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2001 - Toxicity

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2009 12:24
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Qua possiamo discutere di Toxicity, secondo disco dei SOAD, anche scrivendo recensioni e commentando ogni traccia.

da: it.wikipedia.org
Toxicity è il secondo album discografico (e probabilmente il maggiormente noto) del gruppo nu metal/alternative metal System of a Down, pubblicato nel 2001.

Prodotto da Rick Rubin e distribuito dalla American Recordings, uscì il 4 settembre 2001 e andò immediatamente al primo posto nelle classifiche di vendita negli Stati Uniti e in Canada. Risultò l'album al primo posto nelle classifiche nella settimana degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.

Toxicity ricevette una nutrita schiera di recensioni positive, e comparve in tutte le classifiche annuali delle maggiori riviste di musica. SPIN Magazine lo elesse come album dell'anno. Il pezzo Chop Suey! ricevette anche una nomination ai Grammy Award.

L'album espande il lavoro fatto con il precedente System of a Down, mantenendo i riff estremi ed i ritmi incalzanti, ed aggiungendo un senso di melodia in alcuni pezzi, facendoli risultare un po' più accessibili ad un pubblico più vasto. L'album ha venduto oltre 6 milioni e mezzo di copie nel mondo.

1. Prison Song (Malakian/Tankian) - 3:21
2. Needles (Malakian/Tankian) - 3:13
3. Deer Dance (Malakian/Tankian) - 2:55
4. Jet Pilot (Malakian/Odadjian/Tankian) - 2:06
5. X (Malakian/Tankian) - 1:58
6. Chop Suey! (Malakian/Tankian) - 3:30
7. Bounce (Malakian/Odadjian/Tankian) - 1:54
8. Forest (Malakian/Tankian) - 4:00
9. ATWA (Malakian/Tankian) - 2:56
10. Science (Malakian/Tankian) - 2:43
11. Shimmy (Tankian) - 1:51
12. Toxicity (Malakian/Odadjian/Tankian) - 3:38
13. Psycho (Malakian/Tankian) - 3:45
14. Aerials (Malakian/Tankian) - 6:11 (contenente una traccia nascosta intitolata Arto)
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da: www.debaser.it

Premessa: non fatevi ingannare dalla lunghezza della rece, per favore leggetela, vi pago pure domani, (oggi sono al verde).

Fa effetto, no? Questo è un disco che mi ha cambiato la vita. Non sto scherzando. Molto (ma molto) probabilmente saranno in pochi o in nessuno quelli che si fermeranno a leggere questa mia, dato che è fin troppo difficile attirare il pubblico con il titolo di un album su cui ormai si è detto praticamente tutto (e anche di più). Io stesso ho tradito la mia etica personale di NON SCRIVERE MAI UNA RECENSIONE GIA’ PRESENTE!! Diamine, mi sono trattenuto dal rifare quella degli Opeth, quella dei Neurosis, quella dei Katatonia, quella dei Labirynth, quella dei Darkthrone, dei Piano Magic e così a non finire… Ma DEVO farla per un album che ha letteralmente cambiato il mio modo di approcciarmi alla musica. Uno dei pochi, vi assicuro, che ascoltavo anche per 10 volte al giorno senza stancarmi, quattro anni fa e che ancora ritengo degno dei miei padiglioni, quando di solito tutti i dischi di cui ho fatto “indigestione” in passato riposano per tempi anche molto lunghi tra un’ascoltata e l’altra (vorrei vedervi con più di 900 CD ad ascoltarli tutti quando non hai un minuto libero per farlo).

Ecco perché non voglio essere banale. Non voglio parlarvi di come suona l’album, che stanno i pezzi tribali armeni, che sta questo, che sta quello, così colà, pipì popò. A che serve? Tanto lo saprete già. Non credo sia possibile per un normale amante della musica che scrorrazza in internet non aver già visitato una pagina con una rece di quest’album. E d’altronde è stato già detto in altre recensioni su questo stesso sito. Quando si dice il successo (quelle poche volte che critica e pubblico vanno a braccetto, e la vera arte entra alla portata di tutti). No, amici, no. Io voglio parlare di un argomento forse molto più utile: quello che ho provato ascoltando quest’album. Che ho provato 4 anni fa, che provo tutt’ora. Leggete, se trovate la cosa interessante/divertente: in caso contrario basta un clic, la pagina sparisce e amici come prima. Ma non vi consiglierei di farlo.

