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Ultimo Aggiornamento: 14/09/2006 14:31
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Beleg Cúthalion
Spesso Beleg viene considerato come un personaggio abbastanza secondario nelle vicende della Terra di Mezzo, per il semplice fatto che compare, e non in maniera frequente,nel Silmarillion e nei “Racconti Incompiuti”, a margine di eventi comunque molto importanti. Influisce però molto sul percorso di Túrin Turambar, e resta uno dei personaggi più positivi apparsi sulla TdM, anche lui, come molti altri personaggi nelle storie di Tolkien, latore di valori positivi e aderenti all’indole elfica più pura. Non fatica infatti a sacrificarsi per il prossimo, non indietreggia dinnanzi alle difficoltà anche quando le condizioni sembrano disperate, conserva quell’aria malinconica e a mio avviso affascinante dei Sindar, sempre in bilico ed incerti su cosa riserva il futuro, ma saldi nelle loro decisioni. Beleg dopo che Re Thingol prende la sovranità del Doriath viene messo a capo delle guardie che proteggono i suoi confini, e vigila affinché nessuno vi si addentri.

Le prime notizie certe su Beleg Cúthalion le abbiamo attorno all’anno 455 della Prima Era, appena dopo la Dagor Bragollach, come protagonista di uno scontro con gli orchi nella zona di Minas Tirith, già conquistata dalle orde di Morgoth; egli viene in aiuto di Halmir (Uomo degli Haladin) dalle marche del Doriath con un cospicuo numero di guardie e assieme agli uomini ricaccia gli eserciti di Angband. Possiamo affermare che proprio da questo periodo il destino di Beleg è legato alle vicissitudini degli uomini e in particolare a quelle dei discendenti di Húrin della casata di Hador “Testa d’oro”, se si eccettua il ritrovamento del Silmaril di Beren. Dopo che Beren si è recato ad Angband ed a prezzo di enormi sacrifici ha staccato un Silmaril dalla corona di Morgoth il lupo di quest’ultimo, Carcharoth, gli mozza la mano che stringe la gemma e la inghiotte fuggendo. Reso pazzo dalle fitte che il Silmaril gli provoca nelle viscere, si sipinge fino alle marche del Doriath scendendo per l’estremità orientale della Taur-nu.Fuin portando paura e distruzione fino ad addentrarsi profondamente nelle foreste del regno di Thingol. E’ qui che Beleg, assieme a Mablung dalla Mano Pesante (altro valente guerriero Sindar), il mitico cane Huan (le cui origini si perdono nel mito dei Valar), lo stesso Beren e re Thingol comincia la caccia e si lancia all’inseguimento di Carcharoth. Assieme ai compagni riuscirà a recuperare il Silmaril, prendendo parte ad una delle storie più cantate nelle leggende della Terra di Mezzo.

Dopo la vicenda della gemma, Beleg decide di partecipare alla Nirnaeth Arnoediad (la Battaglia delle innumerevoli lacrime), ed assiste alla morte di molti uomini ed elfi valorosi, e alla scomparsa di Húrin (che viene fatto prigioniero da Morgoth, e tutti credono morto). Ecco che dopo la guerra la moglie di Húrin, Morwen signora del Dor-Lomin, invia suo figlio Túrin con due servitori nel Doriath, confidando nell’amicizia che è trascorsa tra re Thingol e la casata si Húrin, sperando di evitare al figlio una vita di servaggio nella terra natìa. Ed è qui che Beleg trova Túrin, ed il loro incontro è descritto nei “Racconti Incompiuti”. Subito Cuthalion si rende conto delle nobili origini di Túrin e rivede in lui la possanza della casata di Hador, intravedendo un grande futuro fatto di nobili gesta. Da qui i due saranno pressoché inseparabili, e i loro destini intrecciati. Fatto sta che Beleg conduce il drappello da Re Thingol che accoglie l’erede di Húrin come un figlio e lo alleva come tale, facendo di lui un possente e giusto guerriero, affidandolo a Beleg che lo istruisce sia dal punto di vista militare che “umano”, e rendendolo uno dei più nobili uomini di sempre. Quando Túrin viene coinvolto nella morte di Saeros (consigliere di re Thingol) fugge e si dà alla macchia. Beleg allora chiede il permesso, che gli viene accordato, di trovarlo e riportarlo in Menegroth. La cerca che egli compie per tutto il Beleriand lo porta ad essere catturato da un branco di fuorilegge, di cui Túrin è diventato capo.


Continua...

[Modificato da LittleTeo 13/09/2006 23.49]

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Beleg Cúthalion II
Egli lo libera e assieme parlano, ma invano Beleg cerca di convincere l’amico a tornare nelle marche del Doriath, chè abbisognano della sua forza e del suo valore. I due si separano, e Cuthalion torna a Menegroth al cospetto di Thingol, raccontandogli l’accaduto, ma senza tradire l’amico rivelando che egli è diventato un fuorilegge. Qui esce fuori un’altra qualità di Beleg Cuthalion, il valore che per lui rivestono amicizia e devozione. Quando parla di Túrin lo descrive sempre come un fratello, quasi una parte di sé. Dopo aver ricevuto una delle spade di Thingol in segno di gratitudine per tutte le imprese svolte alla corte del re decide di partire nuovamente ed affiancare Túrin nei suoi viaggi. I doni che porta con sé sono appunto Anglachel, la spada forgiata dall’Elfo Scuro Eöl, e abbondanza di lembas (pane elfico dalle proprietà lenitive, molto sostanzioso), datogli da Melian, la quale lo avverte del pericolo che corre impugnando Anglachel, che brilla di una luce malevola, e sarà causa della sua rovina. Nonostante tutto, con al suo fianco il fidato arco che da sempre lo accompagna, Belthronding, egli comincia la sua ennesima ricerca, che si conclude dalle parti dell’Amon Rûdh, nelle terre a sud del Brethil. Qui si riunisce all’amico e gli consegna l’elmo di Drago, cimelio della famiglia di Húrin, e con lui passa qualche tempo, curando i suoi compagni (La taumaturgia era un potere abbastanza comune tra gli elfi, e Beleg Arcoforte era un potente guaritore, pur minore dei Noldor e degli esiliati in genere) e compiendo assieme a Túrin mirabili imprese sconfiggendo orde e orde di Orchi scatenati da Morgoth tra i varchi del Taeglin e il Doriath, tanto da dare un nuovo nome alla zona, Dor-Cúarthol, terra di Arco ed Elmo, poiché l’arco di Beleg ,Belthronding, era possente e Túrin indossava l’elmo di Hador. Per lungo tempo i due sono imprendibili, senonchè vengono traditi da Mïm il nano, che aveva ospitato Túrin e la sua banda su Amon Rûdh.

In molti muoiono, Túrin è tratto in ostaggio e Beleg gravemente ferito. Ma egli non si da per vinto e grazie alla sua forte fibra guarisce e si rimette in cammino per ritrovare l’amico fraterno e risparmiarlo dalle terribili torture che gli sarebbero state riservate in Angband. Durante il suo viaggio incontra e soccorre Gwindor, signore elfico che è stato imprigionato durante la Nirnaeth ed ora è fuggito. I due proseguono assieme, fino a giungere in vista del Thangorodrim, dove gli Orchi si sono accampati e tengono Túrin. I due strisciano fino a lui e lo liberano, a costo di un grande rischio, ma mentre Beleg cerca di risvegliare Túrin e di portarlo in salvo, l’uomo in preda al delirio causato dalle molte ferite, e simile ad una belva in cattività gli si rivolta contro e afferrata Anglachel lo trafigge. Mentre sta per infierire un lampo illumina il volto di Beleg morente e Túrin rimane impietrito, segnato per sempre dal terribile gesto che ha compiuto. Finisce così la vita di Beleg Cuthalion, il più possente elfo delle foreste del Doriath, il più fedele degli amici, che viene seppellito assieme al suo arco, e grazie al suo sacrificio permette a Túrin di andare incontro al suo destino che, seppur triste, aiuterà le genti della terra di mezzo nella lotta contro Morgoth
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Eärendil il Lucente

Eärendil era il figlio di Tuor ed Idril Celebrindal, di conseguenza nelle sue vene scorreva sangue umano ed elfico. Egli nacque a Gondolin nel 504 della Prima Era, e passò lì la sua infanzia fino al tradimento di Maeglin e la conseguente caduta di Gondolin; nel 511 si sposta insieme a Tuor ed Idril fino alle fonti del Sirion. Lì egli incontra Elwing, di cui s’innamora e che, nel 525, sposa; qualche tempo dopo, nel 532, nascono i loro due figli, Elrond ed Elros. Eärendil, nel periodo che va dal 534 al 541, viaggia per tutti i mari conosciuti a bordo della sua nave Vingilot, da lui stesso costruita nel 533, alla ricerca di suo padre, che era partito per l’Ovest. Purtroppo, i venti e le nebbie oscuravano il Reame Incantato alla sua vista, fino a quando Elwing, sotto forma di un gabbiano sul cui petto splendeva un Silmaril, lo raggiunse in volo nel 538. Insieme essi partirono per Aman, ed infine lo raggiunsero nel 542.

