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9 gennaio 1878

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2008 11:52
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
DarkWalker, 16/01/2008 19.50:



la conoscenza storica, vol II, Bernardi Guarracino
storia di Italia, Montanelli.

Cronologia.it e wikipedia per dire le due maggiori del web.


EDIT
ormia ho perso l'abitudine a contestare punto per punto. Più che probabile che ricondurrò tutto alla forma di mischione.




Caspita ho scritto male io....volevo dire per interesse.

Comunque sia.....non gli ho letti quelli.

Wikipedia lasciamola stare però.... [SM=x278640]




"Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi." Olindo Guerrini

"Cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. (dal proclama alla nazione dopo le giornate di Caporetto)"

"In guerra si va con due bastoni, uno per darle e uno per prenderle. (dalla conferenza di Peschiera del Garda del 1918)"

"Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d'assedio non c'è che la guerra civile. Ora qualcuno si deve sacrificare [a Luigi Facta, dopo che questi proclamò lo stato d'assedio durante la Marcia su Roma]"

Vittorio Emanuele III

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Veive, 17/01/2008 20.32:




Caspita ho scritto male io....volevo dire per interesse.

Comunque sia.....non gli ho letti quelli.

Wikipedia lasciamola stare però.... [SM=x278640]




era solo per metterna una nota, che su questo forum in altre discussioni aveva "fatto fede".
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
DarkWalker, 17/01/2008 20.47:




era solo per metterna una nota, che su questo forum in altre discussioni aveva "fatto fede".



Si per carità...però non la considero molto "oggettiva" per certi aspetti.

Solo per questo...




"Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi." Olindo Guerrini

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Veive, 18/01/2008 12.34:



Si per carità...però non la considero molto "oggettiva" per certi aspetti.

Solo per questo...




ah nemmeno io, sopratutto quando non la pensa come me. Ma è come in un processo il "precedente".
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Citami un testo dove dice che X si è mosso tardi e per interesse (deve specificare quale e quali fonti ha altrimenti rimane un pensiero personale però).



be' dai... ha dichiarato guerra all'Austria il 23 Marzo (quando Milano si era già liberata) durante la guerra era alleato con i borbone eppure ancora un po' e accettava la corona di Sicilia offertagli dagli insorti, entrato in Lombardia si è preoccupato più di organizzare un plebiscito per annetterla che di sconfiggere gli austriaci... per quanto io ritenga pendagli da forca gli amichetti e i leccapiedi degli austriaci (sia di ieri che di oggi) va detto che i savoia non hanno certo brillato nella storia, per quanto abbiano avuto il merito di cacciare gli austriaci e cancellare lo stato pontificio.




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Re: Re: Re:
DarkWalker, 16/01/2008 19.05:



Non ho molto da dire perchè quello che dico non è una mia invenzione partigiana ma il pensiero comune della storiografia.
A quanto pare secondo te la storiografia le spara grosse.





Non entro nello specifico della vostra discussione, visto che il mio giudizio sui Savoia lo conoscete già, però, Dark, sappi che Veive contesta sempre gli storici. Lo fa anche con quelli che cito io [SM=x278674].
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Re: Re: Re: Re:
Bag End, 19/01/2008 22.52:




Non entro nello specifico della vostra discussione, visto che il mio giudizio sui Savoia lo conoscete già, però, Dark, sappi che Veive contesta sempre gli storici. Lo fa anche con quelli che cito io [SM=x278674].




Non gli storici....alcuni storici [SM=x278632] Soprattutto quelli che danno giudizi "morali" nei libri....non si giudica si riporta. Non tollero ke venga dato del "pazzo sanguinario" a Stalin come a Hitler. Non perchè non lo siano. Ma perchè uno storico porta i fatti e non li commenta secondo la sua "morale".




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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
DarkWalker, 18/01/2008 16.10:




ah nemmeno io, sopratutto quando non la pensa come me. Ma è come in un processo il "precedente".




Non l ho capita l ultima frase.....Cmq dico di non considerarla dato che ci scrivo molto anche io.... [SM=x278632]




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Re:
Lux-86, 19/01/2008 18.32:


Citami un testo dove dice che X si è mosso tardi e per interesse (deve specificare quale e quali fonti ha altrimenti rimane un pensiero personale però).



be' dai... ha dichiarato guerra all'Austria il 23 Marzo (quando Milano si era già liberata) durante la guerra era alleato con i borbone eppure ancora un po' e accettava la corona di Sicilia offertagli dagli insorti, entrato in Lombardia si è preoccupato più di organizzare un plebiscito per annetterla che di sconfiggere gli austriaci... per quanto io ritenga pendagli da forca gli amichetti e i leccapiedi degli austriaci (sia di ieri che di oggi) va detto che i savoia non hanno certo brillato nella storia, per quanto abbiano avuto il merito di cacciare gli austriaci e cancellare lo stato pontificio.




Aspetta...ho già detto che mi sono espresso male. Volevo dire "che si è mosso tardi per interesse".

Questa è una "inesattezza" che fa cambiare e di molto le cose.

Ho già spiegato il perchè delle mosse che fece. Non trovo giusto che venga detto che lo fece "per convenienza" come non era giusto, in epoca monarchica, che veniva detto che fu "un lampo di guerra".

Nessuana delle due spiegazioni è obiettiva. Questo perchè gli storici, per mangiare, danno giudizi agli avvenimenti per essere accettati da chi comanda in quel momento.




