Statistiche web e counter web
Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

IL PROGRAMMA DELL'UNIONE, IL MINISTRO MASTELLA, E IL CAMPANILE NUOVO DEI POPOLARI UDEUR

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2006 23:16
13/06/2006 23:16
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 2.326
Registrato il: 08/08/2005
Utente Veteran
OFFLINE



"Intendiamo eliminare la gerarchizzazione negli uffici della magistratura inquirente prevista dal nuovo ordinamento giudiziario, soprattutto in relazione all'esercizio dell'azione penale"
(Dal programma pubblicato nel sito dell'Unione: "Per il bene dell'Italia, Programma di Governo 2006-2011")
www.unioneweb.it/wp-content/uploads/documents/programma_def_un...



"Certo, per ora, bisognerà accontentarsi di un rinvio fino al 27 marzo, e dell’entrata in vigore, nel frattempo, di tre decreti attuativi. E cioè, quello che dà potere assoluto al procuratore rispetto ai sostituti (18 giugno); quello che rende obbligatoria l’azione disciplinare (19 giugno) e infine quello sulla separazione delle carriere tra giudici e pm il 28 luglio. Ma in ogni caso, questa pare essere la soluzione migliore".
(Il Campanile, quotidiano dei Popolari Udeur, 13 giugno 2006)




********************




"Dobbiamo quindi rimuovere tutti gli aspetti del nuovo ordinamento in stridente contrasto con i principi costituzionali e, ove necessario, intervenire con provvedimenti di sospensione dell'efficacia di quelle norme della legge delega (o dei decreti attuativi) che potrebbero ledere – costituendo diritti acquisiti non più contrastabili - il principio di unità, uguaglianza e parità di trattamento o rendere impossibile successivamente un nuovo e diverso riordino della magistratura".
(Dal programma pubblicato nel sito dell'Unione: "Per il bene dell'Italia, Programma di Governo 2006-2011")


"Un atto di saggezza parlamentare che non decompone quanto c’è, ma lo sottopone al giudizio di maggioranza e opposizione"
(Clemente Mastella (Udeur), ministro della Giustizia, Il Campanile, quotidiano dei Popolari Udeur, 13 giugno 2006)




********************




"L'ordinamento giudiziario approvato dal centrodestra definisce una figura di magistrato non in linea con l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, come previste dal dettato costituzionale, e incide negativamente sulla celerità ed efficienza della giustizia"
(Dal programma pubblicato nel sito dell'Unione: "Per il bene dell'Italia, Programma di Governo 2006-2011")


"Al cittadino gliene importa poco dei nostri dibattiti: chiede giustizia quando va in tribunale e la chiede in tempi rapidi"
(Clemente Mastella (Udeur), ministro della Giustizia, Il Messaggero, 11 giugno 2006)




********************








IL CAMPANILE NUOVO
QUOTIDIANO DEI POPOLARI UDEUR
Segretario nazionale CLEMENTE MASTELLA
www.ilcampanileonline.com/

13/06/2006
«NO AL POPULISMO SENZA CAPO NÉ CODA»

GIUSTIZIA/ L’Udeur boccia la proposta di Idv: «Rispetti la coalizione». Fabris: «Il Colle è contrario al decreto»
di Manuela D’Argenio