Una volta arrivati, Eärendil decise di affrontare l’ira dei Valar mettendo piede sulla terra immortale per chiedere aiuto ai Valar contro Morgoth che stava devastando la Terra di Mezzo. I Valar furono molto sorpresi di questa richiesta e discussero a lungo fra loro, ma alla fine Manw? che tutti gli abitanti di Valinor s sarebbero preparati per la guerra finale. Manw? concesse inoltre a Eärendil e ad Elwing la scelta se diventare Elfi o Uomini; entrambi scelsero di diventare Elfi, nonostante Eärendil si sentisse più vicino col cuore a suo padre, che era un Uomo. Dopodiché, i Valar fecero volare Eärendil in cielo, rendendolo un simbolo di speranza per tutte le persone che popolavano la Terra di Mezzo. Nella Guerra d’Ira, Eärendil combatté contro il grande Drago Ancalagon nei cieli sopra Angband, uccidendolo. Il Drago precipitò poi sulle cime di Thangorodrim, distruggendole. Conclusasi la guerra, Eärendil naviga nei cieli su Vingilot, con il Silmaril che gli brilla sulla fronte. Eärendil era bello come un Elfo e forte come un Uomo. Era più piccolo degli altri Uomini, tuttavia era un gran camminatore ed un ottimo nuotatore. Quando diventò una stella, egli fu noto come Gil-Estel.
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Elrond mezzelfo

Elrond, spesso chiamato Elrond Mezzelfo o Mastro Elrond, è figlio di Eärendil ed Elwing. Il nome Elrond significa “Volta Stellata”, come si intuisce dalla radice êl, “stella”, e dal suffisso rond, “copertura arcuata”, spesso con il significato di cielo. Nella sua giovinezza Elrond venne rapito insieme al fratello Elros dai figli di Fëanor, Maehros e Maglor, i quali avevano assalito, mentre Eärendil era sulla sua nave, la madre Elwing, che custodiva un Silmaril tramandatogli dal padre Dior. I Figli di Fëanor però non riuscirono nel loro intento, visto che Elwing era riuscita a fuggire con il Silmaril. Col tempo Maglor si affezionò ai due fratelli rapiti, e anche in loro nacque un certo affetto per lui. A questo punto, quello che accadde in seguito non viene in alcun luogo chiarito; non si sa quindi dove Elrond e il fratello Elros abbiano trascorso la loro giovinezza. Certo è che, dopo la sconfitta di Morgoth sulla Terra di Mezzo per mano dell’esercito dei Valar invocato da Eärendil, agli Elfi del Beleriand fu concesso di lasciare la Terra di Mezzo per andare a dimorare su Tol Eressëa; eppure, non tutti gli Elfi si recarono in tale luogo incantato.

Fra gli Elfi che non abbandonarono la Terra di Mezzo vi sono Galadriel, Círdan il Timoniere e Celeborn; ma fra tali Elfi vi era anche Gil-galad, nonché Elrond Mezzelfo. Quest’ultimo decise di appartenere alla razza dei Primogeniti, al contrario del fratello, che decise di andare ad abitare con gli Uomini e di ricevere così una vita molto più corta di quella di un Elfo, ma pur sempre più lunga di quella di un Uomo comune; egli infatti visse per cinquecento anni, governando i Númenórean per quattrocentodieci. Ai due fratelli era stata concessa tale scelta perché essi erano figli di Elwing, figlia di Dior figlio di Lúthien, nata da Thingol e Melian. E loro padre Eärendil era figlio di Idril Celebrindal, figlia di Turgon di Gondolin. Così Elrond divenne il signore di Imladris, una roccaforte da lui fondata per opporsi al potere di Sauron e dagli Uomini chiamata Rivendell. Nel periodo in cui Sauron ricominciò a manifestarsi, infatti, solo Elrond e Gil-galad si accorsero che colui il quale andava in giro tra i popoli degli Elfi e degli Uomini facendosi chiamare Annatar, “Signore di doni”, non era chi veramente si dichiarava di essere celato sotto un aspetto umano e saggio; tuttavia, essi non intuirono che costui era Sauron, ma si limitarono a tenerlo fuori dai confini del Lindon, dove regnava Gil-galad coadiuvato dai consigli di Elrond.
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Elwë Singollo

Elwë rappresenta a mio avviso una delle figure più affascinanti dell’universo tolkeniano, sotto molti punti di vista: in primo luogo è uno dei Priminati, cioè uno dei capostipiti della razza elfica che vede la luce nella zona del lago di Cuivienén (o “Terra di Risveglio”) nella Terra di mezzo. In secondo luogo perché di conseguenza è uno degli Elfi che raggiungono per primi le coste di Aman e si trovano al cospetto dei Valar. Nondimeno perché Elwë assume un’importanza fondamentale e centrale negli eventi che coinvolgono il destino dei figli di Fëanor nella Prima Era, e più in generale assume il ruolo di garante di tutte quelle qualità diciamo più “regali” tra gli Elfi, in un periodo in cui gli stessi paiono avere dimenticato le loro nobili origini. In più è il primo Eldar a mischiare il suo sangue con una Maiar, e a dar origine quindi ad una nuova stirpe che incarna la saggezza, la forza e la grandezza di entrambe.

Elwë “compare” (sulla comparsa degli Elfi lo stesso Tolkien non ha mai prodotto testi più approfonditi che ne descrivessero le esatte origini.) a Cuiviénen nel “Periodo degli Alberi” e appena dopo l’”Incatenamento di Melkor”, quindi prima della Prima Era. E’ a capo di una delle tre grandi famiglie degli Elfi, quelli che verranno poi nominati Teleri, cari a Ossë e amanti del mare, e assieme a lui è il fratello Olwë. Gli Elfi vengono trovati da Oromë, che subito ne rimane affascinato, tanto da proporre ai Valar di accoglierli ad Aman, cosa che avviene effettivamente, anche se con qualche defezione: non tutti gli Elfi infatti partono per questo grande viaggio, ed essi saranno conosciuti come Moriquendi (O più semplicemente Elfi Oscuri, poiché non hanno visto la luce degli alberi ma vivono sotto quella delle stelle. Ancora a lungo bisogna aspettare prima della creazione di Sole e Luna.). A parte loro tre grandi schiere si apprestano a partire per Aman: I Vanyar guidati da Ingwë, re supremo di tutti gli elfi, (Che giunto ad Aman mia più tornerà nella terra di Mezzo, ed è venerato da tutte le genti elfiche) i Noldor guidati da Finwë (Che grande parte prenderanno nelle vicende della Prima Era e determineranno il destino di tutti gli eventi fondamentali della TdM), e infine come detto i Teleri guidati da Elwë e Olwë. Ora, dopo essere partiti scortati da Oromë e dopo anni di innumerevoli peripezie assistiamo ad una separazione.

Le prime due schiere, Vanyar e Noldor proseguono senza intoppi il loro viaggio fino a giungere aldilà dei Monti Azzurri o Ered Luin, i Teleri rallentano e attraversano i Monti Brumosi fino nella zona che poi verrà denominata Beleriand e sebbene spronati da Elwë che non vuole separarsi dai suoi amici e fratelli qui soggiornano per qualche tempo. E qui accade un evento destinato a cambiare per sempre la vita di Elwë: durante uno dei suoi viaggi nei boschi di Nan Elmoth viene attratto dal canto di usignoli, ed un incantesimo lo coglie, tanto da perdersi nei boschi e dimenticare la sua gente. Egli erra fino ad incontrare, in una radura illuminata dalle stelle, la Maia Melian (già una dei maiar più influenti che aveva scelto di dimorare nella Terra di Mezzo). I due rimangono incantati per lunghi anni, durante i quali Elwë viene cercato dai suoi e dal fratello Olwë, fino a che questi ultimi, disperati ma risoluti, si dipartono dal Beleriand e riprendono il viaggio verso Aman. Da questo momento comincia un’altra vita per Elwë Singollo, che assume un nome nuovo , Elu Thingol(o “Mantogrigio” in Sindarin) e diventa re di tutta quella vasta regione, capo di una nuova schiera di genti, i Sindar, gli Elfi Grigi, in genere elfi erranti giunti nel Beleriand e qui fermatisi. E Melian è la sua regina, dotata di poteri eccezionali. Il centro del loro regno è nelle foreste del Doriath, in Menegroth (le mille caverne). Qui egli dimora e accresce la bellezza degli Elfi della terra di Mezzo durante il primo periodo della questione dei Silmaril, che verrà portata da Aman fino alla terra di Mezzo dai figli di Fëanor, e che vedrà Elwë, suo malgrado, protagonista. Dall’unione di Elwë e Melian nasce Lúthien, che rivestirà un’importanza fondamentale nella risoluzione della vicenda dei Silmaril (assieme a Beren, scrivendo una delle pagine più belle e valorose della storia della TdM). In tutto questo periodo Thingol stringe grandi accordi con una delle popolazioni più “difficili” che popolano la terra, i Naugrim (i nani..) discesi dagli Ered Luin.

