Premetto che non intendo in nessun modo prendermela con la vostra passione per il ciclismo, che anzi rispetto profondamente.
Cerco però di spargere un po' di sale sulla discussione.
Per esempio, provo a capovolgere il punto di vista di due vostre affermazioni, fornendo una chiave di lettura differente.
Prima affermazione: Bettini approva il codice etico ma non lo firma perché contrario ad una norma discutibile come il dover dare i soldi dello stipendio all'Uci in caso di positività.
Opposto: Bettini "aderisce", ma non firma il codice etico perché prevede tra l'altro la mappatura del Dna dei corridori. E dice di non firmare, in questo clima di lotta al doping ed esasperazione del pubblico, per un particolare tutto sommato marginale (cosa importerebbe a un Bettini trovato positivo cosa ne è di un anno di stipendio davanti alla morte della sua reputazione umana e sportiva?) e con tutti gli aspetti di una ripicca verso l'Uci che cerca finalmente di fare la voce grossa sul doping. Spruzzandosi un po' di cipria sul naso, infine, e attirandosi un po' di facile consenso con la storia della beneficenza.
Seconda affermazione(all'incirca): l'Uci attacca il corridore italiano con un argomento che non è un'accusa vera e propria con prove, ma è solo uno strumento meschino per gettare sospetti e destabilizzare chi è probabilmente il favorito del Mondiale, e magari per screditarne poi la vittoria.
Opposto: così come accadeva per i campioni anni '90, l'Uci sa benissimo che le tecniche dopanti sopravanzano in gran parte quelle dell'antidoping e quindi non ha un modo per beccare positivo chi sa essere dopato. E allora si inventa un metodo magari poco lineare, il codice etico, le diffide, i vari "il corridore x non è gradito alla manifestazione" per escludere, come faceva anni fa con il ridicolo (ma di fatto efficace) limite del 50% di ematocrito, corridori che sa essere dopati ma sempre invariabilmente puliti alle analisi.
Valverde e Di Luca, mai beccati finora ma sospettati per via di testimonianze, sono stati tenuti fuori in quest'unico modo possibile adesso.
Armstrong ci ha vinto 7 Tour, ora si viene a sapere con le nuove tecnologie dell'antidoping che i suoi campioni del '99, ooops!, sono pieni di Epo. Ma negli anni addietro era l'immagine bella del ciclismo e dell'uomo che aveva battuto il cancro e non si poteva toccarlo.
Ho letto anche che sarebbe immorale, beccato un corridore, mandare via tutta la squadra che magari è innocente. Sì, come se fosse possibile dimostrare il contrario, e come se fosse pensabile che esista il doping individuale all'oscuro dei medici e dei dirigenti sociali.
In questa situazione, mandare via tutta la squadra è più che comprensibile, purtroppo.
In questa situazione, ancora, un corridore che in questo momento non firma un codice etico non fa altro che suscitare sospetti.
Anche perché pure chi fa i sit-in contro il doping (Moreni) poi viene beccato. Anche perché i nuovi dopati fioccano, così come le confische di farmacie ambulanti nelle ammiraglie, gli avvisi a medici delle squadre, le confessioni di atleti pluridecorati (Zabel), più volte battuti in passato dallo stesso "pulitissimo" Bettini.
(Non escludo che la Uci si accanisca sui più forti, Bettini è forte, non lo nego affatto, per farsi pubblicità e dare risalto alla lotta al doping, non sto difendendo la Uci in quanto tale, che ha tonnellate di colpe anch'essa per la situazione attuale)
Concludo spezzando però una lancia a favore del ciclismo e contro il calcio. Nel ciclismo una lotta al doping seria si è provato a farla, si sono fermati corridori importanti, sono saltate vittorie e sponsorizzazioni. Si può addirittura tentare di scrivere una storia realistica per gli ultimi 10 anni almeno di questo sport: abuso incontrollato di Epo nella seconda metà dei '90, abuso di Gh e testosterone nei primi anni 2000, autotrasfusioni di sangue trattato, magari geneticamente, e chissà quali altre diavolerie, al momento.
Soprattutto sappiamo che per vincere qualcosa di importante era (e probabilmente ancora è) NECESSARIO doparsi, perché lo facevano tutti e perché se non lo facevi (intervista a un corridore tedesco della T-Mobile anni '90 di quest'estate) finivi a remare a mezz'ora dal gruppo.
Nel calcio, così come in altri sport meno sotto ai riflettori, una storia realistica non si può neanche provare a farla, se non per grandissime linee. C'è gente che dice che gli scudetti della Juve dal '94 al 2005 sono veri, che il doping non esiste, che Guariniello è pazzo, che le partite non si truccano, le scommesse non si fanno e quando si beccano i giocatori a scommettere è una "debolezza" etc, per dire solo le prime cose che mi vengono in mente.
Scusate la lunghezza, ciao!
--------------------------------------------------
"Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (G. Gaber)