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Che cosa dire: sangue su un pallone bucato

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2007 12:24
12/11/2007 10:49
 
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Obababibba
sangue su un pallone bucato
A distanza di 9 mesi ci risiamo. E stavolta le parti sono invertite: muore un tifoso, chi uccide è un poliziotto. Ma solo queste sono le analogie. Per il resto violenze gratuite, minacce, azioni di guerriglia urbana, una vera prova generale di sommossa generalizzata e tante, tantissime parole gettate al vento, quando sarebbe il caso certe volte tenere la bocca chiusa, prendere il gatto a nove code e fustigarsi per l'inazione, la passività, l'incapacità d'agire: anni di città sequestrate, di violenze negli stadi, di delinquenti armati e pagati anche dalle società, ricattate a loro volta, e niente è stato fatto. Anzi, qualche cosa è stato fatto: subire la devastazione del quartiere flaminio a Roma come se nulla fosse.
[SM=x520570]


"Ma noi siamo in tre: io, Smith e Wesson"
Clint Eastwood
12/11/2007 18:00
 
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Mavaffffffff!!
Bergamo come Roma, quando Totti & C. non giocarono su pressione dei capi ultras: si vociferava della morte di un bambino allo stadio, notizia che si rivelò (fortunatamente) una bufala. Ieri stessa scena, con gli ultras atalantini a sfondare la recinzione per interrompere la partita. Pochi C-O-G-L-I-O-N-I a decidere su tutto e tutti e la "dirigenza sportiva" incapace di mettere una pietra tombale sul mondo marcio del calcio. Cazzo serve sospendere il torneo per una o due partite??? A nulla. E siccome sono strapagati per fare o decidere qualcosa, che si guadagnino il pane spaccandosi il cervello per proporre strumenti adeguati e non le solite puttanate "una tantum".
Degli incidenti successi a Roma, ieri sera, preferisco rimanere in silenzio: non avrei mai creduto che l'imbecillità umana raggiungesse vette così eccelse! [SM=x520504] Adesso nemmeno più ci si "mena" per "odio sportivo" (e già ciò rappresenta di per sè una stronzata colossale), ma si va "a menà qualcuno" perchè non si ha un cazzo da fare! Di più: ultras laziali e ultras romani coalizzati contro la Polizia! Nemmeno San Giuseppe ci sarebbe riuscito!

[SM=x520499]


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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
"Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
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Vampirus terribilis
Quando morì Raciti dissi addio al mio interesse per il calcio, in modo totale, parlo del calcio seguito.
Il mio amore si era già quasi completamente spento quando ero tra coloro che ora sono accusati (in blocco) di essere assassini, nazisti, fascisti, il male della società.
Ne ho viste di tutti i colori, ne ho prese tante e non mi vergogno a dirlo, le ho anche date.
Ogni domenica qualcuno (poliziotto, carabiniere, tifoso) rischia la pelle.
Per cosa?
per una partita di calcio?
Il prezzo è decisamente alto da pagare.
Ora siamo qui, a distanza di nove mesi a piangere un ragazzo innocente, ucciso da un poliziotto, per un tragico errore, un grossolano errore ( non riesco ancora a capacitarmi di come una persona possa pensare di sparare da 80 metri ad altezza d'uomo) ed ecco che si scatena una guerra senza senso verso coloro che non dovrebbero nemmeno occuparsi di tifosi, ma di ben altre cose.
Il nostro stato ieri era in mano a gruppi non organizzati, che hanno messo a ferro e fuoco le città.
Se questa non è la fine della nostra società ditemi voi come si può chiamare.
Sorvolo sulle trasmissioni televisive, sui titoli dei giornali e soprattutto sulle frasi dei politici (Cento sostiene che lo stato deve chiedere scusa ai tifosi!!!)
Quest'ultima frase è emblematica, fino a che sta gente ci governerà sarà sempre più facile per chi alza la voce ottenere ciò che vuole, a discapito delle vite umane.
Gente come Cento ce n'è a decine nel nostro parlamento, magari poteva chiedere alla vedova Raciti di cominciare lei a chiedere scusa .....

Ragazzi, tra 15 giorni si tornerà a parlare di fuorigioco, fino al prossimo morto.
Io ho staccato completamente la spina, per me il calcio è quello tra amici che amo ancora giocare, il resto è troppo sporco di sangue, non farà mai più parte delle mie passioni.