I rapporti tra i Sindar e i Nugrim sono buoni, c’è un grande scambio tra le due poloazioni, fino al punto che gli stessi Naugrim costruiscono Menegroth per Thingol, su suggerimento di Melian che già aveva previsto la rovina del Doriath e le guerre che sarebbero derivate dall’arrivo dei Noldor nella TdM. Assieme alle belle dimore Elu Thingol, spinto anche dalle notizie che i Naugrim gli forniscono sui primi avvistamenti di Orchi e Lupi nelle foreste è il primo signore degli Elfi e costruire armi per le sue genti, e a stiparle nelle caverne di Menegroth, in attesa di tempi propizi per il loro utilizzo. Durante tutti i racconti si evidenzia sempre più come Thingol senta su di sé il peso di dover amministrare al meglio la vita degli elfi del Beleriand per preservare quello spirito di purezza e quelle arti che corrono il rischio di cadere dimenticate. In fondo egli non ha notizie delle altre stirpi, che crede definitivamente accasate ad Aman, e per questo il Doriath diventa uno dei posti più belli della TdM, grazie al ricordo che lo stesso Thingol ha delle bellezze delle Terre Sacre, e alla cura che ha dei boschi e della natura Melian. Il Doriath, in effetti, arriva a rivaleggiare con la stessa Aman per purezza e bellezza. Con lo scadere della “Cattività di Melkor” cominciano le difficoltà di tutta la TdM, e la popolazione di Thingol è la prima a farne le spese. Dalla ricostruita Angband infatti escono orde di Orchi che invadono il Beleriand, e costringono i Sindar alla guerra, di fatto la prima nel Beleriand e in assoluto nella Terra di Mezzo tra Elfi e Melkor.

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Elwë Singollo II
Il Re ne esce vittorioso, ma in lui crescono a questo punto sconforto e paura per il futuro, tanto da far cingere il Doriath a Melian coi suoi poteri, e di fatto impedire a chiunque, elfo o meno, di penetrarvi. Da qui in poi Thingol si disinteresserà delle sorti dei nuovi arrivati figli di Fëanor, cercando di proteggere il suo regno sopra ogni cosa, tanto da ricevere il solo Angrod, suo parente in quanto figlio di Eärwen, figlia di Olwë. Concede ai Noldor di regnare nelle zone circostanti il Doriath ma oppone un secco rifiuto alle loro richieste di amicizia e collaborazione. (E non sa ancora del fratricidio di Alqualonde..) Egli si sente ancor di più portatore dei veri valori della tradizione elfica e assume un ruolo da “conservatore” in tutto il resto del Silmarillion, anche durante pesanti conflitti ai quali non partecipa, sebbene invii sue truppe e uomini valorosi in aiuto dei cugini e dei filgi di Fëanor. Tuttavia la vicenda che determinerà le sorti del Doriath e della stessa vita di Thingol, nonché della TdM, non tarda ad arrivare, ed ha come protagonisti Beren e la figlia di Thingol, Luthién, che viene promessa al primo in cambio di uno dei Silmarili che Morgoth ha incastonato nella sua corona e che nasconde ad Angband. Nessuno, nemmeno i Noldor, sono riusciti a riappropriarsi del tesoro, ma a questo punto Thingol intravede una buona occasione per tentare una sortita, senza correre invero pericoli, lasciando tutti i perigli e le difficoltà al valoroso Beren.

Così facendo rientra nella maledizione di Mandos, allorquando Beren ritorna col Silmaril e i figli di Fëanor saputolo non tardano a reclamarlo. Lunghi anni passano durante i quali sconvolgimenti accadono nella TdM, tra cui la Nirnaeth Arnoediad (Battaglia dalle innumerevoli lacrime), la morte di molti valorosi (Turin e Finrod) e lentamente Thingol viene plasmato dal potere del Silmaril, arrivando a bramarlo sopra ogni cosa, trasformandosi e divenendo possessivo e paranoico, diverso dal grande Re che è stato. Fino a che avviene l’incontro fatale tra lui e Hurin, padre di Turin che gli riporta la collana forgiata dai Naugrim per Finrod Felagund in Nargothrond. Egli ne rimane affascinato e chiede ai Naugrim stessi di incastonarvi il Silmaril. Ma anch’essi rimangono colpiti a tal punto dalla pietra da reclamare la Nauglamìr(la collana..) una volta finita. Si accende uno scontro nelle grotte di Menegroth e qui Thingol trova la morte, nell’anno 499 della Prima Era. Le vicende del Silmaril non sono certo finite, ma questo momento funge da "chiave di volta", segna definitivamente la sorte delle pietre in un climax narrativo forsennato, in un susseguirsi di disgrazie che travolgono gli Elfi del Beleriand e tutti i figli di Feanor.

Come si è visto Elwë/Thingol ha rappresentato ben più che un normale Re elfico, controllando il Doriath e mantenendo vivo il ricordo della bellezza di Valinor ha contribuito alla crescita dei Sindar, che hanno potuto affrontare i tempi difficili della Prima era, l’avvento degli Uomini stringendo con loro rapporti di amicizia e fratellanza, determinando spesso le sorti della Terra di Mezzo. La figura di Thingol assume così contorni mitici nello stesso Silmarillion: descrivendo la parabola discendente della sua personalità e del regno che fonda, contribuisce a mettere in risalto il potere negativo dei Silmarili e l’ineluttabilità del destino cui i figli di Fëanor e più in generale gli Elfi sono legati, distanziandoli ancora di più dagli Uomini, che possono invece, per dono di Iluvatar, scegliere e plasmare le loro sorti.
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Fingolfin
Fingolfin nasce da Finwë, Re supremo dei Noldor a Valinor, e Indis dei Vanyar. Fratello di Finarfin e fratellastro (da parte di padre) di Fëanor. Si rende protagonista di eccezionali imprese, a partire dall’esodo che vede protagonisti i Noldor, i quali lasciano il reame beato di Aman guidati da Fëanor e dallo stesso Fingolfin attraverso innumerevoli perigli fino a giungere alla Terra di Mezzo dove Morgoth risiede e ha portato i Silmaril creati dallo stesso Fëanor in Valinor. A capo della sua schiera raggiunge il fratello maggiore ad Alqualonde, città dei Teleri nelle terre sacre e ingannato dagli eventi si rende complice del primo eccidio tra Elfi nella storia della Terra. Infatti Fëanor, ben consapevole del fatto che senza le navi dei Teleri non raggiungerà mai la Terra di Mezzo muove verso di loro e li massacra.

Compiuto l’insano gesto, sebbene a malincuore e subendo molte perdite dovute all’ira dei Valar, le genti dei Noldor procedono fino a giungere nella zona dell’Helcaraxë, alll’estremo nord di Aman, dove vengono raggiunti dalla maledizione di Mandos, che accompagnerà tutta la stirpe di Fëanor fino alla sua estinzione. Lo stesso Fëanor incurante delle parole del Vala Mandos, tradisce per la seconda volta la sua gente, rubando nottetempo le navi e attraversando il mare fino ad approdare sulle coste del Drengist, nella Terra di Mezzo. Fingolfin si trova così alle prese con un viaggio all’apparenza lungo e impossibile, l’attraversamento di ghiacci perenni, che causerà morte e dolori innumerevoli alla sua gente (tra cui ricordiamo Galadriel, Finrod, Turgon) ma che lo farà giungere comunque nelle Terre esterne. Prima vera impresa di valore nella Terra di Mezzo viene compiuta da Fingolfin durante la Dagor Aglareb (Battaglia Gloriosa) nella quale assieme a Maedhros figlio di Feanor sconfigge le schiere degli eserciti di Morgoth e cinge d’assedio la stessa Angband. Durante i lunghi anni di assedio Fingolfin e Fingon suo figlio reggono lo Hitlum, fino a che Morgoth, riorganizzati i suoi eserciti riparte all’attacco, servendosi di Balrog e Glaurung, il primo dei draghi, che semina distruzione e morte. E’ la Dagor Bragollach, la Battaglia della fiamma Improvvisa.

Il conflitto si estende per tutto il Beleriand, con innumerevoli perdite da parte degli eserciti guidati dallo stesso Fingolfin e dai figli di Feanor, fino a che schiacciato dai nemici e sopraffatto dal dolore per quella che lui stesso intravede essere la fine della sua casata e dei Noldor, balza in sella al suo possente destriero Rochallor e da solo attraversa schiere di nemici colti dal terrore, giacchè i suoi occhi splendono come quelli di un Vala, La sua furia è incontrollabile, e da solo si presenta ai cancelli di Angband reclamando il signore Oscuro, Morgoth. Il Vala si presenta dinnanzi a Fingolfin in un’armatura nera spaventosa, armato di Grond, il martello infernale. Fingolfin sguaina Ringil, la sua spada e comincia una lotta spaventosa, scandita dai colpi terribili sferrati da Morgoth ed evitati da Fingolfin, che per ben sette volte colpisce Morgoth e gli provoca ferite. Sfiancato però dalla lotta impari, il supremo re dei Noldor viene atterrato da un terribile fendente di Morgoth, che lo schianta al suolo. Con uno sforzo finale Fingolfin riesce a tagliare un piede a Morgoth, prima di morire. Il Signore di Angband tenta di dilaniare la sua salma, ma il re delle aquile Thorondor piomba su di lui e la raccoglie, posandola su una collina che dà sulla valle nascosta di Gondolin, regno di Turgon figlio di Fingolfin. Qui egli erige un tumulo in onore del padre, uno tra i più possenti ed illuminati Elfi dei primi giorni.
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I Sette Figli di Fëanor
I sette figli di Fëanor sono sicuramente delle figure importanti e particolari nella mitologia Tolkieniana e nella storia del Silmarillion. Sebbene tutti somiglianti al padre, sono molto diversi fra loro, come vedremo qui di seguito.

