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Porto di Genova - discussione generale

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2015 01:44
29/09/2007 17:52
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28-09-2007
Genova, in Comitato il porto di Vincenzi

La banchina secca torna in discussione. Aeroporto, voto rinviato

di Samuele Cafasso

«Dovete dirmi se si può fare». Il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, porta in Comitato portuale la sua idea di porto nel giorno in cui viene congelato, per evitare nuove divisioni a Palazzo San Giorgio, l’aumento di capitale per l’aeroporto Colombo, su cui tutte e tre le istituzioni locali, Regione, Provincia e Comune, si sono mostrate perplesse se non addirittura contrarie. Il capoluogo ligure può diventare nel 2015, secondo Vincenzi, un grande terminal per l’Europa da dieci milioni di contenitori movimentati ogni anno. Una prospettiva su cui il Comune intende impegnarsi attraverso lo sviluppo delle linee di collegamento con i terminal remoti oltreappennino, a patto che il parlamentino di Palazzo San Giorgio mostri veramente di voler andare in quella direzione. «Le idee esposte dalla Vincenzi sono interessanti - riconosce Luigi Negri, leader dei terminalisti - ma per arrivare a 10 milioni di contenitori i retroporti non bastano. Facciamo due conti: con il nuovo terminal di Sech-Bettolo e Ronco-Canepa avremo 3.600-3.700 metri lineari di banchina per i container. Poniamo di mettere una gru ogni 120 metri: fanno 330.000 teu per ogni gru. Una produttività del genere non è possibile». Avanti insomma con i retroporti, ma servono anche nuove banchine. Anche perché, nel frattempo, il capitolo banchina secca si sta ingarbugliando: l’ipotesi di usufruire dello scalo merci di Alessandria è oggi più impervia a causa dello scetticismo del nuovo sindaco, Piercarlo Fabbio, e così il Comune propone di riprendere in considerazione altre due ipotesi, che comunque non escludono Alessandria: si tratta di Castellazzo Bormida, progetto targato Abaco (Legacoop) e Novi Ligure. Intanto, il Comitato decide di non decidere sull’aeroporto: hanno la meglio le perplessità di molti sull’opportunità che l’Authority sostenga un investimento così gravoso (1,8 milioni di euro) senza prima avere concordato con gli enti locali un serio piano di rilancio che passi anche attraverso l’individuazione di un serio socio di mestiere che si occupi della gestione. Se ne riparla l’8 ottobre, in un Comitato portuale monotematico: rinviare allora non sarà più possibile. E mentre a Genova di discute del porto del futuro, da Roma il viceministro Cesare De Piccoli detta la sua agenda per i porti: domani, in Consiglio dei Ministri, il dicastero dei Trasporti chiederà che in Finanziaria trovi spazio il rifinanziamento della legge a sostengo della cantieristica nazionale, nuove regole per l’erogazione dell’ecobonus (grande incompiuta di questo governo), aiuti per l’armamento attraverso una ridefinizione della tonnage tax e del leasing navale. Soprattutto, verrà lanciato il fondo nazionale per i porti finanziato attraverso l’extragettito Iva prodotto dagli scali stessi: una richiesta specifica della Regione Liguria che, si spera, potrebbe trovare attuazione.
02/10/2007 10:54
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Porto di Genova,spunta una tassa a carico dei camion
associazioni di categoria in trincea
A Sampierdarena le spese per l'apertura anticipata dei varchi sono addossate agli autotrasportatori

Genova. La buona notizia è che da ieri il porto di Sampierdarena apre un'ora prima, alle sei di mattino, per evitare i micidiali ingorghi che più volte hanno messo in ginocchio la viabilità genovese nell'ultimo mese. Quella brutta è che il porto sveglio all'alba ha un costo che nessuno vuole pagare, e ora il rischio concreto è quello di un nuovo patatrac sui moli. Ieri è stato sfiorato, in un capolavoro di incomunicabilità tra operatori portuali e Authority che confermano una volta ancora la loro distanza siderale, a tutto danno di uno scalo che inciampa in burocrazia, incomprensioni, scelte maldestre.
Il pomo della discordia è chi paga il "fuoriorario" della Guardia di finanza ai varchi che, secondo le attuali disposizioni, presta normale servizio dalle 8 alle 18, anche se evidentemente i porti hanno esigenze un poco diverse. Fuori da questi orari, ci sono dei costi aggiuntivi per il personale che si riversano sugli spedizionieri. In alcuni casi, come succede a Voltri, pur di tenere aperto per più tempo, il terminalista paga di tasca sua. A Sampierdarena no. Così, quando l'Autorità portuale ha deciso di anticipare di un'ora l'apertura dei varchi (dalle 7 alle 6), gli spedizionieri hanno chiesto all'Authority di cercare un accordo con terminalisti e autotrasportatori per spalmare i costi. L'accordo non si è trovato, ma l'Authority ha deciso di andare avanti lo stesso con l'apertura anticipata. Gli spedizionieri, così, per rifarsi delle spese, ieri hanno deciso di far pagare una sovratassa ad ogni tir che entrava e usciva fuori dagli orari canonici.
Gli autotrasportatori, che per altro non vengono certo rimborsati per le lunghe code che abitualmente sopportano per entrare in porto, ci sono rimasti di sasso: «Non si tratta di una barzelletta - ha premesso doverosamente Maurizio Longo, responsabile nazionale di Cna Fita - con l'estensione dell'orario di apertura del varco di San Benigno dalle ore 6 alle ore 22 il porto di Genova, dovendo coprire i costi relativi agli straordinari del personale di varco, ha disposto che ogni tir che entra ed esce dal varco dalle ore 6 alle ore 8 e dalle ore 18 alle ore 22, dovrà sborsare 10 euro».
Intanto a San Benigno iniziavano i problemi: tra gli autotrasportatori in arrivo prima dalle 8 e dopo le 18, maturava l'idea di aspettare fuori piuttosto che pagare i 10 euro. Visto che nel pomeriggio i terminal di Sampierdarena avevano container in abbondanza, si rischiavano nuove code. Gli spedizionieri, a questo punto, hanno fatto marcia indietro: si accollano loro i costi, evitano al porto una brutta figura e sperano che, giovedì in Autorità portuale, si trovi un accordo che accontenti tutti.
Gli autotrasportatori intanto si chiedono se l'Autorità portuale non potrebbe fare uno sforzo in più, invece di usare le casse di Palazzo San Giorgio per altre spese non sempre di stretta pertinenza portuale: «La gabella di 10 euro sembra mascherare una incapacità di fondo di distinguere le priorità operative del porto. Quelle di cui l'Autorità portuale dovrebbe garantire la copertura diretta dei costi».
Samuele Cafasso
02/10/2007

