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IL MINISTRO GENTILONI E IL CAVALIERE ABITUATO AI PRIVILEGI

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2007 21:59
27/01/2007 21:59
 
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Le tv di Mediaset hanno attualmente una concentrazione di pubblicità che supera il 60 per cento, la più alta in Italia. La legge Gentiloni fissa invece il limite massimo di concentrazione pubblicitaria al 45 per cento per equilibrare il mercato. Berlusconi, come fondatore di Mediaset, si sente perciò penalizzato dalle nuove regole, anche perchè viene a cessare il privilegio concesso dalla legge firmata dall’ex ministro Gasparri, che nel 2003 ha consentito alle sue televisioni di aggiungere all’affollamento della pubblicità anche le telepromozioni


IL MESSAGGERO
27 Gennaio 2007
Gentiloni: «Il Cavaliere è abituato ai privilegi»

ROMA Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ”padre” del ddl che Berlusconi definisce «criminale», spiega: «L’ex premier è abituato ai privilegi e difende la rendita monopolistica delle sue aziende con toni che neppure uno dei tassisti più scatenati avrebbe usato». Quindi, ricorda «i tanti provvedimenti in favore di Mediaset varati dal suo governo».

di CLAUDIA TERRACINA

ROMA Ministro Paolo Gentiloni, si sente l’autore di un disegno di legge ”criminale” come accusa Berlusconi?
«Berlusconi ha avuto grandi privilegi negli scorsi anni per le sue aziende e ora cerca di difenderli. Il che, di per sè, sarebbe comprensibile perchè le rendite monopolistiche non si fanno da parte da sole. Ma il fatto che questi privilegi derivino anche dalla forza politica e di governo dell’ex premier, dovrebbe suggerire prudenza e moderazione, invece la reazione del Cavaliere è stupefacente. Di fronte a una proposta che apre il mercato si abbandona a un linguaggio violento, estremista e minaccioso, che non usa neppure il più scatenato dei tassinari. Inoltre, quel chiamare tutti all’adunata è anche l’espressione del conflitto di interessi tra il Berlusconi imprenditore e la Cdl».
A proposito di questo, nel centrodestra c’è stato anche qualche disagio, per esempio il commento di Follini..
«Bè, il conflitto è lampante, come ha notato Prodi. Il fatto è che il presidente di Forza Italia è stato abituato ad avere grandissimi vantaggi per le sue aziende. Basta citare l’esempio clamoroso del decreto con cui, nel dicembre del 2003, il suo governo bloccò la sentenza della Corte costituzionale che prevedeva il trasferimento di Rete 4 sul satellite. Il provvedimento fu firmato da Fini, come se questo bastasse a mondare il conflitto di interessi. Per non dire della legge Gasparri, che fece un sostanzioso regalo a Mediaset, consentendo di aggiungere all’affollamento pubblicitario le telepromozioni. Cosa che, all’epoca, Forza Italia minimizzò, mentre oggi che si vuole tornare alla normalità si strilla all’esproprio».
Forse perchè viene messo un limite alle concentrazioni pubblicitarie..
«Il tetto è il 45 per cento. La concentrazione di pubblicità di Mediaset, oggi sopra il 60 per cento, non ha paragoni in nessun Paese e non ha fatto certo bene alla carta stampata, nè al nostro mercato pubblicitario, che, con la dominazione delle tv, è decisamente meno ricco che in Germania, Inghilterra e Francia, dove invece la carta stampata è più forte».
Ministro, crede che altri imprenditori si sarebbero comportati come Berlusconi?
«Credo proprio di no. E temo che questa esplosione di violenza verbale, aggiunta a una politica che si aggrappa solo a rendite monopolistiche di posizione, senza diversificare la propria attività e investire nel futuro, possa creare un danno anche per Mediaset e per i suoi azionisti. In Italia abbiamo tanti esempi di aziende che, riducendosi a monopoli domestici protetti, hanno pagato, alla lunga, prezzi molto, molto salati».
A chi allude, ministro?
«Per esempio alla Fiat, che ora si è risollevata alla grande, ma che a un certo punto della sua storia è stata troppo protetta dalla concorrenza e non ha saputo misurarsi sul terreno della competitività. E dire che Mediaset si è affermata proprio facendo concorrenza al monopolio..
E come reagiranno gli anchormen e i giornalisti di Mediaset alla chiamata alle armi del leader forzista che chiede, per esempio a Mentana, di scendere in campo contro il suo disegno di legge?
«Come vede, i toni sono sempre minacciosi e creano qualche sconcerto anche nelle fila del centrodestra. Non tutti sono entusiasti di essere convocati a una sfilata per difendere il portafoglio del presidente di Forza Italia e non tutti si sentono di arruolarsi nel partito Mediaset, come dimostrano le reazioni di Follini, Storace e Maroni».
Fini però dichiara di essere pronto a scendere in piazza
«Già, contro un disegno che semplicemente ristabilisce le regole del mercato in un settore in cui più concorrenza vuol dire più pluralismo. Comunque, non so se Fini consideri solidissima l’investitura a ”erede designato” appena ricevuta, ma capisco che almeno nelle prime ore debba ringraziare».


INES TABUSSO
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