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In Cristi nomine:la parte in ombra della Chiesa.

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2007 07:53
23/12/2006 10:14
 
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La Pera


La Pera era un terribile strumento che veniva impiegato il più delle volte per via orale. La pera era usata anche nel retto e nella vagina. Questo strumento era aperto con un giro di vite da un minimo, a un massimo dei suoi segmenti. L'interno della cavità in questione era orrendamente mutilato e spesso mortalmente. I rebbi costruiti alla fine dei segmenti servivano meglio per strappare e lacerare la gola o gli intestini. Quando applicato alla vagina i chiodi dilaniavano la cervice della povera donna. Questa era una pena riservata a quelle donne che intrattenevano rapporti sessuali col Maligno o i suoi familiari.






23/12/2006 10:17
 
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Sedia Delle Streghe


La sedia inquisitoria, comunemente detta sedia delle streghe, era un rimedio molto apprezzato per l'ostinato silenzio di talune indiziate di stregoneria. Tale attrezzo, pur universalmente diffuso, fu particolarmente sfruttato dagli inquisitori austriaci. La sedia era di varie dimensioni, diverse forge e fantasiose varianti; tutte comunque chiodate, fornite di manette o blocchi per immobilizzare la vittima ed, in svariati casi, aveva il pianale di seduta in ferro, così da poterlo arroventare. Vengono riportate notizie di processi dai quale risulta come l'uso di questo strumento potesse venir prolungato, sino a trasformarsi in vera e propria pena capitale.





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La Ruota



In Francia e Germania la ruota era popolare come pena capitale. Era simile alla crocifissione. Alle presunte streghe ed eretici venivano spezzati gli arti e il corpo veniva sistemato tra i raggi della ruota che veniva poi fissata su un palo. L'agonia era lunghissima e poteva anche durare dei giorni.






23/12/2006 10:22
 
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Tormentum Insominae


Consisteva nel privare le streghe del sonno. La vittima, legata, era costretta a immersioni nei fossati anche durante tutta la notte per evitare che si addormentasse.


23/12/2006 10:23
 
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Ordalia Del Fuoco


Prima di iniziare l'ordalìa del fuoco tutte le persone coinvolte dovevano prendere parte a un rito religioso. Questo rito durava tre giorni e gli accusati dovevano sopportare benedizioni, esorcismi, preghiere, digiuni e dovevano prendere i sacramenti. Dopodiché si veniva sottoposti all'ordalìa: gli accusati dovevano trasportare un pezzo di ferro rovente per una certa distanza. Il peso di questo peso era variabile: si andava da un minimo di circa mezzo chilo per reati minori, fino a un chilo e mezzo. Un altro tipo di ordalìa del fuoco consisteva nel camminare bendati e nudi sopra i carboni ardenti. Le ferite venivano coperte e dopo tre giorni una giuria controllava se l'accusato era colpevole o innocente. Se le ferite non erano rimarginate l'accusato era colpevole, altrimenti era considerato innocente. Si poteva aver salva la vita, però, corrompendo i clerici che dovevano officiare la prova: si poteva fare in modo che ferro e carboni avessero una temperatura sufficientemente tollerabile.



23/12/2006 10:24
 
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Ordalia Dell'Acqua


In questo tipo di ordalìa l'acqua simboleggia il diluvio dell'Antico Testamento. Come il diluvio spazzò via i peccati anche l'acqua 'pulirà' la strega. Dopo tre giorni di penitenze l'accusata doveva immergere le mani in acqua bollente, alla profondità dei polsi. Spesso erano costrette a immergerle fino ai gomiti. Si aspettava poi tre giorni per valutare le colpe dell'accusata (Come per l'ordalìa del fuoco). Veniva messa in pratica anche un'ordalìa dell'acqua fredda. Alla strega venivano legate le mani con i piedi con una fune, in modo tale che la posizione non fosse certo propizia per rimanere a galla. Dopodiché veniva immersa in acqua; se galleggiava era sicuramente una strega in quanto l'acqua 'rifiutava' una creatura demoniaca, se andava a fondo era innocente ma difficilmente sarebbe stata salvata in tempo.




23/12/2006 10:35
 
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Evoluzione del diritto


da " Le Streghe"- V. De Angelis


La caccia alle streghe che verrà scatenata nel 500 ebbe l'appoggio dell'apparato giudiziario e del corpus giuridico che erano stati riformati.Tutto il processo di scoperta ed eliminazione delle streghe si svolgeva ormai nell'ambito giudiziario.
Se nel medioevo e nei decenni che precedettero l’età moderna si svolsero molti processi sommari nelle campagne o nei luoghi montani più isolati(e streghe, stregoni o supposti tali, furono torturati ed uccisi da “tribunali del popolo” improvvisati per interessi economici o superstizione- fra 400 e 500 venne formalizzata una procedura giudiziaria nuova. I tribunali secolari ed ecclesiastici adottarono il sistema inquisitorio detto di “procedura penale” che facilità e promosse lo svolgimento dei processi per stregoneria.

