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Poesie sugli animali

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2010 02:33
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25/12/2007 16:48
 
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Postiamo qui poesie sugli animali che per noi hanno un certo significato, e spieghianolo.

Nel regno del pollo
il gufo è come un dio.
Vento forte sulla pelle.
Pioggia leggera nelle ossa.
Il gufo sorge come il giorno.
Sono un gufo, sono un gufo.


George MacBeth
Il gufo


Questa poesia assume un gran significato per chi ha letto i romanzi della triologia di Martin Hocke sui gufi. Questa poesia doveva piacere particolarmente ad Hocke, perché è citata più volte e poi il titolo dell'ultimo volume della triologia si intitola proprio Am an Owl (sono un gufo).
Mi ispira sensazione di libertà, vita nella natura aspra ma allo stesso tempo splendida.
Questa poesia assumerà ancor più valore quando avrò terminato di leggere Alla Conquista della Terra (titolo italiano di Am an Owl).

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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25/12/2007 17:58
 
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Mi piacerebbe dire cosa ha comunicato a me la poesia di cui ha parlato Fabio, ma aspetto che arrivi alla fine del libro... non gliela voglio rovinare. [SM=g27987]

Io... ne posterò una tristissima, abbiate pietà. In compenso è molto natalizia.
SU BIANCA E' CADUTA LA NEVE -Luciano Somma-
Bianca sa che il padrone non torna
Ma lo aspetta ugualmente
L'ospedale è a due passi da lei
Come il cibo
Che non vuol mangiare
Perché la memoria sua è ferma
Alla mano callosa ma buona
Che le carezzava la testa
Ed ora che resta?
A che serve il Natale
(perchè sa,lo ha capito
guardando
un albero pieno di luci
ch'è festa)
se il suo amico più caro non c'è
eppure lo cerca caparbia
nel viso di ogni passante
ma l'odore di chi amava tanto
è ormai troppo lontano
l'aria attorno si è fatta di gelo
le si appannano gli occhi
su Bianca è caduta la neve.


Ovviamente mi viene in mente il Natale, e il fatto che purtroppo certe coincidenze hanno voluto che alcune persone della mia famiglia siano morte giusto in questo periodo, in cui non dovrebbe morire nessuno...mi vengono in mente i parenti di quest'uomo in ospedale che, nonostante tutto, festeggiano. E pare proprio che solo questa cagnetta non abbia voglia di festeggiare. La sua vita non ha senso, senza quella "mano callosa"tanto gentile...lei non lo vuole lasciare, e lo segue, lo cerca finchè non si rende conto che non lo troverà più...e si lascia morire. Questa poesia mi ricorda tanto Tom, uno dei pochi cani che ci sono stati nella mia famiglia. Il cane di mio nonno, la sua ombra. Era ormai vecchissimo quando mio nonno è morto, ma è rimasto finchè il padrone non se n'è andato. Immediatamente dopo lo ha seguito, decidendo di lasciarsi morire.
Scusatemi, troppo triste... [SM=g28000] [SM=x1169385]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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27/12/2007 11:20
 
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Questa non è proprio una poesia, ma una frase che credo racchiuda tutta l'essenza degli animali.

"Gli Animali possiedono bellezza senza vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia, e tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi. Arthur Schopenauer"

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30/12/2007 00:10
 
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Questa non è una poesia, ma una prosa: l'introduzione a "Storia di una capinera" di Giovanni Verga.
Mi ha sempre commosso fin da quando ero piccola e la sentivo recitare alla nonna: allora piangevo e adesso mi commuovo ancora.

Capinera

Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia; ci guardava con occhio spaventato; si rifugiava in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera progioniera. Eppure i suoi custodi le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava di rassegnarsi, la meschinella; non era cattiva, non voleva rimproverarli neanche con il suo dolore, poiché tentava di beccare tristemente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu trovata stecchita nella sua prigione.
Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpicino c'era qualcosa che non si nutriva soltanto di miglio e che soffriva qualche cosa, oltre la fame e la sete.