Partiamo da un punto: io sono passabile dallo psicanalista. L’ho anche scritto nella mia bio, sarà vero. Eccone un esempio: i cari SOAD hanno rifatto il theme di “The Legend Of Zelda”, probabilmente il videogioco a cui sono più legato in assoluto. Un giorno leggo il manga, con Saria, Link e company, poi mi ritornano in mente i SOAD e mi colpisce la voglia di rimettere su “Toxicity” dopo tanto tempo per vedere che cosa provavo, ora che di musica ne capisco un po’ di più. Bei cojoni, mi sono detto. O cazzo, se preferite. Dopo 4 anni la sensazione non solo è rimasta la stessa, ma forse è stata pure più forte. Ho visto i peli che mi si raddrizzavano all’arpeggio di “ The Prison Song”. Accentuata dal fatto che pensavo a Zelda.

Mi viene un dubbio, ma succede solo a me questa cosa? A voi non vi è mai capitato di ascoltare più volentieri un gruppo dopo averlo ascoltato coverizzare una canzone? A me sì, diverse volte. Ad esempio ho iniziato ad amare i Poison The Well sul serio solo dopo aver ascoltato la loro cover di “Today” dei Pumpkins. Figurati quindi in questo caso, dove la cover era del theme di un videogioco che amavo. Ecco la mia (stupida, lo ammetto) idea: ascoltare un gruppo mentre non suona la sua musica ti fa preparare spiritualmente quando sarà il momento di ascoltarlo seriamente. Ti fa davvero entrare nell’ottica di un gruppo. So di essere poco chiaro ma, perdonatemi, non riesco davvero a spiegare questa sensazione. Ascoltare una canzone dei System mentre penso prima a Zelda e poi ad un loro testo politico (esempio) è qualcosa che mi fa eccitare, giuro. Prima lo scherzo, poi si fa sul serio. E come vedere il bambino innocente di “Shining” quando già sai che il padre andrà a cacciarlo con l’accetta. Cazzo Freud che fine hai fatto? Aiutami tu. Eccomi lì sul divano mentre il mio lettore accarezza “Toxicity”. “The Prison Song”. Riff violenti e violentati, stoppati per un tempo che sembra interminabile, poi ripetuti. Voce psicotica. Intrecci di voce computerizzata di condanna sul sistema carcerario negli USA, e poi Serj che impazzisce. E poi quell’arpeggio, Dio mio, quell’arpeggio. Ora so cosa sono i brividi. Appena sento "They try to build a prison… for you and me! Oooh baby… you and me!” seguita dal growl (ci sta!) di Serj, io mi sento G E L A R E. Altro esempio. I pezzi tribali in “Deer Dance”. La voce di Serj in “X” che, a dir poco, è geniale. Con un riff di chitarra che è la semplicità fatta riff, e proprio per quello emozionante. I rallentamenti thrash di “Atwa” e le accelerate psicotiche di “Shimmy”. Il coro di “Forest”, da pelle d’oca. L’assolo orientale in “Psycho”, una canzone che di orientale ha poco o nulla, e che tratta delle groupies. La voce incrociata di “Aerials” dall’atmosfera sulfurea, un inno metal di 4 armeni oppressi, così come la magniloquente title-track, la fatidica traccia 12 che è la ballata SOAD per eccellenza.
E infine, lei, la regina: “Chop Suey!”. Ma come si fa a descriverla. E’ geniale fin dal titolo (è il nome di un piatto). Un’intro di chitarra acustica che sfocia come un fiume in piena in un muro elettrico che si arresta di colpo. Testo sputato a mitragliatrice sull’ascoltatore mentre un sussurro ammalia e stordisce. Rallentamento, nuova sfuriata. Ma è tutto un pretesto per sfociare in un finale da opera d’arte, un tripudio di cori, di “when angels deserve to die”, una voce intrecciata avvolgente, note di piano che accarezzano l’anima.

Ma come si fa, porca troia. Ma come hanno fatto a farsi venire certe idee? Ciò che stupisce è come tante idee, diverse anni luce tra loro, si ritrovino assemblate in una proposta compatta, COERENTE, eppure mostruosamente eterogenea. L'incertezza. La schizofrenia. La psicosi. La malinconia. La tristezza. La gioia. La speranza. La rabbia. L’odio. L’amore. Questa musica è vera anima umana. La verità è questa: “Toxicity” è un album interamente creato dai particolari, che vive e si basa su di essi. Il suo potere mistico che lo rende così affascinante sta nel coglierne tutti gli aspetti particolareggiati che lo costituiscono, anzi che lo costruiscono. Non c’è nulla, ma nulla, ma proprio nulla nulla nulla in quest’album che non sia lì per un determinato motivo. Nulla. Non un riff, non un coro, non una melodia, non un assolo, non un uno spazio vuoto (pausa), non un microscopico pezzettino di voce. “Toxicity” è un capolavoro perché è costituito da tanti piccoli (grandi) capolavori, che sono tutti i singoli secondi che passano sul display del tuo lettore mentre lo ascolti. Un piedistallo obbligato nella storia di quello che definiremmo post-metal. Un classico imprescindibile. Irripetibile. Unico. Anzi: unici. Unici i 4 armeni. Unici quei piccoli, irripetibili, meravigliosi secondi.
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27/08/2007 06:23
 
