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NON SARA' PIU' CLEMENTE, MA SOLIDARIZZA CON SILVIO

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2007 23:59
15/02/2007 23:59
 
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IL MATTINO
15/02/2007
Mastella: è stato minacciato, andava difeso
TERESA BARTOLI

Roma. «L’appello di Prodi a disertare Vicenza è stato un atto intelligente, salutare per il governo. Ma si è sbagliato a non dare solidarietà a Berlusconi minacciato dalla Br»: Clemente Mastella, ministro della Giustizia e leader dell’Udeur, bacchetta l’esecutivo e il premier. È disposto a dare atto della stessa intelligenza a chi ha detto sì al presidente del Consiglio rinunciando a sfilare coi pacifisti? «È stata una scelta saggia. Quando il premier ti chiede quello che, mi rendo conto, per qualcuno è stato un sacrificio, è saggio aderire. Un no avrebbe messo in grande imbarazzo il presidente del Consiglio e il governo tutto anche a livello internazionale». È stato giusto, denunciando il pericolo di infiltrazioni di frange violente, collegare la manifestazione di Vicenza ai recentissimi arresti dei nuovi brigatisti? «Io non ho gli elementi che ha il collega Amato. Ma da quel che vedo, negli atti di vandalismo che registriamo dovunque ci sono manifestazioni, il rischio di infiltrati violenti c’è. A maggior ragione in un corteo che può essere rappresentativo di un pluralismo variegato, arcobaleno». Un conto è parlare di violenti, altro evocare le br. «Se l’operazione - e di questo dobbiamo ringraziare la magistratura milanese e le forze dell’ordine - è intervenuta ora, vuol dire che c’era la preoccupazione che i terroristi passassero all’azione. Non vedo forme di connessione tra i due fatti». Invece nel mondo antagonista c’è chi pensa che ci sia stata della malizia nell’organizzare l’operazione a ridosso di Vicenza. «Assolutamente no. Conoscendo i magistrati di Milano e la loro linearità, so che non si sarebbero prestati a strumentalizzazioni di sorta». Lei è tra i pochi rappresentanti dell’Unione ad aver espresso solidarietà a Silvio Berlusconi, uno degli obiettivi delle nuove Br. Prodi ed il governo hanno sbagliato a tacere? «Per la mia lunga esperienza parlamentare so che negli anni bui del terrorismo lo Stato ha scongiurato quella minaccia per la grande solidarietà e compattezza di forze politiche diverse come erano la Dc ed il Pci. Non puoi chiedere all’opposizione di ergere con te una barriera a difesa della libertà democratica e far finta di nulla se il leader dell’opposizione è minacciato. È sbagliato. Oltretutto, fai apparire l’altro più statista di quanto non appaia tu. In discussione non è l’alternanza tra maggioranze diverse ma lo Stato stesso ed in difesa dello Stato bisogna essere uniti». Torniamo a Vicenza. L’ambasciata Usa ha avvertito i suoi concittadini di starne alla larga sabato. Secondo Forza Italia è la prova della sfiducia degli americani nel governo italiano e nella sua capacità di prevenire possibili incidenti. «Devo dire la verità: il mio amico ambasciatore poteva risparmiarsi quell’appello anche perché non vedo torme di turisti americani visitare le ville palladiane in un sabato d’inverno. Ma mi è sembrato più un atto dovuto, di routine, che una preoccupazione reale. Comunque, non una prova di sfiducia nel governo». Paolo Cento, nel rinunciare alla manifestazione, ha detto di aspettarsi altrettanta buona volontà da parte sua. Insomma, pensa che lei debba votare i Dico. «Sono due cose completamente diverse. Il solo pensarlo è uno svarione politico. La politica estera è fondamento del patto di governo, va al di là di prese di posizione singole o crisi di coscienza. E l’abbiamo votata tutti col programma di governo. I Dico no, sono solo un paragrafo di quel programma e io non l’ho votato». La prossima prova sarà il rifinanziamento della missione in Afghanistan. L’Unione supererà la prova del Senato? «C’è il tempo per tentare di contrarre al massimo i dissensi o pensare di uscirne con la fiducia. Ma se fossero determinanti i voti dell’opposizione Prodi non potrebbe fare altro che prendere i libri ed andare al Quirinale. Il governo non ci sarebbe più».




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(CAVIGLIA STEFANO)
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