Questa storia dovrebbe far meditare tutte quelle persone che cercano il divertimento e la gioia nel maltrattare gli animali. Forse non pensano che anche loro hanno un modo di sentire e di soffrire uguale al nostro ed hanno diritto alla libertà che è stata concessa a tutti gli esseri viventi fin dalla nascita. Infatti alla povera capinera manca una sola cosa: la libertà, ed è così intenso il desiderio del volo nello spazio libero del cielo, che si intristisce e muore.
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30/12/2007 14:47
 
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Bellissima Vraja... grazie di cuore, non la conoscevo....



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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30/12/2007 20:39
 
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Eccone una più allegra [SM=x1169390]

Tu vedi questo cane.
Era soltanto ieri e io meditavo
dimentica della sua presenza accanto a me
finchè pensieri su pensieri
mi portarono a lacrime su lacrime;
quando dal cuscino su cui giacevo,
le guance bagnate di pianto,
una testina ricciuta come quella d’un fauno
sorse dal nulla accanto al mio viso,
due occhi grandi d’oro chiaro
interrogarono i miei,
un orecchio morbido mi accarezzò sulle guance
a tergere il mio pianto.
sgranai gli occhi al momento,
come qualche abitante d’Arcadia,
stupito dal dio caprino nei boschi al crepuscolo,
ma come quella visione di riccioli
mi venne più accanto ad asciugarmi le lacrime,
riconobbi Flush, e superai sorpresa e tristezza,
ringraziando il dio Pan che, dalle piccole creature,
conduce alle altezze d’amore.”

Elizabeth Barrett Browning, “Flush or Faunus”
[SM=x1169427]

Non conosco nessuno che ami gli animali al quale non sia mai successo qualcosa del genere. Questa poesia potrebbe essere stata scritta da me come dalla maggioranza di voi, credo. Perchè quando tutto va storto, c'è sempre un cane o un animale amico a farci trovare la forza di andare avanti... no?
Trovo particolari e bellissimi gli ultimi due versi: "ringraziando quel dio che, dalle piccole creature, conduce alle altezze dell'amore" è una frase così poetica e profonda che non credo si faccia facilmente dimenticare. [SM=x1169385]

Vraja, spero non ti dispiaccia, ho messo la capinera sul blog... era troppo bella...
[Modificato da Akyaky 30/12/2007 20:40]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

31/12/2007 17:24
 
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questa riguarda la verità sugli animali in cattività....
Ci sarà qualcuno che si renderà conto che fà male a delle anime innocenti, torturate, facendoli soffrire per alcuni minuti, mentre ancora il loro cuoricino continua a battere.

Sbattuti, storditi, mozzandogli le zampe dal vivo ma continuano dannatamente a respirare...
é come in un film d'horror, ma purtroppo non e così, non è un film, ma è la realtà che nessuno vorrebbe mai vederlo e passarci.
Per chi sà di che cosa stò parlando, sa di non poterlo dimenticare...
per chiè come me sà quello che sento....
Purtroppo ancora sono piccola per salvare più di un miliardo di vite innocenti.
Ammazzati, perchè? vi rispondo io: perchè vogliono la loro pelliccia, perche non si accontentano della lana, perchè per loro non si può vivere senza la carne, perchè vogliono loro vendendoli per denaro....la vita in denaro...certo:noi siamo quelli che se c'e un cane che abbaglia lo dobbiamo picchiare, perche nessuno e inferiore all'uomo. Ma se solo noi umani passassimo quello che passano questi innocenti sono sicura che ancora non capirebbero.
ma io non smettero mai di lottare, di sognare, per un mondo migliore, non dico di soldi, ma di salvare vite...
Ma noi amanti degli animali siamo sempre qui ad aspettare che ci sia un segnale per iniziare a realizzare il nostro sogno.
Gli animali sono vite, e la vita e solo un sogno di speranza.
come si fà a picchiare un conoglietto?mettere un cagnolino nell'olio bollente?a bruciare vivi i gattini?
solo dei mostri senza ne un cuore ne un'anima possono fare queste cose talmente orribili...
come si fà a buttare un cane in mezzo alla strada?come fanno ad ammazzare una tigre per un tappeto?
io mi vergogno a stare vicino a questi essere così cattivi...
i migliori amici sono gli animali....

io mi fermo qui...anche se potrei continuare cose orribili su questi animali...vedete solo questi video, parlano da soli: www.nonlosapevo.it...