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[SM=x282950] Ma Zelda non è dei SOAD...cmq non spreco parole inutili per commentare Toxicity....ne uso solo 1: CAPOLAVORO...uno degli album più belli di sempre, contando tutti i generi...le canzoni sono una migliore dell'altra...favoloso, unico, inimitabile...spero sempre che i System tornino con una perla paragonabile a questo album [SM=x282970]
___________
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27/08/2007 13:41
 
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Secondo album dei Soad che gli ha portati verso il successo.
Album tra i più belli in cui sono presenti più di una canzone che ti tengono incollate le cuffie!
..di solito in ogni album le canzoni che piacciono sono 5 su 13 (come media),e le altre abbastanza orecchiabili,in quest'album sono tutte belle e piacevoli,un album capolavoro!





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27/08/2007 18:59
 
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Assolutamente il miglior album dei system...




-->Barcollo ma non mollo<--
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30/08/2007 00:07
 
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il mio album preferito!
CAPOLAVORO [SM=x282970]



...and you'll never walk alone
you'll never walk alone!
LIVERPOOL 4 EVER!!! FORZA REDS!!!
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13/09/2007 18:03
 
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Re:
montselles.com, 26/08/2007 21.48:

da: www.debaser.it

Premessa: non fatevi ingannare dalla lunghezza della rece, per favore leggetela, vi pago pure domani, (oggi sono al verde).

Fa effetto, no? Questo è un disco che mi ha cambiato la vita. Non sto scherzando. Molto (ma molto) probabilmente saranno in pochi o in nessuno quelli che si fermeranno a leggere questa mia, dato che è fin troppo difficile attirare il pubblico con il titolo di un album su cui ormai si è detto praticamente tutto (e anche di più). Io stesso ho tradito la mia etica personale di NON SCRIVERE MAI UNA RECENSIONE GIA’ PRESENTE!! Diamine, mi sono trattenuto dal rifare quella degli Opeth, quella dei Neurosis, quella dei Katatonia, quella dei Labirynth, quella dei Darkthrone, dei Piano Magic e così a non finire… Ma DEVO farla per un album che ha letteralmente cambiato il mio modo di approcciarmi alla musica. Uno dei pochi, vi assicuro, che ascoltavo anche per 10 volte al giorno senza stancarmi, quattro anni fa e che ancora ritengo degno dei miei padiglioni, quando di solito tutti i dischi di cui ho fatto “indigestione” in passato riposano per tempi anche molto lunghi tra un’ascoltata e l’altra (vorrei vedervi con più di 900 CD ad ascoltarli tutti quando non hai un minuto libero per farlo).

Ecco perché non voglio essere banale. Non voglio parlarvi di come suona l’album, che stanno i pezzi tribali armeni, che sta questo, che sta quello, così colà, pipì popò. A che serve? Tanto lo saprete già. Non credo sia possibile per un normale amante della musica che scrorrazza in internet non aver già visitato una pagina con una rece di quest’album. E d’altronde è stato già detto in altre recensioni su questo stesso sito. Quando si dice il successo (quelle poche volte che critica e pubblico vanno a braccetto, e la vera arte entra alla portata di tutti). No, amici, no. Io voglio parlare di un argomento forse molto più utile: quello che ho provato ascoltando quest’album. Che ho provato 4 anni fa, che provo tutt’ora. Leggete, se trovate la cosa interessante/divertente: in caso contrario basta un clic, la pagina sparisce e amici come prima. Ma non vi consiglierei di farlo.

