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Hermes-Mercurio

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2007 13:45
28/12/2007 13:05
 
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filosofia


Evola e l'Alchimia dello Spirito
di Alfonso Piscitelli


Al nome di Hermes si lega l'archetipo sottile e sfuggente di un dio che ha svolto un ruolo particolarmente efficiente nella fase di interregno apertasi con il declino del paganesimo antico. Il Corpus Hermeticum nella tarda antichità rappresentò una alterativa alla affermazione dei Libri Sacri ebraici e garantì la trasmissione di una sapienza che la fede straniera non sarebbe riuscita a cancellare. Al nome di Hermes-Mercurio si lega anche la concezione delle sette arti liberali che tanta parte avrebbe avuto nella educazione e nell'ingentilimento dell'uomo medievale. L'opera di Marziano Capella in cui si celebrano appunto le Nozze di Mercurio e Filologia costituisce uno di quei documenti preziosi che tracciano il filo d'oro di continuità tra il mondo antico, la civiltà germanico-medievale e il Rinascimento. Quale importanza abbia avuto Hermes nella successiva civiltà umanistica è superfluo sottolineare. Il dio multiforme - identificato di volta in volta all'egizio Thot o al barbarico Wotan - aleggia sulla cultura rinascimentale e il tributo che l'arte italiana gli offre raffigurandolo nella cattedrale di Siena come "Trismegisto" non è soltanto un fregio, ma un atto che esprime necessità superiori.

La cultura cristiana non si dà pace. All'idea che Hermes, l'ermetismo, il sapere precristiano - lungi dall'essere stati sepolti dai quattro vangeli -siano riusciti a sopravvivere e a riproporsi alle coscienze europee. Ma il fatto che in pieno XX secolo un fine psicologo come Evola abbia dedicato le sue forze alla restaurazione della scienza ermetica si impone come testimonianza di questo dato, doloroso per alcuni, propizio e fecondo per altri. Non è un'opera delle più facili quella che Julius Evola compone intorno alla tradizione ermetica, anche se il potente pensiero logico dell'autore dà il massimo di sé per costruire una cornice di ordine e scorrevolezza alle affabulazioni alchemiche. Per ravvivare l'interesse sul tema, per aiutare il lettore all'esplorazione di questa terra impervia, risulta pertanto opportuna la pubblicazione ad opera delle Edizioni di Ar del saggio di Piero Di Vona su Evola e l'alchimia dello spirito.

Il professor Di Vona, figura ben conosciuta e assai cara a chi dopo aver incontrato Evola ha compiuto i suoi studi all'Università "Federico II" di Napoli, ripercorre le vicende che fecero da premessa al libro - l'evoluzione personale di Evola, le correnti spirituali del suo tempo, l'esperimento sintetico del gruppo di Ur - e approfondisce le reazioni che accolsero La Tradizione Ermetica. Se Carl Gustav Jung, con un'onestà intellettuale che gli fa onore, riconobbe il valore dell'opera di un autore che non gli lesinava critiche, i tradizionalisti guénoniani si esercitarono invece nell'arte prediletta dei distinguo, dei "però", delle precisazioni necessarie.

Cogliendo i retroscena di quelle reazioni un po' stizzite, Di Vona commenta con elegante ironia: "Le religioni abramiche sono pienamente solidali quando si tratta di difendere la loro concezione della religione e del monoteismo. Questo spiega il paradosso apparente cui abbiamo assistito, vedendo Burckhardt e Seyyed Hossein Nasr ergersi a paladini del Cristianesimo contro l'interpretazione evoliana dell'alchimia, pur essendo entrambi mussulmani. Proprio perciò riteniamo che fu un gran merito di Evola l'aver cercato di costruire un pensiero e una visione del mondo indipendenti dalla religione venuta a dominare nel mondo occidentale".

Se al cospetto dei ricercatori "laici" Evola smentisce la tesi di un'alchimia superstiziosamente protesa alla ricerca di lingotti d'oro; di fronte a cultori un po' mistici e sentimentali dell'arte egli svela il carattere in fondo avventizio, apparente ("sovrastrutturale"), che in essa giocano i riferimenti al cristianesimo. In ciò proseguendo una battaglia culturale intrapresa prima di lui da Arturo Reghini.