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31/12/2007 20:51
 
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Re: questa riguarda la verità sugli animali in cattività....
different91, 31/12/2007 17.24:

Ci sarà qualcuno che si renderà conto che fà male a delle anime innocenti, torturate, facendoli soffrire per alcuni minuti, mentre ancora il loro cuoricino continua a battere.

Sbattuti, storditi, mozzandogli le zampe dal vivo ma continuano dannatamente a respirare...
é come in un film d'horror, ma purtroppo non e così, non è un film, ma è la realtà che nessuno vorrebbe mai vederlo e passarci.
Per chi sà di che cosa stò parlando, sa di non poterlo dimenticare...
per chiè come me sà quello che sento....
Purtroppo ancora sono piccola per salvare più di un miliardo di vite innocenti.
Ammazzati, perchè? vi rispondo io: perchè vogliono la loro pelliccia, perche non si accontentano della lana, perchè per loro non si può vivere senza la carne, perchè vogliono loro vendendoli per denaro....la vita in denaro...certo:noi siamo quelli che se c'e un cane che abbaglia lo dobbiamo picchiare, perche nessuno e inferiore all'uomo. Ma se solo noi umani passassimo quello che passano questi innocenti sono sicura che ancora non capirebbero.
ma io non smettero mai di lottare, di sognare, per un mondo migliore, non dico di soldi, ma di salvare vite...
Ma noi amanti degli animali siamo sempre qui ad aspettare che ci sia un segnale per iniziare a realizzare il nostro sogno.
Gli animali sono vite, e la vita e solo un sogno di speranza.
come si fà a picchiare un conoglietto?mettere un cagnolino nell'olio bollente?a bruciare vivi i gattini?
solo dei mostri senza ne un cuore ne un'anima possono fare queste cose talmente orribili...
come si fà a buttare un cane in mezzo alla strada?come fanno ad ammazzare una tigre per un tappeto?
io mi vergogno a stare vicino a questi essere così cattivi...
i migliori amici sono gli animali....

io mi fermo qui...anche se potrei continuare cose orribili su questi animali...vedete solo questi video, parlano da soli: www.nonlosapevo.it...




Innanzitutot benvenuta.
Potrai capire leggendo qua e là in questo forum che un pò tutti siamo a conoscenza di queste atroci verità, e di molte altre ancora...
Se la fantasia umana non ha limiti non li ha nemmeno la sadicheria...
Nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa, e col tempo ci sono miglioramenti. In questo periodo me ne sono accorto, adesso i colletti dei cappotti, quelli in vendita ora, hanno pelliccia sintetica...
Ci vorrà ancora molto per abolire molti orrori, ma speriamo che passo passo, si vada sempre più spediti verso un miglioramento.

Ancora benvenuta, e comunque siamo decisamente OT, se ti va di continuare la discussione possiamo aprire una nuova discussione e parlarne [SM=g27988] .

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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31/12/2007 20:53
 
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www.nonlosapevo.it/home.htm

Quel video orrendo per fortuna è stato largamente diffuso, ma dobbiamo continuare a diffonderlo e a farlo vedere a coloro che fingono di essere ciechi. Ti ringrazio different, e se posso lo faccio a nome di tutto il forum. [SM=x1169385]

Perchè le tue parole sono bellissime. Perchè è bellissimo che una ragazza della tua età sia così sensibile da pensare a queste cose, alle quali molti uomini maturi, adulti, sono del tutto indifferenti. E' bellissimo che tu sia così, e questo mi fa pensare che anche in questo mondo impazzito ci sia speranza. Grazie di cuore, benvenuta tra noi [SM=g27998]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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31/12/2007 20:54
 
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Ops il capobranco mi ha battuta in velocità...



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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01/01/2008 18:35
 
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Una poesia di Pascoli che amavo da bambina e che ci mostra quanto assomigli, anche nelle cose più nostre ed estreme, la vita di un uomo a quella di un animale.


Giovanni Pascoli
X agosto



"San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido
l'uccisero: disse: "Perdono";
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! D'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!"


