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Restauro il Finn

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2020 16:37
22/01/2007 15:33
 
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pliski
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Salve a tutti,
mi sono da poco avvicinato al Finn e come mia abitudine voglio cominciare dalla gavetta: ho comprato e sto rimettendo a nuovo un Finn dell'inizio degli anni 80 del cantiere Clipper di SanRemo ... conoscete?
Data la prima carteggiata si sta avvicinando il momento di spruzzare un po di vernice, l'addetto del negozio di nautica mi ha consigliato per la chiglia la vernice bicomponente GelGloss della Veneziani ( http://www.venezianiyacht.it/story$num=24&sec=7&data=products.asp )... pensate sia adatta?

Grazie
22/01/2007 16:52
 
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ita54
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vernice
Ottima ma costosa e difficile da ritoccare, inoltre su una barca molto anziana credo sia meglio usare una monocomponente, costa meno, è più facile da dare ed è più elastica.
23/01/2007 14:09
 
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Registrato il: 15/09/2005
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Ciao, la mia barca si chiama Iena... dobbiamo dirci qualcosa???
Ti chiami come Kurt Russel in 1997 fuga da new york!!

Buon divetimento con il restauro.

Franz
Franzfinn ITA-4
25/01/2007 12:08
 
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pliski
[Non Registrato]
Beccato! Veramente sarebbe Plissken ma io all'epoca avevo capito pliski... ma questo è tutto un altro topic...

Per quanto riguarda la vernice userò la GelGloss, se è davvero ottima varrà la pena provare; un pò di esperienza con il compressore ce l'ho, la voglia di sperimentare pure ... speriamo basti.

Invece carteggiando carteggiando è venuto fuori un adesivo che recita così:
International Finn Association - 1984 - i cerchi olimpici - un numero seriale 1142 - le ondine della classe.
Non sarà mica un finn olimpionico?

[IMG]http://i11.tinypic.com/3yet2mw.jpg[/IMG]


26/01/2007 14:16
 
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Registrato il: 12/09/2005
Utente Junior
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questa è una risposta da segretario...

L'adesivo che hai trovato è lo "sticker" che attesta l'iscrizione all'associazione di classe del proprietario del Finn per l'anno in corso, ed è indispensabile per partecipare a qualsiasi regata.

All'epoca (e fino al 1996 compreso) i Finn alle Olimpiadi venivano forniti dall'organizzazione. Nel 1984 a Los Angeles i Finn olimpici erano i Vanguard.

ciao e buon divertimento
Marco
27/01/2007 08:03
 
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andrea
[Non Registrato]
Ciao a tutti,
mi unisco al forum in quanto laserista che ha appena acquistato un finn del 74 ("Tramacio" più volte campione Italiano a fine anni 70) in resina e coperta in legno completamente da rimettere.Il consiglio di tutti è stato di coprire il legno con resina e tela, ma questo va contro la mia volontà di mantenere la barca come è nata. ho bisogno di conoscere link o forum di autoriparazione. Aiutatemi!!!!
30/01/2007 03:43
 
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ITA 96 Turchetto
[Non Registrato]
restauro Finn d'epoca
Un primo consiglio ai due valorosi Plisky (si scrive così?) ed Andrea: diteci di dove siete che può essere un dato utile per aiutarvi.
Plisky: ITA 54 , noto esperto di Finn, Ferrari e Lamborghini, ha detto benissimo perchè puoi essere bravo quanto vuoi nell'applicazione del gel coat ma se questo non è abbastanza elastico non è comunque adatto al Finn che in certe zone è molto morbido a differenza di quasi tutte le altre derive.
Se un Finn fosse rigido come un 470 ... per tenerlo dritto sarebbe veramente necessario un prodiere: ecco una delle tante particolarità della nostra barca!
Di Finn Clipper ce ne sono di molti modelli: se almeno potessi dire il numero velico originale, il materiale di costruzione della coperta (legno o VTR lucida oppure con un vistoso antisdrucciolo ovunque) e la struttura interna (con pagliolo e palloni di galleggiamento oppure con doppio fondo e cassoni laterali) potrei dirti qualcosa di più.
Andrea ha invece una barca con la coperta di legno e, se è verso che ha vinto diversi campionati al termine degli anni 70' dovrebbe essere un Lanaverre.
Ottime barche, probabilmente i Finn in assoluto meglio concepiti, almeno rapportandoli all'epoca di costruzione!
Fu proprio il cantiere che ottimizzò "scientificamente" i punti di elasticità, diffusi e concentrati dell'insieme scafo-coperta.
Anche questo cantiere ne fece diversi modelli, tutti almeno molto buoni, alcuni eccezionali ma, proprio per questo mediamente molto "stanchi" perchè sono stati tenuti in servizio per molti anni.
Perchè ho detto tutto ciò? Semplicemente per metterti in guardia sul fatto che ad irrigidire sono capaci tutti (tela più VTR in coperta) ma poi la barca può diventare molto impegnativa, meno veloce ed un suo ripristino successivo diviene molto oneroso.
Se il legno in coperta è diventato scuro od a chiazze puoi ricunciare al flatting e dare un pittura colorata e fermati lì, se invece il legno è marcio, è più opportuno sostituire la coperta, evitando tassativamente di modificare i rinforzi sottostanti, cercando di fissare la nuova coperta con lo stesso sistema di quella vecchia.
L'hanno fatto in molti, per esempio Benamati, Cellini e diversi altri, ed il trucco è quello di dotarsi di un compensato di qualità eccellente ma di spessore non superiore di quello originale.
31/01/2007 07:29
 