L'ermetismo in quanto scienza della realizzazione interiore esprime valori superiori a quelli che possono essere rinvenuti - anche con allegorie un po' audaci - nelle storie sacre ebraiche ed ebraico-messianiche. In quanto arte dei metalli essa non rappresenta una preistoria, ma semmai un punto d'arrivo ideale che può essere prospettato alla attuale scienza della natura, che caratterizza - con i suoi limiti ma anche con i suoi meriti - il nostro attuale ciclo di civiltà. Se la scienza della natura riuscisse a sublimarsi in un moderno ermetismo, ciò potrebbe risultare un elemento risolutivo dell'attuale crisi spirituale dell'Occidente.

Peraltro, nei testi ermetici gli archetipi divini appaiono strettamente compenetrati con la corporeità e l'interiorità dell'uomo (si pensi a certe figurazioni, di sapore quasi "tantrico", in cui i sette dèi planetari vengono abbinati ai sette centri vitali della colonna vertebrale). Ciò dovrebbe risultare particolarmente congeniale alla coscienza dell'uomo moderno - creatore delle scienze e della tecnica - più incline ormai a percepire il divino nella propria autocoscienza che nell'esteriorità della natura.

Scheda del libro

Piero Di Vona
Evola e l'alchimia dello spirito
Edizioni di Ar
pp. 82, Euro 8,00

da: http://www.juliusevola.it/
[Modificato da moi00000000 28/12/2007 13:30]
28/12/2007 13:12
 
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arte
Arte della rappresentazione

VERMEER, La ragazza con l'orecchino di perla


"Le arti costituiscono un tentativo di comunicare, con strumenti diversi, alcuni aspetti di una rappresentazione privata del mondo. La produzione di miti mira, tra l'altro, a integrare pezzi di informazione sul mondo in una rappresentazione pubblica in qualche modo coerente e unitaria tesa a soddisfare il bisogno del cervello umano appunto di unità e coerenza. Quanto alle scienze naturali (e la filosofia naturale del rinascimento), esse rappresentano un modo per affinare questa rappresentazione pubblica del mondo e dare una visione più precisa della realtà. Tutte queste attività fanno appello all'immaginazione umana. (Jacob, Il gioco dei possibili, 1983).

L'arte della rappresentazione, esplicita e immediata nella scena teatrale, diventa invece molto elaborata e sottile quando l'immaginazione creativa si avventura nel territorio allegorico, metaforico e simbolico della "filosofia naturale". Se affermiamo che il "gatto con gli stivali" è una rappresentazione allegorica dei processi di trasmutazione della mente, è perché, allo stesso modo, siamo in grado di intravedere in "Ulisse" il modello di trasformazione dell'intelligenza logica e razionale in intelletto intuitivo e traslogico.

Questi due modi diversi di rappresentare un "fenomeno" naturale di evoluzione biopsicoculturale della mente umana hanno una "funzione" in comune: i modelli di trasformazione spirituale, presenti nei miti, nelle favole, nelle tragedie greche e nelle vicende del Vangelo, hanno la "funzione" di "seminare folgorazioni perché gli uomini hanno bisogno di visioni. Ed emerge non come fossile dal passato, ma come energia spirituale che attraversa il presente e consente all'uomo di conoscere le sue origini, la divinità della natura, il destino dell'anima." (Pifano, La luce di Giobbe, 1994).

Fa una certa impressione leggere nei libri di scienziati contemporanei parole che potrebbero essere state pronunciate dagli alchimisti del rinascimento.Un po' alla volta la Ragione occidentale inizia a comprendere il significato profondo dei modelli che da secoli "illuminano le visioni" degli uomini che aspirano alla perfezione, alla libertà, alla pace e alla bellezza in tutte le sue forme.

