Tre militari italiani sono rimasti feriti in un nuovo attentato in Afghanistan.
È il secondo attacco contro gli italiani in due giorni dopo quello costato la vita a Giorgio Langella, il caporal maggiore degli Alpini, ucciso l’altro ieri a Kabul. L’esplosione si è verificata a Shindand, a circa 90 km a Sud di Herat. La conferma è arrivata da una nota diffusa dallo Stato Maggiore della Difesa. «Questo pomeriggio, attorno alle ore 16.00 locali (13.30 ora italiana del 27 settembre) un ordigno è detonato al passaggio di un mezzo militare italiano, nei pressi di Shindand, a circa 90 km a sud di Herat, nella zona di responsabilità del Comando Rr - West (Regional Command West) a guida italiana» si legge nella nota.
«Nell’esplosione sono stati coinvolti tre militari italiani, che hanno riportato solo lievi ferite e un interprete afghano, quest’ultimo in modo grave, ma non in pericolo di vita».
I militari italiani feriti sono il caporal maggiore scelto Marco Loi, il primo caporal maggiore Salvatore Anzalone e il primo caporal maggiore Giancarlo Parillo. I tre sono stati «prontamente trasportati in elicottero all’aeroporto di Herat e ricoverati per accertamenti presso il locale ospedale militare». Sono tutti del 3/o Reggimento di artiglieria terrestre, un reparto della Brigata alpina Julia, che ha sede di Tolmezzo. Loi, 26 anni, è di Cagliari; Anzalone (23) è originario di Palermo, mentre Parillo (26) è nato a Capua (Caserta).
«L’episodio di oggi ci ferisce profondamente, ma ritengo che sia un fatto occasionale, perché dalla popolazione e dalle autorità locali abbiamo avuto sempre attestati di stima e apprezzamento per il nostro lavoro», ha detto il colonnello Antonio Zambuco, comandante del Prt (Provincial Reconstruction Team) di Herat.
«Ieri ho visitato altri distretti della provincia - ha aggiunto il colonnello - ed ero in una autocolonna con i ragazzi che sono stati feriti oggi. In circa cinque mesi ho percorso seimila chilometri, conosco benissimo la zona e posso garantire che tutti riconoscono il lavoro che stiamo facendo e vedono il Prt come un elemento importante e utile per la ricostruzione.
Giovedì 28 settembre i ministri della difesa dei 26 Paesi della Nato si incontrano in Slovenia per discutere della difficile situazione in Afghanistan. La Nato, nella più importante operazione della sua storia fuori dall’Europa, inizialmente prevista come una missione di pace, si trova coinvolta in un vero conflitto, dall'esito incerto. I 22 mila uomini circa a disposizione dell'Isaf - la forza di pace internazionale a cui partecipano 37 Paesi - più i 20mila circa americani non sembrano sufficienti a combattere, controllare il territorio e dare assistenza allo sviluppo. Gli analisti ritengono essenziale che i talebani - 2.000 sono stati uccisi dall'inizio dell'anno - siano combattuti ora, prima che si rafforzino approfittando della tregua invernale.
I comandi militari della Nato non hanno mai ottenuto le forze ritenute necessarie - altri duemila soldati sono stati chiesti a inizio mese - perché i vari Governi sono riluttanti a farsi coinvolgere in una guerra in un Paese che è sempre riuscito a sconfiggere tutti gli stranieri, dai britannici nell'Ottocento ai russi vent'anni fa.
Quando penserai a me ,
non cercarmi in una canzone
nè in un libro e neanche nel caos,
io non sono lì .
Mi troverai nel silenzio del tuo cuore
perchè io sono il silenzio .