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come già specificato da lux si mosse in ritardo per interesse: la cacciata degli austriaci era già un fatto a cui la diplomazia europea era messa di fronte. Oltre al fatto che il suo intervento era necessario a evitare il propagarsi dei moti nel proprio regno, a non far soccombere il partito filomonarchico (l'insurrezione lombarda era guidata dal partito repubblicano) e, ovviamente, ad espandere il suo regno.
E questi sono fatti arcinoti. Fatti, non ricostruzione faziosa, per il semplice motivo che i fatti nudi e crudi bastano e avanzano a condannare l'ex casa regnante e per l'altrettanto lapalissiano motivo che nessuno ha interesse a infliggere una "ferita" a quel cadavere già sotterrato che è la monarchia.
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Re:
DarkWalker, 20/01/2008 15.55:

come già specificato da lux si mosse in ritardo per interesse: la cacciata degli austriaci era già un fatto a cui la diplomazia europea era messa di fronte. Oltre al fatto che il suo intervento era necessario a evitare il propagarsi dei moti nel proprio regno, a non far soccombere il partito filomonarchico (l'insurrezione lombarda era guidata dal partito repubblicano) e, ovviamente, ad espandere il suo regno.
E questi sono fatti arcinoti. Fatti, non ricostruzione faziosa, per il semplice motivo che i fatti nudi e crudi bastano e avanzano a condannare l'ex casa regnante e per l'altrettanto lapalissiano motivo che nessuno ha interesse a infliggere una "ferita" a quel cadavere già sotterrato che è la monarchia.



Mi dispiace ma continui a dare motivazioni non comprovate da dichiarazioni e documenti.
Non c è scritto da nessuna parte che "rallentò la deliberazione delle camere per chissà quale motivo", anzi aspetto la chiamata lombarda...semmai potevano chiamarlo prima mi pare.
Ad ogni modo, per fare qualsiasi mossa durante la rivolta dei lombardi si attenne alle regole costituzionali.
La diplomazia era messa di fronte ad una rivolta. Ma nessuna cancelleria si era azzardata a riconoscere l indipendenza della lombardia. L'insurrezione sarà stata fatta da repubblicani ma comunque sono andati a chiamare i piemontesi in aiuto.....quando potevano non farlo o opporsi....Tu metti assieme fatti esistiti con "sentenze" inesistenti. Quelli che dai tu sono giudizi e non fatti. Se gli stavano sulle palle i repubblicani li faceva impiccare in piemonte e marciava su milano per aiutare gli austriaci.....e gli sarebbero stati anche grati.




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Re: Re:
Veive, 20/01/2008 19.08:



Mi dispiace ma continui a dare motivazioni non comprovate da dichiarazioni e documenti.
Non c è scritto da nessuna parte che "rallentò la deliberazione delle camere per chissà quale motivo", anzi aspetto la chiamata lombarda...semmai potevano chiamarlo prima mi pare.
Ad ogni modo, per fare qualsiasi mossa durante la rivolta dei lombardi si attenne alle regole costituzionali.
La diplomazia era messa di fronte ad una rivolta. Ma nessuna cancelleria si era azzardata a riconoscere l indipendenza della lombardia. L'insurrezione sarà stata fatta da repubblicani ma comunque sono andati a chiamare i piemontesi in aiuto.....quando potevano non farlo o opporsi....Tu metti assieme fatti esistiti con "sentenze" inesistenti. Quelli che dai tu sono giudizi e non fatti. Se gli stavano sulle palle i repubblicani li faceva impiccare in piemonte e marciava su milano per aiutare gli austriaci.....e gli sarebbero stati anche grati.




Quali sentenze??
La preoccupazione dell'establishment piemontese che il partito filomanrchico perdesse conenso fra gli italiani è documentata, così come è documentato il timore di carlo alberto di trovarsi i moti in casa se non fosse partito, così come è evidente che il soccorso prestato a chi ha già cacciato i nemici è tutto fuorchè tempestivo.
E ancora una volta, tutti fatti arcinoti,c onclamati,verificati...
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Re: Re: Re:
DarkWalker, 20/01/2008 20.34:




Quali sentenze??
La preoccupazione dell'establishment piemontese che il partito filomanrchico perdesse conenso fra gli italiani è documentata, così come è documentato il timore di carlo alberto di trovarsi i moti in casa se non fosse partito, così come è evidente che il soccorso prestato a chi ha già cacciato i nemici è tutto fuorchè tempestivo.
E ancora una volta, tutti fatti arcinoti,c onclamati,verificati...



Mi dispiace ma non è vero....

Carlo Alberto ha dovuto aspettare e ha aspettato che i Milanesi lo chiamassero.

Di fatti fu invitato a intervenire il 23 marzo 1848 come dimostra questo documento.

I Milanesi chiedono soccorso al "bellissimo Piemonte", inoltrando il 23 Marzo 1848 la petizione sopra riportata (si noti il terzultimo nome: Alessandro Manzoni")


E subito Carlo Alberto proclama:



Poi proclama ai soldati



E qui si vede che non ha tergiversato "per opportunità" come altri dicono anche perchè certe "cazzate" ai soldati nn poteva dirle dato che vedevano coi loro occhi cosa succedeva.

E ancora proclama


Qui addirittura invoca Pio IX che veva appena fatto la famosa allocuzione....