Dopo la bolla papale del 1525, che autorizzava la tortura nei casi di sospetta stregoneria, i tribunali ebbero un ulteriore strumento di potere e di pressione nei confronti degli imputati.
Con la tortura, la confessione scaturiva quasi spontaneamente dalle labbra degli imputati, le cui carni venivano dilaniate da ruote dentate, tenaglie, catene e altri strumenti di supplizio.
Per rendere ancora più agile ed efficiente l’apparato inquisitoriale infine, i processi alle streghe vennero affidati a tribunali regionali, dotati di una discreta indipendenza dalle istituzioni centrali.


23/12/2006 10:37
 
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La tortura


Già praticata nel mondo greco e romano, la tortura fu riesumata nel XII secolo dalle leggi di grandi stati nazionali, come la Sicilia, la Francia, la Castiglia e dall’Istituzione ecclesiastica.
Con il diffondersi dei movimenti ereticali, la Chiesa prese ad adottare massicciamente la tortura contro gli imputati di crimini religiosi. Si iniziò con la decretale di Gregorio IX (1234) per poi giungere a una formulazione inequivocabile nella bolla Ad extirpanda del 1252 di Innocenzo IV. Da allora l’uso della tortura venne formalizzato in ogni processo contro i sospetti di eresia e ad amministrare il supplizio furono delegati i giudici civili. Più tardi con la decretale Multorum querela di Clemente V, la tortura fu introdotta, come procedura consueta, anche nei tribunali dell’Inquisizione. Le modalità di applicazione variavano, a seconda dei reati e dei tribunali, in ogni caso essa aveva lo scopo di purgare gli indizi che avevano permesso l’incriminazione dell’imputato.
Il significato della tortura, specie nei processi di eresia e più tardi di stregoneria, riecheggia l’ordalia, in cui tra accusato e tormento doveva frapporsi un intervento sovrannaturale per determinare l’innocenza o la colpevolezza. Se il torturato resisteva ai tormenti almeno due o tre volte, negando ogni attribuzione, doveva essere assolto; così come doveva essere liberato per insufficienza di prove se, dopo aver confessato sotto le grinfie del carnefice, non avesse ratificato la propria confessione in luoghi lontani dalla sala di tortura.
In pratica però queste garanzie dell’imputato e del torturato non erano applicate, poiché quasi nessuno riusciva a superare la prova, che in certi casi era prolungata all’infinito.



23/12/2006 10:38
 
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Il giardino dei supplizi


Particolarmente truculento, era il tormento inflitto a eretici ed ebrei, colpevoli di reati minori. Il supplizio consisteva nell’appendere per i piedi il condannato, accanto al quale venivano legati due lupi o due cani affamati, che lo sbranavano vivo.
Il supplizio della corda veniva definito “colla”. Il reo (definito “collato”) veniva in genere appeso per le braccia alla carrucola e ai suoi piedi erano attaccati dei pesi, dei vasi di acqua o degli animali vivi. Si racconta che al Savonarola così sospeso vennero accostati ai piedi dei bracieri incandescenti.
A volte, invece, il tormento consisteva nello stringere la caviglia o i piedi dell’imputato dentro una morsa di ferro o di legno, che veniva stretta progressivamente dal boia.
Questo supplemento di tortura si chiamava “stanghetta” e venne in epoca più recente sostituito dal torchio che schiacciava la caviglia contro la gamba, oppure dai gambali a vite, dentro i quali venivano serrate le gambe del torturato. Man mano che si stringeva la vite le gambe, la carne e le ossa si spappolavano tra atroci tormenti.
La stretta o stringimento di altre parti del corpo, in particolare il cranio, le mani o i genitali, veniva effettuata con diversi strumenti. Se la tortura era lieve si usava l’allacciatura o funicella, con cui venivano legate strettamente le parti in questione, specie le mani e i genitali maschili. Se la tortura era lieve si usava l’allacciatura o funicella, con cui venivano legate strettamente le parti in questione, specie le mani e i genitali maschili. Se la tortura era più severa il giudice ordinava l’applicazione dello “schiacciapollici”, uno strumento di ferro, a forma di morsetto, dentro il quale venivano infilati i pollici dell’imputato. Stringendo le viti, il boia produceva lo stritolamento progressivo delle dita. Esisteva poi lo “straziaseni”, consistente in una lunga tenaglia con cui venivano straziati e recisi i capezzoli sia degli uomini che delle donne. Una tortura particolarmente sadica e spettacolare, ancora, era quella del “tormento del sale”. In questo caso l’ignaro seviziatore era rappresentato da una povera capra tenuta a digiuno per giorni. I piedi del torturando, legato su una sedia, venivano spalmati di grasso o lardo, poi ricoperti di sale. La capra, con la sua lingua ruvida, a furia di leccare apriva delle piaghe nella sua lingua ruvida, a furia di leccare apriva delle piaghe nella pelle, sulla quale veniva aggiunto altro sale, fino a che il disgraziato veniva letteralmente “brucato” dall’animale fino all’osso.