26/10/2007 10:37
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25 ottobre 2007
Nuovo record mensile nel porto di Genova
Lo scorso settembre sono stati movimentati 166.272 contenitori da venti piedi (+21,0% rispetto allo stesso mese del 2006), superando così il vecchio record stabilito nel mese di luglio di quest’anno, che era di 164.942. Anche il terminal di Voltri (Vte) ha stabilito il suo nuovo record mensile con 97.939 teu (il precedente era di 97.083 stabilito a marzo di quest’anno). Tra gli altri terminal stabile il Sech mentre fa bene Messina (+28%).
Dall’inizio dell’anno ancora bene il Vte (+16,7%) mentre il porto storico si ferma a +7%. L’Autorità Portuale di Genova prevede per l’intero 2007 un traffico contenitori pari a 1.857.000 teu.
Il traffico complessivo nel mese di settembre è stato di 4.538.688 tonnellate (+2,1%) e nei nove mesi di 43.898.630 tonnellate (+5,2%). La proiezione di fine anno si attesta a 58.530.000 tonnellate. La merce varia nei primi nove mesi dell’anno è stata di 22.463.427 tonnellate (+13,7%), di cui 14.097.771 (+14,7%) di traffico containerizzato e 8.365.656 (+12,2%) di traffico convenzionale.
Per quanto riguarda le rinfuse solide traffici in calo sia a ponte S.Giorgio (-21%) che alle al terminal delle acciaierie di Cornigliano (-1%). In leggera flessione anche il traffico al Porto Petroli di Multedo (-1,1%) che risente ancora il fermo per la manutenzione dell’impianto della Praoil.
Bene invece la autostrade del mare d in leggero aumento anche il traffico passeggeri sia al terminal traghetti (+3%) cheal terminal crociere (+6%).
Carri ferroviari ancora in calo (-1,9%) al porto storico mentre aumentano al Vte (+8,5%)

12/12/2007 15:16
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12 dicembre 2007
Abertis punta su Genova: «Pronti a investire»
dall’inviato Francesco Ferrari

Un solo assente: Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie. Lui, questa mattina, a Barcellona non ci sarà, ma solo per «motivi di forza maggiore». Gli altri invitati illustri, invece, ci saranno tutti. Ci sarà il consigliere delegato di Abertis, Salvador Allemany, accompagnato dal direttore infrastrutture e logistica del colosso spagnolo, Josep Canos. Ci sarà Marta Vincenzi, sindaco di Genova, con il super consulente del Comune, Maurizio Maresca. E ci sarà anche Fabrizio Palenzona, in rappresentanza di Unicredit, atteso in mattinata a bordo di un aereo privato.

Un incontro ufficiale, il secondo dopo un vertice organizzato nella sede romana di Unicredit nelle scorse settimane, per capire se e a quali condizioni Abertis potrà investire nel porto di Genova. «Siamo concentrati su tre territori - spiegava ieri un portavoce del gruppo spagnolo -: Civitavecchia, Trieste e Genova. Crediamo molto nello sviluppo di questi porti e delle relative economie, e siamo convinti di poter dare il nostro contributo per la loro crescita».

Dei tre progetti, quello genovese è sicuramente quello allo stato più avanzato. Non è un caso che, questa mattina alle 9.30, negli uffici di Abertis sia stato invitato anche Palenzona, nella sua veste di banchiere. Una casualità davvero singolare, quella del potente uomo d’affari piemontese. Presidente dell’Autorità portuale “mancato” (indicato con eccessiva fretta dalla Camera di commercio come successore di Giovanni Novi, aveva declinato con eleganza l’invito ricevuto da Paolo Odone), il destino di Palenzona incrocia nuovamente, stavolta in terra spagnola, quello delle banchine genovesi.

Il porto
Il porto, le aree retroportuali del Basso Piemonte, le infrastrutture di collegamento, ma anche l’aeroporto Cristoforo Colombo. Quello di Abertis per Genova è «un interesse a 360 gradi», spiega Maurizio Maresca. «Bisogna chiarire subito una cosa: Abertis non si propone come terminalista, né come costruttore diretto - spiega il consulente del Comune -. Il suo obiettivo è un altro: commissionare la realizzazione di nuove infrastrutture per poi ”affittarle” a soggetti terzi. Si tratta di operazioni complesse, in Italia praticamente sconosciute, che pertanto presuppongono una attenta fase di studio. Abertis vuole capire, attraverso questi incontri, entro quali confini è possibile investire su Genova, con quali partner finanziari, e, soprattutto, con quali ritorni economici». Ciò che Abertis chiede al Comune, in altre parole, è uno studio di fattibilità. Che, anche se sotto questo profilo non vi è nulla di ufficiale, potrebbe riguardare lo stesso aeroporto. «Non possiamo escluderlo – dice Maresca -: Abertis gestisce già diverse strutture aeroportuali, un eventuale interesse per il ”Colombo” non mi sorprenderebbe: fa parte del dna dell’azienda».

Resta da capire quale potrebbe essere, in uno scenario del genere, il ruolo di Ferrovie. Di certo si sa che Moretti, oggi assente giustificato, ha confermato l’interesse del gruppo per il progetto Abertis-Unicredit. «Il gruppo Fs, nel caso in cui il progetto dovesse concretizzarsi, avrebbe un ruolo essenziale, esattamente come lo avrebbe lo Stato: certe operazioni non possono fare a meno di un intervento pubblico», spiega Maresca. Lo stesso concetto che Marta Vincenzi ripeterà questa mattina ai vertici di Abertis.

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Chi sarà il nuovo Presidente?
articolo pubblicato da IL SECOLO XIX


14 dicembre 2007

Fa il pienone il talk show del porto


Ha avuto successo la prima sfida pubblica tra candidati alla presidenza di un’Autorità Portuale, quella di Genova, a Palazzo San Giorgio, ultracentenaria sede del comando del porto, su proposta del presidente della Regione Liguria Claudio Burlando. Il parlamentare europeo Paolo Costa, l’assessore ligure Luigi Merlo e l’assessore genovese Mario Margini, hanno spiegato a una platea di autorità politiche, economiche, sindacali come intendono rilanciare il porto di Genova, primo d’Italia, per riconquistare la leadership nel Mediterraneo e competere con i fuoriclasse del Nord Europa. «Irrituale ma necessaria in un momento di crisi della politica» ha detto Burlando, la sfida è stata occasione per conoscere meglio uomini e programmi. Tutti e tre i candidati vogliono conquistare i nuovi traffici in arrivo nel Mediterraneo con trasformazioni delle banchine più o meno marcate e con nuovi collegamenti infrastrutturali. Costa punta su un piano di investimenti pubblici per attirare capitali privati e porta in dote la capacità di battere la burocrazia e ridurre i tempi di intervento. Margini promette più autorevolezza e capacità decisionale per partire subito con programmi a medio termine. Merlo propone Genova come modello sperimentale di una nuova autonomia degli scali italiani.

Novi. «Quello di Genova non è un porto in macerie, anzi tutt’altro». Il presidente uscente dell’Autorità Portuale di Genova, Giovanni Novi, ha iniziato così il suo intervento all’incontro pubblico dei candidati alla sua successione a Palazzo San Giorgio, in cui ha ovviamente difeso il proprio operato, che tuttavia non ha indotto nessuno dei “grandi elettori” a ricandidarlo.

Burlando. «Litigare meno e lavorare di più, per aumentare i traffici e avere un extragettito più alto per migliorare le infrastrutture». L’esortazione è stata lanciata dal presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, prima di introdurre il confronto pubblico tra i candidati alla presidenza del porto. Burlando è tornato indietro fino ai tempi dello splendore della Repubblica di Genova «che da sola fece cose incredibili per le sue capacità nella navigazione e nel commercio». Oggi «la città può sfidare anche i porti colosso del Nord Europa e provare a vincere la nuova sfida» ha detto il presidente. «Possiamo vincere la sfida - ha aggiunto - specie se avremo le risorse dell’extragettito che tra pochi giorni la Finanziaria dovrebbe garantirci. Tenere qui le tasse portuali è una cosa che non era mai accaduta prima, un evento che è stato anche un po’ sottovalutato». Rivolgendosi agli attori della scena portuale seduti in platea ha concluso: «bisogna però litigare meno e aumentare i traffici».