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andrea 68
[Non Registrato]
Grazie Turchetto,
anche la mia idea era quella di lasciare intatta l'intelaiatura sotto la coperta ormai marcia e irrecuperabile, anche se questa in alcuni punti è irrimediabilmente indebolita (è stata completamente "carotata" al fine di risparmiare 800-1000 grammi di peso). Comunque la sede del restauro è a Empoli (FI) e nonostante ben attrezzato con un valido reparto falegnameria e il io lavori resine (anche se poliestere) resto in attesa di consigli per quanto riguarda i materiali (resine, gel-coat, vernici etc) nautici.
31/01/2007 11:11
 
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pliski
[Non Registrato]
Grazie per i preziosi insegnamenti a Turchetto e a tutto il forum.

Il mio "cantiere" è nel giardino della casa al mare, vicino Roma.

Il modello è quello con doppio fondo che sale anche sulle murate e un piccolo cassone a prua. La coperta è in vtr, non so quanto era lucido perchè è stato coperto, in precedenti interventi, da abbondanti mani di smalto (dato con la pennellessa a giudicare dalle scanalature).

Il numero velico originale nn saprei dirtelo al momento ma proverò ad indagare...

Per quanto riguarda il gelcoat, sul sito della casa(http://www.venezianiyacht.it/story$num=24&sec=7&data=products.asp) si parla di qualità elastiche... ma non so quanto ne se abbastanza elastiche.

Approposito di doppio fondo e galleggiamento ...
il precedente proprietario l'aveva riempito di rulli di alaggio fissati con cimette consigliandomi di non toglierli perchè, altrimenti, sarebbe potuto affondare.
E' possibile? Con tutta quella riserva di galleggiamento?
Comunque quell'ammonimento risuona ancora nelle mie orecchie tanto da farmi pensare, volendo togliermi l'impiccio dei rulli, a delle iniezioni di schiuma poliuratanica a cellula chiusa nell'abbondante intercapedine sulle murate: non so se è una buona idea. Se il Finn è così elastico nn finirebbe per sbriciolare la schiuma solidificata?

Grazie
01/02/2007 02:37
 
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ita 96 turchetto
[Non Registrato]
restauro finn datati
per andrea:
empoli non è in capo al mondo - io sono di bologna - ed è anche vicino alla flotta di forte dei marmi e di torre del lago che, insieme a numerosi altri finnisti "sparsi" per la toscana (livorno, follonica ecc.) rendono la tua regione tra le più attive nell'ambito della classe.
tra le memorie storiche ancora in attività, potresti consultare franco dazzi oppure franco pampaloni, entrambe del forte: per trovarli puoi chiedere alla compagnia della vela ma, se è chiusa, a meno di 200 m dal circolo c'è il negozio di foto ed ottica di luchetti (padre e figlio entrambe ex finnisti) dove potrai avere indicazioni per trovarli.
non mi hai però ancora dato alcun ragguaglio circa il cantiere che ha costruto la tua barca nè sul numero velico, che dovrebbe essere impresso a fuoco sul paramezzale, quasi sempre vicino alla cassa della deriva (un volta era certamente obbligatorio, oggi forse no, purtroppo!).