23/12/2006 10:39
 
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Tormenti sublimi


Ma si ricorreva anche ad un’altra “capra”, uno strumento particolarmente usato nei supplizi pesanti, e che ebbe innumerevoli varianti. Si trattava di uno sgabello appuntito sul quale veniva in genere legata la persona sottoposta a “veglia”.
La tortura del sonno è stata da sempre uni degli strumenti più ipocriti e sofisticati di supplizio. Non lascia segni sul corpo, è immateriale e in poco tempo offre risultati stupefacenti. Con la perdita del sonno, infatti, l’imputato, senza essere minacciato, menomano o brutalizzato, diventa un obbediente collaboratore del suo aguzzino. La tortura del sonno opera sul prigioniero una sconvolgente alterazione del tempo, dello spazio, dei ruoli e delle relazioni. In preda ad allucinazioni deliri, vertigini, chi è torturato dal sonno scambia il proprio carnefice con un amico a cui confidarsi, e diviene inconsapevolmente l’aguzzino di se stesso. Un tempo, però, la tortura del sonno veniva quasi sempre associata a qualche supplizio corporale, forse perché appariva incruenta, e quindi poco efficace.
Così oltre alla “capra sedile” c’era la “tortura dell’acqua” che consisteva nel fare ingurgitare a forza al prigioniero, mediante un imbuto, decine di litri d’acqua mista a sale, aceto o calce. Se sopravviveva, quando il suo ventre si era trasformato in un otre gigantesco, veniva legato ad un tavolaccio inclinato, con la testa verso il basso. La pressione dell’acqua sugli organi interni poteva provocare dolori atroci, accresciuti dal fatto che spesso il carnefice colpiva il disgraziato sulla pancia con degli stracci bagnati, per non lasciare segni.
Fra le torture più raccapriccianti, in uso contro omosessuali e streghe, c’era il “supplizio del topolino” o “dello scarafaggio”. Un topolino veniva introdotto nell’ano degli imputati di sodomia o nella vagina delle donne accusate di essere streghe. E’ facile immaginare il terrore che ispirava la sola minaccia di questa tortura che, se messa a effetto, poteva portare a lacerazioni ed emorragie interne. Lo scarafaggio o il tafano venivano invece posti nell’ombelico dell’imputato e imprigionati sotto un bicchiere in modo che lentamente gli rodessero la pelle e la carne.
Per le streghe era poi stato inventato l’ariete, detto anche “sedia delle streghe”. Lo strumento consisteva in un sedile rotondo, irto di punte di ferro sul quale la strega veniva messa a cavalcioni, quasi a ricordarle il bastone che usava inforcare per recarsi in notturno volo ai sabba. Sotto la sedia, veniva acceso un braciere che rendeva le punte di ferro incandescenti.
A volte la strega veniva legata su un tavolo ricoperto di fascine di biancospini, dai fiori romantici ma dalle spine aguzze, e sulla sua schiena veniva passato avanti e indietro, un rullo irto di aculei. Quando era reticente alla “confessione” le venivano cavati gli occhi, mozzate le orecchie, stritolati i seni. Infine veniva bruciato del brandy o dello zolfo sul suo corpo.
C’erano quindi torture di paradigmatica efferatezza, il cui scopo dichiarato era quello di prolungare il più possibile il dolore e la sofferenza dell’imputato. Non erano mortali, non menomavano il corpo, ma infliggevano dei tormenti senza fine. In questo campo pare che l’inventiva umana sia stata inesauribile, quasi che “il desiderio di giustizia” e “la sete di verità” di giudici e inquisitori abbiano spinto inventori, artigiani e dilettanti a creare strumenti di supplizio capaci di scalare le vette della “sofferenza più sublime”.




