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E' giusto adorare Gesù?

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2021 20:27
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17/06/2019 23:27
 
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Aquila 58


Veramente in Proverbi 8:22 non troviamo il verbo gennao, "generare, partorire" ma "ktizo" "creare" nella LXX mentre l' ebraico ha "qanah".



Veramente quanah assunse il significato di creare dal nulla solo nell'ebraico moderno. Nell'ebraico antico per creare si usava bara, mentre quanah significava comprare, possedere, stabilire, fondare, formare, costruire o generare. Solo in Genesi 14,19 e in Genesi 14,22 quanah è spesso tradotto con creare: moltissime versioni bibliche (King James, New King James, American Standard Version, New American Standard Bible, Diodati, Nuova Diodati, Riveduta, Nuova Riveduta) hanno però reso con maggior precisione, traducendo "Padrone del cielo e della terra" o "Possessore del cielo e della terra", invece di "Creatore del cielo e della terra". Un ultimo caso in cui quanah è talora tradotto con “creato” è il Salmo 139,13: in questo caso il salmo fa però riferimento alla crescita dell’embrione nel ventre materno (attribuita a Dio in senso figurato) e non alla creazione iniziale del mondo. Anche qui la traduzione corretta non è “mi creasti” ma “mi formasti”, “mi costruisti”, “mi generasti”. L'autorevole lessico del Gesenius ipotizza che in alcuni casi "qanah" potrebbe voler anche dire "creare" ma in nota ribadisce che non ci sono evidenze sufficienti per tale interpretazione, risultando "possedere" la traduzione più probabile. Vedasi a tal proposito F.W. Gesenius, Hebrew and Chaldee Lexicon, 1846, pag. 735.


In Proverbi 8:24 troviamo il verbo greco poieo ("fare") nella LXX e nel versetto 25 "gennao" ("generare, partorire"), sempre nella LXX, ma nel testo ebraico troviamo il termine qolalti, che ha a che fare con i "dolori del parto". Non si dimentichi tuttavia anche il senso poetico di questi passi dei libri sapienzali: in Salmo 90:2 per esempio Dio "genera" la terra e il mondo, ma che significa "generare" la terra e il mondo se non crearli?



In Proverbi 8,24-25 la Bibbia insegna che la Sapienza fu prodotta, concepita o generata come le stesse montagne. La generazione in questo caso non sembrerebbe per nulla distinguibile dalla creazione e la distinzione tra "creare" e "generare" potrebbe sembrare a molti accademica, speculativa e pretestuosa. L'esame del testo ebraico rende però poco convincente tale critica. E' infatti qui usato per ben due volte, in senso figurato, il verbo ebraico "khul". Tale verbo, nella sua radice primitiva, vuole dire torcere o girare (in modo circolare o a spirale), oppure ballare, contorcersi dai dolori (del parto o dalla paura), mentre in senso figurato può essere usato per rendere espressioni come: aspettare con (ansia), sopportare (con disagio), generare (con pena e con dolore), ballare, scacciare, fare, cadere gravemente, (essere) doloranti, agitarsi, affliggersi, essere in travaglio, tremare, essere ferito.

Insomma, in ebraico, sia quanah che khul mi pare che abbiano a che fare più con la generazione degli esseri viventi che con la creazione dal nulla. Ciò non toglie che tale verbo possa essere usato anche per la creazione, ma in senso decisamente figurato (Salmo 90,2).


il punto è che in nessuna delle due Scritture si parla di "generazione, ma non creazione" del Figlio, non foss' altro perche né l' aggettivo prototokos (che alla lettera significa "primo nato", protos + tikto) ne l' aggettivo monogenes (monos + genos, "genere, origine, stirpe") (che significa "unico nel suo genere") hanno a che fare con il verbo gennao



Nel pensiero unitario ed ariano i concetti di Figlio Primogenito ed Unigenito sono stati reinterpretati in senso riduttivo per evitare ogni riflessione sull’ontologia del Verbo. Colui che è il Primo ed Unico Generato dal Padre è diventato l’Unico nel Genere, cioè l’unica creatura prodotta direttamente da Dio. Il chiaro insegnamento secondo cui Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui neppure una delle cose fatte è stata (Giovanni 1,3) è stato relativizzato, includendo la Parola di Dio tra le cose create, quale unica eccezione alla regola chiaramente enunciata dall’apostolo Giovanni.

Si è trattato (e si tratta) evidentemente di un’analisi cristologia alternativa, che volutamente prescinde dalla tradizione della chiesa, dalla fede dei cristiani dell’antichità, dalle riflessioni dei Padri e dalle decisioni dei primi Concili, rifiutando e precludendo ogni possibile indagine sulla natura del Figlio.

L’accettazione di tale schema interpretativo è evidentemente legata alle scelte logiche, filosofiche e teologiche di coloro che lo hanno costruito, elaborato ed adottato.

Occorre poi notare che per "primo creato" il greco ha protoktistos (πρωτοκτιστος) e non prototokos (πρωτοτοκος). Secondo Basilio di Cesarea, Apollinare di Laodicea, Teodoreto di Ciro, Didimo ed Ambrogio se l’apostolo Paolo avesse voluto dire “primo creato” e non “primo generato", avrebbe usato πρωτο (primo) κτιστος (creato) e non πρωτο (primo) τοκος (generato), visto che conosceva in profondità le sfumature della traduzione greca dei Settanta (si vedano, a tal proposito, i casi emblematici di Ebrei 1,6 e di Ebrei 10,2-5).

Il termine πρωτοκτιστος non è contenuto nel Nuovo Testamento ma era già conosciuto ed utilizzato nei primi secoli dell'Era Volgare. Nel Pastore d'Erma testo paleocristiano di genere apocalittico composto verso il 120 d.C. il termine “protoktizo” è presente al plurale ben due volte ed è chiaramente applicato agli angeli... Οι προτοι κτισθεντες.... creati per primi. Clemente Alessandrino (153-207) usò poi, per Gesù Cristo, il termine πρωτοκτιστος σοφια (sapienza creata per prima) su influenza della traduzione greca di Proverbi 8,22 proposta dalla Settanta, mentre Atenagora, nel 177 in una supplica all'imperatore Marco Aurelio, parlò di "Primogenito (πρωτοτοκος) del Padre, non creato, ma dal principio presente nella mente eterna del Padre". A proposito del Logos di Dio, Giustino parlò, invece, semplicemente di "Primogenito (πρωτοτοκος) di Dio".








[Modificato da domingo7 17/06/2019 23:44]
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