Io sono niente: senza vita, senza anima, odiato e temuto. Sono morto per tutta l'umanità. Ascoltatemi: io sono il mostro che gli uomini che respirano bramerebbero uccidere. Io sono Dracula
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13/11/2007 09:47
 
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Focazza della malora
Il calcio italiano una volta era seguitissimo anche da noi ma da diversi anni questo interesse va inesorabilmente scemando (almeno da parte mia). Scommesse, doping, violenza gratuita, trasmissioni televisive letteralmente vomitevoli, eccetera. Tutto questo non può portare che alla fine di un circo che ha raggiunto vette di imbecillità inarrivabili. La morte di questo poveraccio e le relative "prese di posizione" dei tifosi ultras non sono altro che un ennesimo esempio di idiozia.
L'unico calcio che ancora seguo è quello ( di basso livello) nostrano che almeno ha il merito di essere praticato esclusivamente per piacere personale. Da due anni sono nella dirigenza della locale associazione sportiva ed è questo il calcio che più mi piace, pulito, grezzo ma sincero.
Ad alto livello guardo ancora solo i mondiali e gli europei per nazioni, per il resto ho staccato completamente la spina e spero che tanti facciano altrettanto.


***************************
Usciamo a Nottingam sud,
e andiamo a casa di mia nonna. Lei ti capira'. Ha dei parenti in citta'.
Ad Ankara, Ankara uno Lazio zero. Scusa Ameri, per me e' molto duro.
Altri tempi, altre situazioni, altro modo di vedere.
Comunque, per me e'molto duro.
Lo vedi la gente com'? felice. Guarda?
guarda come camminano nei prati, quei due focozzoni....

da "Nottingam" by Squallor
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13/11/2007 12:50
 
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Obababibba
a volte capita
Sì, capita che nel proprio lavoro ci siano anche delle delusioni...
avevo scritto questo pezzo per l'agenzia...peccato, nella logica editoriale è risultato troppo "duro", e poi l'argomento era già stato coperto... evabbé...

"Scenda un pietoso velo"
Sangue, dolore, sgomento, lacrime, violenza, sommossa, follia, retorica, guerra, tifo: sono tutte parole e sentimenti, azioni e immagini, fatti e misfatti dell’ennesima domenica degli orrori che oramai, periodicamente caratterizza l’Italia. Che non è l’Italia pallonara fatta di moviole, di rigori, di campioni osannati ed esaltati e schiappe strapagate e comiche. Non è l’Italia delle bandiere sventolate e dei cori inneggianti, degli sfottò divertenti e dei commenti al bar il lunedì mattina. È una Italia triste, che si chiude sempre più dentro le case, che non ha il coraggio di guardare oltre le mura domestiche, che vede nel volto del vicino un potenziale nemico: quello che abbiamo visto e subito domenica 11 novembre in tutti canali tv e attraverso la radio non c’entra nulla con il calcio. Non c’entra la sventurata morte di Gabriele Sandri, fatto tifoso della Lazio al posto sbagliato nel momento sbagliato. Sandri non è un morto del calcio, è un morto causato dal clima di violenza e illegalità diffusa, che genera nel nostro Paese tensione e paura che possono ottundere anche la mente del poliziotto più bravo e generoso. Non c’entrano con il calcio i criminali che hanno messo in scena a Roma come a Bergamo, a Milano come a Taranto una anteprima di guerra civile, di colpo di Stato, con strategie di guerriglia organizzata, con alleanze tra bande pronte a tutto, a sfasciare come a dar la caccia all’uomo, ad assediare le caserme come se si trattasse di un gesto normale. Non c’entra il berciare squilibrato degli ultras dell’Atalanta, una ben misera e ignorante minoranza davanti ad uno stadio che protesta, che li fischia, che dice no alla violenza, alla protervia, alla sanguinolenta minaccia ai giocatori, ai poliziotti: accomunati al loro collega causa incosciente di tutto il dramma domenicale, ma accomunati anche all’ispettore Filippo Raciti, ucciso a febbraio negli scontri intorno allo stadio di Catania. “10 -100-1000 Raciti” è uno slogan che ovunque, in tutte le città d’Italia è stato cantato, gridato, urlato per impestare di inverecondia una normale domenica di calcio. Il povero Gabriele Sandri è stato ucciso due volte: lui, descritto come giovane mite, amante dello sport e della sua Lazio, della musica che gli dava da vivere, è finito nelle spire di un gioco di morte che lo ha trasformato in un bersaglio prima, ed in un martire inventato poi. Lui è morto come tanti, per un errore, ad un posto di blocco forzato come in una battuta di caccia se si viene scambiati per un cervo dietro un cespuglio. Forse che per un errore chirurgico si debbano mettere a ferro e fuoco tutti gli ospedali d’Italia? Sono attori di violenza per il gusto di commetterla gli ultras, bande brigantesche che hanno mostrato il loro volto definitivo: vere organizzazioni delinquenziali che hanno scientemente eletto quale proprio nemico lo Stato ed i suoi servitori, quelle “guardie” oggetto domenicale della loro sboccata favella e delle loro contumelie. E appena possono dei loro sassi e bastoni. L’11 novembre è morto non solo Gabriele Sandri, per il quale mai basteranno le preghiere e le belle parole: sono morti anche quegli ultimi neuroni che potevano far sperare in una azione di civiltà verso gli ultras, capaci di appropriarsi di un morto per farne miccia incendiaria per prendere in ostaggio una intiera nazione. Se sono fallite tutte le scelte politiche, se sono morte ancora una volta le speranze che il calcio sia veicolo di gioia e di pace come tutto lo sport deve essere, anche per la memoria di Gabriele Sandri, di Filippo Raciti, di tutti i morti ammazzati dalla follia del tifo calcistico allora è giunto il momento di chiudere per molto tempo baracca e burattini. Lasciamoli soli al loro destino, dentro gli stadi chiusi a combattere la loro idiozia come i gladiatori al tempo di Roma imperiale. Perché si possa pensare con urgenza come ridare speranza a quei bambini di Bergamo che piangevano disperati mentre un gruppo di imbecilli assetati di sangue distruggeva un stadio ed un sogno: il sogno di quei bambini di potere gridare a squarciagola “Gooool” e ridere, cantare scherzare in una bella domenica di un tiepido novembre.