Maedhros, il maggiore, è il più saggio, il più forte in battaglia, e la figura più importante fra i figli. Non è feroce come suo padre e come alcuni dei suoi fratelli, ma è deciso comunque a rispettare fino all’Ultimo il suo giuramento di perseguire chiunque tenessi per sé un silmaril. Alto e dai capelli rossastri ( come la madre, Nerdanel ) egli vive sul colle di Himring, nel Beleriand Orientiale, fino alla Nirnaeth Arnoediad ( dopo la quale, insieme a tutti i suoi fratelli, è costretto a ramingare nel sud e nell’Ossiriand ). Fra i suoi è il primo a pentirsi delle azioni compiute ad Alqualondë e durante l’attraversamento del Qerkaringa e dello Helcaraxë, per cui concede a Fingolfin ed ai suoi figli la sovranità sui Noldor (dopo essere stato salvato da Fingon, figlio appunto di Fingolfin e suo grande amico prima che sorgessero discordie fra le loro famiglie, dall’imprigionamento, da parte di Morgoth, in Thangorodrim) e per questo la casata di Fëanor verrà soprannominata quella degli Spodestati. Maedhros è quindi colui che prende la maggior parte delle decisioni della sua gente, è lui a spronare i suoi all’attacco alle bocche del Sirion per tener fede ad ogni costo al giuramento, ma soprattutto è lui a decidere (nonostante la riluttanza di Maglor) di impadronirsi dei due Silmaril custoditi da Eonwë (araldo di Manwë) dopo la Guerra d’Ira. Eonwë lo ammonisce ma egli non lo ascolta e ruba la gemma che gli brucia mano in modo insopportabile, tanto che egli, in preda all’angoscia, si getta in una voragine di fuoco trovando la morte. Di lui sappiamo che ha un cuore abbastanza misericordioso: dopo che, nell’attacco al Doriath, i servi del fratello Celegorm abbandonano nella foresta i due figli di Dior: Eluréd ed Elurín, egli si pente di ciò e li cerca, ma invano.

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Maglor, Celegorm e Curufin
Maglor, il secondogenito, è il più mite e buono dei fratelli, ancor più di Maedhros.Del suo aspetto fisico sappiamo poco, ma sicuramente aveva i capelli neri, e non rossastri come Maedhros, Amrod ed Amras, a somiglianza del padre. Sappiamo soprattutto che Maglor era un grande menestrello, superato in fama solo da Daeron del Doriath, e che fu egli a comporre il Noldolantë, il poema sulla caduta dei Noldor. Era anche un ottimo guerriero, uccise Uldor il Maledetto ( un orientale al servizio di Caranthir che li aveva traditi, con la sua stirpe ) nella Nirnaeth Arnoediad. Ed è lui ad allevare Elrond ed Elros dopo averli rapiti alle bocche del Sirion, e per questi assai stranamente nasce amore per lui, poiché Maglor è di cuore buono e li ama anch’esso trattandoli come figli, ed “il suo cuore è esulcerato dal peso del terribile giuramento” . Abita le terre dette il “Varco di Maglor” , tra i due affluenti del grande fiume Gelion ( Gelion Maggiore e Piccolo Gelion ) ma dopo la Dagor Bragollach, la quarta battaglia delle guerre del Beleriand, è costretto a spostarsi su Himring, dimora di Maedhros. Al contrario di suo fratello maggiore, Maglor è riluttante ad impadronirsi dei silmaril custoditi da Eonwë, poiché il suo cuore è affaticato dell’insopportabile peso del giuramento ed egli è di ben tutt’altra tempra rispetto al fratello, è vorrebbe sottomettersi, pure alla fine cede alla sua volontà.E quando la gemma brucia la sua mano (come aveva fatto con quella di Maedhros) egli la getta nel mare, e vagabonda cantando e suonando accanto alle onde scomparendo dalla vista di tutti (la figura di Maglor è secondo me una delle più toccanti mai immaginate da Tolkien).

Celegorm e Curufin sono due figure che possono essere esaminate insieme, in quanto la loro storia è assai simile, e differisce solo per alcuni particolari. Mentre Celegorm è un grande cacciatore, amico di Oromë, e secondo in fama solo ai fratelli Amrod e Amros, Curufin è abilissimo in tutto ciò che concerne le abilità manuali ed un grande fabbro (proprio come il padre, a cui somiglia più di tutti gli altri fratelli, e come il figlio, Celebrimbor, che diverrà il fabbro più famoso di tutta la Terra-di-Mezzo). Per aspetto fisico si sa che Celegorm è il più bello fra i figli di Fëanor, ed ha la pelle chiara ed i capelli scuri, mentre Curufin è molto somigliante a suo padre, tanto da averne ereditato il nome: è infatti Curufin(wë) il vero nome di Fëanor, che è una “sindarizzazione” del quenya Feanáro ( spirito di fuoco ), nomignolo affibbiatogli affettuosamente dalla madre Míriel alla nascita. La loro dimora è nel Beleriand Orientale, nella fredda e ventosa contrada di Himlad (“Piana fredda”), fra il Doriath e lo Himring, che abbandonano dopo la sconfitta nella Dagor Bragollach per recarsi nel Nargothrond, da cui vengono esiliati dopo qualche tempo, quindi vivono vagabondando nel Beleriand Meridionale con Maedhros, Maglor, Caranthir, Amrod ed Amras e le loro genti raminghe. Entrambi sono i fratelli più feroci e violenti (ma Celegorm più di Curufin) e lo dimostrano diverse volte: aggrediscono Beren e Luthièn colpendo il primo con una freccia e rapendo la seconda; suscitano discordie nel Nargothrond (il regno di Finrod Felagund) sperando nella morte del suo re per impadronirsi del trono e spronano i fratelli all’attacco al Doriath contro Dior, visto il loro aspro odio verso Thingol e la sua stirpe. È proprio durante quell’attacco che entrambi trovano la morte (nonostante i loro fratelli ottengano poi la vittoria): Celegorm per mano dello stesso Dior, mentre nei Racconti si dice ch’egli cade “trafitto da cento frecce”.

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Caranthir, Amrod ed Amras, Celebrimbor
Caranthir è un’altra figura molto grottesca e interessante. Aggressivo, intollerante, fosco, iracondo, altero e orgoglioso, “il più duro dei fratelli e il più rapido a montare in collera” Caranthir è sicuramente il più particolare dei figli di Fëanor. Egli abita il Thargelion (o Dor Caranthir, la terra di Caranthir), la regione più grande del Beleriand dell’est, e quella più orientale, confinante con l’Ossiriand. Anche lui, come tutti i suoi fratelli è però costretto ad abbandonare la sua terra dopo la Dagor Bragollach, ma invece di unirsi a Maedhros e Maglor sul colle di Himring preferisce fuggire a sud, oltre la muraglia montuosa di Andram per unirsi alle genti nomadi di Amrod ed Amras. È il primo sovrano Noldorin ad imbattersi nei Nani e, manco a dirlo, li disprezza per la loro bruttezza ( e tutto il suo popolo segue il suo esempio ), anche se a lungo andare quest’amicizia si dimostrerà molto redditizia per Caranthir, visto che ogni merce di scambio dei Nani finirà nelle sue mani, prima che in quelle di qualunque altro elfo, cosicché egli diventerà uno degli elfi più ricchi della Terra-di-Mezzo. Non solo, ma si imbatte anche negli Haladin ( la seconda casata Edain ), che inizialmente dimorano sul suo territorio e ne è affascinato, riconoscendo il loro valore e offrendogli di dimorare nelle sue terre (ma questi rifiutano perché sono di spirito libero e non vogliono farsi governare da stranieri). Sul suo aspetto fisico non si sa quasi nulla, ma visto che il suo appellativo è “Lo Scuro” si può facilmente dedurne che aveva i capelli scuri (come la maggior parte di quelli della sua famiglia) e magari uno sguardo storto e una corporatura robusta. A differenza di tutti i suoi fratelli (Maedhros guerriero, Maglor menestrello, Curufin fabbro, Amrod, Amras e Celegorm cacciatori), non aveva abilità particolari, e oltre al suo “spiccato senso degli affari” si sa che era un cacciatore, ma che non raggiungeva in fama Celegorm e i due gemelli. Muore nell’assalto al Doriath dopo Celegorm e Curufin.

Di Amrod ed Amras, i due gemelli cacciatori, si sa ben poco rispetto agli altri fratelli. Simile non solo per aspetto, ma anche per modi, si sa tuttavia che Amras aveva i capelli non proprio rossi, ma di color rossastro, cioè si deduce dal fatto che il suo vero nome, Ambarussa, significa ‘Capo (testa) Rossastro’, mentre, anche se non specificato, il nome di Amrod, Umbarto/Ambarto sembra avere la medesima origine, e questa testi è rafforzata dal fatto che, essendo gemelli, è più ovvio che abbiano i capelli dello stesso colore. Essi sono i più grandi cacciatori della Terra-di-Mezzo ed abitano nel Beleriand del Sud, ramingando senza un popolo ed un regno propri, nella terra che poi sarà chiamata Estolad ( cioè “Accampamento” ), spostandosi molto raramente a Nord, anche nei periodi di pace. Sopravvivono all’assalto al Doriath ma cadono in quello alle bocche del Sirion contro il popolo di Eärendil ed Elwing, e nulla più si narra sul loro conto.