Partiamo da un punto: io sono passabile dallo psicanalista. L’ho anche scritto nella mia bio, sarà vero. Eccone un esempio: i cari SOAD hanno rifatto il theme di “The Legend Of Zelda”, probabilmente il videogioco a cui sono più legato in assoluto. Un giorno leggo il manga, con Saria, Link e company, poi mi ritornano in mente i SOAD e mi colpisce la voglia di rimettere su “Toxicity” dopo tanto tempo per vedere che cosa provavo, ora che di musica ne capisco un po’ di più. Bei cojoni, mi sono detto. O cazzo, se preferite. Dopo 4 anni la sensazione non solo è rimasta la stessa, ma forse è stata pure più forte. Ho visto i peli che mi si raddrizzavano all’arpeggio di “ The Prison Song”. Accentuata dal fatto che pensavo a Zelda.

Mi viene un dubbio, ma succede solo a me questa cosa? A voi non vi è mai capitato di ascoltare più volentieri un gruppo dopo averlo ascoltato coverizzare una canzone? A me sì, diverse volte. Ad esempio ho iniziato ad amare i Poison The Well sul serio solo dopo aver ascoltato la loro cover di “Today” dei Pumpkins. Figurati quindi in questo caso, dove la cover era del theme di un videogioco che amavo. Ecco la mia (stupida, lo ammetto) idea: ascoltare un gruppo mentre non suona la sua musica ti fa preparare spiritualmente quando sarà il momento di ascoltarlo seriamente. Ti fa davvero entrare nell’ottica di un gruppo. So di essere poco chiaro ma, perdonatemi, non riesco davvero a spiegare questa sensazione. Ascoltare una canzone dei System mentre penso prima a Zelda e poi ad un loro testo politico (esempio) è qualcosa che mi fa eccitare, giuro. Prima lo scherzo, poi si fa sul serio. E come vedere il bambino innocente di “Shining” quando già sai che il padre andrà a cacciarlo con l’accetta. Cazzo Freud che fine hai fatto? Aiutami tu. Eccomi lì sul divano mentre il mio lettore accarezza “Toxicity”. “The Prison Song”. Riff violenti e violentati, stoppati per un tempo che sembra interminabile, poi ripetuti. Voce psicotica. Intrecci di voce computerizzata di condanna sul sistema carcerario negli USA, e poi Serj che impazzisce. E poi quell’arpeggio, Dio mio, quell’arpeggio. Ora so cosa sono i brividi. Appena sento "They try to build a prison… for you and me! Oooh baby… you and me!” seguita dal growl (ci sta!) di Serj, io mi sento G E L A R E. Altro esempio. I pezzi tribali in “Deer Dance”. La voce di Serj in “X” che, a dir poco, è geniale. Con un riff di chitarra che è la semplicità fatta riff, e proprio per quello emozionante. I rallentamenti thrash di “Atwa” e le accelerate psicotiche di “Shimmy”. Il coro di “Forest”, da pelle d’oca. L’assolo orientale in “Psycho”, una canzone che di orientale ha poco o nulla, e che tratta delle groupies. La voce incrociata di “Aerials” dall’atmosfera sulfurea, un inno metal di 4 armeni oppressi, così come la magniloquente title-track, la fatidica traccia 12 che è la ballata SOAD per eccellenza.
E infine, lei, la regina: “Chop Suey!”. Ma come si fa a descriverla. E’ geniale fin dal titolo (è il nome di un piatto). Un’intro di chitarra acustica che sfocia come un fiume in piena in un muro elettrico che si arresta di colpo. Testo sputato a mitragliatrice sull’ascoltatore mentre un sussurro ammalia e stordisce. Rallentamento, nuova sfuriata. Ma è tutto un pretesto per sfociare in un finale da opera d’arte, un tripudio di cori, di “when angels deserve to die”, una voce intrecciata avvolgente, note di piano che accarezzano l’anima.

Ma come si fa, porca troia. Ma come hanno fatto a farsi venire certe idee? Ciò che stupisce è come tante idee, diverse anni luce tra loro, si ritrovino assemblate in una proposta compatta, COERENTE, eppure mostruosamente eterogenea. L'incertezza. La schizofrenia. La psicosi. La malinconia. La tristezza. La gioia. La speranza. La rabbia. L’odio. L’amore. Questa musica è vera anima umana. La verità è questa: “Toxicity” è un album interamente creato dai particolari, che vive e si basa su di essi. Il suo potere mistico che lo rende così affascinante sta nel coglierne tutti gli aspetti particolareggiati che lo costituiscono, anzi che lo costruiscono. Non c’è nulla, ma nulla, ma proprio nulla nulla nulla in quest’album che non sia lì per un determinato motivo. Nulla. Non un riff, non un coro, non una melodia, non un assolo, non un uno spazio vuoto (pausa), non un microscopico pezzettino di voce. “Toxicity” è un capolavoro perché è costituito da tanti piccoli (grandi) capolavori, che sono tutti i singoli secondi che passano sul display del tuo lettore mentre lo ascolti. Un piedistallo obbligato nella storia di quello che definiremmo post-metal. Un classico imprescindibile. Irripetibile. Unico. Anzi: unici. Unici i 4 armeni. Unici quei piccoli, irripetibili, meravigliosi secondi.