Le favole alchemiche, non meno dei miti dell'antica grecia e non diversamente dalle opere del cinema contemporaneo, raccontano una specifica storia che si ripete all'infinito all'interno della struttura psichica e cognitiva dell'individuo. La storia, la trama o la vicenda dei singoli interpreti ha il compito di rappresentare, in forme e linguaggi sempre diversi, un archetipo millenario che è inscritto nel "genoma umano".

Anche l'artista contemporaneo, in forme spesso subconscie, rimette mano all'immaginario collettivo che da millenni popola le fantasie, le speranze e le utopie individuali e collettive. La capacità di attingere al materiale simbolico presente all'interno del cervelletto e del tronco encefalico (il laboratorio chimico degli alchimisti) dipende dalla qualità dell'energia mentale che fluisce all'interno del liquido cerebrospinale.

Se nel liquido prevale la "bile nera", metafora dei sentimenti particolari deteriori come la rabbia, l'ira e l'invidia, allora sarà impossibile per l'artista accedere all'esperienza iperconscia che scaturisce dalla conoscenza/esperienza degli archetipi.
Tuttavia è sufficiente l'amore, la passione e il desiderio di conoscenza per innescare processi naturali di purificazione della "bile nera" in "bile rossa.". Il furore creativo di Michelangelo, o la febbrile ricerca di verità di Caravaggio hanno origine da processi biopsicosomatici e non da inutili ricerche stilistiche.

Ciò che deve essere essere modificata è la sostanza della mente, ovvero il suo sostrato, ciò che gli alchimisti orientali chiamano "guna". Un artista è mediocre quando opera con un tipo di "fattore mentale" grezzo, grossolano, spento. Lo scopo dell'artista rinascimentale, non a caso, è riuscire a percepire la qualità del "lumen" a cui si giunge attraverso l'esercizio dell'arte, lo studio della luce, la ricerca delle proporzioni, ecc. e cioè affinando le qualità della percezione.

La percezione è quindi l'artificio tecnico, lo strumento della ragione, in grado di trasmutare rapidamente la mente logica e razianale in mente intuitiva e simbolica.
Se analizziamo la figura del "gatto con gli stivali" in parallelo con la figura di "Ulisse" scopriamo delle affinità sorprendenti. Il primo, con le ali ai piedi, è l'arteficie dell'evoluzione del soma psichico del padrone nel soma mentale (vedi il post sulla mente androgina), mentre il secondo procede ad evolvere il soma mentale attraverso le esperienze dell'Eros (Circe) e dell'Amore (Penelope), dell'abilità corporea e della percezione intuitiva, ecc..
Entrambi sono una rappresentazione simbolica dell'archetipo di Hermes, il dio dell'intelligenza, della comunicazione, dell'informazione che, inviato da Zeus (la conoscenza della natura umana), diviene portatore di buoni consigli, di invenzioni creative e di soluzioni imprevedibili e originali.

Illuminare la mente non è solo una fissazione dell'alchimista orientale, ma è da sempre l'obiettivio dei ricercatori che studiano e praticano l'arte con la speranza di "essere baciati dalla Dea Venere".
Venere è l'emblema della percezione alchemica in grado di trasformare il ranocchio in principe e il principe in Re. Sono sufficienti due baci della Dea per evolvere rapidamente nela conoscenza dei simboli e degli archetipi. Il problema di fondo dell'arte contemporanea è che le "Dee, le muse e le ninfe" sono state seppellite dalla "cultura della libido" che da cinque secoli inibisce la "percezione delle donne e degli artisti".
Spero che molti di voi abbiano visto il film "La fanciulla con l'orecchino di perla" ispirato all'opera di Vermeer.
Lo sguardo femminile ha una qualità che sintetizza gli opposti e "lacera" le consuetudini, liberando senza soste desiderio, pulsione creativa e istinto di felicità.
Non dobbiamo quindi sottovalutare l'occhio della madre(la percezione morale di Sant'Anna), la consapevolezza della figlia (la percezione sensoriale della Madonna), affinché la mente intuitiva (Il Bambino) possa evolvere attraverso il "gioco" degli affetti (l'agnellino). (Vedi la percezione alchemica)