Costa. «Genova e l’Italia si giocano il proprio destino: si apre una opportunità con l’aumento dei traffici nel Mediterraneo e dopo essere riuscito a convincere la Ue a investire molto sull’Italia, ora vorrei fare capire a tutti, dall’armamento agli operatori portuali nazionali e internazionali, che conviene investire a Genova». L’ europarlamentare Paolo Costa, candidato dalla sindaco Marta Vincenzi all’Autorità portuale, punta sul ruolo strategico del porto di Genova durante il confronto pubblico a Palazzo San Giorgio. Costa dice che «l’alleato vero è il retroterra perché la nostra sfida per i prossimi 10 anni è attraversare le Alpi e fare in modo che ad esempio una regione come l’Alsazia faccia i conti e scopra che Genova conviene». Per Costa serve un piano di investimenti pubblici per richiamare quelli privati «posso dare il mio contributo perché uno dei punti fermi è rispettare i tempi di intervento e questo si fa con le carte». Gli appalti per ricostruire la Fenice «erano fermi da otto anni - ha detto -, li ho sbloccati in 8 mesi». L’europarlamentare ha concluso con una battuta: «la litigiosità non mi spaventa, sono pronto anche a dare una mano perché Marta e Claudio non si rompano più le scatole e facciano la pace».

Margini. «Dobbiamo partire subito con un programma a medio termine, non possiamo perdere l’opportunità di attrarre i futuri traffici del Mediterraneo e per fare questo c’è bisogno di una nuova autorevolezza dell’Autorità». Mario Margini, candidato dalla Camera di Commercio alla presidenza del porto, sintetizza così, al confronto pubblico di Palazzo S. Giorgio, il suo programma per rilanciare lo scalo. «C’è bisogno della capacità di decidere - ha aggiunto Margini - e di partire subito con un programma che punti in primo luogo a sfruttare le strutture esistenti, con il completamento nei tempi previsti delle opere indicate dal Piano regolatore». Per Margini è anche necessario rivedere il sistema degli appalti: «Lo sblocco di calata Bettolo è molto positivo - ha detto -, ma resta il problema della fragilità del tessuto normativo che regola gli appalti». Per Margini servono inoltre più ferrovia e più spazi retroportuali: «i container hanno giacenze medie di 15-20 giorni e pur di fronte ai problemi commerciali dobbiamo ridurli drasticamente». Nel piano dell’assessore c’è posto per la certezza dei finanziamenti, con l’extragettito, la qualità del lavoro, con un impegno comune per la sicurezza, e per la governance, con un coinvolgimento di tutta la città.

Merlo. «Entro il 2018 il porto di Genova può entrare nella short list degli scali europei con 6 milioni di teu e 100.000 tonnellate di merci: servono però interventi importanti, tra cui un nuovo terminal, grande almeno come quello di Voltri, che non è ancora stato previsto». L’assessore regionale Luigi Merlo, candidato dalla Provincia alla presidenza dell’Autorità portuale di Genova, esordisce così al confronto pubblico a Palazzo San Giorgio. Merlo propone diverse innovazioni tra cui la necessità di un nuovo piano regolatore, un nuovo disegno delle banchine con la rivisitazione di Sampierdarena, la chiusura della centrale Enel prima del 2020, lo spostamento della presidenza da Palazzo San Giorgio (che diventerebbe sede di una accademia dei trasporti marittimi) a un luogo più vicino alle banchine. Tra le novità spicca quella di «fare di Genova un modello, certificato dal Governo, per sperimentare una nuova forma di autonomia portuale, superando la legge 84 del `94. Penso a una autonomia paritetica dell’Autorita´ Portuale - ha detto Merlo - in grado di tradurre ad esempio l’Affresco di Piano in una vera pianificazione urbanistica con scelte politiche importanti».
21/12/2007 15:53
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21 dicembre 2007

Genova verso 1.800.000 contenitori

Il porto di Genova si prepara a sfondare la quota psicologica di 1.800.000 contenitori movimentati in un anno. Il traffico container nei primi undici mesi dell’anno è stato di 1.711.892 teu (+12,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), un aumento di 187.741 teu. Così la suddivisione tra i terminal: Vte 986.544 teu (+15,6%), Sech 340.064 (+4,1%), Messina 240.607 (+8,9%), Rebora 89.842 (+11,3%), Grendi 44.742 (+25,6%), S. Giorgio 9.478 (+116,3%). Nel mese di novembre, noonstante 38 ore di chiusura terminal per forte vento, i teu movimentati sono stati 155.655 (+10,6%), di cui: Vte 88.065 (+8%), Sech 29.893 (+0,3%), Messina 23.167 (+25,2%), Rebora 7.925 (+13,7%), Grendi 4.990 (+39,7%), S. Giorgio 1.602 (+901,3%). La merce varia nel periodo gennaio-novembre è stata di 27.506.860 tonnellate (+12,7%), di cui 17.286.878 (+13,8%) di traffico containerizzato e 10.219.982 (+10,8%) di traffico convenzionale.

Le autostrade del mare nello stesso periodo hanno segnato un aumento del +9,8%, raggiungendo i 4.309.274 metri lineari pari a 8.137.611 tonnellate. Il traffico è stato così suddiviso: Stazioni Marittime 2.658.391 mtl (+10,8%), Vte 397.668 mtl (-5,2%), terminal S. Giorgio 335.904 mtl (+45,6%), terminal Rebora 329.081 mtl (-40,5%), Tirrenia ponte Libia 252.687 mtl. (+610,4%), terminal Messina 158.788 mtl. (+17,8%), terminal Grendi 171.864 mtl. (+21,6%). Nel traffico convenzionale sono da segnalare: Genoa Metal Terminal con 469.935 tonnellate (+15,6%), terminal Messina con 125.039 (+15,1%), terminal San Giorgio 99.842 (+18,2%), Terminal Rebora 31.795 (+192,9%), Terminal Forest 148.227, mentre il Terminal Frutta ha movimentato 167.693 tonnellate (+23,1%) di ortofrutta e 72.011 di merci varie (+628,4%). Gli olii minerali, movimentati al Porto Petroli di Multedo negli undici mesi sono stati 18.533.716 tonnellate (-1,4%), mentre nel comparto delle rinfuse solide le Acciaierie di Cornigliano hanno movimentato 3.934.043 (-1,1%) e il terminal Rinfuse di ponte San Giorgio 1.596.514 (-25,9%).

Il movimento passeggeri è stato di 3.100.920 unità (+3,7%), di cui 2.615.432 unità (+3,2%) al terminal traghetti e 485.488 unità (+6,9%) al terminal crociere. I carri ferroviari carichi arrivati/partiti dai terminal nel periodo gennaio - novembre sono stati: 139.314 (+2,3%) di cui 65.789 (+7,4%) al terminal di Voltri e 73.525 (-1,9%) nel Porto Storico. Il traffico complessivo negli undici mesi è stato di 53.846.667 tonnellate (+4,4%) pari a 2.264.164 tonnellate in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
31/12/2007 15:35
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Continuano le rattelle sui tre candidati e la Vincenzi ci va giù pesantissima...
Articolo de IL SECOLO XIX

29 dicembre 2007
Terna, le grandi manovre dei burocrati del ministero

Marta Vincenzi stamani nella sua conferenza stampa di fine anno è tronata sul tema dell’autorità portuale. A seconda della nomina di ciascuno dei tre candidati, il sindaco ha fatto corrispondere tre scenari possibili sintetizzati in «il modello tradizionale o scagno» sinonimo di «stagnazione e mancato ricambio della classe dirigente per i prossimi vent’anni»; «il modello Montecarlo o di Genova da bere, e comunque di breve respiro» e «il modello porto come fabbrica, con un incremento di posti di lavoro ed uno sviluppo per la città». Ognuno dei tre scenari, secondo quanto spiegato dal sindaco, corrisponde a diverse alleanze e diversi modi di concepire il porto ed il suo sviluppo.

di Giorgio Carozzi

Nelle stesse ore in cui sulle tormentate banchine genovesi piove l’ennesimo ricorso presentato al Tar della Liguria contro una decisione dell’Autorità portuale - questa volta è il gruppo Contship Italia guidato da Cecilia Battistello a contestare l’assegnazione del sesto modulo di Voltri al terzetto formato da Psa, Cosco e Trenitalia - l’unica certezza è che il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, ha messo la sordina a tutti i suoi telefonini per spegnere sul nascere gli assalti provenienti dalla Lanterna.