Sarà perché la tentazione di occuparsi di giustizia è troppo forte; sarà perché la nomina di Mastella a Guardasigilli è ancora un po’ indigesta; o sarà semplicemente per puro spirito di contraddizione. Ma di fatto, Italia dei valori, continua a mettere paletti alle scelte del leader dei Popolari-Udeur, nonostante un Cdm appena fatto, una linea condivisa da tutta l’Unione e una chiara indicazione del Capo dello Stato. Insomma, la proposta approvata dal conclave dei ministri lo scorso venerdì, di presentare alla Camera un disegno di legge per rinviare la riforma dell’ordinamento giudiziario, non piace ad Antonio Di Pietro. Che stavolta, tramite il peones di turno, e cioè l’avvocato Massimo Donati, torna sulla necessità di approvare un decreto e non un disegno, «per evitare confusioni e il sovrapporsi di differenti discipline giuridiche». Nulla contro Mastella, per carità, ma semplicemente un suggerimento per impedire alla riforma Castelli di entrare in porto. Del resto, spiega ancora il capogruppo alla Camera di Idv, «l’unico modo è ricorrere un decreto. Di Pietro l’aveva pure detto a Mastella durante la riunione dell’esecutivo, ma il consiglio è stato di diverso avviso, e allora - aggiunge – noi vogliamo fornire una soluzione alternativa». E cioè, «inserire il testo del ddl in un decreto che il governo dovrà varare per forza». Però, che intuizione. Peccato che a Italia dei valori manchi uno, anzi due, passaggi fondamentali. Il primo: la scorsa settimana, precisamente il 6 giugno, Mastella si reca da Napolitano per proporgli la via del decreto, già bell’e scritto a via Arenula., ma non trova il favore del Capo dello Stato. Anzi, dopo un colloquio di circa mezz’ora, passa in sostanza la via di un ddl, perché, spiegava il Presidente della Repubblica, «il decreto rischiava di essere un’inutile forzatura». Parola del Quirinale, appunto, alla quale il Guardasigilli si è correttamente adeguato. Il secondo: la fragilità dei numeri a Palazzo Madama, e l’esigenza, per questo, di trovare un metodo trasversale che possa raccogliere il consenso di tutti, o quasi. Dunque, un disegno, e cioè, come spiegava Mastella a cdm concluso, «un atto di saggezza parlamentare che non decompone quanto c’è, ma lo sottopone al giudizio di maggioranza e opposizione». Questa, in definitiva, la linea dell’Unione: il dialogo, nel tentativo di bloccare successivamente e in via definitiva la riforma Castelli. Certo, per ora, bisognerà accontentarsi di un rinvio fino al 27 marzo, e dell’entrata in vigore, nel frattempo, di tre decreti attuativi. E cioè, quello che dà potere assoluto al procuratore rispetto ai sostituti (18 giugno); quello che rende obbligatoria l’azione disciplinare (19 giugno) e infine quello sulla separazione delle carriere tra giudici e pm il 28 luglio. Ma in ogni caso, questa pare essere la soluzione migliore. Anche perché, così replicano i Popolari-Udeur ai consigli dipietristi, «se c’è una cosa che in questi giorni tutti i costituzionalisti, da ultimo Valerio Onida, hanno escluso, è quella di inserire secondo la logica del vagone che si aggancia al treno in corsa, una moratoria come scorciatoia all’interno di un qualche decreto legge». Impensabile, insomma. E per questo, aggiungono da Largo Arenula, «a questi scienziati della politica che, per demagogia o protagonismo, vogliono giocare con i trenini, poniamo un’obiezione: se per caso, all’interno del decreto, l’ordinamento giudiziario fosse respinto, che ne sarebbe del disegno?» Quindi, «evitiamo inutili squilli di tromba». Come a dire: ad ognuno la propria competenza, nel rispetto di una linea politica in accordo con l’Unione. Senza prendere, sbotta Mauro Fabris, «iniziative estemporanee contro le decisioni assunte dal Governo che creano solo guai all’Unione». E comunque, tanto per chiarire, «l’alternativa di Donati è stata già scartata dal cdm ed è nota anche la contrarietà del Capo dello Stato». Quindi, conclude il capogruppo alla Camera Udeur, è fuori luogo questa «ricerca di visibilità» da parte di Idv.







