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Beat Zen, Square Zen e Zen di Alan W. Watts

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2007 23:37
07/03/2007 23:33
 
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Ne I vagabondi del Dharma comunque vediamo Snyder con gli occhi di Kerouac e la sua immagine viene un poco distorta perché il buddismo di Kerouac è un vero buddismo Zen «beat» che confonde il «tutto va bene» al livello esistenziale con il «tutto va bene» ai livelli sociale e artistico. Nondimeno c'è qualcosa di tenero nella personalità di Kerouac scrittore, qualcosa che si riversa nel calore della ammirazione che nutre per Gary e nell'entusiasmo generoso, vigoroso per la vita che zampilla in ogni momento dalla sua prosa colorita e indisciplinata. Questo calore esuberante rende impossibile porre Kerouac nella classe della mentalità «beat» descritta da John Clelland-Holmes, il freddo, finto-intellettuale «hipster» in cerca di emozioni, che usa boriosamente frasi e parole Zen e gergo jazz per giustificare la sua rottura con la società che in effetti non è altro che un'ordinario, insensibile sfruttamento degli altri. A North Beach, nel Greenwich Village e altrove, questi personaggi non sono difficili da trovare ma nessuno ha mai sentito parlare di alcuno di essi e soltanto l'immaginazione dei giornalisti li identifica con gli attivi poeti e artisti di queste comunità. Sono, comunque, l'ombra di un'essenza, la caricatura di bassa lega che non manca mai nei movimenti culturali e spirituali, portandoli ad estremismi che non erano mai stati nelle intenzioni dei loro fondatori. In questo senso lo Zen «beat» semina confusione idealizzando come arte e vita cose che sarebbe meglio tenere per sé e usare come terapia.

lo Zen «square» è lo Zen della tradizione in Giappone con la sua gerarchia ben definita, la sua rigida disciplina e i suoi precisi esami di satori. Più precisamente è il tipo di Zen adottato dagli occidentali che studiano in Giappone e che poi lo portano con sé tornando a casa. Ma c'è una ovvia differenza fra lo Zen «square» e il tradizionalismo del Rotary Club o della Chiesa Presbiteriana. È infinitamente più fastidioso, sensibile e interessante. Ma è sempre tradizionale perché è una ricerca della giusta esperienza spirituale, di un satori che riceverà il timbro (il ka) di approvazione e l'autorità stabilita. Ci saranno perfino certificati da appendere alla parete.

Se lo Zen tradizionale cade i questi eccessi è nella direzione dello snobismo spirituale e del preziosismo artistico, anche se non ho mai conosciuto un insegnante di Zen ortodosso che si sia potuto accusare dell'una o dell'altra cosa. Questi signori sembrano prendere piuttosto alla leggera il loro compito elevato, sembrano rispettare la dignità senza montare in cattedra. I difetti dello Zen «square» sono i difetti di ogni setta spirituale con una disciplina esoterica e gradi di iniziazione. Gli allievi dei livelli inferiori possono diventare spiacevolmente presuntuosi riguardo alle conoscenze interiori che non possono divulgare - «e comunque non capiresti anche se potessi spiegartelo» - e spesso si soffermano a descrivere in modo abbastanza disgustoso le immense difficoltà e la disciplina di ferro di cui devono dar prova.



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