In altissimo mare, dunque, le sorti singole e collettive dei tre candidati alla presidenza dell’Autorità portuale di Genova. Inutile azzardare pronostici su chi - tra Paolo Costa, Luigi Merlo e Mario Margini - alla fine potrebbe spuntarla: neppure a Roma lo sanno. Anzi, dall’entourage del ministro dei Trasporti trapela sommessamente un invito che ha tanto il sapore dell’ultimo appello. I più stretti collaboratori di Bianchi avrebb ero una voglia matta di rilanciare la palla a Genova.

Nel senso di invitare le istituzioni locali a promuovere un ulteriore passaggio interno, per individuare almeno un punticino di conmvergenza, uno straccio di sintonia. Per poi ripresentare all’attenzione dello stesso ministro Bianchi una situazione meno esplosiva, squassata e divaricata. Ma tra le indiscrezioni e i sussurri che rimbalzano sulle banchine genovesi provenienti dalla Capitale, c’è anche chi attribuisce alla forte burocrazia ministeriale la tentazione di tentare il colpaccio della vita. FDi piazzare, cioè, un uomo dell’establishment ministeriale nel cuore del porto di Genova, prima come commissario pro tempore e poi, se le cose dovessero andare di bene in meglio, anche come presidente dell’Authority.

Fantapolitica? Chissà. Gli stessi ambienti (politici) che danno per possibile un’operazione di questo genere, indicano nell’attuale Capo dipartimento navigazione, trasporto marittimo e aereo, Silvio Di Virgilio, il personaggio giusto. Proprio nei giorni scorsi, lo stesso Di Virgilio ha lasciato l’incarico di commissario dell’Authority di Messina, dopo la nomina del nuovo presidente. Vere o inventate di sana pianta, le voci romane testimoniano il clima di bagarre e inquietudine che pesa ormai sul futuro del porto.

Le idee chiare che mancano alla politica, le conservano fortunatamente i colossi dello shipping. Come Maersk, che tra febbraio e marzo ristrutturerà quattro dei suoi dieci servizi tra Asia ed Europa (AE2, AE6, AE8 e AE9), introducendo un’unità da 6000 o 6600 teu per ciascuna delle rotazioni interessate. L’aumento di capacità nel trade nel 2008 sarà quindi del 12%, rispetto al 17% precedentemente previsto. Il minore incremento consentirà alla linea di risparmiare sui costi del bunker, più che raddoppiati negli ultimi dodici mesi, a fronte di un mercato che manterrà un forte fattore di crescita, con una stima di incremento fra il 16 ed il 20%.
10/01/2008 16:09
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Autorità Portuale, ore decisive
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10 gennaio 2008

Potrebbe arrivare nel giro di poche ore, il fischio finale della partita per l’autorità Portuale di Genova.

Il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi (nella foto), dicono gli ultimi boatos, sceglierà entro 48 ore il nome del nuovo presidente, una volta raggiunta l’intesa con Antonio Di Pietro, titolare delle Infrastrutture.

Intanto, è giallo sull’incontro a Roma fra Paolo Costa, candidato del Comune di Genova, e lo stesso Bianchi: si è sparsa la voce che il ministro avrebbe chiesto a Costa «un passo indietro»; secca la smentita dell’europarlamentare: «Non è assolutamente vero. Con Bianchi abbiamo parlato, fra l’altro, del porto di Genova, ma da parte del ministro, molto correttamente, non c’è stata alcuna presa di posizione. Né in un senso, né nell’altro».
11/01/2008 09:45
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La Vincenzi alimenta lo scontro politico sulla nomina del successore di Novi
allego articolo da www.ilsecoloxix.it

11 gennaio 2008
Vincenzi allo scontro sui moli
Giovanni Mari

La battaglia è all’ultimo atto e il gran finale prevede, come da copione, i fuochi d’artificio. Oggi il consiglio dei ministri potrebbe nominare il presidente dell’Autorità portuale di Genova e ieri - per tutta la giornata - in Liguria sono volati gli stracci. Anche a Roma, comunque, le attività sono state frenetiche e la sfida per Palazzo San Giorgio ha trovato un posto di primo piano nel dibattito nonostante le imponenti emergenze nazionali.

Il primo colpo di mortaio si svela in mattinata, quando si diffonde la notizia di una «letteraccia» scritta dal sindaco di Genova Marta Vincenzi al ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Il sindaco smentisce l’esistenza della missiva, ma i (presunti) contenuti sono noti nei dettagli: Vincenzi si sarebbe lamentata delle eccessive interferenze sulle scelte del governo; si sarebbe detta pronta a presentare ricorso contro eventuali scelte non gradite e avrebbe persino minacciato di chiedere la verifica dei criteri di nomina e dei curriculum dei candidati. La conclusione, in codice, lascerebbe addirittura trasparire la possibilità di clamorose sue dimissioni.

Il tutto per dire al governo: il presidente del porto di Genova deve essere Paolo Costa (l’europarlamentare veneziano indicato in solitaria da Vincenzi); gli altri due candidati (l’assessore comunale Mario Margini indicato dalla Camera di commercio e quello regionale Luigi Merlo indicato dalla Provincia) hanno curriculum non compatibili con la legge di nomina del presidente. Il ministro Di Pietro però, ha già preso una decisione e la ha già comunicata a Prodi. A questo punto, Bianchi ha una palla avvelenata in mano: e non lo ha di certo aiutato la velocità del collega delle Infrastrutture (con il quale deve «concertare» la nomina).

L’ex pm è perentorio: «Ho da giorni definito e licenziato la procedura richiesta al mio ministero - ha detto al Secolo XIX - e ho inoltrato tutto a Prodi, che saprà decidere in piena autonomia. Per quanto mi riguarda, ho svolto rapidamente la mia istruttoria, ho raccolto varie osservazioni e ho formulato valutazioni chiare, definitive e non transitorie». Se l’indicazione non è transitoria, significa che Di Pietro esclude sia un commissario sia una nuova terna; e avendo compiuto una sua istruttoria, Di Pietro non si sarebbe limitato ad ascoltare il presidente della Regione Claudio Burlando, fatto che induce i vincenziani a pensare che il nome inoltrato a Prodi sia quello di Costa. Il ministro delle Infrastrutture dice di non aver ricevuto alcuna lettera dal sindaco: «Non aveva nulla da scrivermi: sa bene, come tutti, che non sono coercibile; come del resto il collega Bianchi, con il quale ho avuto un dialogo costruttivo e propositivo».

In questo contesto, oggi Bianchi potrebbe portare la questione tra i corridoi del consiglio dei ministri, per una «decisione collegiale». Parleranno lui e Antonio Di Pietro. E pure il vicepremier Massimo D’Alema e il ministro Pierluigi Bersani, i quali, invece, esprimeranno la loro preferenza per Margini. Allora Prodi avrebbe l’ultima parola.