Io sn uno dei pochi che ha avuto il coraggio di leggerla tutta..e non si è nemmeno addormentato. Nonostante come recensione non sia eccelsa (nel senso che, cm del resto tu stesso hai specificato all'inizio, non si concentra sulla tecnica o sulle singole canzoni), mi ha colpito per la risonanza che dai alle emozioni. Perché sono proprio quelle il sapore dela musica e, in gran parte, del resto delle cose che la vita ci offre.
Ed io, credimi, ho provato le stesse cose, come molti in questo forum. Ho ascoltato tre canzoni di questo cd quasi per caso e subito hanno avuto un fascino magnetico su me, immediato. Ho subito ricercato il cd, ed al primo ascolto mi sono reso conto che aveva davanti qualcosa di incredibile. E, come hai detto tu, il valore vero di un lavoro lo si comprende solo quando, dopo parecchio tempo, non ti stanchi affatto di ascoltarlo, ed ogni volta è una sorpresa. Ci sono molti album che all'inizio colpiscono moltissimo e te li butti sulle orecchie tutto il giorno, ma poi col tempo sbiadiscono. Toxicity no. Questo album è e rimarrà intramontabile, nella mia memoria ed in molte altre. Anche a me ha cambiato la vita, il modo di affrontare la musica ma anche di visualizzare il mondo. Perché i loro testi, se si ha voglia di entrarci dentro, mostrano un disagio che apre gli occhi.
Pochi album hanno raggiunto anche per poco il livello di Toxicity, e cmq ancora dovranno passare l'esame del tempo, la cosa più dura che ci sia per un album.

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18/10/2007 23:29
 
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uso solo una faccina x qst album: [SM=x282951]

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Una buona Album, ATWA e Toxicity sono Eccellente!
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Re:
Bt25, 06/11/2007 1.48:

Una buona Album, ATWA e Toxicity sono Eccellente!



Wow che bella grammatica..

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Re: Re:
LonelyBoy94, 07/11/2007 16.12:



Wow che bella grammatica..


E' brasiliano..


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Re: Re:
LonelyBoy94, 07/11/2007 16.12:



Wow che bella grammatica..


e tu sei un gay


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...e non dio ma qualcuno che per noi l'ha inventato ci costringe a sognare in un giardino incantato...
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Re: Re: Re:
Lars46, 08/11/2007 13.33:

e tu sei un gay





ultima spammata:

to pa! [SM=x282959] [SM=g27828] [SM=x282945]

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Re: Re:
LonelyBoy94, 7/11/2007 16:12:



Wow che bella grammatica..





I'm from brazil, I really don't know speak Italian very well, althought, my family are from Italy.
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Re: Re: Re:
Bt25, 03/01/2008 5.14:




I'm from brazil, I really don't know speak Italian very well, althought, my family are from Italy.




parlavi con un traduttore x caso?
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Yes, I use a translator some times.

I think than Its a Italian Borad, So I need to write in Italian. Even if its wrong.

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rimane sempre il migliore album dei soad [SM=g27819] , bei tempi andati [SM=g27820]
"Vinci per noi magica Atalanta,vinci per noi magica Atalanta Ooo-ooo-ooo..."
This is Bono!

Un muto dice a un sordo "un cieco ci sta spiando e uno zoppo ci sta inseguendo!"
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secondo me è l'album migliore di sempre!!! [SM=x282949]
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Il Sire di Paullo
01/05/2008 12:22
 
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sono eccellente [SM=x1357628]

Cavolo non ho mai detto la mia [SM=g1363625]
Bhe, difficilmente si troveranno pareri contrastanti in questo topic :P , al massimo qualche faccina con cuoricini in più o in meno XD!
Album semplicemente unico, nonchè quello che mi ha avvicinato a loro. Forse l'unico album che sia riuscito a metere da mattina a sera senza stancarmi, ogni canzone, per quanto semplici possano essere, è una botta di carica ed emozioni. E' l'unico dei loro album a farmi quest'effetto e di conseguenza prende il titolo di preferito [SM=x282947] .
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
..non può piovere per sempre..
- il corvo -




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