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Sesso: Femminile
02/01/2008 18:43
 
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Molto bella! Anch'io l'ho letta per la prima volta da bambina nelle scuole medie, mi hai fatto piacevolmente andare indietro nel tempo!
[Modificato da Vraja 02/01/2008 18:47]
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Sesso: Femminile
02/01/2008 19:08
 
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La vispa Teresa
(Filastrocca reinventata)

La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
al volo sorpresa
gentil farfalletta
e tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa
"L'ho presa, l'ho presa!"
"L'hai presa, cretina
e bene ti sta"
gridò farfallina
"la radioattività!"
"non sai che nei prati
i più ionizzati
siam noi, poveretti,
i piccoli insetti?"
Confusa, pentita
Teresa arrossì
dischiuse le dita
in sei mesi morì.


Da: Stefano Benni - Il ritorno di Benni furioso - Il Manifesto
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05/01/2008 01:21
 
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Il gatto in un appartamento vuoto

Morire: questo a un gatto
non si fa. Perché
che deve inventarsi un gatto
in un appartamento vuoto?
Farsi le unghie sulle pareti.
Strusciarsi ai mobili.
Come se qui niente fosse mutato,
eppure qualcosa è cambiato.
Come se niente fosse stato spostato,
eppure qualcosa non è al suo posto.
E alla sera la lampada non splende più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
La mano che mette il pesce sul piattino
non è la mano che lo metteva.
E c'è qualcosa che non comincia
alla sua solita ora.
E c'è qualcosa che non accade
come dovrebbe.
Qui per tanto tempo c'è stato qualcuno
ma poi improvvisamente è scomparso,
e testardo continua a non esserci.
Si è guardato in ogni armadio.

Corso su ogni scaffale.
Ci si è infilati sotto il tappeto e
controllato.
Si è perfino infranto il divieto,
e sparso ovunque i fogli.
Che altro c'è da fare?
Dormire, aspettare.
Che si provi soltanto a tornare,
che soltanto si faccia vedere.
Imparerà, sì,
che questo a un gatto non lo si fa.
Si andrà verso di lui,
proprio come se non se ne avesse alcuna
voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E tanto per cominciare niente salti,
miagolii.

Da:
Wislawa Szymborska - La fine e l'inizio - Ed. Mondadori


Fin dalla prima parola del primo verso si capisce cosa è successo, ma il gatto non lo sa e non lo accetta e per questo, aspetta nell'appartamento vuoto chi non tornerà più, provando una triste e insopportabile sensazione di tradimento.
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08/01/2008 16:12
 
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poesia di D.H.Lawrence

--------------------------------------------------------------------------------

Mi perdonate se mi prendo la libertà di postare anch'io una poesia?
Quelle che ho letto qui sono bellissime, siano dolci, tristi o umoristiche. Questa l'ho trovata x caso sfogliando una vecchia antologia, e mi é piaciuta. Io non tengo serpenti in casa, ma mi piacciono tanto anche loro.
Questa poesia é dedicata appunto a loro; l'autore, inglese, é David Herbert Lawrence (1885 -1930). E' un omaggio ai serpenti.
...Purtroppo é un po' lunga, ma spero che non vi annoierà troppo...

Il serpente

Un serpente venne alla mia vasca di pietra.
Un giorno di canicola, e io in pigiama nell'afa,
Per bere.

Dove l'ombra stranamente profumata del grande carrubo scuro era più fonda
Scesi i gradini con la mia brocca
E dovetti aspettare, dovetti sostare e aspettare, perché egli era lì alla vasca prima di me.
Si spenzolò giù da una crepa del muro di terra nell'ombra
E scivolò giù portando la giallo-bruna mollezza dal soffice ventre sopra l'orlo della vasca di pietra,
E posò la gola sul fondo di pietra,
E dove l'acqua era gocciolata dal rubinetto, in una piccola pozza chiara,
Prese a sorseggiare con la piccola bocca dritta,
Pian piano a bere traverso le gengive dritte colando l'acqua entro il lento corpo molle,
Silenziosamente.

Qualcuno era giunto prima di me alla mia vasca.
E io, da secondo arrivato, attendevo.
Egli levò il capo dal beveraggio, come fanno gli armenti,
E mi guardò vago, come fanno gli armenti che s'abbeverano,
E fece vibrare di tra le labbra la lingua bifida, e rifletté un momento,
E si chinò e bevve un altro poco,
Bruno come la zolla, dorato come la zolla, uscito dalla viscere infocate della terra
Nel giorno del luglio siciliano, con l'Etna che fumava.

