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30/11/2006 09:49 | |
Per insidiare la spigola si possono usare molte esche; possiamo dividerle in due categorie:
generiche, cioè appetite non esclusivamente dalla spigola, e specifiche ossia dirette principalmente alla cattura di questa o di qualche altro occasionale, ma sempre ben venuto, predatore. Tra le esche generiche citiamo il cannolicchio, il murice surgelato, le trance di muggine , il calamaro, e la sorprendente sardina.
Le esche specifiche, si possono dividere ancora in due categorie: vive o morte.
Per quanto riguarda quelle morte, troviamo le trance di muggine che diventano un esca specifica, rivolta quasi esclusivamente a spigole di grossa taglia, se si usano grossi inneschi, dal 4/0 al 7/0; troviamo poi la testa del calamaro, o ancora meglio un calamaro intero.
Ancora ottime esche sono il granchio e la cicala di mare, che spesso però e di difficile reperibilità e dal costo non proprio incoraggiante. Queste ultime (granchio e cicala) sono valide anche per le grosse orate e per le ombrine.
Per l'uso pratico possiamo dire che, trattandosi di insidiare un predatore, è bene che le esche possiedano la massima mobilità possibile e dato che le condizioni più adatte si presentano con mareggiate di medio/bassa intensità o meglio ancora con le scadute, il terminale più adatto sarà di mt. 1,5 - 2,0, meglio se scorrevole.
Il terminale può diventare doppio in circostanze particolari, ad esempio quando l'unica turbolenza è sulla sommità di un banco o nel risaccone sotto riva. La lunghezza sarà appunto doppia rispetto al normale, ossia mt. 3/3,50 circa.
Impiegheremo con il doppio finale esche piccole: trancette di calamaro, filetti di sardina… questo per consentire al terminale la massima motilità anche in condizioni di scarsissima corrente. Lo spessore del nylon di ciascun terminale varierà a seconda del volume degli inneschi; in genere si parte da uno spessore di mm. 0,40 per arrivare ad un massimo dello 0,60.
Si tenga conto che è meglio per problemi d'assetto e compostezza in volo, non oltrepassare la misura del 5/0 ma anche questa è già usabile con difficoltà.
Oltre questa, è quando l'eccessiva turbolenza non consente l'uso del doppio terminale, è conveniente passare agli short di 80 cm. Gli inneschi più voluminosi saranno riservati a questo terminale da cui però, se usato in condizioni non troppo turbolente, non ci si potrà aspettare l'elevata mobilità che è propria del doppio terminale. Sarà quindi opportuno, con lo short usato in queste condizioni, adottare soluzioni galleggianti come il "ciao - ciao" che consiste in una sbarretta di polistirolo o di sughero da sistemare all'interno dell'esca, per esempio le grosse trance di muggine.
In questo modo persino gli inneschi più voluminosi, avendo il peso bilanciato dalla sbarretta di sughero, saranno sensibili anche a correnti molto deboli, acquistando, pur in condizioni di mare stanco, un'ottima motilità.
Se la conformazione dell'esca non consente l'uso del "ciao - ciao", si potrà utilizzare lo zatterino; esso consiste in un galleggiante di sughero ricavato da un tappo di bottiglia opportunamente sagomato e attraversato da uno spezzone di Acciaio, le cuì estremità vengono ripiegate a formare due occhielli.
Ad uno va collegato un tratto di nylon di 1 mt. Circa (di norma uno 0,60) montato sopra il piombo; all'altro il terminale vero e proprio.
Lo zatterino non si presta a grossi inneschi, al massimo si può arrivare ad un 2/0, sarà quindi impiegabile, ad esempio, con i già nominati murici, o con le trancette di calamaro. L'effetto dello zatterino è quello di sollevare l'esca dal fondo e perciò di farla lavorare più o meno a mezz'acqua.
Da sottolineare che lo zatterino possiede ottime doti di divergente, e con lui in azione si possono quasi dimenticare i grovigli e ciò che più stupisce, e che questo vale anche quando il mare è veramente mosso.
Gli ami da impiegare con questi calamenti sono molti, la misura può arrivare a seconda dell'esca prescelta dai piccoli numeri 1 e 2 a quelli più grandi sino al 7/0, praticamente tutte le misure per il surf a seconda del terminale usato.
È meglio che siano in acciaio inossidabile e piuttosto robusti, in commercio ne esistono di vari tipi.
Tornando ai terminali, il perché di una certa preferenza per le soluzioni galleggianti si spiega, a mio avviso, per un preciso motivo: non dimentichiamo infatti che stiamo insidiando un predatore, il cui istinto è stimolato, oltre che da richiami olfattivi anche, e forse soprattutto, da quelli visivi collegati al movimento ed alle vibrazioni prodotti dalla potenziale preda. Per cui un esca in continuo e disordinato movimento, che in oltre non striscia necessariamente sul fondo, cosa adatta più ai grufolatori, ma che anzi è sollevata rispetto a quest'ultimo, costituisce per la spigola, abituata a cacciare pescetti in difficoltà a mezz'acqua, un richiamo spesso irresistibile.
A proposito di richiami irresistibili, siamo giunti a ciò che di più selettivo si può impiegare nella pesca della spigola: l'esca viva. L'impiego del vivo nel surf, rappresenta un capitolo particolarmente vasto e visto il poco spazio rimasto lo tratteremo nei particolari in un prossimo appuntamento. Qui possiamo anticipare che quando si parla di esca viva ci si riferisce ai muggini e alle anguille, il loro uso è indicato in condizioni di mare non eccessivamente mosso, sia per la difficoltà d'impiego in condizioni esasperate, legate al forte vento e all'eccessiva turbolenza, sia perché in tali condizioni acquistano addirittura minore efficacia.
Per quanto riguarda l'anguilla la dimensione ideale varia più o meno tra i 30e i 50 gr , non si può dire quale calamento sia ideale, ma secondo i criteri visti, si potrà scegliere il terminale più consono alla situazione in cui ci troveremo. L'innesco avviene in genere su uno, oppure due ami fissati sul calamento ad una distanza di 10 cm circa l'uno dall'altro.
Un amo aggancia la parte terminale della coda, l'altro va appuntato appena sotto la pelle, all'altezza della spina dorsale, facendo attenzione che l'inserimento dell'amo sia il più superficiale possibile, in questo modo l'anguilla rimarrà viva per molte ore. L'efficacia dell'anguilla è massima in prossimità di foci e nel lasso di tempo che va dal tramonto all'alba, quest'ultima è una caratteristica di tutte le esche vive.
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