Infine, una menzione la merita Celebrimbor, figlio di Curufin e nipote di Fëanor. Egli non compare nel Quenta Silmarillion se non di sfuggita nel 19° capitolo ("Beren e Luthien"), ma si scopre qualcosa di lui nei racconti sulla Seconda Era. Grandissimo fabbro, signore di Eregion e artefice dei tre anelli elfici: Narya, Nenya e Vilya, autore delle celebri incisioni sulle Porte di Moria, ucciso da Sauron nella guerra che devastò Eregion per sempre. In questi racconti si viene a scoprire ch’egli si estraniò dal padre dopo le sue iniquità e quelle di suo zio Celegorm nel Nargothrond, e continuò a dimorare lì fino alla sua caduta, quando molto probabilmente vi fuggì.

Cambiamenti apportati ai nomi:

Maedhros l’Alto <- Maidros ( originariamente nome del nonno di Fëanor )

Maglor il Possente Cantore <- sempre invariato

Celegorm il Chiaro <- sempre invariato

Curufin il Destro <- sempre invariato

Caranthir lo Scuro <- Cranthir <- Cranthor

Amrod il Cacciatore <- Damrod

Amras il Cacciatore <- Díriel <- Dinithel/Durithel

[Modificato da LittleTeo 13/09/2006 23.57]

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Galadriel

Quella di Galadriel è senz’altro una delle storie più complicate della Terra di Mezzo, in quanto vi sono molti dubbi e incertezze riguardo alla sua esistenza e alle sue decisioni. Galadriel è, insieme a suo fratello Finrod, figlia di Finarfin, secondogenito di Indis, e Eärwen, figlia di re Olwë di Alqualondë. Il nome paterno di Galadriel era Atanis (“nobile donna”), e quello materno era Nerwen, che significa “ragazza-uomo”; questo suo nome si può probabilmente ricondurre alla sua altezza, superiore alle altre donne dei Noldor, e alla sua forza corporea e interiore. Ella era infatti in grado di rivaleggiare con gli atleti degli Eldar e con i sapienti, ed era considerata bella, soprattutto per via dei suoi capelli d’oro. Gli Eldar ritenevano che nei capelli di Galadriel fosse rimasta imprigionata la luce dei Due Alberi di Valinor, Laurelin e Telperion.

I suoi capelli erano talmente attraenti, che Fëanor gliene chiese tre volte una ciocca; tutte e tre le volte, però, Galadriel non gli concesse neanche un capello, essendo questi due parenti, i più grandi Eldar di Valinor, per sempre divisi da ostilità. Si è in precedenza parlato dei due nomi attribuiti a Galadriel da padre e madre; a questi due nomi ella preferì alla fine quello Sindarin di Galadriel, “essendo il più bello dei suoi nomi, quello che le era stato dato dal suo innamorato, Celeborn dei Teleri, che più tardi sposò nel Beleriand”. Galadriel nasce in Valinor, dove vive per lungo tempo nella felicità; presto però si accorge che la prosperità di Valinor viene offuscata, per cui decide, insieme ad altri Noldor, di trasferirsi sulla Terra di Mezzo. Tale scelta viene loro vietata dai Valar, ma essi sono ben determinati, e Galadriel partecipa ad una ribellione per lasciare Valinor e raggiungere la Terra di Mezzo, guidati da Fëanor, le quali parole su tale terra avevano infuocato l’animo di Galadriel. La scelta dei Noldor esiliati implica però una perenne permanenza sulla Terra di Mezzo.
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Húrin

Húrin era un membro della Casa di Hador di Dor-lómin ed era detto “Il Forte”a causa della sua prestanza fisica e “Il Costante”. Questa era una terra che Fingolfin consegnò ad Hador (nonno di Húrin) visto i grandi servigi che questo aveva rivolto al Re; Hador radunò la sua gente e si trasferì nella signoria del Dor-lómin del quale ne prese il comando. Da quel giorno tutti i suoi eredi, Húrin compreso, furono immischiati nella sorte dei Noldor. Due anni dopo la fine della Dagor Bragollach, Húrin e suo fratello Huor, dimoravano con gli Haladin (la seconda stirpe di Uomini ad entrare nel Beleriand; successivamente chiamati Uomini del Brethil) e qui vennero allevati da loro zio Haldir. Entrambi parteciparono in età molto giovane alla guerra contro gli Orchi che, una volta conquistata la Minas Tirith del regno di Gondolin, continuarono ad avanzare fino alle bocche del Sirion e se non fosse stato per gli Uomini del Brethil uniti alle schiere di Thingol, avrebbero saccheggiato l’intero Doriate che invece rimase sorvegliato e in pace per molti anni ancora.

Durante il combattimento però, Húrin e Huor, si trovarono tagliati fuori dal resto dell’esercito e fuggirono fino al guado del Brithiach e sarebbero stati uccisi se prima Ulmo e poi Thorondor Signore delle Aquile non li avessero aiutati; furono portati nel regno nascosto di Gondolin sotto Re Turgon. Vi rimasero per un anno e molto impararono dagli Elfi ma, a causa delle breve durata della loro vita, decisero di andarsene con grande dispiacere sia loro che di Turgon che si era molto affezionato a loro; si ritrovarono però durante la battaglie delle Innumerevoli Lacrime. Húrin e Huor erano andati contro Angband insieme ai Nani di Belegost e alle schiere di Fingon fratello di Turgon; questo giunse inaspettato a dar man forte alla battaglia. La guerra era a loro favore ma con il tradimento degli Uomini Orientali la battaglia terminò con la vittoria di Melkor; Fingon venne ucciso da Gothmog Signore dei Balrog e Huor cadde trafitto da una freccia avvelenata che lo colpì in un occhio; Turgon riuscì a salvarsi grazie ai resti della Casa di Hador che ancora resisteva. Húrin e Huor (prima di essere ucciso) esortarono Turgon ad andarsene e, raccogliendo le ultime loro forze, diedero vita ad una eroica resistenza che permise al Re di tornare a Gondolin; nel frattempo Huor cadde e Húrin, unico superstite, solo con la propria ascia uccise più di settanta nemici al grido di “Aure Entuluva/Il giorno risorgerà” ma poi venne catturato e portato ad Angband. Dopo ventotto anni di prigionia durante i quali Melkor cercò di avvelenargli la mente, venne lasciato libero, sperando che il desiderio di Húrin fosse quello di tornare da Turgon a Gondolin.

Arrivò ai confini del regno dove non venne fatto entrare perché Turgon dubitava che potesse essere veramente Húrin così questo si mise ad urlare, ignaro di essere seguito dai servi di Melkor i quali rivelarono al loro signore l’esatta collocazione di Gondolin (provocandone la futura caduta) . Húrin allora andò a vedere le rovine di Nargothrond dove incontrò Mîm il Nano, traditore di suo figlio Túrin; uccise questo e raccolse dal grande tesoro rimasto nelle rovine la Nauglamir, la Collana dei Nani, e se ne andò. Giunto vicino alle Cascate del Sirion venne catturato dagli Elfi e condotto davanti al cospetto del suo vecchio amico Re Thingol e la regina Melian. Si rivolse con parole furibonde al Re a causa delle menzogne di Melkor raccontategli sull’ospitalità concessa ai membri della sua famiglia ma venne interrotto bruscamente da Melian che con le sue parole e il suo potere rivelò la verità a Húrin. Questo allora consegnò a Thingol la Nauglamir in segno di scusa e di ricordo; fatto questo partì da Menegroth. Si dice che Húrin non intendesse più vivere, privo ormai com’era di scopi e desideri e finì per gettarsi nel Mare Occidentale; così scomparve il più possente guerriero degli Uomini Mortali.

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Sauron

L’aborrito, il Signore Oscuro, il Potere Oscuro, Annatar (“Signore dei Doni” nella città di Nùmenor) , Artano (“Alto fabbro”all’epoca in cui nella Seconda Era si recò tra i Noldor) , Aulendil (“Servo di Aulë”) , Gorthaur (in Sindarin significa “Orribile Spavento”) :questi sono i nomi con cui Sauron viene conosciuto nella storia d’Arda e della Terra di Mezzo. Originariamente era un Maia al servizio di Aulë e per tutto il corso della sua esistenza mantenne una propensione per l’arte appresa da Aulë; successivamente divenne il maggiore dei servitori di Melkor, sempre attivo e presente in tutte le opere svolte da questo;dopo la fine di Melkor cercò di prenderne il posto diventando egli stesso l’Oscuro Signore. Melkor costruì la sua roccaforte nel Nord ma, non sentendosi del tutto sicuro, ne costruì un’altra sulle rive nordoccidentali del mare per resistere agli attacchi provenienti da Aman, la terra dei Valar, che prese il nome di Angband (Prigione di Ferro) sotto il comando di Sauron. Durante la Guerra delle Potenze quando i Valar mossero le loro schiere contro Melkor e distrussero Angband e Utumno (la roccaforte di Melkor) non trovarono traccia di Sauron perché questo si era abilmente nascosto nell’infinità di cunicoli sotterranei scavati dalle forze del Male;rimase nascosto per molto tempo aspettando il ritorno del proprio Signore radunando, per quanto possibili, le forze del male scampate all’attacco de Valar.