La voce della mia civiltà mi disse
Che doveva essere ucciso,
Perché in Sicilia i serpenti tutti neri sono innocui, i dorati velenosi.
E voci dicevano in me: Se tu fossi un uomo
Prenderesti un bastone e gli spezzeresti la schiena, ora, e lo spacceresti.
Ma devo confessare quanto mi piacesse,
Quant'ero felice ch'egli fosse venuto come un ospite in tutta pace a bere nella mia vasca
E ritornarsene tranquillo, appagato e ingrato,
Entro le viscere infocate di quella terra?

Fu codardìa che io che io non osassi ucciderlo?
Fu perversione che io desiderassi di parlargli?
Fu umiltà sentirmi così onorato?
Mi sentivo così onorato.

E quelle voci, ancora:
Se non avessi paura, l'uccideresti!

E in verità avevo paura, tanta paura,
Ma onorato ancor più, tuttavia,
Ch'egli avesse cercato la mia ospitalità
Dalla porta oscura della terra segreta.

Bevve a sua posta,
E levò il capo, trasognato, come colui che ha bevuto,
E fece vibrare la lungua come una bifida notte nell'aria, così nera,
E parve si leccasse le labbra,
E si guardò intorno come un dio, senza vedere, nell'aria,
E lentamente volse il capo,
E lentamente, molto lentamente, come tre volte trasognato,
Si mise a strisciare in tutta la sua lenta lunghezza ad arco di cerchio
E a risalire la parete screpolata del mio muro.

E mentre infilava il capo in quell'orrido foro,
E mentre lentamente saliva, insinuava le spalle serpigne e penetrava più addentro
Una sorte di orrore, una sorte di protesta contro quel suo ritrarsi entro l'orrido foro nero,
Quel suo deliberato ritorno nella tenebra, e quel lento trainarsi dietro tutto il suo corpo,
Mi sopraffece, ora che mi voltava il dorso.

Mi guardai intorno, posai la mia brocca,
Raccolsi un grosso ceppo informe
E lo scagliai contro la vasca, fragoroso.

Credo che non lo colpisse.
Ma subitamente quella parte di lui che ancora rimaneva fuori fu presa da un convulso d'indecorosa precipitazione,
Guizzò come un baleno, e sparì
Nel foro nero, nella crepa dalle labbra di terra,
E nell'intenso meriggio immoto, io rimasi a fissare il muro, affascinato.

E immediatamente mi pentii,
Pensai quanto miserabile, volgare, meschino il mio gesto!
Disprezzai me stesso e le voci della mia dannata civiltà umana.

Pensai all'albatro,
E desiderai che ritornasse, il mio serpente.

Perché egli mi parve nuovamente simile a un re,
a un re in esilio, senza corona nel mondo sotterraneo,
che ora dovesse cingerla di nuovo.

E così perdetti la mia ora con uno dei signori
Della Vita.
E ho qualcosa da espiare:
una piccinerìa.
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08/01/2008 16:17
 
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Molto commovente "la capinera" di Verga, non la ricordavo. Mi fa piangere ancora. [SM=g27992]
E anche la poesia su Flush mi ha toccato [SM=x1169410]
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16/01/2008 14:26
 
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Che belle!!! splendido questo thread...

Eccone due semplici, ma carine, secondo me:

L'UCCELLETTO - Robert Frost

Proprio ho sperato che volasse via
e non cantasse sempre davanti a casa mia

gli ho battuto le mani dal limitare
quando non l'ho potuto più sopportare.

Mio in parte il torto dev'essere stato
l'uccelletto non era stonato.

E qualcosa non va, qualcosa manca
a chi vuol far tacere uno che canta!



POLVERE DI NEVE - Robert Frost

Il modo in cui un corvo
di sopra la cicuta
scrollò sopra di me
una neve minuta

diede al mio cuore un tale
mutamento d'umore
da salvare un mio giorno
ormai senza valore.