Ma la situazione, specie se il ministro Fioroni dovesse indicare Merlo, potrebbe a quel punto essere eccessivamente ingarbugliata. Anche per questo, il segretario ligure Pd Mario Tullo è stato a Roma: «Decidete, perché i tre nomi in campo sono tutti validi. Commissariamento? Disastro». Burlando, per contro, ha fatto sapere a Prodi che, nonostante le sue preferenze (non per Costa), sarebbe pronto a firmare la nomina di governo il giorno stesso.
12/01/2008 14:09
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da questo momento della nomina di Merlo e delle sue implicazioni per il futuro del porto di Genova se ne parla in questa nuova discussione:

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7154188&
02/02/2008 11:24
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Avviata nel porto di Genova la rimozione dei mezzi pesanti in aree operative non in concessione

Stamani sono stati rimossi oltre trenta veicoli

Oggi nel porto di Genova è stata avviata l'operazione di rimozione dei mezzi pesanti, dei rimorchi e delle ralle parcheggiate in aree operative non in concessione fuori dalle aree di sosta dedicate. Lo ha annunciato l'Autorità Portuale precisando che i mezzi vengono rimossi di concerto con l’Autorità Marittima. Stamani sono stati rimossi oltre trenta mezzi.

La rimozione è stata affidata in convenzione a Finporto Spa, che si avvale dei mezzi della Culmv. I proprietari dei veicoli rimossi potranno rivolgersi a Finporto ai numeri telefonici 010.2413109 - 010. 2413216 e ritirare i mezzi dal deposito nell’area denominata ex Borgo Terminal nei pressi della Lanterna pagando l’onere derivante dal servizio di rimozione e di custodia e presentando la documentazione necessaria.

(da www.informare.it) 1 febbraio
03/02/2008 17:59
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Finalmente! Si tratta di uno scandalo che va avanti da decenni!
05/02/2008 10:42
Novi agli arresti domiciliari (da Primotext)
Da ieri sera il porto di Genova è senza una guida. Dopo che ieri pomeriggio il presidente uscente Giovanni Novi è stato messo agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica sulle concessioni dei terminal portuali, in serata ha deciso di dimettersi. Novi è accusato di turbativa d'asta, per due assegnazioni delle aree del terminal Multipurpose nel 2004 e nel 2007; concussione ai danni della compagnia di armatori e terminalista Ignazio Messina e truffa aggravata per il versamento di 1.728.000 euro alla compagnia unica Culmv (quella dei camalli), guidata da Paride Batini. Il mandato di Novi sarebbe scaduto oggi, ma sarebbe scattata una proroga. La notizia dell'arresto di Novi è stata accolta con preoccupazione e sconcerto dal mondo politico ed economico. Il presidente della Regione Claudio Burlando ha invitato le forze politiche "ad un atto di responsabilità" affinché esprimano l'ultimo parere sulla nomina del nuovo presidente Merlo senza indugi. Preoccupazione per le conseguenze negative sul porto e sulla città sono state espresse dal sindaco di Genova Marta Vincenzi. Tutti improntati allo sconcerto ed al riconoscimento di Novi come "un galantuomo" i commenti di Forza Italia, a partire da quello di Claudio Scajola. Giovanni Novi, uno stimato ed anziano broker marittimo facente parte della Genova che conta, fu nominato presidente tre anni fa su indicazione bipartisan del sindaco dell'epoca Giuseppe Pericu (Ds) e del presidente della Regione Sandro Biasotti (Cdl). Le voci dell'arresto si erano diffuse ieri pomeriggio con l'arrivo, a Palazzo San Giorgio, storica sede dell'autorità portuale, del pm Walter Cotugno (titolare dell'inchiesta insieme a Enrico Zucca) e dei finanzieri del Reparto operativo aeronavale (Roan) per una lunga ed accurata perquisizione. Altre perquisizioni, con il concorso anche degli uomini della capitaneria di Porto, sono state eseguite presso l'abitazione di Novi e presso gli uffici di altri indagati. L'inchiesta della magistratura prese avvio diversi mesi fa sulle procedure di assegnazione del terminal Multipurpose, uno dei più ambiti dello scalo marittimo genovese, il maggiore d'Italia. Il presidente del porto è indagato per aver fatto pressioni su alcuni terminalisti per farli ritirare dalla gara di assegnazione del terminal dopo la rinuncia di Msc. In concorso con Novi sono indagati anche l'ex segretario generale dell'Autorità Portuale, Sandro Carena, il consulente legale Sergio Maria Carbone e l'armatore Aldo Grimaldi. La procura vuole fare luce anche sui fondi (1,72 milioni di euro di cui la metà già versati) assegnati dall'Autorità Portuale alla Compagnia unica, come rimborso degli extracosti sostenuti nel 2005 per la gestione temporanea del Multipurpose. Per un parere sulla delibera del comitato portuale che stanziò i soldi, sarebbe indagato anche l'avvocato dello stato Giuseppe Novaresi. La svolta nelle indagini è avvenuta nel luglio scorso. Significative, secondo quanto si è appreso, sarebbero state le dichiarazioni dell'armatore Ignazio Messina rilasciata in una trasmissione di Primocanale, secondo il quale Novi avrebbe posto come condizione alla concessione degli spazi l'ingresso di Tirrenia, che non aveva neanche partecipato alla gara. L'affidamento delle aree del Multipurpose è una vicenda complessa. In pole position era la Msc di Gianluigi Aponte, il secondo operatore mondiale del settore. Ma a sorpresa decise di ritirarsi e tra gli altri concorrenti spuntò l'ipotesi di potersi accordare per dividersi gli spazi. Ad attirare l'attenzione degli inquirenti fu un ricorso del Gruppo Grendi che non aveva partecipato alla gara. Il 21 marzo scorso il Tar si pronunciò contro la procedura. La sentenza ebbe come conseguenza l'apertura di un'inchiesta, per occupazione abusiva di aree demaniali, a carico dei terminalisti Messina, Spinelli, Scerni-Gavio, Tirrenia e Alfonso Clerici.
07/05/2008 10:41
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07 maggio 2008
Dati di traffico
Marzo difficile sotto la lanterna
cenni di ripresa ad aprile


Ancora un mese difficile per il porto di Genova quello di marzo, ma i primi dati di traffico di aprile fanno sperare in una ripresa dopo i disastri causati dalla crisi del porto di Voltri nel primo trimestre dell’anno, con i contenitori a -12,8%. Le previsioni statistiche, se confermate, dovrebbero portare la variazione negativa nella rispetto all’anno passato sui primi quattro mesi dell’anno ad un - 10,7% rispetto al - 12,8% registrato sui primi tre mesi e recuperando quindi il 2,1%. Rimane molto negativo, a marzo, il dato dei movimenti via treno, in calo di quasi il 30%.

Nello specifico il traffico contenitori movimentato nel porto di Genova nei primi tre mesi dell’anno è stato di 391.891 teu (-12,8). Il traffico è stato così suddiviso nei principali terminal: Vte 188.059 (-28,2%), Sech 87.474 (-6,6%), Messina 60.568 (-1,3%), Rebora 35.083 (+67,1%), Grendi 12.428 (+15%) e San Giorgio 8.075 (+1.455,9%). La merce varia nel primo trimestre è stata di 6.549.427 tonnellate (-7,6%), di cui 4.044.588 tonnellate (-11,2%) di traffico containerizzato e 2.504.839 tonnellate (-1,1%) di traffico convenzionale e rotabile. In quest’ultimo comparto da segnalare i buoni risultati ottenuti dal terminal Messina con 39.349 tonnellate (+17,0%). Nel comparto delle rinfuse solide il Terminal Rinfuse di ponte S. Giorgio ha movimentato 461.573 tonnellate (-3,6%), mentre le acciaierie di Cornigliano hanno segnato un -15,2% (965.740 tonnellate).