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Tortura ed erotismo


Per quanto ci si interroghi sulla ragione di tali orrori, ostentati in pubblico e seguiti da un folto numero di appassionati, riesce difficile dare una spiegazione razionale ed esaustiva al perché uomini di fede, uomini di Dio e uomini di scienza abbiano potuto per secoli servire questa macchina abominevole che, per scacciare il Diavolo, trasformava essi stessi in demoni abbietti.
Senza dubbio, non è estranea all’uso della tortura una certa propensione al sadismo o all’erotismo perverso, data l’epoca profondamente sessuofobia, in cui vigevano una repressione sessuale e un moralismo insani. La tortura con risvolti sadica-sessuali è evidente nel caso del “topolino” come nell’uso dello “straziaseni” e, in parte della fustigazione e della gogna. La bruciatura, la “punzonatura” e lo schiacciamento dei genitali non hanno bisogno di commenti, tanto è evidente in essi la perversione erotica.
Estremamente drammatico e spettacolare era inoltre lo strumento denominato “culla di Giuda”. In genere si applicava agli accusati di sodomia e a donne considerate streghe. Gli imputati sottoposti a questo supplizio venivano legati a diverse corde in trazione e appoggiati con le gambe divaricate su un cuneo di ferro. Allentando le corde poco a poco, il peso del corpo faceva penetrare il cuneo nell’ano o nella vagina dei torturati. Molto diffusa fu la “culla di Giuda” durante il cinquecento e il seicento nei confronti delle presunte streghe “amanti del diavolo”. Una variante di questo tormento a sfondo erotico-sessuale era una “culla” sulla quale veniva infilzata direttamente la donna. Alla malcapitata venivano legati dei pesi sempre più massicci sia alle mani sia ai piedi, fino a che rimaneva impalata, morendo lentamente fra atroci sofferenze.
Per la sua spettacolarità la gogna, applicata alle donne, aveva risvolti erotici di notevole richiamo in una società dove il moralismo impediva qualsiasi forma di nudità. La donna, infatti poteva essere costretta a stare con il seno nudo, le testa e le braccia imprigionate dai legni, oppure con le gambe scoperte fino all’inguine e le caviglie chiuse nei ceppi. Così pure la ruota,alla quale venivano legati pubblicamente gli autori di reati non molto gravi, aveva un riscontro erotico perché di solito la donna era costretta a spogliarsi o ad indossare vesti molto succinte, Anche la fustigazione delle donne presentava aspetti sadico-erotici molto evidenti. Legata al palo, le spalle e il seno denudato, la malcapitata veniva flagellata sotto gli occhi di tutti. Le urla e le contrazioni spasmodiche del suo corpo erano considerati uno spettacolo eccitante che richiamava molti estimatori provenienti anche dai ceti elevati.





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Nudità e giudici


Denudare gli imputati era il primo atto “del rituale” della tortura. Uomini o donne, persone giovani o anziane tutti dovevano denudarsi di fronte al giudice e alla corte dei torturatori.
La nudità era di per sé una forma di umiliazione e di sottomissione, specie per le donne.
A volte, un particolare rapporto erotico, si instaurava, nel chiuso della camera di tortura, fra aguzzini e imputata, specie quando l’imputata era giovane e bella.
In una stampa francese del Settecento una bella fanciulla tutta nuda e depilata è legata sul cavalletto di tortura con le gambe divaricate e la schiena arcuata.
La posizione e l’atmosfera sono cariche di tensione erotica. Solo l’aspetto apparentemente indifferente dello scrivano, fa pensare che la visita ginecologico-inquisitoriale non sia in realtà la premessa di uno “stupro legale”.
In molti casi l’imputata venne realmente violentata più volte dai famigli dell’Inquisizione.
Il prete, che è anche giudice, confessore ed esorcista, e il medico, che è anche consigliere e in certi casi esorcista, si assumono il compito di incarnare ufficialmente, insieme all’inquisitore, sguardo onnipresente, i più bassi istinti collettivi, per contenerli e purificarli.
Il corpo giovane e attraente della strega viene esibito, nudo e indifeso, in tutta la sua provocante carnalità, affinché attragga e seduca i suoi persecutori. Subito dopo però esso è punito con la tortura per la sua naturale lascivia.