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13/11/2007 13:41
 
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Mavaffffffff!!
Re: a volte capita
bibba, 13/11/2007 12.50:

Sì, capita che nel proprio lavoro ci siano anche delle delusioni...
avevo scritto questo pezzo per l'agenzia...peccato, nella logica editoriale è risultato troppo "duro", e poi l'argomento era già stato coperto... evabbé...




Proprio un peccato che non sia stato pubblicato. [SM=x520497]




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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
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Vampirus terribilis
Re: a volte capita
bibba, 13/11/2007 12.50:

Sì, capita che nel proprio lavoro ci siano anche delle delusioni...
avevo scritto questo pezzo per l'agenzia...peccato, nella logica editoriale è risultato troppo "duro", e poi l'argomento era già stato coperto... evabbé...

"Scenda un pietoso velo"
Sangue, dolore, sgomento, lacrime, violenza, sommossa, follia, retorica, guerra, tifo: sono tutte parole e sentimenti, azioni e immagini, fatti e misfatti dell’ennesima domenica degli orrori che oramai, periodicamente caratterizza l’Italia. Che non è l’Italia pallonara fatta di moviole, di rigori, di campioni osannati ed esaltati e schiappe strapagate e comiche. Non è l’Italia delle bandiere sventolate e dei cori inneggianti, degli sfottò divertenti e dei commenti al bar il lunedì mattina. È una Italia triste, che si chiude sempre più dentro le case, che non ha il coraggio di guardare oltre le mura domestiche, che vede nel volto del vicino un potenziale nemico: quello che abbiamo visto e subito domenica 11 novembre in tutti canali tv e attraverso la radio non c’entra nulla con il calcio. Non c’entra la sventurata morte di Gabriele Sandri, fatto tifoso della Lazio al posto sbagliato nel momento sbagliato. Sandri non è un morto del calcio, è un morto causato dal clima di violenza e illegalità diffusa, che genera nel nostro Paese tensione e paura che possono ottundere anche la mente del poliziotto più bravo e generoso. Non c’entrano con il calcio i criminali che hanno messo in scena a Roma come a Bergamo, a Milano come a Taranto una anteprima di guerra civile, di colpo di Stato, con strategie di guerriglia organizzata, con alleanze tra bande pronte a tutto, a sfasciare come a dar la caccia all’uomo, ad assediare le caserme come se si trattasse di un gesto normale. Non c’entra il berciare squilibrato degli ultras dell’Atalanta, una ben misera e ignorante minoranza davanti ad uno stadio che protesta, che li fischia, che dice no alla violenza, alla protervia, alla sanguinolenta minaccia ai giocatori, ai poliziotti: accomunati al loro collega causa incosciente di tutto il dramma domenicale, ma accomunati anche all’ispettore Filippo Raciti, ucciso a febbraio negli scontri intorno allo stadio di Catania. “10 -100-1000 Raciti” è uno slogan che ovunque, in tutte le città d’Italia è stato cantato, gridato, urlato per impestare di inverecondia una normale domenica di calcio. Il povero Gabriele Sandri è stato ucciso due volte: lui, descritto come giovane mite, amante dello sport e della sua Lazio, della musica che gli dava da vivere, è finito nelle spire di un gioco di morte che lo ha trasformato in un bersaglio prima, ed in un martire inventato poi. Lui è morto come tanti, per un errore, ad un posto di blocco forzato come in una battuta di caccia se si viene scambiati per un cervo dietro un cespuglio. Forse che per un errore chirurgico