Gli olii minerali movimentati al terminal di Multedo e presso i depositi Eni, Petrolig e Silomar nei primi tre mesi sono stati 5.439.839 tonnellate (-2,8%), mentre le altre rinfuse liquide (olii vegetali e vino) sono state 116.648 tonnellate (+7,3%), mentre i prodotti chimici hanno registrato un aumento del 3,8% (134.689 tonnellate). Le navi arrivate nel trimestre sono state 1.546 (-6,6%).Il movimento passeggeri è stato di 294.917 unità (+8,4%), di cui 221.042 (-1,7%) al terminal traghetti e 73.875 unità (+57%) al terminal crociere.

I carri ferroviari carichi arrivati/partiti nel trimestre sono stati 27.825 (-28,7%), contro i 39.059 dello stesso periodo dell’anno scorso. In particolare il Vte nei primi tre mesi ha segnato un – 47,6% (10.347 carri contro i 19.756 dello stesso periodo del 2007). Il traffico rotabile nel periodo ha fatto registrare un +1,2% (1.139.273 metri lineari), pari a 2.151.397 tonnellate di cui: Stazioni Marittime 710.244 metri lineari (+6,9%), Vte 92.796 metri lineari (-19,8%), terminal S. Giorgio 92.177 metri lineari (+16,3%), terminal Messina 38.625 metri lineari (-19%), Tirrenia Ponte Libia 74.076 metri lineari (+4,8%), terminal Rebora 86.186 metri lineari (-14,7%), terminal Grendi 44.173 metri lineari (-5,8%), Il traffico complessivo nei primi tre mesi è stato di 14.009.600 tonnellate (-5,8%).
15/05/2008 11:48
Una maxi 'evasione del fisco per 25 milioni di euro registrata nel settore dei trasporti marittimi è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Genova che ha fatto luce sull'attività di una multinazionale, leader mondiale nel settore della vendita e del noleggio di container. Le fiamme gialle hanno spiegato come la globalizzazione faciliti l’occultamento di attività commerciali transnazionali: possono essere sufficienti un ufficio in Italia, pochissimo personale dipendente, computer e internet. Al gruppo di evasori bastava un insignificante investimento per poter operare in tutto il Mar Mediterraneo, produrre redditi da capogiro e con l’ormai consueto sistema delle “scatole cinesi”, spostare la tassazione in un paradiso fiscale. Dopo anni di verifiche, dal 2000 al 2006, i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Genova hanno raggiunto il significativo risultato accertando che 25 milioni di euro di ricavi erano stati sottratti all’imposizione dello Stato italiano nell'ambito del trasporto marittimo. I responsabili sono stati tutti denunciati.
03/06/2008 17:32
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30 maggio 2008
PORTO DI GENOVA DOPO LA CRISI SEGNALI DI RIPRESA
Recupera terreno il porto di Genova dopo un inizio d’anno difficile causa crisi informatica al terminal di Voltri. I dati di aprile e le proiezioni su maggio confermano l’annunciata ripresa dei traffici.
Il traffico totale di aprile è il primo dall’inizio del 2008 a risultare positivo con il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente (+0,2%). Nel mese di maggio 2008 si stima un incremento dei teu del +7,5% rispetto al maggio 2007, per un totale di circa 166.600 teu nel mese e di circa 701.000 nei primi 5 mesi. Il recupero coinvolge gran parte dei settori merceologici dello scalo. Buone le performance della merce varia che cresce di 2,8 punti percentuali, del traffico degli olii minerali +2% e dei contenitori, +2,6% rispetto al traffico del primo trimestre 2008. Stabile l’andamento del comparto passeggeri che è in linea con i valori del 2007. Il traffico complessivo nei primi quattro mesi è stato di 18.734.730 tonnellate (-4,4%), con un recupero di 1,4 punti percentuali sul dato del trimestre.
Nello specifico il traffico contenitori movimentato nel porto di Genova nei primi quattro mesi dell’anno è stato di 534.357 teu (-10,2). Il traffico è stato così suddiviso nei principali terminal: Vte 265.173 (-23,4%), Sech 115.396 (-7,0%), Messina 79.591 (-3,1%), Rebora 46.251 (+65,9%), Grendi 17.298 (+22,1%) e San Giorgio 10.321 (+1.335,5%).
In particolare il terminal Vte preannuncia un incremento del traffico del + 4,5% (circa 90.000 teu, valore superiore ai volumi dell’anno precedente con circa 86000 teu e a quelli di aprile 2008 con circa 77000 teu): a maggio è avvenuta la partenza operativa di un nuovo servizio con l’Estremo Oriente operato dall’alleanza Tnwa (The New World Alliance) tra gli armatori Mitsui, Apl, Hyundai, Cma-Cgm.
La merce varia nel primo quadrimestre è stata di 8.855.993 tonn. (-5,8%), di cui 5.506.108 tonnellate (-9,3%) di traffico containerizzato e 3.349.885 tonnellate (+0,7%) di traffico convenzionale e rotabile. Nel comparto delle rinfuse solide il Terminal Rinfuse di ponte S. Giorgio ha movimentato 653.580 tonnellate (-0,8%), mentre le Acciaierie di Cornigliano hanno segnato un -18,5% (1.265.675 tonnellate). Gli oli minerali movimentati al terminal di Multedo e presso i depositi Eni, Petrolig e Silomar nei primi quattro mesi sono stati 7.173.330 tonnellate (-0,8%), mentre le altre rinfuse liquide sono state 158.374 tonnellate (+15,8%), mentre i prodotti chimici hanno registrato una flessione del 5,4% (176.245 tonnellate); il totale complessivo delle altre rinfuse liquide registra un incremento di traffico del 3,6%.
Le navi arrivate nel quadrimestre sono state 2.092 (-9,7%). Il movimento passeggeri è stato di 454.440 unità (-1%), di cui 325.892 (-9,1%) al terminal traghetti e 128.548 unità (+28,1%) al terminal crociere. I carri ferroviari carichi arrivati/partiti nel quadrimestre sono stati 38.778 (-22,5%), contro i 50.057 dello stesso periodo dell’anno scorso, con un recupero rispetto al primo trimestre del 6,2%. Il traffico rotabile nel periodo ha fatto registrare un +3,5% di cui Stazioni Marittime +9,7%, Vte -17,7%, terminal S. Giorgio +12,7%, terminal Messina -6,6%, Tirrenia p.te Libia +11,1%, terminal Rebora -11,5%, terminal Grendi -9%. Le Autostrade del Mare grazie ad un ottimo andamento nel mese di aprile (+13,2%), si attestano nei primi quattro mesi a un +6%.

03/09/2008 11:44
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Porto, blitz della Finanza
03 settembre 2008| Graziano Cetara
Matteo Indice

Il blitz è scattato meno di quarantott’ore fa, quando la guardia di Finanza è entrata a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale, e negli uffici Culmv di San Benigno per acquisire le ultime carte sull’occupazione dei capannoni di viale Africa, dove la Compagnia Unica custodisce i propri mezzi. Nel frattempo, a palazzo di giustizia, veniva interrogato per una consulenza tecnica il segretario generale dell’Authority Giambattista D’Aste.

