descritta, la scena sarebbe quella di un tizio qualunque, perso nei suoi pensieri che, a dire il vero, se qualcuno lo avesse visto, avrebbe più giustamente acquisito l'immagine del fuori di testa, piuttosto che di un romantico pensatore attivo, aggrappato alle sue "O". Ma anche a questo io servo, no?

BANG!!
Onomatopea classica che ben pochi non comprenderanno e sarebbe molto divertente dire a questo punto che Kurt si era perso su un cartello su cui era scritta la suddetta parola, la quale, nel qual caso, probabilmente voleva sottolineare un'offerta eccezzionale al negozio d'alimentari lì accanto. Ma fu invece proprio quel che avete pensato. Ci fu uno sparo, d'un tratto, che fece trasalire Kurt e gli fece cadere la sigaretta (nella paura, ebbe addirittura il tempo, lucidamente, di dispiacersi per essa). Non capì donde provenisse, ma il fatto che c'era un agente lì attorno lo fece propendere per l'ipotesi più semplice. Cominciò dunque a correre verso piazza dei Leoni. Sembrava un cervo impazzito per quanto violentemente scivolasse fra i muri delle case. Nella sua mente si rincorreva miliardi di volte questa parola: cazzo. Gli si scioglieva sulla bocca, facendola digrignare. Cazzo cazzo cazzo cazzo...
Al cinquantasettesimo "cazzo" sbucò nella seconda piazza, vide tre persone sbirciare da dietro una palazzina, in direzione dello sbocco di vicolo stretto. Una di loro si afferrava la testa per le tempie, l'altra nascondeva gli occhi dietro le dita e la terza aveva la bocca spalancata, ma in modo degnoso decise di chiudere quella voragine tenendo davanti ad essa le mani.
Nessuna traccia del collega. Ma qualcosa di ancora più sconvolgente aspettava di essere descritta (da me): il telo bianco. Esso infatti giaceva a terra, stropicciato e non più bianco, a dire il vero, ma anzi terribilmente lercio. Certo, se non fosse stato per la situazione, non avrebbe destato grande curiosità un telo guastato e sporco.

[SM=x346125] [SM=x346160]
§Johan Razev§
[Modificato da Johan 01/02/2008 14:48]

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E se anche non abbiamo l'energia
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mosse la terra e il cielo,
siamo ancora gli stessi,
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ma con ancora la voglia di combattere
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