Dopo due anni dalla fine della Dagor Bragollach (“La Battaglia della Fiamma Improvvisa”, quarta delle grandi guerre del Beleriand) Sauron decise di prendere d’assalto la Minas Tirith, la “Torre di Guardia” del regno di Nargothrond, fatta costruire da Finrod Felagund per difendere il suo regno. Sauron nel frattempo era diventato uno stregone di spaventosa potenza, padrone di ombre e fantasmi, di tenebrosa sapienza e crudelissima forza, signore dei Lupi Mannari;i difensori della torre guidati da Orodreth furono presi da terrore e paura e furono costretti a fuggire:la torre divenne una nuova roccaforte di Melkor sotto il controllo di Sauron e l’isola sulla quale era posta la roccaforte divenne un luogo maledetto e prese il nome di Tol-in-Gaurhoth, l’Isola dei Lupi Mannari. La rovina di Sauron ebbe inizio con la cattura di Finrod e del suo compagno Beren (colui che in seguito staccò il Silmaril dalla corona di Melkor) :dopo aver ucciso Finrod gettò Beren in una segreta della torre e in suo aiuto arrivarono Lúthien e Huan , il cane di Valinor cacciatore di lupi. Sauron, conoscendo la bellezza di Lúthien, decise di farla prigioniera per poi inviarla direttamente a Melkor, così mandò diversi lupi per prendere la fanciulla ma questi venivano sempre uccisi da Huan così Sauron decise di mandare Draugluin, il signore dei lupi mannari, ma anche questo perì in combattimento contro il cane così Sauron preso dall’ira decise di affrontare egli stesso Huan:si trasformò così in un lupo terribile e scese per uccidere il cane.

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Sauron II
Ma, essendo questo il cane di Valinor e perciò imbattibile, riuscì a sopraffare anche il Lupo Sauron uccidendolo e questo lasciò la sua carcassa per diventare uno spirito e tornarsene sconfitto dal suo padrone. E con questa si concludono tutte le avventure di Sauron riguardanti la Prima Era di Arda. La Prima Era era finita con il rovesciamento di Melkor e la fine di molti mali che perseguitavano i diversi regni del Beleriand;la Seconda Era iniziava sotto le migliori prospettive grazie alla fine dell’Oscurità del Nord e grazie alla presenza di molti Elfi pronti a risanare insieme ai Valar tutti i mali lasciati da Melkor. Sauron dopo la caduta del suo padrone, per timore della collera dei Valar, non tornò a Valinor per sottoporsi al giudizio dei Signori di Arda così decise di rifugiarsi nella Terra di Mezzo e tornò al male nel quale era stato sotto il dominio di Melkor.

Allarmato dalla potenza crescente della città di Númenor decide di costruire la sua fortezza nella regione di Mordor e nell’anno 1000 inizia la costruzione della fortezza di Barad-dûr (Torre Oscura) . Sauron prova a mantenere nascosti i suoi oscuri progetti cercando di stringere alleanza con il maggior numero di popoli della Terra di Mezzo; solo Gil-Galad (ultimo re dei Noldor in esilio) si rifiuta di stringere alleanza con lui. Durante questo periodo di pace Sauron si trasferisce nell’Eregion dove insieme agli artigiani elfi inizia la forgiatura degli Anelli del Potere. Nel 1590 vengono forgiati i Tre Anelli poco dopo, nel 1600, con la fine della costruzione di Barad-dûr, Sauron si ritira nella sua fortezza dove forgia anche l’Unico Anello con il quale dovrebbe dominare gli altri ma Celebrimbor, il forgiatore dei Tre Anelli, intuì le intenzioni di Sauron e così gli Anelli vennero celati. Con questo scoppiò la guerra tra gli Elfi e Sauron che grazie anche all’aiuto di Númenor porta alla sconfitta di Sauron e ad un periodo di pace. Col passare degli anni la potenza di Númenor aumentò notevolmente fino a diventare un regno vasto e potente e proprio nel periodo di maggiore splendore iniziò a cadere l’ombra sulla città. Sauron provando a estendere i propri domini a oriente si imbatte in Númenor e viene catturato e portato in città. Grazie alla sua abilità nelle menzogne e nelle truffe Sauron riesce a sedurre il Re Ar-Pharazôn e tutti i Númenórean impadronendosi della città e spingendo il Re a muovere guerra contro Valinor.

I Valar mossi in collera contro Númenor chiedono consiglio a Ilúvatar il quale provoca la caduta del regno e provoca grandi cambiamenti alla Terra di Mezza. I superstiti della distruzione della città furono guidati da Elendil l’Alto (da sempre ostile a seguire i consigli di Sauron) che insieme ai suoi figli Isildur e Anárion fondarono i reami númenórean in esilio di Arnor e Gondor. Sauron, dopo il ritorno a Mordor, si appresta ad attaccare Elendil impadronendosi di Minas Ithil la quale in seguito diverrà Minas Morgul nella quale risiederanno gli Schiavi dell’Anello:i Nazgûl. Elendil decise di stringere alleanza con gli Elfi per combattere il potere di Sauron e nell’anno 3430 S. E. venne sancita l’Ultima Alleanza tra Uomini e Elfi: Elendil l’Alto guidava l’esercito degli Uomini mentre Gil-Galad guidava gli Elfi.
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Tuor

Tuor nasce nel 472 della Prima Era; suo padre, che viene ucciso nel periodo della sua nascita durante la Nirnaeth Arnoediad, è Huor, e sua madre è Rian. Ella scappò nella regione del Mithrim, dove diede alla luce Tuor; dopo la sua nascita, Rian andò alla Haudh-en-Ndengin e lì morì. Tuor fu affidato ad un Elfo Grigio, Annael, che lo accudì fino all'età di sedici anni, quando gli Elfi furono attaccati dagli Orchetti e dagli Esterlings nelle loro grotte di Androth. Tuor fu catturato e nel 488 diventò schiavo di Lorgan, capo degli Esterling. Rimase in cattività per tre anni, poi nel 491 egli scappò e tornò alle caverne di Androth, dove visse come fuorilegge per quattro anni. Dopo questo periodo, nel 495 Tuor lasciò l'Hithlum, perché Ulmo gli suggerì di lasciare la regione dei suoi antenati, e arrivò nel Nevrast. In autunno egli vide sette cigni volare a sud, ed interpretandoli come un presagio, li seguì, raggiungendo Vinyamar.

Lì egli trovò le armi che Turgon aveva abbandonato, e una volta impossessatosi di esse, Ulmo gli apparì dicendogli di andare a cercare la città di Gondolin. Quando Tuor partì, egli incontrò Voronwë di Gondolin, che gli promise di condurlo alla Città Celata. Dopo un lungo viaggio essi raggiunsero il cancello nascosto di Gondolin, dove furono catturati e portati al cospetto di Ecthelion, dove Tuor si fece riconoscere. Egli fu portato poi davanti a Turgon, l'Alto Re dei Noldor, e lì Tuor parlò con le parole di Ulmo, che profetizzavano che la maledizione di Mandos si sarebbe avverata a breve. Tuttavia, dopo una lunga riflessione, Turgon decise di non seguire il consiglio di Ulmo. Così Tuor rimase a Gondolin, e dopo sette anni sposò Idril Celebrindal, l'unica figlia di Turgon; l'anno dopo, il 503 della Prima Era, essi ebbero un figlio, Eärendil. Nel 510, quando quest'ultimo ebbe sette anni, Morgoth attaccò Gondolin, e Turgon perì. Tuttavia, insieme a molta altra gente, si misero in salvo anche Tuor, Idril ed Eärendil, che dopo una lunga marcia raggiunsero Nan-Tathren; ma Tuor ebbe nostalgia del mare, così lui e Idril condussero il loro popolo alle Bocche del Sirion. Quando Tuor cominciò a sentirsi vecchio, egli costruì una nave chiamata Earramë, Ala del Mare, e navigò verso Ovest.

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Túrin Turambar

Túrin era figlio di Húrin, Signori del Dor-lómin, e di Morwen ed era un membro della Casa di Hador. Dopo la Nirnaeth Arnoediad, (Battaglia delle Innumerevoli Lacrime) con l’assenza di Húrin, la gente di Hador era presa in disprezzo da tutti gli Orientali e spesso venivano oppressi o privati delle loro terre; solo Morwen grazie alla sua bellezza e maestosità era risparmiata. Questa però si trovava lo stesso in gravi difficoltà essendo sola con un figlio d’otto anni (Túrin) e di nuovo incinta; llora decise, mossa dalla paura di vedersi sottrarre Túrin per diventare uno schiavo, di mandarlo da Re Thingol visto i loro legami di parentela (con Beleg) e d’amicizia di Húrin col Re. Túrin visse per nove anni nelle aule di Thingol e crebbe bello e forte ma il suo cuore era pieno di tristezza a causa della lontananza dalla madre e dalla sorella Nienor. Un giorno che i messaggeri non tornarono con notizie riguardanti la sua famiglia Túrin decise di andare a battagliare nel Doriath e, postosi in capo l’Elmo di Drago del Dor-lómin (cimelio della Casa di Hador) , divenne compagno d’armi di Beleg Curthalion (Arcoforte) .