Ancora per confermare la tesi che aspettava una motivazione plausibile per intervenire nella rivolta milanese e non destare critiche negli altri stati c è la testimonianza del conte ENRICO MARTINI del marchese CARLO D'ADDA, che chieto l'intervento del Re si sentirono in risposta che "sarebbe intervenuto non appena fosse sorto un pretesto plausibile". Giustamente, non poteva mettersi una una situazione internazionale insostenibile.

"A Mezzanotte del 23 marzo il popolo muto, severo, stava aspettando davanti alla reggia. Ad un tratto, il balcone della galleria d'armi si spalanca, e un torrente di luce si spande su quella folla raccolta. Migliaia e migliaia di facce si volgono all'insù, migliaia e migliaia di sguardi si fissano attenti a quel punto. Non si respira più; il cuore del Piemonte, per l'ansia, ha sospeso per un istante il suo battito. Compare pallida, ma illuminata da un sorriso novello l'alta figura del re; ai fianchi gli stanno i figli, nei quali il giovane sguardo brilla di una fiamma più viva. Carlo Alberto tiene in mano una fascia con i tre colori italiani, proprio quei tre colori condannati non molto tempo fa e temuti come simbolo di ribellione; questa fascia il re l'agita sopra il popolo. Un immenso applauso, un tuono, un uragano d'applausi scoppia da quella moltitudine: " Viva il Re, Viva l'Italia ! " È la guerra d'indipendenza, che dal trono di Casa Savoia si proclama all'Italia e al mondo". Così scrive un testimone oculare nella persona di Vittorio Bersezio, scrittore piemontese e deputato.

Comunque ricapitoliamo....23 marzo il Piemonte entra in guerra su esplicita richiesta dei milanesi. Il 26 marzo i piemontesi entrano in Milano. Il 27 a Pavia. Il 31 marzo il comando viene spostato a Lodi e di li Carlo Alberto fa il proclama dove invoca anche Pio IX.
Il 6 aprile si muovono gli ultimi toscani. Il 26 marzo partono gli ultimi romani. Il 5 aprile partono i napoletani. Addirittura, il patriota Pepe, parte il 4 maggio da Napoli!!

Continuiamo....il 4 aprile Carlo Alberto si porta su Cremona, il 5 il Re arriva verso Mantova, ma a Mantova c erano asserragliati i soldati austriaci in numero consistente. L'8 il dispositivo si porta sul Mincio e combatte a Goito vincendo. Fra il 9 e l'11 i piemontesi continuano ad attraversare il Mincio e ricostruiscono i ponti distrutti dagli austriaci. Purtroppo qui ci sono i primi errori. Non si hanno informazioni sul nemico e quindi si ripiega su punti sicuri, dove si sa per certo che c è il nemico. Quindi si attaccano le fortezze del quadrilatero. Il 13 aprile inizia l'assedio di Peschiera.
Fra il 26 e il 29 aprile, si completa l'accerchiamento di Peschiera, grazie all'arrivo di nuove truppe e al completamento di altri ponti sul Mincio, con la conseguente ritirata di alcuni repari austriaci.
Il 29 gli austriaci tentano di recuperare alcune posizioni ma vengono respinti. Il 30 aprile si compiono le operazioni contro gli austriaci a Pastrengo, vinte dai piemontesi e dove si verificò il famoso episodio della "carica". Lo stesso giorno sortite austriache da Verona e Peschiera vengono respinte. Qui i piemontesi però si fermano. Non continuano a seguire gli austriaci in rotta. Lo fanno solo il giorno dopo. Saputo poi che i veronesi si sarebbero ribellati agli austriaci se avessero visto i piemontesi (ma la fonte non era attendibile e verificata), Carlo Alberto si porta verso Verona il 6 di maggio. A causa di alcuni insuccessi nella manovra e vedendo che i veronesi non si muovono, il Re è costretto a ripiegare.

Intanto fra l'11 e il 20 aprile si conducono sulle alpi le azioni dei volontari guidati dai milanesi sotto il comando di Allemandi. Però, dato il parziale insuccesso delle azioni, e la ritirata su Brescia, il Governo di Milano dà il comando a Durando (fratello del Durando che comandava i papalini). Il 22 maggio, gli austriaci investono i volontari, cercando di occupare il bresciano e convergere su Peschiera per liberarla. Il Durando, riesce a respingere gli austriaci, ma i soldati non sfruttano l'occasione e i volontari rimarranno nelle loro posizioni per tutta la durata della campagna senza ricevere ordini da Milano.

Strana è la reazione dei volontari veneti che oltre a non organizzarsi, aspettavano l'aiuto di Carlo Alberto, senza però iniziare a disturbare gli austriaci nel mentre.

Di fatti il veneto fu riconquistato dal generale Nugent, che non trovò una resistenza efficace. Le prime lotte significative si ebbere solo ai primi di maggio e grazie ai volontari emiliani e papalini. Anche se queste azioni furono per la maggior parte intempestive e poco coordinate. Il 20 maggio gli austriaci si portano su Vicenza, ma vengono respinti dalla guarnigione e dal Durando nel frattempo arrivato. Il 23 maggio gli austriaci ci provano ancora contro vicenza, ma vengono respinti e il 24 si ritirano.

Finalmente il 18 maggio i piemontesi riescono a portare a Peschiera le artiglierie d'assedio, che iniziano a dare seri problemi alla guarnigione austriaca.