per pliski
se ha il doppio fondo allora dovrebbe essere del 1977 - 1979 , dopo la produzione venne abbandonata sia per l'avvento dei vanguard che per la fama discussa di queste barche, che spesso facevano acqua fino al punto di affondare se lasciate scuffiate per un paio d'ore.
i numeri velici corrispondenti sono compresi tra il 580 ed il 615 circa: due tra i primi esemplari furono portati in regata da egidio babbi (che aveva appena vinto il campionato italiano del 1976 e continuò sul finn fino al 1980 per poi dedicarsi al catamarano classe A con cui ha vinto molto, compreso almeno un titolo mondiale) e marco mercuriali (che iniziò col finn nel 1977 proseguendo fino almeno al 1983, quando gli impegni per la coppa america, fin dalla fondazione del consorzio di azzurra '83 divennero prevalenti).
oggi puoi trovare egidio alla concessionaria renault di cesena, marco è invece a valencia per la coppa come allenatore di match per il team prada.
i finn clipper col doppio fondo, sostanzialmente copiati dagli inglesi taylor (barca che vinse molto, anche se per un periodo breve, portando alla notorietà in particolare chris law, nota per essere molto dura e, spesso, costruita con assai poca cura, nonostante l'applicazione di tecnologie molto interessanti ed innovative come l'honeycomb presente su molti esemplari) furono i primi finn con cui si poteva scuffiare senza compromettere una regata, riprensendo la navigazione in tempi brevi e con poca acqua a bordo.
fino ad allora, per esempio con gli ottimi lanaverre od i precedenti clipper (sostanzialmente ispirati dai lanaverre francesi) con struttura aperta e palloni di galleggiamento, oppure con i roga, i teel i raudaschl, gli elvstrom oppure con gli italiani lievi e plastivela, tutti dotati di casse stagne ma senza doppio fondo, un scuffia era sempre un problema ed il tempo perso era difficilmente inferiore a 5 - 10 minuti e la regata era finita ma spesso affondavano del tutto oppure rimanevano a pelo d'acqua con notevoli difficoltà nel raddrizzamento ed, ancor più, riprendendo la navigazione c'era il grave rischio di provocare danni all'attrezzatura per la difficoltà di muovere l'ingente massa della barca piena d'acqua.
il problema dei taylor ed ancora più dei clipper era dovuto alla grande superficie delle casse laterali, del doppio fondo con tutti i problemi costruttivi e specialmente di assemblaggio conseguenti.
in particolare nell'assemblaggio, all'inizio ci furono parecchi problemi di barche scollate dopo poche ore di vela, crepe nella vetroresina che evidenziavano i punti in cui si concentravano gli sforzi senza potersi distribuire, specialmente nelle discontinuità tra le parti rigide e quelle morbide.
ciò determinava vie d'acqua e capitava frequentemente che in 4 o 5 ore di navigazione si nascondessero anche più di 30 , talvolta 50 litri d'acqua nel doppio fondo, impossibile da eliminare se non ritornando a terra.
questo fatto era tale da inficiare la competitività della barca che, per il resto, era molto buona, anche se richiedeva alberi piuttosto morbidi e vele con le vele conseguenti proprio per assorbire la notevole durezza degli scafi (durezza nel senso di faticosi da portare con vento)
normalmente, fino a quando rimanevano asciutti, e se il timoniere riusciva a controllarli correttamente, erano scafi veloci con vento mentre, in caso di vento leggero, risultavano meno competitivi, probabilmente in quanto la loro struttura chiusa li rendeva un po' sordi.
forse erano i finnisti a non essere ancora pronti per barche concettualmente così avveniristiche, le più simili a quelle di oggi.
ricordo anche che, per quanto si stia parlando di poche decine di barche, quasi tutte rimaste in italia, vi furono due versioni esteticamente identiche, che tuttavia si differenziavano nei criteri di incollaggio tra lo scafo ed il doppio fondo e le casse laterali: fu un tentativo del cantiere per ovviare ai problemi di cui ho detto.
un problema ulteriore era dato dal fatto che, per la loro concezione, alcune lavorazioni dovevano essere eseguite in cantiere con le barche già chiuse e non era appunto agevole rendere tra loro stagne le varie compartimentazionichiudendo in maniera adeguata e sigillando le varie paratie ed altro.
nella ricerca delle migliori prestazioni va segnalato come, già allora, il cantiere ligure impiegò su richiesta e con sovrapprezzo, rinforzi in kevlar ed anche in carbonio concertando caso per caso con i finnisti le zone da irrigidire e quelle da lasciare morbide.
dopo, a partire dal 1978 - 1979 si imposero i vanguard, che in perfetto stile americano, rinunciarono al doppio fondo (un netto passo indietro in caso di scuffia) ma sviluppando al meglio una forma nuova nelle linee d'acqua, con una prua particolarmente piena, un'ottima costruzione, un elevato standard costruttivo ed una distribuzione dei pesi molto accurata in ogni esemplare e, proprio per questo, conquistarono il mercato nonostante il costo elevatissimo, grazie all'ottima velocità in bolina in qualsiasi condizione di vento e nonostante un notevole "buco" di prestazioni al lasco, specialmente con poco vento.
l'ho fatta lunga per spiegarti che non ritengo opportuno nè introdurre dei palloni di galleggiamento nelle casse nè altrove e, tanto meno, non è opportuno riempire le casse di schiuma.
i palloni all'interno delle casse non sono efficaci, non essendo possibile rifinire l'intero vano per evitare la loro foratura non appena gli stessi palloni iniziano a sviluppare la loro spinta di galleggiamento premendo sulla coperta a causa dell'allagamento dei comparti: in questi casi c'è sempre uno spino di vetroresina in agguato e il pallone è ko!
se posti all'esterno i palloni sono un intralcio eccessivo.
riempiendo le casse di schiuma, per quanto possa essere leggera (80 kg per metro cubo) la barca risulterebbe comunque drasticamente appesantita di 30 - 50 kg , risulterebbe ancora più sorda (a quel punto sarebbe assolutamente impossibile percepire il fluire dell'onda sullo scafo) e meno sensibile ma c'è di peggio: nel giro di poco tempo la schiuma si inzupperebbe pesando ancora di più con grave rischio di formazione di grandi quantità di muffe e la quasi assoluta impossibilità di asciugare la barca!
forse la soluzione migliore è quella di iniettare quantità di schiuma relativamente piccole, per esempio 80 - 100 litri in totale, suddivisi tra 4 - 6 unità disposte preferenzialmente in prossimità della prua e della poppa, sistemandole il più possibile in prossimità della coperta ma avendo l'accortezza fondamentale di sparare il prodotto all'interno di sacchetti di nylon piuttosto resistente.
in questa maniera potrai decidere prima i volumi di schiuma (conformando adeguatamente i sacchetti), la schiuma non si incollerà alle strutture (evitando perdite di sensibilità), i piccoli quantitativi determineranno un aggravio di peso relativamente contenuto e comunque inferiore a 8 kg ma, specialmente, otterrai una buona azione preventiva contro le muffe e la marcescenza.
in questa maniera rimarrà anche possibile arieggiare i compartimenti ed asciugarli adeguatamente e, se nonostante tutto un blocco di schiuma si inzuppasse, risulterebbe comunque possibile distruggerlo ed asportarlo progressivamente per sostituirlo agevolmente con uno nuovo.