13/06/2006
GIUSTIZIA, LE FUGHE IN AVANTI NON SERVONO
di Giuseppe Brugnoli
E’ assolutamente comprensibile che il dottor Antonio Di Pietro, il giudice di “Mani pulite” la cui carriera politica è dipesa soprattutto dalla fama acquisita nella sua attività giudiziaria, possa ritenere che tra i “lavori pubblici” del cui dicastero è ora meritatamente titolare possano inserirsi per estensione, anche i lavori attinenti all’amministrazione della giustizia. Ed è altrettanto comprensibile che, in base alla sua lunga esperienza di Pubblico Ministero, abituato ad emanare ordinanze di pronta applicazione, egli possa ritenere che un decreto legge, quale egli propone per bloccare l’entrata in vigore dei decreti attuativi della legge Castelli sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, sia il sistema migliore, al posto del disegno di legge che il governo si appresta a varare, per costituire una moratoria all’ingresso nell’amministrazione giudiziaria di un provvedimento che si è dimostrato inviso alla stragrande maggioranza dei giudici.
Ma i “tempi tecnici” della politica non sono quelli dell’amministrazione giudiziaria, che pure per conto proprio soffre di lungaggini e indugi che mettono la giustizia italiana sotto accusa o comunque sottoposta a rilievi da parte di autorevoli osservatori internazionali, né è opportuno, in questi momenti assai delicati in cui il nuovo governo si appresta a fare i primi concreti passi, che un emerito e meritevole rappresentante della classe dei giudici appaia ergersi ancora una volta quasi a giustiziere, non tanto della giustizia nella sua interessa, ma della categoria alla quale fino a ieri è appartenuto, e che molti ingiustamente, è il caso di sottolinearlo, continuano a chiamare corporazione. Evidentemente un approccio “soft” all’importante ed impegnativo argomento, quale è quello proposto dal Guardasigilli Mastella e accettato dal governo Prodi, appare oggi più consono a risolvere il problema senza causare strappi inutili e in definitiva controproducenti, perché effettuato con quella saggezza che deve presiedere alle decisioni del legislatore, e non sottoposto alle urgenze di una congiuntura. Anche l’escamotage proposto dal capogruppo alla Camera dell’Italia dei valori, di inserire il testo del disegno di legge che regola la materia come emendamento in un decreto, appare quindi in questo contesto, al di là anche delle perplessità emerse nelle più autorevoli sedi istituzionali, come un espediente tattico, per ottenere lo stesso scopo con altri mezzi, e quindi per sollevare le identiche preclusioni della prima proposta.
Una constatazione emerge in sostanza da questa contesa, modesta sul piano effettuale, e quindi artatamente ingigantita da chi vuole ad ogni costo scoprire contenziosi all’interno della maggioranza che sostiene il governo, ma comunque importante sul piano del metodo. Essa è costituita dal fatto che la parte più avvertita, o forse anche più politicamente preparata, dei ministri del governo Prodi, pur nella necessità di dare chiari ed evidenti segni di discontinuità con il precedente esecutivo, rifugge da gesti plateali di rottura con un passato che pure si disconosce fortemente, per privilegiare invece una prassi corretta di normalità, secondo le regole che il precedente governo spesso e magari anche volentieri non aveva rispettato. Anche questo, e forse soprattutto questo, è un segno di discontinuità, un marcare la differenza di comportamento istituzionale tra questo governo e quello precedente. Il che significa anche non impegnarsi in iniziative che possono sembrare coraggiose ma che di sovente si rivelano come le classiche “fughe in avanti”, di cui non c’è bisogno.
Giuseppe Brugnoli