Radetzky uscì da Verona e arrivò il 28 maggio presso Mantova. Davanti gli si paravano i Toscani a Curtatone e Montanara, che già avevano vinto sugli austriaci ai primi di maggio.
Il 29 scoppia la battaglia ma i toscani resistono e vincono. Sempre il 29 una colonna di soccorso a Peschiera viene respinta e la città capitola ai piemontesi il 30.

Questo risultato dei toscani fa si che i piemontesi possano schierarsi a Goito per il 30 stesso. I piemontesi vincono e Luigi Carlo Farini, ministro di Pio IX presente presso Carlo Alberto quel giorno e quindi testimone oculare, sentì rivolgersi da Carlo Alberto (alla notizia della vittoria definitiva a Goito) queste parole "I Toscani sono vendicati". Ma poco dopo le truppe inneggiano al Re gridando "Viva il Re d'Italia" e Carlo Alberto, si rivolge sempre al Farini dicendo "No, qualunque cosa io faccia, gli Italiani a me non crederanno mai; se ci sarà un re d'Italia, quello sarà mio figlio Vittorio Emanuele". Questo è un esempio della buona fede e della consapevolezza del fatto che le sue azioni gli avevano provocato il risentimento della popolazione, non sapendo che molto spesso esse avevano un motivo ben preciso.

Il 1 giugno il Re entra in Peschiera. Fra il 3 e il 4 giugno i piemontesi si rischierano presso Goito temendo un contrattacco degli austriaci, che invece il 4 si ritirano verso Legnago.
Intanto l'8 giugno i milanesi votarono l'annessione al piemonte. Nel mentre gli austriaci attaccano i volontari asserragliati a Vicenza e l'11 hanno la meglio sui difensori.
Truppe austriache affluite su Padova, difesa dai papalini, la occupano il 13 giugno senza colpo ferire. Mestre e Palmanova si consegnano agli austriaci fra il 20 e il 24 giugno. Rimane libera solo Venezia.
Il 10 giugno, non trovando più austriaci, i piemontesi occupano Rivoli, ma solo allora sanno che Verona è sguarnita perchè le truppe austriache si sono portate su Vicenza. Allora il Re, sapendo di non poter arrivare in tempo su Vicenza attacca Verona per costringere Radetzky a ripiegare da Vicenza.
Ma il 13 giugno l'assalto su Verona fallisce a causa del maltempo e i piemontesi desistono. Nei giorni seguenti, gli austriaci che ormai non hanno nemici sulle spalle, si concentrano a Verona, resa ormai inattaccabile.

Qui bisogna fare una precisazione. A questo punto la parola passò alla diplomazia per circa un mese. Intervangono austriaci, inglesi e milanesi. I milanesi tentano una pace separata con l'Austria. L'Inghilterra offre una mediazione fra piemonte e austria, solo se l'austria avesse ceduto tutte le terre italiane fino a trento e a trieste.
L'austria rinuncia alla medizione inglese e tenta di parlare direttamente col governo di milano offrendo una pace separata. Il governo milanese comunque rifiuta perchè vuole appoggiare l'idea di un italia del nord completamente sgombra.
A questo punto l'ambasciatore inglese tenta di convincere il Re ad una pace separata, ma che tradisca i veneti lasciandoli in mano dell'austria. E il Re risponde il 7 luglio: "Voi conoscete perfettamente il mio pensiero sugli ingrandimenti che io credo dobbiamo desiderare per il nostro paese, avuto riguardo soprattutto alle nostre finanze e alla forza effettiva che il nostro esercito può portare in battaglia. Dal momento che, noi non possiamo far conto su alcun alleato né d'altra parte da tempo non riceviamo un appoggio reale dalle truppe lombarde.
Voi avete visto tutto quello che vi ho scritto in questi ultimi giorni e che dovrebbe togliere ogni illusione agli uomini che riflettono in buona fede. Credo dunque in coscienza che, se potremo ottenere con la mediazione inglese, la Lombardia fino all'Adige e insieme i Ducati, avremo fatto una campagna gloriosa; con uno Stato così piccolo com'è il nostro a confronto del colossale Impero Austriaco, si potrà dire d'aver conseguito acquisti superbi e quasi inauditi nella storia. Ecco, davanti a Dio, il mio intimo pensiero, e voi potete confidarlo al signor Abercromby. Desiderare di più, specialmente ora che l'arciduca Giovanni è stato messo a capo della Confederazione germanica, la quale si è dichiarata a noi avversa, è una temerarietà, quasi una pazzia. Significa voler dichiarare la perdita, la rovina per sempre della causa italiana, o l'intervento della Repubblica francese, la quale vorrà toglierci allora la Savoia e Nizza, e ci porterà i suoi principi (rivoluzionari) dai quali potremmo esser travolti".

Lo stesso ministro Pareto dichiarò alla camera di Torino il 10 luglio:"Se vi fosse qualche trattativa di pace che non trattasse dell'evacuazione d'Italia dall'Austriaco,
ognuno di noi domanderebbe le sue dimissioni".

Quindi il re e il parlamento piemontese non volevano tradire nessuno e auspicavano anche la liberazione del veneto (se gli interessava solo "allargarsi" poteva accettare e tenersi sicuramente la Lombardia).