buon lavoro (per il mese di febbraio ed un po' di marzo)

buon vento (dopo ... )
oggi
01/02/2007 11:33
 
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pliski
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.... sono estasiato.
Quanta conoscenza e saggezza riposta in un solo uomo/finnista!

Grazie Turchetto.
07/05/2007 18:50
 
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antonio
[Non Registrato]
cerco finn
buona sera a tutti, volevo avvicinarmi al finn,chiaramente ne sto cercando uno, ma con questo mercato, non si riesce a capire nulla.
a volte gli annunci non sono chiari, non si sa bene cosa uno vende, che tipo di accessori ti dà: albero o non albero, boma ecc, siate più chiari, se io compro una barca si capisce che la vorrei completa, 1 albero, un boma un timone e una vela,un telo se c'è e un carello alaggio.
un esempio un vanguard del'88 chiedono da 2.500 a 3.000, quando fuori si trova un devoti del 95 a 4.000 a 5.000. euro. ringrazio tutti e buon vento.
14/05/2007 20:03
 
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segretario
[Non Registrato]
mercato finn
antonio, provo a spiegare:
di norma i finn si vendono senza albero (e spesso anche senza vele), in quanto l'albero è strettamente personale, spesso frutto di lunghe prove e ricerche per trovare la flessione giusta in rapporto al peso ed alle preferenze di ciascuno.
Quindi la barca viene venduta quasi sempre con boma, timone, carrello di alaggio e teli. Eventualmente con altri accessori extra.
In quanto ai prezzi, ovviamente dipende molto dalle condizioni del materiale e dalle richieste.
E' il libero mercato, baby
19/07/2020 16:37
 
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Registrato il: 19/07/2020
Utente Junior
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Salve a tutti,

Vorrei riaprire il thread essendo venuto in possesso di un finn vanguard inizio 80 di cui la coperta in legno era marcita. Avrei bisogno di sostituirla ma non trovo centri specializzati e non possiedo tutti gli strumenti per gestirmela da solo. Sono di Roma ed il finn è I-770

Grazie mille
[Modificato da Marcomiller89 19/07/2020 16:37]
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