Ed eccone una famosa. Una delle mie preferite.
L'ALBATROS
(C. Baudelaire)

Per dilettarsi, sovente, le ciurme
catturano degli àlbatri, marini
grandi uccelli, che seguono, indolenti
compagni di viaggio, il bastimento
che scivolando va su amari abissi.
E li hanno appena sulla tolda posti
che questi re dell'azzurro abbandonano,
netti e vergognosi, ai loro fianchi
miseramente, come remi, inerti
le candide e grandi ali. Com'è goffo
e imbelle questo alato viaggiatore!
Lui, poco fa sì bello, com'è brutto
e comico! Qualcuno con la pipa
il becco qui gli stuzzica; là un altro
l'infermo che volava, zoppicando deride.
Come il principe dei nembi
è il Poeta; che, avvezzo alla tempesta,
si ride dell'arciere: ma esiliato
sulla terra, fra scherni, camminare
non può per le sue ali di gigante.



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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16/01/2008 16:24
 
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"L'albatro" di Baudelaire è anche una delle mie preferite!

Vorrei mettere la famosa "Il rospo" di Victor Hugo ("Le crapaud"), ma devo prima trovarla. Conoscevo già la traduzione del Pascoli, ma tempo fa con internet ne avevo trovata una molto + recente e molto + efficace. Acc...non riesco + trovarla e non ricordo il nome della traduttrice...Forse la ritroverò; merita veramente.
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22/01/2008 16:46
 
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da victor hugo un atto d'amore, ovvero: a lezione dall'asino
Ho trovato finalmente quella traduzione di "Le crapaud" (Il rospo) di Victor Hugo che stavo cercando.
Tenete conto che è di quasi un secolo e mezzo fa! Lo stile infatti è un po' troppo enfatico in alcuni passaggi, in qualche punto suona quasi barocco al gusto moderno. Ma mi ha sempre fatto piangere di commozione.

Intendiamoci: io non trovo affatto "orridi, orrendi, mostri, ripugnanti" i rospi, aggettivi che l'autore usa ripetutamente, anzi, mi piacciono un sacco! E tanto meno trovo "idiota" l'asino: tutt'altro! E nemmeno l'autore, lo si comprende bene soprattutto nelle frasi finali; semplicemente si adegua ai canoni del "senso comune" umano per narrare una storia comune (almeno un tempo, queste erano "marachelle" tristemente comuni: cose normali, da niente, quasi "doverose")...e arrivare a lanciare un messaggio etico altissimo.

Lo so, voi non ne avete bisogno di messaggi simili, ma dovevo postarla a tutti i costi, questa poesia...
Data la lunghezza, spero di non fare un dispetto al forum! Chi avesse voglia di leggersela, eccola qua.


IL ROSPO (“Le crapaud” - Victor Hugo -1859) (Traduzione di Barbara X)