23/12/2006 10:43
 
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I gradini della tortura


A seconda della gravità dei crimini addebitati, esisteva una progressione della tortura, codificata da regole e consigli canonici che troppo spesso non venivano rispettatati, se non nel caso di imputati ricchi e molto in vista. Anche il papato si era applicato alo studio dei metodi e delle modalità di tortura. Paolo III, nella bolla Ad onus Apostolicae del 1548, aveva fissato il tempo massimo della durata della “corda” ad una ora. I gradi ammessi della tortura erano formalmente cinque. Si cominciava con la “terrizione reale”, che era la minaccia della tortura fatta di fronte agli strumenti più impressionanti. Si passava, poi, alla tortura lieve, che consisteva in genere nel “collare” l’imputato per qualche minuto. Mentre era appeso egli doveva recitare un Padre Nostro di contrizione. Il terzo grado consisteva nel tenere sollevato l’imputato per un tempo maggiore, senza infliggergli ulteriori tormenti. Questa tortura media veniva applicata quasi sempre agli imputati eccellenti: persone di riguardo che non dovevano recare su di sé le stimmate del carnefice. Seguiva poi il quarto grado, quello regolamentato dalla bolla papale.
Infine, per i crimini più gravi e agli imputati meno garantiti veniva applicato l’ultimo livello della tortura, il più brutale e doloroso. A questo livello potevano essere impiegati tutti gli strumenti atti a infliggere dolore e tormenti spaventosi.
Fra gli attrezzi più in voga nel Cinquecento e nel Seicento c’erano la morsa che schiacciava le labbra, gli spilloni che venivano infilati sotto le unghie, nei punti diabolici e negli organi sessuali, le sfere di ferro incandescenti poste sotto le ascelle o in mezzo alle cosce degli imputati. Molto diffusa era la flagellazione eseguita con catene di ferro a più anelli, o con staffili muniti di “stelline” taglienti, “corone di spine” o lame affilatissime, che scorticavano e incidevano la carne fino all’osso. Rudimentale, ma sempre efficace, era il nerbo di bue che, se usato da un aguzzino esperto, poteva aprire la carne delle natiche e della schiena fino all’osso. Più sofisticata era invece la fustigazione mediante la “gatta”. Questo flagello era composto da decine di corde di canapa intrise in una soluzione di sale e zolfo sciolti in acqua. La “gatta” applicata con zelo dagli aguzzini nelle zone dell’addome, dei genitali e della schiena, riduceva la carne del condannato a strisce sanguinolente che mostravano scoperti intestini e polmoni.
In Spagna, ancora, si utilizzava un attrezzo denominato simpaticamente “solletico spagnolo”. Si trattava di un ferro a forma di artiglio che veniva montato su un bastone e usato dal boia per asportare brandelli di carne e scarnificare a poco a poco il condannato.
Come si vede, in questo palcoscenico degli orrori e dei tormenti, gli uomini di legge, di Dio e della scienza non hanno dimenticato alcuno strumento, alcuna sofferenza per rendere lo spettacolo più cruento ed esemplare. E per trasformare il rito di esorcizzazione del Male e del diabolico in una procedura perversa e luciferina.
I quattro elementi fondamentali della natura: acqua, aria, terra e fuoco, furono sfruttati a fondo da questi funzionari ai quali venne delegato il compito di distillare il Bene attraverso le pratiche più ripugnanti ed efferate.
Ancora nel XVII secolo, e oltre, era in auge il “toro di Falaride”, forno fra i più spettacolari, usato per “purificare gli eretici e le streghe”. I condannati a morte finivano graticolati vivi nel ventre dell’animale di bronzo, che era posto su un grande fuoco. Mentre morivano lentamente, fra atroci sofferenze, i condannati gridavano e imploravano pietà, ma le loro voci giungevano agli spettatori sotto forma di suoni inarticolati e di muggiti bestiali.
Il fuoco è sempre stato l’elemento preferito dei tribunali religiosi o laici che fossero. In Francia, oltre al “toro”, veniva usato anche il “quemadero”, una fornace alimentata a legna in cui gli eretici morivano bruciati e soffocati, anticipa sinistramente altre fornaci e camere a gas del nostro secolo.
L’acqua era presente in molte torture che potevano trasformarsi in esecuzioni capitali. Nella “prova dell’acqua” l’imputato veniva immerso nella corrente di un fiume o in un lago. Se resisteva alle numerose e prolungate immersioni era prosciolto dall’accusa. Per legge, la tortura non si poteva ripetere; ma, come abbiamo altre volte sottolineato, la norma veniva costantemente raggirata: l’accusato poteva essere torturato più volte se reticente. Per altro l’Inquisizione spagnola, nel caso fosse morto per asfissia, o a causa dei gravi danni fisici subiti, declinava ogni responsabilità: la colpa era da attribuire all’imputato stesso, che non avrebbe perso la vita, né sarebbe stato mutilato, se avesse ammesso spontaneamente la verità.




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La tortura come ricreazione popolare


Esistevano torture ed esecuzioni di origine popolare che divertivano molto il pubblico. Era il caso dell’annegamento degli eretici in botti piene di acqua e sale, o di aceto; oppure dei torturati che venivano impacchettati in sacchi di iuta insieme a gatti inferociti e buttati nei pozzi o negli stagni. Ma tornando agli elementi primordiali, anche la terra fu, oltre che luogo di estremo riposo, un mezzo di tortura dolorosissimo. I condannati venivano sepolti vivi con la sola testa fuori della tomba, e morivano divorati dai cani o dagli animali selvatici, a volte dalle formiche, oppure si spegnevano dopo giorni di agonia per la sete, la fame e lo schiacciamento dei polmoni.
Le esecuzioni basate sul soffocamento del condannato furono innumerevoli. L’aria, primo elemento, era protagonista in molte macchinazioni dei tormento, sotto forma di sottrazione ed assenza. Si moriva soffocati mediante la tortura dell’acqua, ma anche con la “garza”: uno straccio infilato in gola e che, impregnato d’acqua o di aceto, riduceva sempre più la capacità respiratoria del torturato, fino a soffocarlo. Gli occhi, stralunati dal soffocamento, escono dalle orbite, il volto assume un rictus tremendo, la vista si affievolisce fino a scomparire, la lingua, gonfia e oscena, esce dalla bocca, quasi a cercare un ultimo contatto dell’interno con l’elemento madre che abbandona la sua creatura.





