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Salemme porta il teatro in tv

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2006 00:20
11/01/2006 00:20
 
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LA televisione era il tassello mancante, dopo il cinema e una carriera teatrale che comincia a metà degli anni Settanta e nel verso giusto, con la compagnia di Eduardo. Ora Vincenzo Salemme prova a spostare il palcoscenico sul piccolo schermo con Famiglia Salemme Show, varietà diretto da Duccio Forzano, in onda per quattro venerdì su RaiUno dal 13 gennaio. "Ma non scrivete che porto il teatro in tv - sottolinea - perché sennò la gente si mette paura. Si tratta di applicare ai meccanismi teatrali il linguaggio televisivo, è diverso". Nello show (al fianco di Salemme c'è Hoara Borselli) convivono due realtà, una sopra e una sotto al palcoscenico dell'Auditorium Rai di Napoli: sopra, tutto è pronto per la partenza di un nuovo varietà, sotto c'è la famiglia Salemme che da anni vive nei sotterranei del teatro e si oppone strenuamente all'invasione.

Quarantotto anni, nato a Bacoli in provincia di Napoli, Totò e Peppino come "principali punti di riferimento, come Eduardo lo è per il teatro", Salemme ha portato (e continua a portare) in scena spettacoli di successo (fra questi La gente vuole ridere, Lo strano caso di Felice C., Cose da pazzi) così come il pubblico ha apprezzato i film da lui scritti, diretti e interpretati al cinema - in alcuni casi rielaborando commedie teatrali - da L'amico del cuore a Cose da pazzi passando per Volesse il cielo e Ho visto le stelle!. La tv è un felice intermezzo: al termine dello show, sarà di nuovo in teatro.

Un napoletano che debutta di venerdì 13?
"Dice che porta bene fare così con le dita (fa il gesto delle corna, ndr), ma comunque no, non ci penso. E poi, così come pare che sia efficace contro la jella tenersi un gatto nero in casa, io in casa mi ci sono messo una famiglia di becchini".

In che senso?
"Fra i vari personaggi di Famiglia Salemme ci sono anche i Candela, appunto, due coniugi beccamorti. Poi ci sono anche le tre sorelle Fede, Speranza e Carità, e tanti altri personaggi pescati da quindici anni di repertorio teatrale, così come ci sarano agli attori che da sempre lavorano con me, come Buccirosso e Casagrande, per citarne solo due fra tantissimi".

Allora è vero che porta il teatro in tv.
"Credo che teatro e televisione per certi versi siano la stessa cosa, paradossalmente Eduardo era molto televisivo per la sua estrema semplicità. Quel che funziona è tradurre nel linguaggio televisivo i meccanismi del teatro ed è quello che faremo noi, riproponendo tic, nevrosi, caratteristiche, contesti e personaggi. Ciò non toglie che io abbia un po' paura".

Dell'audience, della concorrenza?
"No, a quello non ci penso proprio, non so nemmeno che cosa vada in onda sugli altri canali quando c'è lo show. Mi preoccupa la mia capacità di stare in tv con scioltezza, io non sono così conosciuto presso il grande pubblico e poi, parliamoci chiaro: a teatro, se ti va bene, hai mille spettatori in sala. Qui, se ti va male, ti vedono tre milioni e mezzo di persone...".

Però ha dalla sua la "napoletanità", che di solito è garanzia di successo.
"Della napoletanità si sentiva il bisogno in tv, è da tempo che latita. Però per napoletanità si deve intendere uno spirito complessivo, non una serie di vocaboli, altrimenti sarebbe una cultura chiusa. La vera napoletanità è idee, immaginazione, non è solo la parlata che può più o meno far sorridere".

Dopo lo show sarà di nuovo sul palcoscenico?
"Si, con La gente vuole ridere... ancora, che poi è lo spettacolo al quale si ispira Famiglia Salemme. La storia di un gruppo di attori terremotati, ospitati da una contessa matta, proprietaria di un teatro, che in cambio di vitto e alloggio chiede di poterli osservare mentre fanno le loro cose della vita di tutti i giorni".

Il Grande Fratello?
"Si, solo che io l'ho scritto agli inizi degli anni Novanta... Ah, se avessi depositato il brevetto...".
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