Cosa ne sappiamo noi? Chi dunque conosce il fondo delle cose?
Il tramonto sfavillava fra le nuvole rosa;
era un giorno di tempesta, e l'occidente
tramutava l'acquazzone in fiamma nel suo braciere ardente;
sul ciglio di un sentiero, vicino a una pozzanghera,
un rospo guardava il cielo, abbagliato, affascinato;
serio, egli meditava; l'orrore contemplava lo splendore.
(Oh! Perchè la sofferenza e perchè la bruttezza?
Ahimè! Il basso Impero è pieno di Augustucoli,
i Cesari di misfatti, i rospi di pustole,
come il prato di fiori e il cielo di sole!).
Le foglie bagnate s'imporporavano sugli alberi;
l'acqua luccicava, in mezzo all'erba, sul sentiero;
la sera si dispiegava come un vessillo;
gli uccelli abbassavano il canto indebolito durante il giorno;
tutto s'acquetava d'intorno; e, in pieno oblìo di sè,
il rospo, senza timore, senza vergogna, senza collera,
dolce, ammirava la grande aureola del sole;
forse il maledetto si sentiva benedetto.
Non v'è un solo animale che non abbia un riflesso d'infinito;
non v'è pupilla abietta e vile che non tocchi
la vetta in un lampo, sia essa tenera o selvaggia;
non v'è mostro, disprezzabile, torbido, impuro,
che non abbia l'immensità degli astri negli occhi.
Un uomo che passava notò l'orrida bestia,
e, rabbrividendo, gli mise un piede sulla testa;
era un sacerdote che stava leggendo un libro;
poi una donna, con un fiore sul corsetto,
gli ficcò nell'occhio la punta dell'ombrello;
il sacerdote era vecchio, la donna era bella.
Spuntarono quattro scolari, sereni come il cielo.
-Ero bambino! Ero piccolo! Ero crudele!-
Chiunque in questa terra, dove la purezza dell'anima è spesso
una chimera, potrebbe iniziare così la recita della sua vita.
Si hanno il gioco, l'ebbrezza e l'alba negli occhi,
si ha una madre, si è degli scolari gioiosi,
dei piccoli uomini felici, che respirano l'atmosfera
a pieni polmoni, amati, liberi, contenti; che fare,
se non torturare qualche essere sventurato?
Il rospo saltellava verso il fossato del sentiero.
Era l'ora in cui nei campi si azzurrano gli orizzonti;
selvatico, egli cercava la notte; i ragazzi lo scorsero
e gridarono: "Ammazziamo quest'animale schifoso!
E siccome è così brutto facciamogli anche del male!"
E ognuno di loro, ridendo -il ragazzo ride quando uccide-
si mise ad infilzarlo con un ramo puntuto,
allargando la cavità dell'occhio maciullato, infierendo
sulle ferite, rapiti, compiaciuti di ciò che accadeva;
i passanti ridevano; e l'ombra sepolcrale
copriva questo nero martirio privo di rantoli,
e il sangue, spaventoso, colava da tutte le parti
sulla povera creatura, la cui sola colpa era d'esser brutta;
egli fuggiva, aveva una zampa fracassata;
un ragazzo lo colpiva con un badile scheggiato;
e ogni colpo faceva schiumare quel proscritto
il quale, anche quando il sole sorrideva su di lui,
anche sotto il grande cielo, strisciava nel fondo di un fosso;
e i ragazzi dicevano: "E' malvagio! Sbava!"
La sua fronte sanguinava; il suo occhio penzolava; fra il rovo
e la ginestra, raccappricciante a vedersi, egli avanzava;
si sarebbe detto che uscisse da qualche terribile gabbia;
Oh! Quale oscuro atto, peggiorare la miseria!
Aggiungere l'orrore alla difformità!
Distrutto sballottato tra i sassi,
continuava a respirare; senza riparo,
si sarebbe detto che la morte, schizzinosa,
lo trovasse così orrendo da rifuggirlo;
i ragazzi volevano prenderlo in un laccio,
ma egli scappò loro, scivolando lungo una siepe;
il passaggio era sgombro, vi trascinava le sue piaghe
e ci si inoltrava, insanguinato, sfiancato, il cranio squarciato,
avvertendo brividi di freddo in quella verde cloaca,
lavando la crudeltà dell'uomo in quella melma;
e i fanciulli, con la primavera sulle gote ridenti,
biondi, graziosi, non s'erano mai divertiti tanto;
parlavano tutti assieme e i grandi ai più piccoli
gridavano: "Venite a vedere! Adolphe, Pierre, che ne dite?
Finiamolo con una grossa pietra!"
Tutti assieme, su quell'essere dall'esecrabile destino,
essi appuntarono gli sguardi, mentre il disperato
vedeva incombere su di sè quei visi spaventosi.
-Ahimè! Magari avessimi delle mete senza avere dei bersagli;
quando miriamo un punto dell'orizzonte umano,
avessimo la vita e non la morte nelle mani.-
tutti quegli occhi seguivano il rospo nel fango;
esprimevano al tempo stesso furore ed estasi;
uno dei fanciulli ritornò, portando con sè una lastra di pietra,
più pesante ancora per averla sollevata malagevolmente,
e disse: "Adesso vedremo come se la caverà."
Ora, um quel medesimo istante, proprio in quel punto della terra,
il destino faceva sopraggiungere un carro molto pesante
trainato da un vecchio asino storpio, magro e sordo.
Quest'asino sfinito, zoppicante e penoso,
dopo un giorno di marcia si approssimava alla stalla;
tirava il carretto e portava un paniere;
ogni passo che faceva sembrava fosse il penultimo;
quest'animale avanzava estenuato, battuto,
tempestato da un nugolo di colpi;
aveva negli occhi offuscati dai fumi della fatica
quell'eginetica fatica che pare ottusità ma è stupore;
la carreggiata era impervia, piena di fango,
e in quei solchi così aspri ogni giro di ruota
dava come un lugubre e rauco strappo;
l'asino arrancava gemendo, il barocciaio bestemmiava;
la strada declive pressava il carro dietro il povero animale;
l'asino meditava, sottomesso, colpito dalla frusta e dal bastone,
e il suo pensiero toccava una profondità sconosciuta all'uomo.