Frattanto il 2 luglio arriva Garibaldi a Genova e dichiara: "Noi dobbiamo fare ogni sforzo possibile perché gli Austriaci siano presto cacciati dal suolo italiano e non si abbia a sostenere una guerra di due o tre anni. Ma non possiamo ottenere quest'intento se ora non siamo molto uniti. Si dia il bando ai sistemi politici, non si aprano discussioni sulla forma di governo, non si sollevino partiti. La grande, l'unica questione del momento è la cacciata dello straniero e la guerra dell'indipendenza. Pensiamo a questo solo .... Io fui repubblicano, ma quando seppi che Carlo Alberto si era fatto campione d'Italia, io ho giurato di ubbidirlo e seguire fedelmente la sua bandiera. In lui solo vidi riposta la speranza della nostra indipendenza; Carlo Alberto sia, dunque il nostro capo, il nostro simbolo. Gli sforzi di tutti gli Italiani si concentrino in lui. Fuori di lui non vi può essere salute. Guai a noi se invece di stringerci tutti fortemente intorno a questo capo, disperdiamo le nostre forze in conati diversi ed inutili e, peggio, ancora, se cominciamo a spargere fra noi i semi di discordia".

Arrivato il 7 presso il Re, chiede di essere accettato nell'esercito regolare, ma Carlo Alberto gli dice che non può decidere lui ma il suo governo. Il governo piemontese nega la richiesta e solo i milanesi (dopo lunghe indecisioni) gli danno un comando il 18 luglio.

Fallite le trattative, il 13 luglio, Carlo Alberto decide di portarsi su Mantova occupata dal nemico. Il 18 luglio i piemontesi compiono operazioni vittoriose a Governolo.
Intanto, 40000 austriaci si portano su Custoza il 22 di luglio, il 23 inizia l'attacco contro 6000 piemontesi che, nonostante la resistenza devono ritirarsi.
Il 24 i piemontesi vincono sugli austriaci a Staffalo. Il 25 i piemontesi provano ad assalire Valeggio, ma vengono respinti e si devono ritirare su Villafranca prima e, constata l'indifendibilità della posizione si ritirano su Goito.
Il 27, constata l'impossibilità di continuare l'azione, chiede una tregua al Radetzky che pone condizioni inaccettabili.
Allora Carlo Alberto decide il ripiegamento di tutto il dispositivo dietro l'Oglio.
A questo punto però si constatò che la linea era indifendibile. Qui si poteva ritirarsi oltre il Po o oltre l'Adda. Ma per non essere tacciato di tradimento dai lombardi, il Re si diresse il 31 sull'Adda per coprire Milano, compiendo un errore tattico poichè oltre il Po poteva far riposare e rimpinguare le truppe, oltre l'Adda no.
Il 1 agosto però, il comandante Sommariva, rifiuta gli ordini e abbandona la posizione, facendo crollare tutta la linea piemontese. Allora a Carlo Alberto si presenta nuovamente la possibilità di parare oltre il Po ma rifiuta per non lasciare Milano scoperta e si porta sotto le sue mura.
Il 1 agosto Garibaldi entrava in Bergamo con i suoi volontari. Il 3 agosto Carlo ALberto si dispone per la difesa di Milano e il 4 arrivano gli austriaci. La battaglia cominciò subito ma si risolse in scaramucce e confusione da entrambe le parti. Nella sera del 4 il Re entrò a Milano e preso consiglio dai suoi e dal governo locale, constatando che mancavano viveri e munizioni e che una difesa ad oltranza arrecava solo danno alla Città, si giunse alla conclusione di offrire la capitolazione a patto però che fosse accordato un indulto ai cittadini e si lasciasse libera la ritirata oltre il Ticino all'esercito sardo e a tutti coloro che volevano seguirlo.
Gli austriaci accettano. Il 5 giugno, saputa la notizia in Milano, il governo decise che era giusta. Lo stesso comandante della piazza milanese disse che era una cosa buona.
Parte della popolazione scoppia però in tumulto e si dirige al palazzo che ospitava il Re. Egli uscì fra le grida e disse:"Cittadini ! Il modo energico con il quale l'intera popolazione si manifesta contro qualsiasi idea di transazione con il nemico, mi ha determinato a continuare nella lotta, per quanto le circostanze sembrino avverse. Tutto deve esser vinto da un solo sentimento: la liberazione d'Italia.
Cittadini! il momento è solenne; che tutti si pongano all'opera. Forti della giustizia della nostra causa, il cielo coronerà gli sforzi di un popolo eroico affratellato con un esercito, che ha già versato tanto sangue per la causa italiana. Io rimango fra voi con i miei figli; per la causa comune io soffro da quattro mesi i disagi della guerra con la più eletta del mio popolo. Io confido in voi: mostrate dal canto vostro che giusta è la mia convinzione e tutti uniti saluteremo quanto prima il giorno della comune liberazione".

Ma saputo che i soldati pensavano che il Re non potesse più uscire da Milano perchè prigioniero e che si stavano muovendosi per intervenire contro la folla e liberare il Re, egli ordinò ai suoi soldati di desistere e disse: ""Dovesse anche questo popolo assassinarmi non permetterò giammai che i miei soldati si pongano al rischio di versare il sangue italiano !".

Nella serata l'esercitò dovette comunque intervenire per portare in salvo il Re dai contestatori. Il 6 gli austriaci entrano in Milano. Il 9 si ebbe l'armistizio di Salasco.

