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Combattere i pensieri negativi

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2008 13:12
02/01/2008 13:11
 
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Cerchiamo di individuare i pensieri negativi che stanno alla base dei nostri comportamenti anti-sociali e vediamo cosa possiamo fare per cambiarli.

TACERE. ‘Se parlo con una persona che non conosco dico delle sciocchezze e dopo mi sento in imbarazzo, per cui è meglio che io stia zitto.
Rifletti: la persona abituata a tacere quando si trova nelle situazioni sociali, non ha mai modo di sperimentare sé stessa: non sa quali argomenti interessano di più le persone, quali riesce ad affrontare con maggiore disinvoltura, quali la mettono decisamente in imbarazzo. Conta poi anche la relazione che si riesce ad instaurare con le persone: occorre sapere quando è meglio comportarsi formalmente, quando è richiesto un atteggiamento amichevole e disinvolto, quando la riservatezza è più desiderabile della spigliatezza… Queste cose non si apprendono a scuola, ma sul campo, per cui tacere equivale a ‘marinare’ la scuola della vita: vietato sperare poi in una promozione!

COSA DIRE. ‘Vorrei parlare, ma non so cosa dire’
Rifletti: qualsiasi cosa tu dica è la cosa giusta, semplicemente perché non esiste una cosa giusta da dire in ogni occasione. A forza di parlare con gli altri poi, vengono sempre nuove idee, nuovi spunti di conversazione, di cui far tesoro e da riutilizzare nelle altre situazioni sociali, con il vantaggio peraltro di conoscere il loro impatto su un gruppo di conversatori.

INTERESSE DEGLI ALTRI. ‘Gli altri non si interessano a me’
Rifletti: chi lo ha detto? Gli altri potrebbero essere interessati a te, ma il tuo comportamento rigido e indifferente potrebbe averli scoraggiati nel tentare un approccio, nel fare una domanda. In altre parole, potrebbe essere vero che gli altri non si interessano a te, ma tu sei la persona meno indicata, perché direttamente coinvolta, per comprendere se si tratta di una causa o di un effetto. Queste generalizzazioni sul pensiero degli altri, a meno che non si abbia il dono della telepatia, è meglio evitarle.

RIFIUTO DEGLI ALTRI. ‘Se ci provo, mi rifiuteranno ed io soffrirò per questo’
Rifletti: Anche questo pensiero mostra la tendenza alla generalizzazione e pretende di leggere nella mente degli altri: non è detto che le cose vadano così, ma in ogni caso… Anche il rifiuto degli altri è un’esperienza possibile nella vita ed è necessario imparare a gestirla senza perdere la stima di sé stessi.

VOGLIA DI SCAPPARE. ‘Quando ci provo e sono in mezzo agli altri provo l’impulso di scappare’
Rifletti: Scappare non serve, perché non stai scappando da qualcosa o da qualcuno, ma da te stesso. Per questo motivo è meglio imparare a convivere con queste tue ansie e paure, cercando di imparare a gestirle, insegnando a te stesso, con amore e dedizione, tutte le cose utili da sapere per sentirsi bene con sé stessi anche quando ci si sente in ansia o in imbarazzo.

VERGOGNA DELLA PROPRIA VERGOGNA. ‘Se arrossisco o mostro segni di insicurezza in pubblico, poi mi sento ridicolo’
Rifletti: Arrossire è una situazione imbarazzante, ma al massimo dura 1-2 minuti e se, nell’arco di una serata trascorsa con gli amici questa cosa ti capita non una o due volte, ma dieci (che è davvero tanto), ciò significa che in una serata lunga tre ore, sei arrossito per 20 minuti al massimo. Perché non pensi alle altre due ore e quaranta in cui invece hai potuto mantenere il controllo di te stesso? Le persone timide tendono a ricordare solo gli aspetti negativi del proprio comportamento: se non ci metterai attenzione e buona volontà nell’invertire questa tendenza, non riuscirai mai a superare il problema.

Dal libro: La timidezza di Giuliana Proietti, ed. Xenia
[Modificato da Shizuku. 02/01/2008 13:12]
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