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Sul rogo


Tortura estrema, che si concludeva inevitabilmente con la morte degli accusati, era la condanna al rogo, che colpiva anche gli eretici. L’esecuzione della condanna veniva affidata al braccio secolare. Eretici, ebrei, bestemmiatori, sodomiti e streghe venivano giustiziati dallo Stato. Era lo Stato che allestiva i roghi, che ordinava di ammucchiare le fascine nella piazza principale, che trasportava la strega dal carcere al rogo. Stretta fra i funzionari dello Stato, la strega passava fendendo la moltitudine tra gli insulti maledizioni e sputi; spesso le veniva messo intorno al capo un copricapo di foggia ebraica. Poi veniva fatta salire sulle cataste di legna e legata al palo. I funzionari dello Stato ordinavano al boia di accendere il fuoco, davanti ad una folla muta e affascinata, che seguiva con spasmodica attenzione ogni fase del supplizio, che tendeva le orecchie per cogliere ogni lamento, ogni invocazione, ogni grido di dolore che la strega avrebbe emesso dal corpo martirizzato.
Un funzionario dell’Inquisizione era tuttavia sempre presente. Uno solo, per testimoniare davanti alla moltitudine, si sosteneva, i versetti del Quarto Evangelo: “Se uno non dimora in me, venga buttato come un ramo che si secca, e questi rami vengano raccolti e bruciati”. Alla più terribile delle morti, il funzionario assisteva con l’obbligo di riferire al Tribunale che il rogo aveva avuto luogo e che il corpo della strega era ridotto in cenere. Se tra le fiamme che già divampavano, la strega avesse gridato che era pentita e che avrebbe confessato, o se la “strega ebrea” avesse urlato che era disposta ad abiurare, non le sarebbe certo accaduto, come per le sue consorelle condannate nel Medioevo, di venire subito liberata, e salvata dal fuoco. Ora, soprattutto sotto l’Inquisizione spagnola, le leggi insegnavano che confessione e pentimento dovevano avvenire prima della condanna finale, nell’aula dove si svolgeva il processo. Fuori del carcere, sulle fascine del rogo, attendeva la morte a cui la condannata non poteva sfuggire.
A proposito della tortura e del supplizio del rogo, in aperto contrasto con la religione e le politica, il grande filosofo e moralista del Cinquecento Michel de Montagne scrisse nei Saggi che la crudeltà era il primo dei vizi, il male più grave, la malattia morale più diffusa nell’Europa del suo tempo.



23/12/2006 10:49
 
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Interessantissimi post e torture tutt'ora in modo più blando utilizzate nel bdsm o nel magik sex.
In nome di altro.
Cambiamo il nome ma la frittata è sempre la stessa.
Io rido quando sento demonizzare Cristo, al pari di quandos ento demonizzare qualsiasi altra cosa.

Ciò che non comprendiamo lo demonizziamo.

Gli inquisitori demonizzavano il loro stesso piacere che trasferivano, per scaricarsi la coscienza, sul torturato. Sono certa che i torturatori provassero orgasmi fortissimi, al pari dei mistici che si autoflagellavano.
Al pari di molti praticanti di sado-maso.

Ciò che mi urta, profondamente è l'ipocrisia, che leggo anche tra queste righe, Marco.

Non è Cristo la causa. Siamo noi stessi la causa della violenza.

Chi non sa comprendersi ed accettarsi, camuffa la propria anima sotto mentite spoglie, trasferendo all'esterno le pulsioni più intime.

Psicologia spiccia?

Esperienza di vita.
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Non c'è nulla più grande dell'Amore tranne, forse, l'Amore incondizionato.

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Re:

Scritto da: tracieloeterra 10/02/2007 12.28
Interessantissimi post e torture tutt'ora in modo più blando utilizzate nel bdsm o nel magik sex.
In nome di altro.
Cambiamo il nome ma la frittata è sempre la stessa.
Io rido quando sento demonizzare Cristo, al pari di quandos ento demonizzare qualsiasi altra cosa.

Ciò che non comprendiamo lo demonizziamo.

Gli inquisitori demonizzavano il loro stesso piacere che trasferivano, per scaricarsi la coscienza, sul torturato. Sono certa che i torturatori provassero orgasmi fortissimi, al pari dei mistici che si autoflagellavano.
Al pari di molti praticanti di sado-maso.