Vuoi la bibliografia varia o ti basta la fiducia? [SM=x278640]

A me (e ad altri) dagli eventi non sembrano risultare "macchiavellismi vari". Le "lentezze" e "indecisioni" vanno ricercate negli alti comandi, nella diplomazia ambigua, nelle defezioni ecc....ma il Re non ebbe la parte "rilevante" nelle lentezze che gli si vuole affibiare da parte di alcuni.






"Oh, i presagi tristi per l'avvenire di Torino che si facevano al tempo del trasporto della capitale! E li facevano i Torinesi stessi, che per un momento perdettero la fiducia in sé medesimi." Olindo Guerrini

"Cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. (dal proclama alla nazione dopo le giornate di Caporetto)"

"In guerra si va con due bastoni, uno per darle e uno per prenderle. (dalla conferenza di Peschiera del Garda del 1918)"

"Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d'assedio non c'è che la guerra civile. Ora qualcuno si deve sacrificare [a Luigi Facta, dopo che questi proclamò lo stato d'assedio durante la Marcia su Roma]"

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Ma no, ho fiducia. Fiducia che siano fonti faziose^^
Scherzi a parte. I proclami sono carta straccia (anche più dei plebisciti,il che è tutto dire): sono documenti propagandistici fatti per attirare consensi e pieni di retorica.
La delibera per entrare in guerra venne fatta in una sera. Casualmente la notte del 23, quando la Lombardia era già liberata. Se voleva socnfessare la sua nomea di re tentenna Carlo Alberto avrebbe dovuto intervenire subito, appena ricevuta notizia dei moti. Invece no, attende lo spiegarsi della diplomazia, attende di vedere come si mettono le cose fra le fazioni di rivoltosi, attende il "pretesto plausibile". Questi sono indugi.
Se lui indugiava però la rivolta in Lombardia continuava e le popolazioni erano inf ermentod appertutto. Anche in Piemonte.
Scrive in una nota ad un ministro inglese a Torino:

"è naturale che il pensiero dello Stato del Piemonte è tale che se da un momento all'altro, all'annuncio che la repubblica è stata proclamata in Lombardia, un moto consimile scoppierebbe negli Stati del re di Sardegna o almeno ci sarebbe qualche grave condizione da porre in pericolo il trono.
In questo stato di cose il re, forte del suo diritto per la conservazione dei suoi possedimenti, forte dei diritti che ha sul ducato di Piacenza, e dei quali non si è voluto, con manifesta violazione, tener conto, quando era stato sottoscritto il trattato del 24 dicembre 1847, è ora obbligato a prendere provvedimenti, i quali, impedendo che il moto attuale della Lombardia diventi repubblicano, eviterebbero al Piemonte e al rimanente d'Italia le catastrofi che potrebbero avere luogo se fosse proclamata una tale forma di governo".

Io ci vedo interesse a mantenere l'ordine, interesse sopratutto a mantenere il trono, che non si instauri un repubblica o che prevalga la corrente repubblicana, diritti sui vari staterelli. Nulla che riguardi la nazione ancora da farsi.
Anche nella cronaca di guerra che tu stesso riporti si vede come il sovrano Piemontese invece che cercare il nemico va a caccia di consensi nelle città già liberate. La prima vera battaglia si avrà dopo un mese. E' un po' dura passare trenta giorni senza riuscire a intercettare un esercito che si muove in territorio ostile. Magari stavano facendo una sorta di partita a mosca cieca, dove i piemontesi bendati dovevano trovare radeztky coi contadini che dicevano fuocone, acqua, oceano.
Tutto questo mentre la sua condotta in fatto di annessioni dava adito a fondati sospetti circa la mera annessione e ingrandimento territoriale del proprio regno. E non solo fra gli altri regnanti, ma anche fra le popolazioni "ospitanti".
Un po' la storia di tutta la guerra, errori tattici, rivalità tra ufficiali, irrisolutezza che porta a non sfruttare i vantaggi e le occasioni. Era il re il comandante dell'esercito, se si sceglie uno stato maggiore incapace la colpa è cmq sua.
il sonno della ragione genera mostri

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Re:
DarkWalker, 23/01/2008 0.35:

Ma no, ho fiducia. Fiducia che siano fonti faziose^^
Scherzi a parte. I proclami sono carta straccia (anche più dei plebisciti,il che è tutto dire): sono documenti propagandistici fatti per attirare consensi e pieni di retorica.
La delibera per entrare in guerra venne fatta in una sera. Casualmente la notte del 23, quando la Lombardia era già liberata. Se voleva socnfessare la sua nomea di re tentenna Carlo Alberto avrebbe dovuto intervenire subito, appena ricevuta notizia dei moti. Invece no, attende lo spiegarsi della diplomazia, attende di vedere come si mettono le cose fra le fazioni di rivoltosi, attende il "pretesto plausibile". Questi sono indugi.
Se lui indugiava però la rivolta in Lombardia continuava e le popolazioni erano inf ermentod appertutto. Anche in Piemonte.
Scrive in una nota ad un ministro inglese a Torino:

"è naturale che il pensiero dello Stato del Piemonte è tale che se da un momento all'altro, all'annuncio che la repubblica è stata proclamata in Lombardia, un moto consimile scoppierebbe negli Stati del re di Sardegna o almeno ci sarebbe qualche grave condizione da porre in pericolo il trono.
In questo stato di cose il re, forte del suo diritto per la conservazione dei suoi possedimenti, forte dei diritti che ha sul ducato di Piacenza, e dei quali non si è voluto, con manifesta violazione, tener conto, quando era stato sottoscritto il trattato del 24 dicembre 1847, è ora obbligato a prendere provvedimenti, i quali, impedendo che il moto attuale della Lombardia diventi repubblicano, eviterebbero al Piemonte e al rimanente d'Italia le catastrofi che potrebbero avere luogo se fosse proclamata una tale forma di governo".