In collaborazione con
Marta Breuning
redazione MuseoHermetico.
Fonte: G. Ronconi: Dal cervello alla mente.

da: http://pietronegri.myblog.it
28/12/2007 13:16
 
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arte


LA PERCEZIONE PSICHICA
di rinascimento (04/09/2007 - 11:23)

LEDA E IL CIGNO







Scuola di Leonardo, Leda e il cigno, 1515


Zeus abbraccia Leda con tenerezza. L'unione erotica di Percezione psichica (Leda) e Conoscenza simbolica (Zues) permette alle uova, simbolo di consapevolezza sensoriale, di dischiudersi e di far emergere Castore e Polluce, i due fratelli gemelli che rappresentano le funzioni cognitive dei due emisferi cerebrali collegati al sistema della percezione.

Castore è abile nella lotta e nei combattimenti fisici e quindi, per analogia, abile nel confronto dialettico, nell'opera di persuasione e di convincimento che si dispiega attraverso la scelta accurata delle parole e delle inflessioni della voce. Polluce invece è bravissimo nel domare i cavalli, simbolo per eccellenza dei processi cognitivi di elaborazione del sapere che evolvono dalla conoscenza tecnica e scientifica dei fenomeni.

Il dipinto elaborato da Leonardo ha la funzione di trasmettere la conoscenza dei meccanismi di elaborazione delle immagini che assumono una importanza decisiva nello sviluppo psicologico e materiale dell'individuo. Castore e Polluce descrivono in sintesi le qualità di Hermes (Mercurio), considerato non a caso il protettore dei mercanti, dei ladri e dei furbi. Hermes è rapidissimo nel cogliere le occasioni più propizie per trarne vantaggio personale e profitto economico. E' nota l'abilità dei "mercanti" (il segno astrologico dei Gemelli) di valutare l'aspetto psicologico di ogni rapporto allo scopo di manipolare la percezione psichica, suggestionare la mente e veicolare l'interesse verso l'oggetto del desiderio.

Leonardo avverte l'osservatore che l'archetipo di Hermes, ladro, imbroglione e opportunista, è presente in tutti gli individui e in ogni aspetto della vita materiale, per cui è indispensabile evolvere rapidamente nella percezione cognitiva delle immagini (Leda) per evitare di essere ingannati o defraudati del proprio senso critico. Leda è l'emblema dell'anima psichica che, per quanto ingenua e disinformata, è in grado di svelare istintivamente la verità attraverso una delle funzioni primarie della percezione: l'autoavvertimento psichico. L'autoavvertimento psichico "avvisa" l'individuo che la situazione "puzza", oppure fa "storcere il naso". Le sensazioni fisiche sono il segnale d'allarme che avvertono la presenza degli aspetti deteriori di Hermes, protagonista in tutte le forme di comunicazione sociale, politica, economica o individuale.

Il dipinto ha una funzione chiaramente pedagogica. L'anima psichica (la ninfa) può evolvere in conoscenza simbolica della realtà (Zeus trasformato in cigno) se impara ad ascoltare le proprie sensazioni corporee ed avvertire, in forme corenti con la realtà, la presenza occulta dei simboli, delle parole e delle immagini che hanno la funzione di "alterare" il senso critico, la percezione sensoriale e l'analisi razionale dei fatti. Ecco allora che "Castore e Polluce" (i due emisferi cerebrali) possono divenire alleati della percezione, poichè incrociando l'analisi delle immagini con la conoscenza dei simboli, degli archetipi e delle tecniche di manipolazione, è possibile per tutti indagare le verità volutamente nascoste allo sguardo.

da: http://www.lemelediafrodite.blog.dada.net/
28/12/2007 13:21
 
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mito e comunicazione
Sogno e comunicazione: immagini e parole
Estratto



Raccontare e raccontarsi in una dimensione odierna, senza cadere in banalismi e in stereotipi convenzionali, risulta abbastanza difficile. Oggi prevale il mito della velocità e della rapidità, alcuni degli aspetti del dio Hermes, in cui la corsa alla comunicazione invade i campi della nostra professionalità e a mio avviso si sono dimenticati e rimossi altri aspetti di questa divinità, quelli del lato notturno, oscuro, invisibile, aventi a che fare col mondo del regno di Ade.


