Drazen era un’individualista, fantastico nel gioco uno-contro-uno, con un tiro perfetto, veloce, e la forza fisica, soprattutto negli ultimi anni di NBA, divenne il suo punto di forza. Giocava spesso da play e lo faceva molto bene anche se preferiva la posizione di guardia tiratrice. Era un classico “killer”, capace di annientare da solo gli avversari.
Il più forte playmaker (ma forse definirlo così è riduttivo)
europeo di tutti i tempi. Nasce nella Jugoslavia unita a Sibenik, dove c'è poco ma la cosa che non manca mai è un campo da basket. Fin troppo chiaro che il ragazzino abbia le stigmate del fuoriclasse. La sua storia coincide con la storia degli eletti, dei prescelti dal destino.
A 13 anni devasta i campionati di gente di 3/4 anni più grande di lui.
Segna 50 punti a partita con quella facilità che poi lo farà diventare il più grande.
A 15 anni è in prima squadra, a 16 è titolare.
Trascina pochi anni più tardi il suo piccolo club alla finale di Korac persa col Limoges.
In Europa qualche testa comincia a girarsi...
Mirko Novosel, coach del Cibona Zagabria in cui gioca il fratello di Drazen, Aleksander Aza, lo convince a raggiungerlo nel team in quel momento campione nazionale.
Negli anni precedenti, nelle coppe europee, il team di Cibona ha uno spaventoso record di 0 vittorie e 10 sconfitte.
Drazen arriva come un tornado. Nella lega Jugoslava
segna 43.3 punti a partita, trascinando la squadra al titolo. Nello stesso tempo
in Europa nessuno, ma proprio nessuno, riesce più a fermarlo.
Ad esempio
contro la leggendaria Simac Milano di Peterson segna 47 punti e smazza 8 assists: Dan alla fine della partita dichiara "Il Cibona è Drazen Petrovic". Drazen infatti è in grado da solo di sconfiggere , e ridicolizzare con le sue giocate irriverenti , sia il Real Madrid che lo Zalgiris Kaunas di Arvidas Sabonis. Zagabria inizia a vincere e non smette più: 2 Coppe Campioni, 1 European Cup, 4 scudetti slavi più varie coppe nazionali e titoli personali. Chiaro che la Jugoslavia sta cominciando a diventargli stretta.
Drazen ha bisogno di sfide nuove: e a Madrid lo sanno.
Arriva a Madrid nel 1987.
Il suo contratto dice 4 milioni di dollari l'anno. Una cifra per l'epoca assolutamente spropositata. Petrovic è ormai riconosciuto come il più forte giocatore europeo.
Nessuno gli è al pari, nessuno si avvicina. A Madrid riprende ciò che ha fatto fino ad allora col Cibona. Durante le due stagioni trascorse al Real ,
ebbe una serie di 5 partite consecutive (anzi cinque vittorie) in cui totalizzò 207 punti (41,4 in media!).
Insomma
domina e lo fa, se possibile, anche a livelli più alti.
Era già una star mondiale , vinse tutto ciò che c'era da vincere!
Scrive nuovi record (ancora oggi imbattuti),come i 42 punti di Gara4 della finale scudetto o gli 8 assist di Gara2.
Poi
in una finale di Coppa delle Coppe diventa leggenda. Chi ha avuto la fortuna di vedere, sull'allora Koper Capodistria, l'artigianale quanto memorabile telecronaca di Sergio Tavcar sa di cosa stiamo parlando.
Anno 1989. Il Real Madrid incontra nella finale di Coppa delle Coppe la Snaidero Caserta, la Juve di Gentile, Esposito e Oscar Schmidt. La partita è di una bellezza spaventosa e dopo un supplementare vede la vittoria dei madrileni per 117-113. Per Oscar ci sono 44 punti, per Gentile 35 ma non bastano, perchè Dranzen Petrovic
scrive a referto 62 punti, tracciando nuovi confini sulla parola fenomeno.
In Italia diventa il "Mozart dei canestri".
a 25 anni l'Europa è ai suoi piedi, e poco dopo è ai suoi piedi pure il mondo : dopo aver vinto praticamente da solo l'Europeo 1989 , trascina la Jugoslavia alla medaglia d'Oro ai campionati del mondo di Buenos Aires.
Ancora una volta fa la scelta più difficile e più rischiosa.
Va nell'Nba in un'epoca in cui gli europei oltreoceano si contano sulle dita di una mano e nella sua prima intervista a Sport Illustrated dichiara:
"In Europa sono il più forte e ho vinto tutto. Non mi interessa continuare a vincere e a collezionare coppe. Cerco altre sfide e voglio dimostrare di poter giocare anche nell'Nba". Va a Portland e al suo esordio riuscì nell’impresa di arrivare in finale (persa da Detroit per 4-1 ), ma il clima attorno a lui non era dei migliori: alcuni suoi compagni pensavano infatti che in campo fosse troppo egoista. Perciò Portland lo spedisce senza tante cerimonie ai New Jersey Nets. Qui si fa la storia. Arriva a New Jersey in un'Nba che vede ancora gli europei come primitivi che non sanno cos'è la vera pallacanestro.
La differenza è che qui Petrovic riesce a giocare.
Segna 20.6 punti per gara, tirando col 51% dal campo. In un' occasione
Vernon Maxwell, guardia degli Houston Rockets dichiara nel prepartita: "Deve ancora nascere un europeo bianco che mi faccia il culo…".
Drazen in risposta gliene piazza 44 in faccia.
La stagione successiva i
punti diventano 23 a partita. Ormai Drazen è una stella riconosciuta anche al di là dell'oceano.Diventa leggendario per le sue bombe da tre.
Intanto c'è anche la Nazionale.
Con gente come Divac e Radja si dà del filo da torcere agli Usa alle Olimpiadi di Barcellona, dove il Dream Team è proprio il Dream Team e si presenta al gran completo (Jordan, Magic, Bird, Barkley, Ewing...). E' proprio l'anno successivo alle Olimpiadi che Petrovic prende la grande decisione: lasciare i suoi New Jersey Nets, con cui è in scadenza di contratto, per andare in una squadra da titolo. Prima però c'è una gara di qualificazione da giocare con la Nazionale in Polonia. E per Drazen la Nazionale è una cosa a cui non si può dire no.
Purtroppo a quella gara Drazen non arriverà mai.
Drazen Petrovic muore in un incidente d'auto.
L'Nba osserva il lutto su tutti i campi.
New Jersey ritira la maglia numero 3. La maglia del Mozart dei canestri.
Per i croati è semplicemente un eroe nazionale , il personaggio-simbolo della loro giovane nazione: il 7 giugno è ancor oggi giornata di lutto nazionale in Croazia.
[Davide: "Topic modificato per contenuti da maggiorenni (avatar e firma), ma soprattutto per mancanza di fonte (Wikipedia)".][Modificato da Davide 25/09/2019 01:01]