Io ci vedo interesse a mantenere l'ordine, interesse sopratutto a mantenere il trono, che non si instauri un repubblica o che prevalga la corrente repubblicana, diritti sui vari staterelli. Nulla che riguardi la nazione ancora da farsi.
Anche nella cronaca di guerra che tu stesso riporti si vede come il sovrano Piemontese invece che cercare il nemico va a caccia di consensi nelle città già liberate. La prima vera battaglia si avrà dopo un mese. E' un po' dura passare trenta giorni senza riuscire a intercettare un esercito che si muove in territorio ostile. Magari stavano facendo una sorta di partita a mosca cieca, dove i piemontesi bendati dovevano trovare radeztky coi contadini che dicevano fuocone, acqua, oceano.
Tutto questo mentre la sua condotta in fatto di annessioni dava adito a fondati sospetti circa la mera annessione e ingrandimento territoriale del proprio regno. E non solo fra gli altri regnanti, ma anche fra le popolazioni "ospitanti".
Un po' la storia di tutta la guerra, errori tattici, rivalità tra ufficiali, irrisolutezza che porta a non sfruttare i vantaggi e le occasioni. Era il re il comandante dell'esercito, se si sceglie uno stato maggiore incapace la colpa è cmq sua.



Eh si....le mie "prove" sono sempre carta straccia eh? [SM=x278632]

Ma tu ti impunti su un fatto dimenticando sempre che le decisioni andavano prese in un contesto internazionale e Carlo Alberto aspettava la chiamata di Milano...altrimenti non sarebbe stata un azione legittima e giustificabile...

Quale "ministro" inglese? O parli dell'ambasciatore? Cmq delle "lettere" inglesi mi fiderei poco dato che fecero i "doppiogiochisti".
E comunque sia mi pare che la lettera confermi il fatto che non voleva far "pasticci" con Piacenza.
Poi la prima parte si riferisce allo Stato (quindi al governo) e non al Re.
Dato che nella seconda lo fa, non vedo perchè non avrebbe dovuto citarlo.

Mah...veramente in quello che ho riportato si vede come cerca il nemico...l'unico stallo dovuto alla fase delle necessaria diplomazia è a campagna inoltrata.
Più volte si dispose alla difesa di Milano, potendo guadagnare tempo lasciandola agli austriaci...

Mi dispiace ma adduci teorie senza riportare eventi militari che le confermino. E' dimostrato che non si sapeva l esatta ubicazione del nemico. Infatti poi si decise per le operazioni d assedio nn trovandolo.

I tempi sono in perfetta sintonia con la "tempistica" di spostamento per un esercito dell'epoca che cmq deve "cercare" il nemico e avanzare in modo "cieco".

Non vedo grandi problemi coi giorni, mi sembra un susseguirsi di operazioni normale. I ritardi sono tutti spiegati già dai documenti dell'epoca.

La condotta in fatto di "annessioni" avviene già a tradimenti degli alleati consumati....

Tu sbagli ancora....perchè forse non sai (o ignori volutamente) che mezzo stato maggiore era nominato dal parlamento...non da lui....

Rimane da esempio di "buona fede" il netto rifiuto di "vendere" i veneti su proposta inglese....se gli interessava "allargarsi" si prendeva subito la lombardia.

Poi insomma.....ancora ti dico....che la condotta della guerra ha avuto errori vari....ma nessuno per "macchiavellismi" strani.

Gli atti di buona fede ci sono e sono tanti.....





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No, non tutte, i proclami certamente sì.
Già perchè la chiamata alle armi da parte di un governo non riconosciuto formato da ribelli sì che costituiva una giustificazione a trasgeridre al Congresso di Vienna. ma andiamo. Questo si chiama tentennare.

La lettere non è inglese, ma di Carlo Alberto, e anche uin cieco riuscirebbe a vedere che in primo piano ci sono gli interessi dinastici, in secondo piano i propri diritti da rivendicare sugli staterelli, e in nessun piano la prospettiva di fare una nazione.

Sei ancora una volta l'unico che vede una guerra senza perdite di tempo e di occasioni.

Il nemico non è che è lì coi fari luminosi e lascia informazioni su dove si trova. Il nemico va cercato, e trovato. Se così non succede è perchè il comandante degli inseguitori è un inetto.

Beh certo che ti aspetti che le altre potenze italiane siano lì ad aspettare che il savoia faccia il suo sporco gioco fino in fondo?

Non sapevo che emzzo stato maggiore fosse nominato dal parlamento, ma essendo il re il capo dell'esercito, la cosa poco importa, non riusciva a far rspettare i suoi ordini. però, che comandante, che stratega, che genio!

Non ha accettato che una regione rimanesse sotto il controllo dell'austria solo perchè voleva che passasse tutto sotto il suo, di controllo.