Ma cosa comporta parlare di Hermes in rapporto alla comunicazione, al sogno e soprattutto all’immaginazione?


Quali connessioni psichiche possiamo trarre da questa strada mitica, dal momento che Hermes rappresenta “l’archetipo dell’inconscio?”.


Nel dialogo, ovvero nella comunicazione, così come si racconta nell’Inno Omerico, tra Apollo ed Hermes, ci sono elementi significativi che accompagnano il nostro lavoro; Apollo cerca la luce, la verità, la sincerità; la sua è una coscienza solare, lineare, amante della coerenza e della traiettoria che uccide con le sue frecce. Hermes invece è il signore del commercio, del baratto, dio dei ladri; è messo ai crocicchi delle strade ed è psicopompo delle anime. Ma soprattutto è il messaggero di Zeus.


Ritorna il tema del messaggio, della notizia, della comunicazione, del potere arrecare all’altro idee, pensieri, immagini che vengono dall’alto, dal cielo; ma tende anche a rappresentare il basso, la notte, l’invisibile, muovendosi sulla scena delle trame mitiche come l’unione degli opposti, metaforicamente immaginati nel tema dell’ermafrodito. Se Hermes ha a che fare con la duplicità della vita/morte, allora la comunicazione non appartiene solo al regno diurno e tutti gli sforzi dell’essere umano di apportare solarità, certezza, ragione, dati obiettivi e sicuri, rappresentano solo un aspetto della comunicazione, alquanto limitante poiché disgiunge la coppia Apollo/Hermes e mette sul trono della comunicazione unicamente il dio del sole.


Nell’Inno Omerico ad Hermes, il dialogo tra i due fratelli viene segnato da un monologo di Hermes al padre Zeus, in cui sostiene di non aver mentito e di non aver rubato. A questo atteggiamento il padre rispose con una grande risata; in termini psichici questo rapporto col lato ermetico lo troviamo spesso negli incontri di psicoterapia, dove inganni, imbrogli, false promesse, scappatoie e scorciatoie, aspetti rimossi e scissi risultano albeggianti e spesso queste modalità mettono il terapeuta in scacco ed attaccano la sua visione del mondo.


Certi se questi eventi vengono visti da un punto di vista moralistico (e sarebbe interessante fare delle riflessioni sulla morale nella relazione terapeutica), rimangono ingabbiati ed imprigionati nella dinamica sclerotizzante padre/figlio: la legge, l’autorità, il potere. Se invece vengono guardati dal punto di vista della dimensione archetipica ed immaginale (Zeus/Hermes), allora nel lavoro terapeutico con pazienti affetti da disturbo di personalità e da psicosi, forse questi aspetti mercuriali possono essere delle strade per entrare nella via regia dei complessi, negli aspetti isterici ed istrionici, abbordare le difese paranoiche e penetrare nelle stanze di un castello (quello del paziente) che sullo scenario del collettivo appare dominato dalla solarità di Apollo, mentre poi nelle stanze regali dell’interiorità appare incapsulato nella paura dell’inconscio.


Nella psicoterapia l’idea che il terapeuta rappresenta il depositario della vita e della conoscenza, mentre il paziente colui che deve solo usufruirne determina una modalità relazionale che non coglie la complessità e le sfaccettature di alcuni disturbi della relazione: “quando l’analista sostiene di essere solo l’analista ed il paziente solo il paziente, c’è un elemento di falsità nella situazione. L’analista che esige la verità e niente altro che la verità, probabilmente è più nel ruolo del confessore, con qualche caratteristica dell’inquisitore, più che essere uno che crede in una psicoterapia sostenuta dalle immagini di Hermes”.





