Statistiche web e counter web
Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

DEMOCRAZIA E DINOSAURI

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2007 00:24
25/05/2007 00:24
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 4.126
Registrato il: 08/08/2005
Utente Master
OFFLINE
LA STAMPA
24/5/2007
Democrazia e dinosauri
TITO BOERI

Si sente accerchiata e sembra sull’orlo di una crisi di nervi quando teme che
il referendum elettorale diventi un plebiscito contro i partiti. Ma non
arretra. Al contrario la politica si espande, occupa nuovi terreni. La spesa
pubblica ha raggiunto un massimo storico nel 2006 e continua a galoppare come
rivelano i dati del fabbisogno (nei saldi il tesoretto non c’è). Non c’è stato
alcun passo indietro nella vicenda Telecom.

Sembra forte anche il condizionamento esercitato dalla politica su di una
fusione, quella fra Unicredit e Capitalia, destinata a creare una superbanca
(chiamata italiana anche se non sappiamo quanto lo sia davvero) che
direttamente o indirettamente oggi ha un peso rilevante nel controllo delle più
grandi imprese italiane.

Non arretra perché non capisce che, per sopravvivere, ogni tanto conviene
arretrare. Per capirlo la classe politica dovrebbe essere più istruita, più
consapevole di quanto conti la credibilità personale e delle istituzioni. Solo
cambiando le regole di cooptazione nella classe politica si potrà evitare un
plebiscito contro la politica, che rischia come sempre di travolgere tutto,
anche ciò che di meglio è stato fatto per migliorare le nostre istituzioni dopo
la Prima Repubblica.

Oggi la parola chiave è meritocrazia. Non c’è convegno in cui non venga
invocata, non c’è editoriale in cui non faccia capolino. Meritocrazia vuol dire
accedere a incarichi pubblici o cariche di governo in base a criteri di merito.
Ma i pulpiti che invocano la meritocrazia sono semmai espressione della
gerontocrazia, l’affidamento sistematico del potere a chi è più vecchio: lo
confermano l’Istat e le polemiche intorno al Partito democratico. L’età dei
detentori di potere pubblico aumenta molto più rapidamente di quella della
popolazione e degli elettori. È più alta che nelle altre democrazie
occidentali, anche dove i giovani sono meno politicizzati.

Il nostro presidente del Consiglio ha 67 anni, tanti quanti il presidente
della Camera. Il Presidente della Repubblica ha 81 anni, 74 la seconda carica
dello Stato, mentre il capo dell’opposizione ha da poco ultimato il settimo
giro di boa. Si può pensare che siano bravi e che perciò resistano a lungo in
sella. Ma sia Berlusconi che Prodi sono diventati premier per la prima volta a
57 anni, mentre Blair ha iniziato il suo decennio a 43 anni, Zapatero è
diventato premier a 45 anni, De Villepin e Angela Merkel a 51 anni, tra uno e
due anni in meno dei contendenti al secondo turno delle elezioni presidenziali
francesi. L’età media dei nostri ministri è 58 anni contro i 52 della Francia,
i 53 della Spagna e i 54 del Regno Unito. Non è colpa dei giovani che si
disinteressano della politica: negli Stati Uniti la partecipazione al voto di
chi ha più di 65 anni è quattro volte quella di chi è under 24, in Italia l’
astensionismo tra i giovani è la metà di quello fra chi ha più di 65 anni.

Questa gerontocrazia è il frutto di una selezione della classe politica basata
sulla posizione nella lista d'attesa di qualche leader o sulla fedeltà a
qualche organizzazione collaterale, detentrice di voti. Sembra un metodo ideato
per allontanare quelli che hanno migliori opportunità altrove, i più bravi e
aggiornati. Qualcosa stava lentamente cambiando con il sistema maggioritario,
in cui contano più le persone che gli schieramenti. Tra gli eletti con il
maggioritario c’erano più persone con una laurea o una precedente esperienza di
governo a livello locale che nel proporzionale, dove conta soprattutto l’età.
Alle ultime elezioni non abbiamo potuto neanche esprimere preferenze, scegliere
chi mandare a Palazzo Madama o a Montecitorio. Eccoci allora consegnato un
Parlamento ancora più vecchio. Il 22% dei deputati ha più di 60 anni (il doppio
che nella XII e XIII Legislatura). Tra i senatori gli over 70 hanno superato il
10 per cento, quasi 4 su 10 hanno più di 60 anni, rispetto ai 3 su 10 della
legislatura precedente. In Europa solo la House of Lords composta da membri a
vita, ereditari e vescovi, ha una composizione per età comparabile. Ma la House
of Lords non vota la riforma delle pensioni.

L’invecchiamento della classe politica è un problema di concorrenza che non
c'è anche al di fuori del palazzo. Per rendersene conto basta comparare l'età
dei manager pubblici con quella dei privati. Nelle grandi imprese partecipate
dal Tesoro, l’età media degli amministratori delegati è 62 anni. Nelle 40 più
grandi imprese private italiane della graduatoria di Forbes, l’età media dei
managers è di 5 anni più bassa e nel manifatturiero (dove c’è più concorrenza)
l’età scende verso i 50 anni.

Certo arrivare tardi al potere permette anche di acquisire esperienze
importanti sul campo. Ma anche quando un ultra 65enne ha lo stesso dinamismo di
chi è nato 20 o 30 anni dopo, ha inevitabilmente orizzonti più brevi. Le
riforme vere, quelle che servono, hanno costi immediati e benefici che si
vedono solo molto tempo dopo. Chi ha la prospettiva di rimanere in carica per
poco, non ha intenzione di chiedere un nuovo mandato, ha tutti gli incentivi
per rimandare ai posteri queste scelte difficili. Lo fa magari
inconsapevolmente. Anche quando si sforza di pensare ai giovani, concepisce
solo politiche di breve respiro, quelle che danno frutti subito, che non
investono sul futuro ma sull’immediato. Meglio aspettare a riformare sul serio
la scuola e l’università sfidando le corporazioni di insegnanti e docenti,
meglio evitare di sfidare i sindacati dei trasporti pubblici, permettendo agli
immigrati di lavorare e tenendoli in funzione fino alle due o tre di notte il
sabato sera per permettere a chi va in discoteca di tornare a casa senza
guidare, meglio rimandare le riforme del mercato del lavoro e della previdenza,
pur di evitare lo scontro con chi rappresenta i lavoratori più prossimi al
pensionamento.

Per dimostrare di stare dalla parte dei giovani, di pensare al futuro, si
ricorre ai gesti simbolici, come il bonus figli che dura lo spazio di un
mattino, non ti dà neanche il tempo di concepire un figlio. Vogliono i politici
over 65 dimostrarci che gli orizzonti non contano? Hanno tutte le opportunità
per farlo ai tavoli aperti su lavoro e pensioni. Finché non lo faranno
continueremo a pensare che la gerontocrazia è un meccanismo di spartizione del
potere perfettamente in grado di perpetuare se stesso: figlio della mancata
concorrenza, non fa nulla, ma proprio nulla, per favorire quella meritocrazia
di cui tanto parla.



INES TABUSSO
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:15. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Statistiche web e counter web