Dopo tre anni di lotte tornò a Menegroth e s’imbatte in Saeros, un consigliere del Re, e dopo una violenta discussione, Túrin lo fece fuggire ma questo finì per uccidersi. Túrin, temendo il giudizio del Re, scappò e giunse nei boschi del Sirion dove si unì ad una banda d’uomini fuorilegge. Beleg riferì dell’accaduto a Thingol che concesse il perdono a Túrin e ordinò a Beleg di andarlo a cercare. Túrin nel frattempo divenne il capo dei fuorilegge e sì autonominò Neithan ovvero l’Offeso. Dopo un anno di lunghe ricerca Beleg trovò Túrin, gli riferì le parole del Re e lo esortò a tornare a combattere con lui nel Doriath ma Túrin orgogliosamente rifiutò la proposta di Thingol così Beleg fece ritorno nel Doriath. Túrin e i fuorilegge intanto si recarono ad Amon Rûdh e qui si imbatterono nel Nano Mîm e si stabilirono nella sua casa. In pieno inverno, quando le condizioni di tutti gli Uomini si aggravarono apparve all’improvviso un uomo incappucciato con mantello e un pesante fardello; era Beleg con l’Elmo di Drago che era tornato per cercare di convincere una seconda volta Túrin a tornare nel Doriath. Questo rifiutò ancora così Beleg si decise a rimanere con loro aiutandoli a passare l’inverno; solo Mîm fu contrariato della cosa e iniziò a nutrire un forte odio verso l’Elfo. L’elmo e l’Arco si rimisero a combattere insieme e la loro fama fu presto nota anche a Melkor che chiuse in un cerchio di spie Amon Rûdh. Queste catturarono Mîm che per non farsi uccidere le guidò in un assalto contro i Due Capitani; Túrin fu catturato, Beleg ferito gravemente e molti fuorilegge vennero uccisi.

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Turin Turambar II
Beleg però, essendo un Elfo possente, si riprese rapidamente e si mise sulle tracce sì Túrin e, durante il suo cammino incontrò Gwindor, un signore del Nargothrond catturato e condotto in Angband e successivamente riuscito a fuggire; lo curò e insieme continuarono a cercare Túrin. Lo trovarono in un accampamento d’Orchi vicino alle cime del Thangorodrim e, con grande attenzione e abilità, riuscirono a liberarlo. Mentre veniva trasportato lontano Túrin si svegliò e, credendo di essere trasportato dagli Orchi e in preda ad un eccesso d’ira prese Anglachel, la terribile spada di Beleg, e uccise il suo amico credendolo un avversario. Appena ritornò in sé e capì l’accaduto rimase impietrito e silenzioso dopodiché, insieme a Gwindor, seppellì Beleg insieme a Belthronding, il suo grande arco; Anglachel la prese l’Elfo. Successivamente si misero in cammino verso Nargothrond e Gwindor consegnò la spada a Túrin; questo non volle che si sapesse il suo vero nome così disse di chiamarsi Agarwaen ovvero l’Insanguinato, figlio di Malasorte. Fece riforgiare la sua spada e la chiamò Gurthang ovvero Ferro di Morte e con questa decise di combattere e così divenne noto come Mormegil, vale a dire Spada Nera. Una volta che venne scoperta la sua vera identità Túrin venne fatto oggetto di grandi onori e divenne potente tra la gente del Nargothrond; la politica guerriera del regno passò da piccole imboscate e azioni furtive a scontri a campo aperto facendo aumentare sia la fama della Spada Nera sia l’odio di Melkor verso Nargothrond. Questo decise di attaccare con forze massicce il regno e con gli Orchi mandò anche Glaurung padre dei Draghi.

L’esercito di Nargothrond subì gravi perdite e venne allontanato dalle porte del regno e quando finalmente Túrin riuscì a raccogliere un po’ di guerrieri e arrivò alle porte di Felagund trovò la città interamente saccheggiata; gli Orchi avevano ucciso o portato via tutti quelli che cercavano di resistere combattendo e le donne sopravvissute erano state rese schiave da parte di Melkor. Túrin arrivò con grande rabbia uccidendo tutti gli Orchi che trovò sulla sua strada ma ben presto si trovò davanti Glaurung che con un incantesimo fece scappare Túrin lasciando il drago a distruggere tutto e ad accumulare ricchezze. Túrin andò a cercare Finduilas, figlia d’Orodreth del Nargothrond e, arrivato vicino al Dor-lómin, si imbatte negli Uomini del Brethil; li aiutò a liberarsi dagli Orchi e sì autonominò Selvaggio dei Boschi; questi, finiti i combattimenti lo condussero a Haudh-en-Elleth dove era sepolta Finduilas, uccisa dagli Orchi mentre la portavano in Angband. Cadde in una tenebra di dolore prossima alla morte così gli Uomini del Brethil lo portarono nelle loro case e lo curarono; quando questo si svegliò assunse il nome di Turambar, Padrone della Sorte, e decise di rimanere coi boscaioli. Successivamente si sposò con una fanciulla che si chiamava Níniel ma che in realtà era Nienor sua sorella. Glaurung quando venne a sapere che Túrin era nel Brethil decise di attaccarlo così partì dal Nargothrond con molti Orchi.

Turambar coi boscaioli si avvicinò alle schiere del Drago vicino alle rive dl Teiglin dove i nemici si erano fermati in attesa della notte pronti ad attaccare; Túrin si fece vicino a Glaurung, estrasse Gurthang e la conficcò nel ventre del Grande Verme. Quando la estirpò dal ventre dl nemico uscì un fiotto di sangue che bruciò la mano a Túrin e lo fece cadere a terra come morto; così lo trovò Níniel che colta da disperazione si gettò nel fiume e scomparve per sempre. Quando si riprese Túrin tornò indietro e apprese le notizie su Níniel-Nienor così corse via come in preda a pazzia. Arrivò vicino al corpo senza vita di Glaurung, conficcò Gurthang nel terreno e ci saltò sopra. Così morì Túrin, rampollo di Húrin, della Casa di Hador, Signore del Dor-lómin.
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Fëanor

Curufinwë, figlio di Finwë e Míriel, nasce in Aman dopo che le tre stirpi giungono nel reame beato provenienti dal lago di Cuívienen, all’incirca 20.000 anni dopo la creazione di Arda (tanto per collocare temporalmente la situazione, è l’epoca dell’incatenamento di Melkor, quello che viene definito il “Meriggio di Arda”). Il nome Fëanor significa "spirito di fuoco" e gli fu dato dalla madre, poiché nel partorirlo la forza del suo spirito e del suo corpo si infusero in lui, tanto che poi decise di essere sgravata dalla fatica di vivere. Miriel infatti, partorito Fëanor, si recò ai giardini di Lórien e si addormentò, e il suo spirito passò silenziosamente nelle aule di Mandos. Finwë prese poi in moglie Indys dei Vanyar dando a Fëanor due fratelli, Fingolfin e Finarfin.

Il giovane Fëanor da subito si distingue tra i Noldor e tra tutti gli elfi delle terre beate: è abilissimo nei dibattiti, risoluto, forte nel fisico e nella mente, insuperabile nelle arti, fabbro dalle incommensurabili capacità, tanto da rivaleggiare con lo stesso Aulë. Fisicamente ricalca eccezionalmente la sua stirpe: occhi penetranti, alta statura, capelli nero corvino.

Tra le opere che realizza il maggiore risalto avranno la scrittura che porta il suo nome (un perfezionamento del lavoro di Rúmil, ideatore della scrittura tra gli Eldar), e i Silmarili, che tanto incideranno sulla vita di tutti gli esseri della Terra di Mezzo e addirittura sulle contese tra i Valar.

Nei “Racconti Ritrovati” Tolkien allarga la visuale (non senza differenze talvolta sostanziali da quelle che saranno le vicende definitive narrate nel Silmarilion) sull’arte di Fëanor narrando di come egli cominci a lavorare le pietre che i Noldor scavano dalla terra, impreziosendole con i materiali che Aulë fornisce loro come rugiade finissime, petali di fiori rarissimi, pregiati cristalli che la mano abile del Noldorin trasforma in “visori” in grado di rivaleggiare con gli occhi sempre acutissimi delle aquile di Manwë. Non solo, anche le perle recuperate dai Teleri sulle loro spiagge ed in fondo al mare divengono parte di quell’immenso tesoro che risiede ad Arda, e di tutti i monili costruiti appositamente per i Valar, come collane di smeraldi, scettri, copricapo. Sempre dai R.R. cito testualmente :” Quindi tra i Noldoli(antico nome, come Gnomi del resto, dei Noldor:::) si levò Fëanor, per recarsi dai Solosimpi (Teleri:::) e chiedere loro una grossa perla; ottenne inoltre, un’ urna colma della più luminosa luce fosforescente raccolta tra la spuma in luoghi oscuri, e con queste cose tornò a casa. Prese allora tutte le altre gemme e ne radunò lo scintillio alla luce di candide lampade e di candele d’argento aggiungendo lo splendore delle perle e le deboli mezzetinte delle opali, che bagnò nella luce fosforescente, e nella rugiada radiosa di Silpion, lasciandovi cadere solo una goccia minuscola della luminosità di Lurelin. A tutte queste magiche luci diede, perché vi dimorassero, un corpo di cristallo perfetto come lui solo lo sapeva creare e che non avrebbe potutto essere emulato neppure da Aulë, tanto grande era l’agile destrezza delle dita di Fëanor, e così fabbrico una gemma e questa splendeva del suo fulgore anche nel buio assoluto; qui egli la depose e sedette a lungo contemplandone la bellezza. Ne fabbricò poi altre due, finchè ebbe esaurito i materiali, quindi invitò gli altri perché vedessero la sua creazione, ed essi ne furono immensamente stupiti; chiamo quelle gemme Silmarilli…” (R.R. Bompiani , pg 152). Mi sono dilungato perché credo questo sia uno dei passi più belli in assoluto presente negli scritti di Tolkien, e fotografa esattamente lo stupore e il senso di meraviglia che si provano leggendo di Arda e dei primi anni dopo la creazione, immaginando le atmosfere delle terre beate.