ABSTRACT



L’autore mette in evidenza con tale lavoro come nella società attuale la comunicazione si stia imponendo in tutti i settori, privilegiando gli aspetti della rapidità e velocità, alcune delle caratteristiche del dio Hermes, messaggero degli dei. Parlando del mito di Hermes si possono cogliere molti altri aspetti non diurni ma notturni della comunicazione, dal momento che tale mito ci ricollega al mondo invisibile, dell’ambivalenza e del linguaggio ermetico così importante nel lavoro di psicoterapeuti. Ciò è strettamente connesso alla dimensione del sogno che si nutre di uno stile comunicativo legato ad una dimensione simbolica ed immaginale, sfuggendo alla logica della coscienza razionale di tipo apollineo che tende ad imporre il proprio stile di pensiero. Evidenziare e cogliere le connessioni analogiche tra il mito di Hermes e l’attività onirica permette di gettare uno sguardo sugli aspetti ombrosi e ambigui della comunicazione che in maniera imponente fa il suo ingresso sulla scena del lavorio psicologico e psicoterapico. La consapevolezza della specificità dei due stili di comunicazione, apollineo ed ermetico, permette al terapeuta di allargare i confini della coscienza, attuando un processo di differenziazione tra sfera inconscia e cosciente, così importante nella cura del disagio psichico.




This article points out how in our present society the weight of communications is felt in all sectors, with the result that priority is given to the aspects of rapidity and speed – which are particular characteristics of Hermes, the messenger of the gods. As regards the myth of Hermes, various other aspects of communications could be cited which are not diurnal but nocturnal, since that myth connects us once more to the invisible world of ambivalence and that hermetic language so important in psychotherapy. That in turn is closely related to the dimension of the dream which is nourished by that style of communication bound to a symbolic and imaginal dimension, far removed from the logic of rational, Apollonian consciousness which tends to impose its own style of thought. Identifying and comprehending the analogical connection between the myth of Hermes and the oneiric dimension makes possible a glimpsing of those ambiguous, shadow aspects of communication which powerfully enter onto the scene during psychological and psychotherapeutic work. That awareness of the specific nature of the two styles of communication – apollonian and hermetic – allows the therapist to expand the confines of the consciousness, triggering thus a process of differentiation between unconscious and conscious spheres, essential to the treatment of psychic discomfort.

da:http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/


[Modificato da moi00000000 28/12/2007 13:46]
28/12/2007 13:26
 
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maschile femminile

Alla scoperta dell'Animus


Maschile è l’attività, la forza, la direzione, il comando…… femminile è la passività, la debolezza, la circolarità, la soggezione. Maschile è il fulmine, la freccia, il sole, il fuoco…… femminile è la notte, la luna, l’acqua. Dentro ogni donna, così come dentro ogni uomo, coesistono aspetti femminili e maschili. Come sostiene C.G.Jung, l’archetipo Anima è il condensato delle caratteristiche femminili, mentre l’archetipo Animus rappresenta il maschile interno nella donna.Conoscere il nostro Animus è utile ogni qual volta dobbiamo entrare in relazione con il mondo maschile, sia in ambito lavorativo che affettivo-sentimentale.

Fin dalla nascita, infatti, ogni donna coltiva dentro di sé l’ideale maschile. E ogni donna, d’altro canto, proietta all’esterno il proprio Animus, quel maschile perfetto, unico e introvabile su cui riversare tutte le speranze di appagamento e felicità. Quel maschile che è nato con lei, nel silenzio e nel rispetto della sua anima.

Il difficile rapporto uomo-donna

Esiste quasi sempre un uomo in carne ed ossa che, all’inizio della relazione, si avvicina al nostro archetipo maschile, anche se non potrà mai ricalcare l’originale.Ecco allora che a farci palpitare il cuore è il potente e freddo stratega e seduttore (Zeus) o l’uomo equo e giusto, dall’intelligenza raffinata e brillante (Apollo) o ancora il mistico ricercatore di piaceri mondani e sensuali (Dioniso). A volte è l’uomo introverso (Ade), in piena crisi esistenziale, che si strugge nella solitudine a ricevere le nostre attenzioni.Altre volte è l’amante istintivo ed irruente, dal carattere impetuoso e dal corpo perfetto (Ares) a rapirci totalmente. Ma anche l’uomo emotivo, che supera la fredda mente razionale (Poseidone) o l’abile comunicatore, dalla straordinaria agilità mentale, capace di incantare mentre parla (Hermes), sono uomini che possono farci perdere la testa.Su di loro investiamo le nostre energie ed i nostri sogni, ognuno di loro rendiamo erroneamente responsabile delle nostre amarezze, sconfitte, disillusioni

L’inevitabile delusione…….

