Guardate, tempo fa ho letto un articolo di giornale molto toccante sul tema disoccupazione.
Vi chiederete, che c'entra? Abbiate un po' di pazienza che ci arrivo.
In questo articolo il manager (immagino non tanto alto) di una banca piuttosto che di una compagnia di assicurazione raccontava dietro l'anonimato quello che era e quello che e' diventato il suo lavoro.
Prima come manager "rampante" che saliva in alto era contento, entusiasta e tutto quanto, un bel giorno il suo capo lo chiama in ufficio e gli dice:"Signor xy, lei ha tre mesi di tempo per licenziare x persone,
scelga lei chi, nel suo dipartimento e' inutile e gli dia il benservito....
Stando al racconto di questo manager da quel giorno la sua vita e' cambiata... che faccio?
Se non licenzio mi licenziano e cosi' devo farmi coraggio e incominciare a chiamare le persone...
All'inizio raccontava riuscivo a malapena a dare una lettera di licenziamento al giorno, poi con il passare del tempo mi ci ero abituato, riuscivo a mandarne a casa in 10 ogni giorno,
ero entrato nell'ottica che il mio lavoro adesso consisteva nel licenziare la gente i dubbi, le domande i rimorsi per questa gente con famiglia a carico erano come di colpo scomparsi...
Ora, il fatto che questo manager racconta la sua storia su un giornale dimostra che i rimorsi di coscienza lo rodevano ancora, tuttavia questo articolo e' stato scritto oggi e non 60/70 anni fa.
Dove voglio arrivare? Voglio arrivare a dimostrare come la paura di essere licenziato oggi se non licenzio gli altri non e' molto diversa dalla paura di essere fucilato se non fucilo.
Le motivazioni di questo manager sono le stesse usate da Priebke e da tutti coloro che si sono macchiati di simili crimini:
mors tua, vita mea, ho obbedito agli ordini.
Forse dovremmo un po' tutti riflettere sul fatto che purtroppo non possiamo riportare i morti in vita, e come diceva
nanez78 a Priebke e' stata concessa una scelta umana che lui ha negato alle sue vittime, pero' possiamo guardarci un po' intorno e cercare di capire che certi atteggiamenti modificano le forme con le quali si manifestano, ma la radice e' sempre la stessa.