Tai chi ch'uan e natura
Una filosofia poco nota all’uomo di oggi è quella rappresentata dal naturalismo sciamanico, che è la più antica forma di pensiero cinese, secondo il quale tutti gli esseri sono legati da un rapporto sia logico che mistico.
Tale forma di pensiero, prese piede in un’epoca in cui la Cina era popolata da uomini i quali, si procuravano di che vivere attraverso la raccolta dei frutti selvatici, la caccia e la pesca.
Grazie, quindi, alla costante attività di osservazione ed esplorazione che richiedeva, questo tipo di vita ha sviluppato un rapporto molto intimo con il mondo della natura, ed una conoscenza di essa molto profonda.
Era credenza, a quell’epoca, che tutte le manifestazioni del mondo si realizzassero grazie all’interazione tra forze spirituali e materia, di conseguenza uomini, piante ed animali rappresentavano il risultato più importante di questa fusione.
La natura veniva percepita come un’ entità umanizzata, ed era considerata sia fonte di sostentamento e di vita, che luogo in cui si evolveva l’esistenza di ogni creatura.
Il Tai chi ch’uan affonda le sue radici in questo tipo di naturalismo e la sua pratica mette in atto un rituale fatto di movimenti, nei quali l’ispirazione alla natura e alle sue molteplici manifestazioni è pregnante.
Il luogo ideale per praticare il tai chi chuan è, infatti, un ambiente naturale, ricco di foreste, montagne, fiumi e laghi, dove è possibile respirare aria pura e risvegliare attraverso i profumi, i colori e la presenza prepotente della vegetazione, le sensazioni di un rapporto primordiale e rassicurante con la madre di ogni cosa: la terra.
Nella cultura cinese, infatti, l’essere umano è considerato un piccolo ma perfetto universo, che trova la sua ragione di esistere solo se è perfettamente integrato in un universo più grande. Microcosmo e macrocosmo devono coesistere in perfetta simbiosi,
rispettando le leggi universali che, con i propri ritmi, influenzano la vita e l’esistenza di ogni essere vivente.
La fluidità dei movimenti della forma del Tai chi ch’uan, è simboleggiata dallo scorrere delle acque di un fiume, la loro stabilità dalla maestosità di una montagna, il respiro dal vento che, soffiando, va ovunque penetrando in ogni cosa.
I nomi stessi di tante tecniche evidenziano un riferimento palese alla natura: muovere le mani come delle nuvole, la gru bianca spiega le ali, dividere la criniera del cavallo selvaggio, il serpente bianco tira fuori la lingua ecc.
Anche il preciso orientamento dei movimenti nello spazio è ispirato ad una idea di integrazione del microcosmo nel macrocosmo: iniziando la forma rivolto a nord, punto associato alla danza ed alla gestualità, l’uomo mette se stesso in corrispondenza con quello che, dai cinesi, è ritenuto il centro del cielo, cioè la stella polare.
Tale corrispondenza permette all’uomo di divenire esso stesso, dal punto di vista simbolico, un asse attorno a cui ruota l’universo, il corpo diventa così un “Tai chi”, cioè un “cardine supremo”, attorno al quale i movimenti circolari, simboleggiano le armoniche evoluzioni del mondo intorno al proprio asse.
La pratica dei movimenti del Tai chi risulta più produttiva di benessere ed energia se osservata in particolari momenti della giornata o intensificata in alcuni periodi dell’anno, poiché essendo il corpo umano un piccolo universo, percepisce anch’esso, al pari delle piante e di tutte le altre creature viventi, l’influsso dell’alternarsi ciclico delle stagioni.
Un seme conserva la sua forza vitale anche d’inverno coperto dalla terra, per poi germogliare in primavera e crescere pian piano fino ad arrivare a maturazione , per tornare in ultimo alla terra con i suoi semi e ricominciare un nuovo ciclo di vita: nello stesso modo le energie e le funzioni vitali del corpo umano godono di una attività più o meno crescente a seconda delle stagioni, del momento della giornata e delle condizioni atmosferiche.
Accade, di conseguenza, che la bella stagione, con le sue giornate ricche di sole, ci mette di buon umore innalzando il nostro livello energetico e la voglia di fare, vivere e socializzare, in poche parole: ci fa star bene!
Al contrario, il freddo, l’umido e la pioggia della cattiva stagione, abbassano il nostro stato di risorsa, inibendo quell’esplosione di vitalità ed energia tipica di una bella giornata di primavera.
La natura governa con saggezza, è perfetta ed assegna ad ogni elemento e creatura, il giusto ruolo nell’ambiente.
Nei movimenti del Tai chi ch’uan, è presente il tentativo dell’uomo di recuperare un dialogo importante con essa, di trasportare all’interno del proprio microcosmo il segreto della sua perfezione e l’equilibrio delle sue manifestazioni.
Giuseppe Santoro