E’ una storia vecchia come il mondo che porta ognuna di noi ad innamorarsi del proprio Animus, vale a dire di una parte di noi, dell’eroe maschile che abbiamo dentro e che popola il nostro immaginario affettivo e sessuale.Non c’è niente di sbagliato o innaturale. L’errore semmai è quello di ostinarsi a volere che quell’immagine ideale maschile ci cammini a fianco nella vita di tutti i giorni, incarnata perfettamente dall’uomo che ci siamo scelte. Ne consegue che il nostro partner, per non deluderci, deve corrispondere al nostro archetipo. Questo meccanismo inconscio, ma inevitabile, se non compreso, conduce a cocenti delusioni e frustrazioni, causando il più delle volte la fine prematura di un rapporto sentimentale

…… e il segreto della felicità

Ecco allora che conoscere le caratteristiche del nostro maschile significa abbandonare il mondo delle proiezioni, dell’illusione che qualcuno fuori di noi possa assomigliargli a tal punto da renderci per questo felici. Il fatto che ognuna di noi possa stare bene con un uomo che non ricalca perfettamente il nostro archetipo maschile, non è solo la fine di un sogno irrealizzabile, ma l’inizio di una storia vera e matura, che ci fa scegliere il partner come complemento necessario del nostro Animus ……. il segreto è conoscerlo e rispettare le sue caratteristiche.

da: http://www.arpha.it/

28/12/2007 13:38
 
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mito
Mercurio (divinità)


("Mercurio". Dipinto di Hendrick Goltzius)


Questa voce di mitologia romana è solo un abbozzo: contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.
"Mercurio". Dipinto di Hendrick GoltziusMercurio (in latino Mercurius, in greco Hermes) è il nome del dio dell'eloquenza, del commercio e dei ladri, della mitologia greca e romana. La sua bacchetta, il Caduceo, è divenuta simbolo della medicina. Essendo il messaggero degli dei viene spesso raffigurato con le ali ai piedi.


Mitologia romana

Nella mitologia romana Mercurio rappresenta il dio degli scambi, del profitto e del commercio, il suo nome latino probabilmente deriva dal termine merx o mercator, che significa mercante. A Roma, un tempio a lui dedicato, venne eretto nel Circo Massimo sul colle Aventino, nel 495 AC!


Mitologia greca


Nella mitologia greca Mercurio (Hermes), figlio di Giove e della ninfa Maia, era il messaggero degli dei, dio protettore dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione, dell'inganno, dei ladri, dei truffatori, dei bugiardi, delle sostanze, della divinazione. Tra gli altri ruoli, Hermes era anche il portatore dei sogni e il conduttore delle anime dei morti negli inferi.

