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Digitale terrestre... Monopolio Mediaset o grandi investimenti???

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2022 20:11
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Su un sito internet (che adesso non ricordo il nome) dicevano che con con la risintonizzazione del decoder dell'8 gennaio, Mediaset ha in pratica il monopolio del digitale terrestre, perchè ha aggiunto nuovi canali, spostato quelli già esistenti su altri mux e il d-free è diventato interamente di canali mediaset (Boing, Mediashopping e i sei canali Premium Gallery) oltre al nuovo EPG di tv sorrisi e canzoni (su questo, forse sono d'accordo che è un vero monopolio)...

Comunque, secondo voi è realmente un monipolio o invece è l'unica azienda che investe in questo progetto (in altri paesi d'europa anche molto più avanti del nostro), anche perchè LA7 ha in pratica solo dieci canali "suoi" e la rai che potrebbe essere la vera concorrente se solo investisse dei soldi, (tra l'altro non suoi, ma nostri perchè statale) di Mediaset è visibile solo a pochi...

In poche parole secondo voi (lasciando stare pareri politici, grazie)è un monopolio ho è solo quella più attiva e interessata su questo nuovo mercato???


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Mediaset ed il monopolio del Digitale Terrestre in Italia
Mediaset
ed il monopolio del Digitale Terrestre in Italia

Senza che nessuno alzi un dito, né l’AGCOM (ente preposta per il controllo degli operatori di Telecomunicazioni) né il DGTVi (ente preposto per le specifiche dei decoder digitali), tanto meno il Ministero delle Telecomunicazioni, ormai Mediaset ha monopolizzato il mondo del digitale terrestre in Italia. Il tutto con una strategia ben definita e iniziata con il famoso sussidio governativo nel 2005 per i decoder digitali che - caso strano - aiutò non poco una dell’aziende della famiglia Berlusconi.

L’introduzione del digitale terrestre in Italia doveva avere come principio essenziale la salvaguardia del consumatore e la apertura di mercato per tutti gli operatori, nazionali, internazionali e regionali. Per questo motivo la prima cosa che si era fatto è stato l’istituzione di un ente preposto al controllo delle specifiche tecniche del decoder per evitare i tanti problemi che si erano avuti nel periodo legato a Tele+ e a Stream, dove i poveri consumatori dovevano pagare un prezzo esorbitante per l’acquisto di 2 decoders per seguire la propria squadra di calcio.

L’ente di controllo DGTVi inizialmente ha operato in tal senso fino al momento in cui tutte le decisioni - caso strano appunto - sono state fatte a beneficio di un'unica emittente: Mediaset. Infatti, una delle prime chiusure della nuova piattaforma, a discapito del libero mercato ed un primo passo verso il monopolio Mediaset e’ stata l’introduzione all’interno del decoder di un modulo, chiamato NASC (vedi nota finale), che consente a Mediaset il controllo completo della certificazione all’interno del decoder di ogni nuovo operatore TV che vuole entrare sul mercato.

Il secondo passo molto piu’ serio, passato completamente in sordina, è stata l’introduzione della CAM (Common Access Module) che di fatto sostituisce il decoder sui nuovi televisori digitali piatti. Il Common Access Module, come dice la parola stessa, dovrebbe essere un prodotto che permette l’accesso libero ai diversi operatori che vogliono utilizzare la pay-TV in Italia. Peccato che l’unico modulo che al momento sia stato omologato in Italia dalla DGTVi, alias Mediaset, sia un’azienda chiamata SmarDTV controllata – nuovamente caso strano – dallo stesso gruppo tecnologico di Mediaset. Peccato che il suo prezzo sul mercato sia di circa il 50% superiore a prodotti simili utilizzati in altri paesi e peccato ancora di piú che al momento l’unica pay-tv che funzioni su questo prodotto sia Mediaset Premium a discapito sia di Cartapiú LA7 sia degli altri operatori regionali giá presenti sul mercato.

L’ultimo passo verso una monopolizazione del Digitale Terrestre da parte di Mediaset ai danni degli altri operatori sta avvenendo proprio in questi giorni, con conseguente forte impatto sul mercato libero, sul controllo dei prezzi, dei contenuti e dei prodotti necessari alla visibilità della nuova televisione digitale, con una forte spesa economica da parte dei consumatori.