Errori vari? Tipo?
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Re:
DarkWalker, 24/01/2008 9.59:

No, non tutte, i proclami certamente sì.
Già perchè la chiamata alle armi da parte di un governo non riconosciuto formato da ribelli sì che costituiva una giustificazione a trasgeridre al Congresso di Vienna. ma andiamo. Questo si chiama tentennare.

La lettere non è inglese, ma di Carlo Alberto, e anche uin cieco riuscirebbe a vedere che in primo piano ci sono gli interessi dinastici, in secondo piano i propri diritti da rivendicare sugli staterelli, e in nessun piano la prospettiva di fare una nazione.

Sei ancora una volta l'unico che vede una guerra senza perdite di tempo e di occasioni.

Il nemico non è che è lì coi fari luminosi e lascia informazioni su dove si trova. Il nemico va cercato, e trovato. Se così non succede è perchè il comandante degli inseguitori è un inetto.

Beh certo che ti aspetti che le altre potenze italiane siano lì ad aspettare che il savoia faccia il suo sporco gioco fino in fondo?

Non sapevo che emzzo stato maggiore fosse nominato dal parlamento, ma essendo il re il capo dell'esercito, la cosa poco importa, non riusciva a far rspettare i suoi ordini. però, che comandante, che stratega, che genio!

Non ha accettato che una regione rimanesse sotto il controllo dell'austria solo perchè voleva che passasse tutto sotto il suo, di controllo.

Errori vari? Tipo?



Come è di Carlo Alberto? La lettera che tu hai riportato? Mah...

No nn si chiama tentennare.....questo è solo un pensiero personale, dato che cmq la politica è una cosa e una parvenza di giustificazione ci voleva....e non penso che sia criticabile più di tanto. Soprattutto con i metodi del tempo.

Mah scusa....io non vedo tempistiche strane....i giorni si sono susseguiti normalmente con gli spostamenti consentiti ad un armata dell'epoca....poi così mi spiegarono a suo tempo alla Scuola d'Applicazione....senza dare commenti di tipo politico ma solo tecnico-militare.

Ma questo lo dici tu...va cercato...ma se non ci sono informazioni in merito? Allora erano tutti inetti dai soldati al comandante....eh eh ma dai...

Ma non era un genio....il comandante fa, ma se i singoli li fanno la fronda? Vedi Ramorino...infatti poi l'hanno fucilato il porco...
Quando sono stato nell esercito io bastava un maresciallo che si faceva i cazzi suoi e saltava tutto...

No...non ha accettato che si prendesse la lombardia....come la lombardia nn ha accettato di rimanere indipendente da sola...tutti e due si sono comportati bene...

Se era solo "espansionismo" sabaudo quale migliore occasione? Eh dai su...anche il fatto che si decise per la difesa di milano fin che potè...eh sono atti inequivocabili...







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Re: Re:
Veive, 24/01/2008 20.05:



Come è di Carlo Alberto? La lettera che tu hai riportato? Mah...

No nn si chiama tentennare.....questo è solo un pensiero personale, dato che cmq la politica è una cosa e una parvenza di giustificazione ci voleva....e non penso che sia criticabile più di tanto. Soprattutto con i metodi del tempo.

Mah scusa....io non vedo tempistiche strane....i giorni si sono susseguiti normalmente con gli spostamenti consentiti ad un armata dell'epoca....poi così mi spiegarono a suo tempo alla Scuola d'Applicazione....senza dare commenti di tipo politico ma solo tecnico-militare.

Ma questo lo dici tu...va cercato...ma se non ci sono informazioni in merito? Allora erano tutti inetti dai soldati al comandante....eh eh ma dai...

Ma non era un genio....il comandante fa, ma se i singoli li fanno la fronda? Vedi Ramorino...infatti poi l'hanno fucilato il porco...
Quando sono stato nell esercito io bastava un maresciallo che si faceva i cazzi suoi e saltava tutto...

No...non ha accettato che si prendesse la lombardia....come la lombardia nn ha accettato di rimanere indipendente da sola...tutti e due si sono comportati bene...

Se era solo "espansionismo" sabaudo quale migliore occasione? Eh dai su...anche il fatto che si decise per la difesa di milano fin che potè...eh sono atti inequivocabili...







Ooooh scusa l'attesa finalmente posso rispondere!

Maddai è così evidente. Aspetta. Aspetta per interesse. Aspetta cioè per poter avere tutte le carte in regola da legittimare l'eventuale espansione. Dai ancora un po' avebbe aspettato che lo chiamasse l'austria scusa!
Fosse inervenuto prima avrebbe avuto anche maggiori chances di intercettare gli austriaci. Beh certo, sempre se volesse andare a pescarli, che se poi si perde nella nebbia in valpadana...
Carlo Alberto si muove, ma si muove più lentamente degli austriaci (effettivamente, Radeztky sì che un bravo comandante), visto che loro riescono a ritirarsi, e lui non riesce a raggiungerli. Eppure gli austriaci erano in ritirata e dovevano fare i conti anche con una popolazione ostile lungo la strada. Di questa inettitudine è responsabile chi comandava l'esercito, cioè il re.
Carlo Alberto diffuse questa voce sull'annessione della Lombardia. ma come lui stesso ammette, è perchè il suo conenso era già al minimo. Logicamente, lui cercava di recuperare la situazione e far finta di agire in modo disinteressato per sè faceva ovviamente al caso suo. Peccato che se rifiutava per sè accettava per il figlio,al quale ipotecava già tutta l'Italia. Come al solito, la dinastia innanzitutto.
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