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Fëanor II
Tornando a Fëanor, mentre i Noldor “si affaticano su opere di cui non vedono la fine” Melkor termina il suo periodo di prigionia e giunge in Arda, non senza meravigliarsi di ciò che i Valar ma ancor di più i figli di Iluvatar hanno compiuto, e per l’enorme odio che nutre nei loro confronti comincia la sua opera di “distruzione” della perfetta società elfica e del grande equilibrio che c’è tra Valar e stirpi elfiche. Negli anni che si succedono infatti Melkor si finge redento e frequenta gli elfi insinuando nei loro animi a lungo andare insicurezza e dubbi sul rapporto tra loro e i Valar, rei, secondo le sue teorie, di aver condotto le stirpi ad Aman per poterle controllare meglio e godere delle opere da loro mirabilmente realizzate. Incredibilmente la purezza dei figli di Iluvatar non riesce a contrastare efficacemente il suo piano, tanto da spingere allo scontro gli stessi fratelli, Fëanor e Fingolfin. Il maggiore comincia a credere che il fratellastro voglia usurpare il suo diritto a sedere a fianco del padre, i due figli di Indys invece pensano che Fëanor nutra scarso amore per loro e voglia emarginarli. La vera origine di tutti i dissapori però diventano i Silmarili, amati alla follia dal suo creatore, invidiati incommensurabilmente e bramati da Melkor. Lo stesso signore delle tenebre comincia a parlare agli elfi di armi, e così anche spade scudi e archi fanno la loro comparsa al mondo. L’episodio discriminante per il destino dei Noldor è la lite che avviene tra Fëanor e il fratello Fingolfin nella casa del padre. Più che una lite un vero e proprio scontro che solo la presenza di Finwë riesce a contenere, e qui Fëanor sguaina la spada e la punta al petto del fratello minacciandolo. I Valar, che fno a questo punto non sono intervenuti, proprio per la gravità dell’accaduto, decretano l’allontanamento di Fëanor e dei suoi sette figli, che a nord di Valinor fondano una fortezza, Formenos, in cui si trasferisce anche Finwë, per l’amore che nutre verso il primogenito. Melkor, ormai scoperto, fugge e si nasconde, inseguito da Tulkas, fino ad arrivare un giorno proprio alla soglia della casa di Fëanor, fingendosi amico, ma venendo male apostrofato dal Noldo che svela i trucchi celati dalla mente di Melkor, sbattendo la porta in faccia “al più possente di quanti dimorassero in Eä”. Passano gli anni e sebbene divisi i Noldor vivono serenamente. Manwë indice una grande festa che vuole celebrare il ricordo dell’arrivo delle stirpi in Aman, e raduna tutti gli elfi a Taniquetil, Fëanor compreso, che invero si riappacifica col fratello Fingolfin. Nel frattempo Melkor assieme al nero ragno Ungoliant giungono all’Ezellohar e devastano i due alberi, ottenebrando Valinor, e durante la loro fuga si fermano a Formenos, rubando i Silmarili e uccidendo Finwë, qui rimasto. Nel frattempo i Valar, nel buio totale, convocano Fëanor e gli chiedono i Silmarili, poiché solo grazie ad essi la luce può essere ripristinata. Egli oppone però un rifiuto secco, poiché non se ne vuole separare. Giungono nel contempo informatori da Formenos che raccontano della strage e della sottrazione delle gemme. Fëanor impazzisce, urlando il nome di Morgoth, che verrà così nominato d’ora in poi.

Ora, essendo fuggito Morgoth per il Calacyria, Fëanor prende la sua decisione e si reca sotto la reggia dei Valar a Tyrion su Túna e raccoglie una grande folla, pronunciando un discorso che mai più i Noldor dimenticheranno, abile com’è egli nell’arte oratoria. Nelle sue parole ci sono sì spirito di rivalsa, sentimenti di odio come mai erano stati espressi da alcun essere vivente, risentimento, grande eroismo (parla di conquistare tutte le terre di là dal mare), ma anche pazzia e scarsa considerazione dei fatti. Se Fëanor viene infatti rinomato da tutti per le sue incredibili qualità, la popolazione dei Noldor ora si divide, alcuni ritenendolo uscito di senno.

Qui di fronte al suo popolo Fëanor pronuncia, alla luce rossa di migliaia di fiaccole, il terribile giuramento che segnerà tutta la sua stirpe. Con al fianco i sette figli giura di perseguire e uccidere chiunque possegga o abbia posseduti i Silmarili, uomo, Vala, Elfo, o altra creatura vivente, pena la maledizione della sua stessa anima. Dopo lunghe discussioni i Noldor si dividono e chi tra loro decide di partire e seguire Fëanor (tra gli altri Finrod, Turgon e Galadriel) appronta il viaggio.

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Fëanor III
Sebbene riluttanti i Valar, non senza ammonimenti, lasciano partire le schiere, che si trovano da subito ad affrontare fatiche interminabili. Fëanor tenta di ripercorrere la strada usata da Morgoth come via di fuga, e cioè la via a settentrione che porta all’Helcaraxe e di poi ai grandi ghiacci fino a giungere nella Terra di Mezzo, ma ben presto si rende conto che non può farcela , troppi sono donne e bambini e immane la schiera dei Noldor. Arrivato così sulla costa ad Alquälonde città dei Teleri, tenta di convincere Olwe (fratello di Elu Thingol, ed ora re dei teleri) a dare loro le navi costruite dai Valar e dai Solosimpi assieme. Ma al rifiuto di quest’ultimo il Noldo reagisce con sproporzionata veemenza, ordinando l’attacco alla città, che impreparata, soccombe alla violenza dell’esercito. Si compie così il primo fratricidio tra Elfi, che causerà forte odio nelle ere a seguire nei confronti dei Noldor ovunque essi andranno. Rubate le navi e passato il Grande Mare arrivano alle coste del Drengist, e qui Fëanor compie un’altra azione dissennata, bruciando le navi che sarebbero servite alla seconda schiera guidata dal fratello Fingolfin, che si trova così a dover affrontare i ghiacci perenni. Molte perdite subirà, ma giunto sulla terraferma non dimenticherà i torti subiti.

Giunto Fëanor nello Hitlum, avviene il primo scontro con gli eserciti di orchi mandati da Morgoth. Lo stupore degli elfi nel veder queste creature è grande, ma eccezionale è anche la loro risposta: la seconda battaglia del Beleriand, Dagor-nuin-Giliath (battaglia sotto le stelle, poiché né sole né luna sono ancora sorti) se la aggiudicano i Noldor dopo dicei giorni di combattimenti, sbaragliando completamente tutte le truppe che assediano il Beleriand da anni col loro furore e la loro possanza.

Ora Fëanor esaltato dalla vittoria schiacciante e sordo agli avvertimenti dei figli stessi, convinto di essere superiore a Morgoth, prosegue con il suo esercito fino a giungere nella contrada del Dor Daedeloth, presso Angband. Non conoscendo nulla della fortezza e del potere che in realtà Morgoth vi cela, presta il fianco all’attacco dei Balrog, un intero esercito di demoni alati che lo accerchia assieme al suo esiguo esercito. Pur combattendo con valore, accerchiato dalle fiamme e cosparso di ferite, cade per mano di Gothmog, signore dei Balrog, e sarebbe rimasto ucciso se i figli non lo avessero recuperato e portato via. Ma il possente Noldo ormai condannato fa fermare le sue schiere sugli Ered Wethrin, capendo che la sua ora è giunta. Pur sapendo e comprendendo che la vittoria per i Noldor sarà pressoché impossibile, chiede ai figli di mantenere il giuramento e vendicarlo, dopo di ché, per l’ardore del suo spirito il suo corpo si incendia e si incenerisce.

La figura di Fëanor, per molti aspetti simile in alcuni tratti a quella dell’ultimo Thingol, delinea quei tratti eccezionali che nelle famiglie elfiche si ripresentano in vari discendenti, e cioè quell’insieme di qualità superlative che portano grande nomea ma anche instabilità e spesso conducono alla pazzia. Nella fattispecie Fëanor, potenzialmente il più grande degli elfi della sua epoca, e forse di sempre, cade miseramente, vittima della sua pazzia, del suo desiderio inconsulto che gli impone di possedere i Silmarili, sminuendo tutti quei grandi atti compiuti in Arda e tutte le capacità che lo hanno reso famoso. Insomma, ci troviamo di fronte ad un essere che ha imprigionato in tre gemme la luce creata dagli dei, quasi fosse anch’egli un Vala. Eppure Tolkien, con questi esempi di vita, ci porta sempre coi piedi per terra dimostrando come anche i più valorosi possano cadere per colpa della bramosia e dell’attaccamento alla materialità.
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