da: http://it.wikipedia.org
28/12/2007 13:45
 
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epoche e società

Il sorriso di Hermes
che vela e disvela




Di Hermes dice Zeus nell'Odissea che "il compito a lui più caro è di essere all'uomo compagno" (Od. X,302). Mescolato agli uomini, ma sempre inafferrabile, Hermes-Mercurio è il nume che forse ha fatto avvertire maggiormente la sua presenza dopo il declino del paganesimo antico. Inteso come Dio delle "lettere" e delle arti che nobilitano l'uomo, Mercurio è il soggetto di quell'opera - il De nuptiis Mercuri et Philologiae - che rappresenta l'anello di congiunzione tra l'eredità classica e l'educazione medievale. Le arti liberali - alcune delle quali dense di significati metafisici come l'astronomia e la stessa musica - nel corso del Medio Evo avrebbero dato soddisfazione interiore a quella ristretta cerchia di persone che non si accontentavano del credere, ma cercavano di porsi in un atteggiamento più maturo e virile di fronte agli enigmi dell'universo e ai misteri della vita. Veicolo di comprensione delle due grandi metafisiche classiche di Platone e di Aristotele, le Arti Liberali svolgevano, nella loro apparente astrazione, un funzione squisitamente mercuriale di mediazione tra l'umano e il divino. Una mediazione che, a differenza della fede predicata dai pulpiti, non mortificava ma esaltava la ragione naturale degli uomini.

Se per tutto il Medio Evo Mercurio propizia il diffondersi nei ceti letterati di un modello di educazione squisitamente classico, a partire dal Trecento il nume sembra quasi abbandonare il suo gusto per il nascondimento, per venire allo scoperto col suo volto e col suo nome. Hermes aleggia sul Rinascimento italiano e come Ermète Trismegisto lo onorano i saggi dell'Accademia fiorentina. L'umanesimo italiano tende a sostituire alla Bibbia di Jahvè e Joshua - libro sacro della fede - il Corpus Hermeticum ovvero il canone sacro a Mercurio, tutto incentrato sull'esercizio delle facoltà intellettive superiori volte alla conquista dei supremi veri. Proprio quando la spiritualità biblica riprende il sopravvento - grazie all'azione intransigente di Lutero e alla reazione energica del Papato - Giordano Bruno porta alle conseguenze più audaci il culto mercuriale affermando la necessità storica di una "religione della mente" ispirata ad Ermete Egizio. Il rogo acceso in campo dei fiori avrebbe attestato il fatto che tale culto non era mera divagazione letteraria.

Ma intanto Mercurio ritorna a celarsi e ad agire dietro le quinte. Il filone dell'ermetismo, l'insieme dei libri scritti secondo un linguaggio ellittico, talora beffardo e addirittura ingannevole mostra tutti i crismi della personalità del nume. "Solo chi ha l'oro può fabbricare l'oro", questa frase piena di ironica saggezza espressa in un testo alchemico dopo intricate descrizioni di mescolanze svela nuovamente il volto sorridente del dio. Tuttavia dietro il sorriso spesso fuorviante non vi è la menzogna. Dopo secoli di faticose decifrazioni (di "ermeneutiche") la cultura europea scoprirà lo spessore delle affabulazioni alchemiche. Jung ne ricava una psicologia. Evola ne dimostra il valore puramente iniziatico. Steiner pone le basi di una sintesi tra ermetismo e scienza sperimentale. Ciò non vuol dire che oggi si assista al "trionfo di Hermes". Il dio in verità rifugge dalle affermazioni plateali. Tuttavia, oggi più di ieri, il suo soffio si avverte lungo le strade della modernità. Di Hermes parla anche il Vangelo quando dice che "lo spirito soffia dove vuole". Quando nella mente di un pensatore educato all'interno del convitto plumbeo del materialismo si accende un'idea metafisica allora balena l'intelligenza ermetica.

Ovviamente il dio non ha smesso di scherzare: tutta la New Age è uno scherzo di Hermes. Quando le dame dell'alta borghesia si riuniscono in salotto per cinguettare di Spiritualità e Armonia Cosmica chi se non Hermes si diverte a sussurrare nelle loro orecchie i più deliziosi nonsensi? Come sempre il divino imbroglione vela e disvela. E se comunica agli uomini la dottrina divina pure non cessa di avvolgerla in una "maja" dorata. Forse nei prossimi tempi Hermes diventerà più serio e pronuncerà parole più precise, più chiare. Perché oggi si avventano contro l'Europa spiriti truci, inesorabili, lugubri. Che, con l'aria serissima di "chi ci crede", cospargono il mondo di falsità. Tutto il contrario di Hermes, che ridendo e giocando dice le verità più profonde.


Alfonso Piscitelli

da: http://www.centrostudilaruna.it/
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