I ragazzi, avvertendo il rumore di quelle ruote e di quel passo,
si voltarono chiassosamente e videro il carretto:
"Hè! Non far cadere la lastra di pietra sul rospo. Fermati!"
Gridarono; "Guarda, sta giungendo quel carro
e gli passerà sopra, sarà molto più divertente."

Tutti si misero ad osservare. D'improvviso, avanzando pel sentiero
ove la martoriata e orrida creatura attendeva il supplizio finale,
l'asino vide il rospo e, triste - ahimé! Chinandosi
verso chi era ancora più triste-, oppresso, sfinito, cupo,
abbassò il muso fin quasi a terra e parve fiutarlo;
questo forzato, questo dannato, questo pio martire, lo graziò;
rinfocolò le forze ridotte al lumicino e, tendendo
la catena e la cavezza sui suoi muscoli insanguinati,
opponendosi al barocciaio che gli gridava: "Avanti!",
dominando la spaventosa vicinanza del suo fardello,
affrontando la sfida pur con la sua spossatezza,
tirando il carro e sollevando il basto,
stravolto, portò a deviare l'inesorabile traiettoria della ruota,
lasciando vivere dietro di lui quel miserabile;
poi, ricevuto un colpo di frusta, riprese il suo cammino.

Allora, liberando le mani dalla lastra di pietra che scivolò via,
uno dei fanciulli -proprio quello che racconta questa storia-
sotto l'infinita volta del cielo azzurro e tenebroso a un tempo,
ebbe modo di udire una voce ferma che gli disse: "Sii buono!"

La bontà nell'incoscienza è il diamante in mezzo al carbone!
Il divino enigma della luce maestosa che squarcia le tenebre!
L'armonia celeste nulla avrebbe più delle cose morte,
se le cose morte, triste accozzaglia di castighi e cecità,
riflettessero, e, private d'ogni gioia, provassero pietà.
Oh!, quale ineffabile spettacolo! L'ombra misericordiosa,
l'anima costretta al buio soccorre l'anima nelle tenebre,
l'idiota, mosso a compassione, si curva sull'essere ripugnante,
il buon dannato dà speranza a chi è stato accusato di malvagità!
L'animale che si eleva, mentre l'uomo indietreggia!
Nell'irreale serenità del pallido crepuscolo,
l'orrenda bestia meditò per un istante e scoprì di esser parte
di quella misteriosa e profonda dolcezza;
bastò che un lampo di grazia splendesse nel suo essere
per renderla del tutto simile a una stella eterna.
L'asino che era rientrato la sera, sovraccarico, distrutto,
morente, e sentiva sanguinare i suoi poveri zoccoli consunti,
aveva fatto qualche passo in più, aveva scartato e deviato
per non schiacciare un rospo nel fango.
Quest'asino meschino, sudicio, straziato dai colpi di bastone,
ha mostrato d'esser più nobile di Socrate e più grande di Platone.
Che vai cercando, filosofo? Oh, pensatore, stai elucubrando?
Volete forse trovare la verità fra queste nebbie maledette?
E allora credete, piangete, immergetevi nell'insondabile amore!
Chi é buono vede chiaro quando giunge all'oscuro bivio;
chi è buono dimora in un angolo di cielo. Oh, saggio,
la bontà che rischiara il volto del mondo,
la bontà, questo sguardo ingenuo del mattino,
la bontà, limpido sguardo di sole che scalda l'ignoto,
l'istinto che, nella tenebra e nella sofferenza, ama,
è quel legame ineffabile e supremo
che equipara nell'ombra -Ahimè. spesso così lugubre!-
il grande innocente, l'Asino, a Dio, il grande sapiente.













[Modificato da Akela il solitario 23/01/2008 19:31]
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Post: 1.345
Sesso: Femminile
23/01/2008 10:58
 
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Acc...vedo che avrei dovuto usare il corsivo e il grassetto, magari risultava più leggibile, più stimolante alla lettura, essendo così lunga...
Pazienza, devo fare più attenzione
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