È un passaggio decisivo in quello che viene definito «momento cruciale e delicatissimo», il preludio alla richiesta di nuovi sequestri che segna di fatto l’inizio della “fase tre” nell’inchiesta sul porto di Genova. L’obiettivo degli inquirenti è chiaro ed è confermato da una serie di serrati «accertamenti documentali», in particolare foto aeree e filmati, eseguiti dai militari della stazione navale nelle ultime settimane, quando si pensava che la situazione fosse cristallizzata per la pausa estiva. Dopo i piccoli sequestri agli “abusivi” iniziati nel 2006, dopo l’exploit del Multipurpose e l’arresto dell’ex presidente Giovanni Novi, ecco il rush finale: le situazioni di illegalità (quindi l’occupazione senza titolo di superfici demaniali o il pagamento di canoni non consoni) «devono essere sanate» altrimenti sarà esercitata l’azione penale, anche se questa si concretizzerà con sequestri a carico di soggetti “particolari”.

L’uniformità delle carte che le Fiamme Gialle hanno sequestrato negli ultimi giorni - in primis con le ricognizioni di lunedì - certifica l’attenzione verso il nodo cruciale per il mantenimento della pace in banchina: i capannoni di viale Africa appunto, il cui sgombero, profilato all’inizio di marzo dal neopresidente dell’Authority Luigi Merlo, aveva incendiato la rabbia dei portuali scesi in piazza con i muletti come non accadeva da quasi quindici anni.

Per orientarsi nei rivolgimenti di queste ore occorre fare un passo indietro. E tornare all’informativa con cui il procuratore aggiunto Mario Morisani e i sostituti Enrico Zucca e Walter Cotugno chiedevano a febbraio l’arresto di Giovanni Novi, osservando come il suo mandato «apparisse caratterizzato, fin dall’inizio, da un netto favoritismo per la Compagnia Unica». La tesi dei pm, accolta dal gip che accordò la misura cautelare, è nota. Novi avrebbe riformulato la gara per l’assegnazione del Multipurpose inserendovi arbitrariamente Tirrenia, che non possiede personale proprio e si appoggia in tutto e per tutto ai camalli. E sempre Novi ha disposto un trasferimento di soldi - un milione e 728 mila euro - alla Culmv come rimborso per la gestione transitoria del terminal nel periodo di massima confusione, che secondo la Procura non dovevano essere affatto versati poiché non ce n’era motivo.

Adesso la resa dei conti riguarda le strutture abusive, aspetto rimasto finora sottotraccia sebbene “annunciato” nei documenti vagliati nell’inverno scorso. Ben 25 pagine su 129 della richiesta d’arresto, infatti, erano dedicati ai canoni «di favore» riservati da Novi alla Culmv, al restyling dei depositi della Compagnia in qualche modo “addebitata” all’Autorità Portuale e alla loro collocazione. «Tramite il trucco dell’inserimento nei bilanci alla voce manutenzione - ribadivano gli inquirenti - si è trovato il modo per disporre delle somme». Quindi la stoccata che ha di fatto anticipato l’ultima svolta: «La situazione dei capannoni è una delle varie anomalie che caratterizzano i rapporti di Novi con la Compagnia. Eloquente è quella relativa alle cifre che la stessa società dovrebbe pagare per ottenere la concessione, su aree probabilmente occupate in modo arbitrario». È per fugare quel «probabilmente» che è stato condotto in silenzio il lavoro di fine agosto, sempre affidato ai finanzieri della stazione navale, un piccolo nucleo di investigatori un tempo specializzato in reati ambientali e ora diventati i massimi esperti sui temi del diritto amministrativo e della gestione delle aree demaniali. Sono stati loro ad eseguire le ricognizioni estive imbastendo un corposo dossier, in pratica uno screening fotografico che mette a confronto mappe ufficiali e situazione reale, finito da poche ore sul tavolo dei pubblici ministeri.

Non solo. L’inizio della “fase tre” era stato sancito dopo Ferragosto con l’interrogatorio dall’imprenditore del catering Zerbone, che due settimane prima si era visto sequestrare un immobile a Ponte Caracciolo con il risultato di dover sospendere la propria attività. Da lì in poi, insomma, la Procura si è concentrata sulle occupazioni «macroscopicamente irregolari», per usare le parole degli addetti ai lavori, ed è finita a occuparsi di viale Africa il cui destino, insieme a quello di altre superfici sospette e gestite da privati, verrà deciso nel giro d’un mese massimo. Perciò assume un rilievo fondamentale il colloquio del pm Cotugno con il segretario generale dell’Authority Giambattista D’Aste, semplice «persona informata dei fatti». D’Aste risulta del tutto estraneo all’inchiesta, ma è stato ascoltato a lungo poiché in grado di definire con precisione i dettagli tecnici sulle strutture gestite dalla Compagnia Unica e sulle autorizzazioni mancanti.

Nel frattempo si definiscono i tempi per la chiusura della tranche principale, quella sulla spartizione del Multipurpose. I pubblici ministeri, entro la fine di ottobre, chiederanno il processo per Giovanni Novi, l’ex presidente dell’Authority, e per il console Paride Batini, leader storico dei camalli genovesi, seguito nei suoi guai giudiziari dal fido vice presidente Paolo Marchelli. Quindi per Alessandro Carena, ex direttore dell’Autorità, Filippo Schiaffino, ex port manager e attuale presidente della Stazione marittima, e Sergio Maria Carbone, consulente legale. E infine per Aldo Spinelli e Aldo Grimaldi, due dei nomi più noti dello shipping italiano, e per l’avvocato dello Stato Giuseppe Novaresi.

Batini, Marchelli e Schiaffino sono accusati di concorso in truffa con Giovanni Novi e Giuseppe Novaresi per i soldi dati alla Culmv dall’Autorità portuale. Schiaffino in aggiunta deve rispondere di falso ideologico, sempre in concorso con Novi. La presunta truffa è quella per cui Novares avrebbe redatto in qualità di avvocato dello Stato un parere di comodo e una falsa relazione su richiesta di Novi, che indussero in errore i membri del comitato portuale e i revisori dei conti e portarono all’approvazione dell’indennizzo a favore della Compagnia Unica di 1.728.000 euro. La prima metà della somma venne versata ai camalli il 30 giugno del 2007, mentre la seconda doveva essere saldata il 30 giugno scorso. Anche Schiaffino, sempre su richiesta dell’ex presidente, avrebbe a sua volta redatto una relazione fasulla per indurre in errore i membri del comitato portuale. Spinelli e Grimaldi avrebbero invece contribuito a “indirizzare” la spartizione delle aree. Ma il tema caldissimo, nei prossimi giorni, sarà il destino dei capannoni Culmv: «abusivi», ma per difenderli i lavoratori già una volta hanno dimostrato d’essere pronti a tutto.


19/09/2008 23:18
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18 settembre 2008

l’ok delle dogane
rivalta terminal secco
del porto di genova

Sarà quello di Rivalta Scrivia il primo terminal secco del porto di Genova. I container delle grandi compagnie di linea sbarcheranno al Vte e potranno raggiungere l’interporto piemontese, o una nuova area nelle sue adiacenze, senza dover fare prima alcuna operazione di dogana, come se fossero depositati su un piazzale a ridosso delle banchine.

L’autorizzazione è arrivata direttamente dall’Agenzia di Roma e attualmente dev’essere tradotta in un testo attuativo dalla direzione regionale e dall’ufficio di Genova. Si tratta di una rivoluzione per gli operatori portuali, che però devono superare ancora una piccola, ma temibile incognita: la sufficiente disponibilità di carri da parte di Trenitalia.