Ciò che mi urta, profondamente è l'ipocrisia, che leggo anche tra queste righe, Marco.

Non è Cristo la causa. Siamo noi stessi la causa della violenza.

Chi non sa comprendersi ed accettarsi, camuffa la propria anima sotto mentite spoglie, trasferendo all'esterno le pulsioni più intime.

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...io concordo con te...
...da un'altra prospettiva,ma concordo...

... ma dimmi dov'è che leggi ipocrisia?
...ho scritto " nel nome di Cristo"...
...non" a causa di Cristo"...

...vedi Alessandra ...
... sono ateo e convinto che la verità sia una terra senza sentieri...
...il cristianesimo ne ha fatto un'autostrada...
...come l'islam ...
... ma puoi sempre dimostrarmi il contrario...

...comprendersi ed accettarsi,certo...
...direi anzi ...
...riconciliarsi con sè stessi...
[SM=x1182918]

Marco







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Re: Re:

Scritto da: Britannicus 10/02/2007 16.14



...io concordo con te...
...da un'altra prospettiva,ma concordo...

... ma dimmi dov'è che leggi ipocrisia?
...ho scritto " nel nome di Cristo"...
...non" a causa di Cristo"...

...vedi Alessandra ...
... sono ateo e convinto che la verità sia una terra senza sentieri...
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Marco





Troppi puntini di sospensione. [SM=g27823] Chissà cosa nascondono,

L'ipocrisia la leggo nel mettere sul piatto della bilancia solo un peso non controbilanciato dal suo opposto.
In fin dei conti niente di nuovo sotto il sole.

Come TUTTO il Cristianesimo fosse questo o come se il Cristo abbia mai predicato questo.
Non a nome di Cristo ma a nome di sé sono state perpetrate certe violenze. Cristo predicò l'esatto opposto, la povertà, la liberazione.

Se osservi le cose superficialmente allora hai ragione da vendere. Ma se le osservi da vicino esse si ribaltano.

Ti manca l'osservazione micro.
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Non c'è nulla più grande dell'Amore tranne, forse, l'Amore incondizionato.

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Re: Re: Re:

Scritto da: tracieloeterra 10/02/2007 18.53


Troppi puntini di sospensione. [SM=g27823] Chissà cosa nascondono,

L'ipocrisia la leggo nel mettere sul piatto della bilancia solo un peso non controbilanciato dal suo opposto.
In fin dei conti niente di nuovo sotto il sole.

Come TUTTO il Cristianesimo fosse questo o come se il Cristo abbia mai predicato questo.
Non a nome di Cristo ma a nome di sé sono state perpetrate certe e sante del cristianesimo,lo sterminio dell'violenze. Cristo predicò l'esatto opposto, la povertà, la liberazione.

Se osservi le cose superficialmente allora hai ragione da vendere. Ma se le osservi da vicino esse si ribaltano.

Ti manca l'osservazione micro.





...i puntini di sospensione sono un mio vezzo... [SM=g27828]
... un sigillo,la firma...

...che dire? che:
...il cristianesimo la ritengo una filosofia di vita...
...la divinità,un bisogno dell'uomo,consapevole dei propri limiti...
...il dogma,alla base di ogni religione,esclude automaticamente la ragione...
...la teologia non è una scienza...
...la fede cieca comporta un rischio che la logica,la sensatezza e la prudenza non consentono di accettare...

...e comunque, Dio tace... [SM=g27816]
... credo che questo suo silenzio sia il silenzio del ...
...nulla... [SM=x1183068]











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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Britannicus 10/02/2007 20.33

...i puntini di sospensione sono un mio vezzo... [SM=g27828]
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...che dire? che:
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Di' alla tua amica saikei che forse chi allontana sei tu...con la tua indisponenza...


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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: sissy66 10/02/2007 21.00


Di' alla tua amica saikei che forse chi allontana sei tu...con la tua indisponenza...




...sono così indisponente che mi trovo anche sul forum di tracieloeterra...
...fai tu...



11/02/2007 01:31
 
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Britannicus 10/02/2007 20.33

...i puntini di sospensione sono un mio vezzo... [SM=g27828]
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...che dire? che:
...il cristianesimo la ritengo una filosofia di vita...
...la divinità,un bisogno dell'uomo,consapevole dei propri limiti...
...il dogma,alla base di ogni religione,esclude automaticamente la ragione...
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Io non confonderei religione con spiritualità.
Il dogma non fa parte di me eppure credo in Cristo, il quale considerò anche il dubbio, come mezzo di crescita.
E non solo.
Perfino il tradimento, l'omicidio e l'intolleranza.