Accogliendo una direttiva del ministero della comunicazione del periodo “Gentiloni”, che giustamente richiedeva una copertura territoriale al 100% sulla diffusione del digitale terrestre in Italia per non creare cittadini di serie A e serie B, si e’ venuto a formare un consorzio tra Mediaset e RAI sotto il controllo di DGTVi chiamato TivuSat. Il compito di TivuSat è di garantire in modo “neutrale” la possibilità a tutti i consumatori che non possono vedere in modalità Digitale Terrestre i canali in chiaro tramite satellite. Ancora una volta, tutta questa manovra e’ gestita come al solito da Mediaset: controllando sia DGTVi (il presidente dell’ente e’ una persona Mediaset) sia TivuSat (il consigliere delegato dell’ente e’ una persona Mediaset), nonché con la compiacenza di RAI, Mediaset sta facendo si che tutta la tecnologia adottata per questa nuova proposta sia esattamente la stessa adottata e controllata da Mediaset in ambito Pay-TV su digitale terrestre.

Tutto questo ci porta al 31/12/2012, data del passaggio totale della televisione italiana dall’analogico al digitale, con Mediaset unica realtá in grado di gestire completamente l’accesso sulla nuova piattaforma. Sarà Mediaset a decidere quali saranno gli operatori abilitati a poter trasmettere e cosa trasmettere e sarà Mediaset che gestirà i prezzi che tutti i consumatori dovranno pagare per poter vedere qualsiasi canale introducendo di fatto una seconda licenza televisiva.

Perchè tutto questo? Il vero antagonista di Mediset in ambito “Media” non e’ la RAI, che come si può chiaramente vedere dalla impossibilità di nominare un direttore generale e’ di fatto congelata almeno da oltre tre anni a tutto guadagno di Mediaset stessa, ed e’ evidente agli occhi di tutti capire chi sta’ impedendo il riassetto dei vertici RAI . Il vero antagonista è l’operatore Sky di Murdoch per il controllo dei proventi sulla Pubblicità. Nel 2009, Sky non avrà piu’ il vincolo di dover trasmettere solo sul satellite e Mediaset vuole assicurarsi che tutto il controllo tecnologico sia nelle sue mani. Poco importa se questo va a discapito del pluralismo del servizio televisivo italiano e ad un incremento dei costi per i consumatori finali. Mediaset ha capito che il controllo della tecnologia è chiave per il controllo dell’intero sistema e vuole evitare a tutti i costi che una tecnologia piu’ ”neutrale” sia oggi introdotta.

Implicazione dell’introduzione di NASC (Nagravision Advanced Security Concept).
Il Digitale Terrestre in Italia nasce principalmente con lo scopo di introdurre uno strumento tecnologico per una migliore trasmissione e gestione delle frequenze in chiaro.

Per incentivare gli operatori esistenti sul mercato si é data la possibilitá di poter usufruire anche di canali a pagamento a condizione che si rispettino in primis i diritti dei consumatori (costi accessibili per i decoder) ed il pluralismo del mercato per gli operatori di Broadcasting, garantendo se possibile una ripresa dei manufatturieri Italiani.

Per questo motivo le specifiche iniziali rilasciate dall’ente preposto DGTVi fornivano chiaramente la richiesta di utilizzo multiplo dei sistemi CAS (sistemi per il criptaggio dei contenuti a pagamento). Tale utilizzo doveva essere garantito in modo trasparente e in modo ugualitario per permettere agli operatori una scelta del sistema piú idoneo alle loro esigenze.

In questo contesto, Mediaset, con il beneplacido di DGTVi, impose l'introduzione del modulo NASC (Nagravision Advanced Security Concept) all’interno dei decoder, modificando conseguentemente la pluralità del mercato dei decoders. Perche?

Prima dell’introduzione del modulo NASC, i decoders avevano dei componenti di cryptaggio in formato software presenti su librerie separate l’una dall’altra. Questo permetteva ai vari oparatori in modo indipendente dagli altri di gestire il proprio software a costi limitati.
Il NASC viceversa é un modulo hardware che funge da “gateway” ed é controllato specificatamente da Mediaset impedendo ad altri operatori e manufatturieri di aggiornare e certificare i decoders a meno che non sia fornita una chiave di accesso da Mediaset/Nagravision stessa. Inoltre l’introduzione del modulo NASC ha obbligato tutti i manufatturieri ad una nuova licensa dei propri prodotti gestita interamente da Mediaset/Nagravision con il risulato che Mediaset controlla completamente chi puó entrare sul mercato o meno.

Se lo stesso approccio viene ad essere adottato per il consorzio TIVU (che ricordiamo essere composto da RAI 48,5%; Mediaset 48.5% e Telecom Italia Media 3% e che ha come obbligo la copertura del territorio per i canal in chiaro), si verrebbe a creare il controllo assoluto di Mediaset sui decoders che verranno ad essere rilasciati sul mercato.

In parole povere si verrebbe a creare un mercato gestito interamente da Mediaset con i soldi della RAI e di Telecom Italia.
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