Se anche questo ostacolo fosse superato, grazie alla semplificazione della procedura e quindi alla riduzione dei costi e dei tempi di attesa il Terminal Europa di Rivalta, che si sta muovendo in questo caso come un Mto, ossia un operatore logistico multimodale, è convinto di poter attirare più merce da parte di armatori come Cosco o Maersk. Per questo, appena il provvedimento delle dogane sarà operativo, partirà un nuovo servizio ferroviario di collegamento con Voltri. Alcune compagnie hanno già detto di essere interessate, mentre altre, come Evergreen o China Shipping, stanno valutando se l’innovazione introdotta sarà effettivamente conveniente. La stessa Evergreen aveva attivato un servizio ferroviario verso Rivalta quando era andata in esilio a Savona per i problemi informatici del Vte. Ma in quel caso era stata spinta dagli eventi, perché il porto di Savona non era preparato a quell’improvviso travaso di container sui propri piazzali. Si era quindi reso necessario uno sfogo per decongestionare il flusso di merce. A Voltri lo spazio per Evergreen c’è e la compagnia sta valutando piuttosto i vantaggi economici del nuovo servizio. China Shipping è invece interessata, oltre alla riduzione dei costi, anche alla disponibilità degli spazi. La semplificazione doganale è considerata un cambiamento decisivo dal punto di vista economico, ma restano dubbi sulla capacità dei treni di trasportare tutti i tipi di container sulla tratta appenninica più breve. Si attende una risposta di Trenitalia sulla disponibilità di vagoni ribassati, poco numerosi sul mercato, ma necessari al trasporto di container “high cubes”, più alti dei normali contenitori marittimi da 20 e 40 piedi. Se il vettore ferroviario non fosse sufficientemente attrezzato di materiale rotabile (cosa che gli operatori denunciano spesso), il percorso dovrebbe allungarsi via Ovada, con manovra ferroviaria vicino ad Alessandria, e raggiungere Rivalta diventerebbe quindi meno appetibile. Altrimenti i container da Voltri prenderebbero la via di Rivalta che, nonostante sia già molto vicina ai mercati di destinazione finale della Lombardia, diventerebbe un’alternativa credibile ai congestionati terminal genovesi.

Come noto, l’interporto è in territorio piemontese, ma ricade sotto la giurisdizione della direzione doganale della Liguria. Per poter far sdoganare qui i contenitori, però, gli armatori dovevano aspettare, da parte delle dogane, un documento, detto T1, che ne autorizzasse l’uscita dal porto di Genova e il transito verso altra destinazione. La semplificazione consiste proprio nel superamento di questo passaggio. I contenitori potranno arrivare fino a Rivalta senza documenti doganali di scorta, come se fossero ancora nello stato estero. Da parte loro, agenzie marittime e Ferrovie garantiranno che, in caso di smarrimento, pagheranno comunque i diritti dovuti.

Nei giorni scorsi è arrivato il via libera da Roma e prossimamente l’ufficio di Genova dovrà emanare una disposizione di servizio da notificare alle parti interessate, che potranno così beneficiare di questo cambiamento.

Rivalta è considerata dall’Autorità portuale di Genova una prima soluzione al problema del retroporto, in attesa che le Ferrovie decidano qualcosa per quanto riguarda il progetto di Alessandria, mentre i terminalisti genovesi non hanno mai fatto mistero di essere interessati al retroporto solo se saranno loro a gestirlo. E invece a Rivalta un operatore c’è già.

Alberto Ghiara

15/10/2008 20:31
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15 ottobre 2008
IL DOCUMENTO
IL PORTO DEI CAMALLI:
«COMPAGNIE MONOPOLISTE»


Sta in cinque pagine il porto di Genova che sogna la Culmv di Paride Batini: uno scalo dove le compagnie portuali tornano centrali e gli operatori privati perdono molte possibilità di manovra, dove non c’è gara per l’assegnazione del lavoro temporaneo, dove le quote di lavoro sono garantite e l’acquisizione dei traffici, «che non può essere affidata solo al mercato», è demandata a fantomatici “uffici di promozione dei traffici”.

In pillole è questo il porto che immagina la Compagnia di Genova. Assediata dalle inchieste giudiziarie, in forte crisi anche a causa del calo di alcune tipologie di traffico, la Culmv sta preparando un documento che arriva dopo la direttiva Matteoli dello scorso settembre e che per molti versi è un vagheggiato ritorno al passato. La direttiva Matteoli impone a tutti gli scali italiani, ma chiaramente il primo riferimento è Genova, di adeguarsi alla legge del 1994. La legge numero 84 ha aperto le porte dei terminal ai privati ma la riforma delle compagnie è rimasta sulla carta, specie a Genova. La Compagnia unica, infatti, non ha mai accettato quella legge. Dopo un periodo transitorio, era necessario che ogni Autorità portuale bandisse una gara per assegnare a una sola società per ogni scalo il compito di fornire manodopera supplementare ai terminalisti. La società che svolge questo compito, previsto all’articolo 17, non può svolgere il ruolo di impresa portuale secondo quanto prevede l’articolo 16. A Genova oggi la Compagnia unica fornisce manodopera pur non avendo vinto alcuna gara (articolo 17) e opera come impresa portuale (articolo 16). Ma ancora per poco: Matteoli ha imposto la gara per l’articolo 17 entro fine anno. L’Autorità portuale sta preparando il bando, ma sinora l’incomunicabilità con la Compagnia è stata assoluta. Ora spunta questo documento: cinque paginette, una memoria interna che al momento non è stata divulgata ma che segna comunque una chiusura netta della Culmv rispetto alle richieste di adeguarsi alla legge.

Curiosamente la Compagnia, nella sua memoria, parte ricordando il ritardo con cui gli scali italiani si sono adeguati alla rivoluzione dei container, a suo tempo avversata proprio dalle compagnie portuali per la riduzione della manodopera sui moli che comportava. Partendo da quel ritardo, innegabile, accumulato rispetto ai porti del Nord Europa, la Culmv traccia una possibile riforma che punta a cancellare la legge del 1994: tornano le compagnie portuali monopoliste del lavoro temporaneo in porto, «superando il lacunoso sistema attuale e ripristinando un quadro certo di norme». Questa garantiscono il lavoro «da fondo stiva a cancello», cioé lungo tutto il ciclo portuale. Di gare pubbliche non si parla. Alle compagnie è garantita una quota percentuale di traffici e sono loro stesse a decidere gli organici. Non solo: alle compagnie vengono demandati anche tutti i compiti di formazione, tramite una scuola interna, e il consiglio di amministrazione di questa definisce «le modalità e le delibere di inserimento, di passaggio e di cancellazione dai ruolo dei soci».

«Nella stesura di tali osservazioni - conclude il testo della Culmv, che sottolinea anche la necessità di snellire l’Autorità portuale rendendola emanazione diretta della Regione - si è preferito esprimere con estrema chiarezza e senza mediazioni il punto di vista della Compagnia, come se si scrivesse su una lavagna pulita».

Una lavagna pulita che però, al momento, non esiste: il ministro Matteoli chiede il rispetto della legge del 1994, i portuali chiedono una rivoluzione che quella legge di fatto cancella. Lo show down si avvicina: termine ultimo 31 dicembre 2008: in quel giorno la gara pubblica che la Compagnia non vuole dovrà essere bandita, così chiede il governo.

Samuele Cafasso
16/03/2009 10:48
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Capotreno
Articolo sul sito di Repubblica - Genova
Cancellati i settanta milioni per il porto
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