La fede cieca è per coloro che non possono vedere. Non tutti nascono con gli occhi, non tutti desiderano vedere. Io non biasimo né giudico il prossimo.
C'è chi ha bisogno di limiti, di guard rail, di freni, di guide.
C'è chi ha anime giovani poca forza dentro di sé. C'è chi cerca, disperato, una mano da afferrare.
C'è anche chi, per accidia, lascia che il mondo rotoli per i fatti suoi.

Ma anche questa è libertà di essere ciò che si è.

Le religioni stanno già crollando su se stesse, non c'è bisogno di rincarare la dose,a mio avviso.

Dio, in ogni caso, non tace, ma parla ora attaverso di te.
E di me e di tutti noi.
Dio ha tante voci, tanti nomi, tanti colori, non solo la tua voce, il tuo nome ed il tuo colore.
E questo chiasso è il chiasso del Tutto.
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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: tracieloeterra 11/02/2007 1.31


Io non confonderei religione con spiritualità.
Il dogma non fa parte di me eppure credo in Cristo, il quale considerò anche il dubbio, come mezzo di crescita.
E non solo.
Perfino il tradimento, l'omicidio e l'intolleranza.

La fede cieca è per coloro che non possono vedere. Non tutti nascono con gli occhi, non tutti desiderano vedere. Io non biasimo né giudico il prossimo.
C'è chi ha bisogno di limiti, di guard rail, di freni, di guide.
C'è chi ha anime giovani poca forza dentro di sé. C'è chi cerca, disperato, una mano da afferrare.
C'è anche chi, per accidia, lascia che il mondo rotoli per i fatti suoi.

Ma anche questa è libertà di essere ciò che si è.

Le religioni stanno già crollando su se stesse, non c'è bisogno di rincarare la dose,a mio avviso.

Dio, in ogni caso, non tace, ma parla ora attaverso di te.
E di me e di tutti noi.
Dio ha tante voci, tanti nomi, tanti colori, non solo la tua voce, il tuo nome ed il tuo colore.
E questo chiasso è il chiasso del Tutto.




...il poeta William Blake,in Auguries of Innocence:

Vedere il mondo in un granello di sabbia
E il cielo in un fiore di campo,
Tenere l'infinito nel palmo della tua mano,
E l'eternità in un'ora.

...noi siamo l'universo e l'universo è dentro di noi...
...siamo vibrazione continua,energia,luce,musica ,suono,armonia...
...entrare in contatto con sè stessi...
...è entrare in contatto con la forza vitale universale...

...se una divinità esiste, si trova già dentro ogni essere ,in ogni cosa,animata o inanimata che sia...

...se il tuo Dio esiste è dentro noi,non è una forza esterna e superiore...

...il tuo Tutto coincide allora col vuoto e il nulla ,le due colonne dello Zen...

...percorsi diversi ,per superare i disagi e trovare il benessere interiore...

...la Verità...







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Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Britannicus 11/02/2007 9.46
...il poeta William Blake,in Auguries of Innocence:

Vedere il mondo in un granello di sabbia
E il cielo in un fiore di campo,
Tenere l'infinito nel palmo della tua mano,
E l'eternità in un'ora.

...noi siamo l'universo e l'universo è dentro di noi...
...siamo vibrazione continua,energia,luce,musica ,suono,armonia...
...entrare in contatto con sè stessi...
...è entrare in contatto con la forza vitale universale...

...se una divinità esiste, si trova già dentro ogni essere ,in ogni cosa,animata o inanimata che sia...

...se il tuo Dio esiste è dentro noi,non è una forza esterna e superiore...

...il tuo Tutto coincide allora col vuoto e il nulla ,le due colonne dello Zen...

...percorsi diversi ,per superare i disagi e trovare il benessere interiore...

...la Verità...




Blake è un poeta che ho conosciuto anche io e che mi ha intrigato per le sue visioni mistiche.

Ma io voglio regalarti la frase di una Santa che non conosce nessuno, Santa Maria Bertilla.

Ti racconto in breve la sua storia.

Fu una suora impacciata, goffa, derisa che lavorò molto tempo in ospedale a Treviso con una dedizione e con una pazienza insolita.

Al momento della morte, dopo una vita di sofferenza e servizio, conscia che l'ora stava arrivando e percepenso il Silenzio della Grande Madre che sta per accoglierti, Bertilla disse solo poche parole:

"Dica alle sorelle che lavorino solo per il Signore, che tutto è niente, tutto è niente".

TUTTO E' NIENTE

Come amo questa frase.

E niente è tutto.

E Suo Bertilla, baucheta e derisa, l'ha capito prima di "morire".

Il Signore.

Non è solo dentro, è anche fuori.
Non è solo Tutto, è anche Niente.

Vangelo di Tommaso:

3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."

22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno." E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?" Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."

Dentro e Fuori.
Piccolo e Grande.
Primo e Ultimo.

Per me ciò che conta è Unire per trovare me stessa.






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