si debbano mettere a ferro e fuoco tutti gli ospedali d’Italia? Sono attori di violenza per il gusto di commetterla gli ultras, bande brigantesche che hanno mostrato il loro volto definitivo: vere organizzazioni delinquenziali che hanno scientemente eletto quale proprio nemico lo Stato ed i suoi servitori, quelle “guardie” oggetto domenicale della loro sboccata favella e delle loro contumelie. E appena possono dei loro sassi e bastoni. L’11 novembre è morto non solo Gabriele Sandri, per il quale mai basteranno le preghiere e le belle parole: sono morti anche quegli ultimi neuroni che potevano far sperare in una azione di civiltà verso gli ultras, capaci di appropriarsi di un morto per farne miccia incendiaria per prendere in ostaggio una intiera nazione. Se sono fallite tutte le scelte politiche, se sono morte ancora una volta le speranze che il calcio sia veicolo di gioia e di pace come tutto lo sport deve essere, anche per la memoria di Gabriele Sandri, di Filippo Raciti, di tutti i morti ammazzati dalla follia del tifo calcistico allora è giunto il momento di chiudere per molto tempo baracca e burattini. Lasciamoli soli al loro destino, dentro gli stadi chiusi a combattere la loro idiozia come i gladiatori al tempo di Roma imperiale. Perché si possa pensare con urgenza come ridare speranza a quei bambini di Bergamo che piangevano disperati mentre un gruppo di imbecilli assetati di sangue distruggeva un stadio ed un sogno: il sogno di quei bambini di potere gridare a squarciagola “Gooool” e ridere, cantare scherzare in una bella domenica di un tiepido novembre.


Gran bel pezzo Bibba, complimenti....
il pianto dei bambini in tribuna è l'immagine che più mi ha colpito ed ha fatto montare la mia rabbia...


Avete sentito cosa ha detto oggi quell'imbecille di Casarini?
Non capisco il perchè certa gente non marcisca in galera...
In pratica sostiene che i tifosi hanno fatto benissimo a fare quello che han fatto (ricordi dei suoi amici black block immagino) ed anzi, li incitava ad unirsi a loro contro l'omertà che sostiene ci sia nei confronti delle forze dell'ordine.
Bel quadretto, estremisti di sinistra (non so nemmeno se si può definire così) in manifestazione assieme ad estremistri di destra (la maggioranza dei tifosi) contro le forze dell'ordine...
non c'è fine al peggio ed allo schifo ....




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Obababibba
pronti a macellare
con lame e bastoni e mazze e ombrelli e pietre: questo era l'equipaggiamento degli amici e colleghi di sventura del tifoso (?) laziale ucciso domenica mattina. Questi gli elementi briganteschi, frutto di una società malata, per i quali è stata fatta la guerra a Bergamo e Roma. Questi i personaggi squallidi e senza storia, bercianti e sguaiati con i loro bomber neri, la testa rasata, il lessico neanderthaliano che hanno accompagnato la funzione funebre dell'altro ieri. Con le mazze ferrate gli austriaci durante la strafexpedition (Amò mi pare si scriva così...) finivano i feriti italiani della disfatta di caporetto....questa manica di parassiti imbevuti di narcisistico odio delle maglie, ma pronti ad unirsi come un un cuor solo se c'è la possibilità di ammazzare una guardia, questi personaggi deificati e quasi giustificati volevano fare che cosa con le mazze ed i coltelli in mano in una stazione di servizio vicino ad Arezzo? volevano affettare del pecorino e schiacciare una bistecca di chianina troppa alta... chissà cosa pensavo io.


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