13/06/2006
SALVI: DL O DDL? CONTROVERSIA RISOLTA. «LA VERA QUESTIONE SONO I CONTENUTI»
di Antonio Pitoni

ROMA - Questione di contenuti. Anche perché, il presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi, considera il discorso sul metodo un capitolo superato. Posto che dal Consiglio dei ministri è arrivata un’indicazione chiara sul come procedere in tema di revisione della riforma dell’ordinamento giudiziario.
Presidente, continua il dibattito sullo strumento da utilizzare per rivedere la riforma dell’Ordinamento giudiziario. Il governo ha indicato la via del disegno di legge, l’Italia dei valori rilancia sul decreto…
«Partiamo da una premessa: la titolarità della decretazione d’urgenza appartiene nel nostro sistema al capo dello Stato e al Consiglio dei ministri. E se gli organi costituzionali ai quali spetta questo potere hanno ritenuto di seguire la strada del disegno di legge non potrà venire certamente un’obiezione da chi, come me, presiede una commissione parlamentare. Il punto, semmai, è un altro».
Quale?
«Che si proceda sollecitamente all’esame di questo provvedimento in Parlamento perché è vero che alcuni di questi decreti delegati (di attuazione della riforma Castelli, ndr) entreranno in vigore tra pochi giorni ed è anche vero che il centro-sinistra ha indicato nel suo programma la necessità di cambiare alcuni aspetti della riforma. Ci vuole quindi un esame tempestivo di questo provvedimento di sospensione e, al tempo stesso, il governo e la maggioranza devono presentare le loro proposte su questi punti controversi dell’ordinamento giudiziario».
Distinzione delle funzioni e nuovi meccanismi per i concorsi, struttura gerarchica delle Procure e azione disciplinare. Il problema, insomma, sono i contenuti?
«La proposta del governo è quella di sospendere i decreti delegati fino a marzo dell’anno prossimo per modificare la normativa in essi contenuta. Ma in che modo? Sarebbe bene che il Parlamento iniziasse ad occuparsene subito anche per non dare l’impressione di volere soltanto bloccare un cambiamento. Mi sembra più rilevante questo aspetto che non quello dello strumento che si adotta per sospendere quei provvedimenti».
Restiamo sui contenuti: come intende muoversi la commissione?
«La settimana prossima inizierà l’attività delle due commissioni Giustizia e abbiamo in programma un’audizione con il ministro Mastella e poi ci incontreremo anche con l’Ufficio di presidenza della Camera per vedere come ripartire il lavoro su questi temi. Ripeto, bisogna cominciare a parlare di contenuti altrimenti ci blocchiamo su una controversia metodologica che mi pare già risolta nel momento in cui, come detto, il governo e il presidente della Repubblica hanno indicato quella strada al Parlamento».
E arriviamo al dibattito su un provvedimento di clemenza per fronteggiare l’emergenza del sovraffollamento carcerario…
«Personalemnte sono favorevole ad un provvedimento di clemenza. Nella passata legislatura ho anche sottoscritto un’iniziativa in tal senso, qui a Palazzo Madama, dei senatori a vita. Andreotti, Cossiga e altri proposero un provvedimento di clemenza. La risposta al quesito, anche in questo caso, non può che essere la parlamentarizzazione del dibattito. Diversamente, se ci fermiamo solo alle dichiarazioni astratte, è difficile dare una risposta. In questa ripartizione dei lavori tra Camera e Senato, quindi, uno dei primi problemi da affrontare sarà quello di quale dei due rami del Parlamento inizierà ad esaminare i disegni di legge in argomento. Il governo sembra orientato a non avanzare una propria proposta, ma sono sicuro che asseconderà un dibattito parlamentare».
L’appello di Wojtyla a Montecitorio è rimasto, di fatto, inascoltato. Ritiene realistico che possano esserci oggi, diversamente da allora, le condizioni per arrivare all’approvazione di un provvedimento di clemenza?
«Bisogna essere cautissimi, perché bisogna anche evitare di dare false speranze. Mi rendo conto che non sarà facile, per molte ragioni, il quorum molto elevato previsto dalla Costituzione per effetto di un singolare intervento, nel ’92, quando la classe politica, per mettersi al riparo dalle critiche, commise un errore, prevedendo un quorum di due terzi superiore addirittura a quello necessario per cambiare le norme costituzionali. Ma ormai la norma c’è».
Quindi?
«Qualcuno sostiene che converrebbe abbassare il quorum, ma questo richiederebbe una nuova modifica costituzionale e perfino la possibilità di un referendum. Più che far previsioni o controvertere sul metodo, la strada da seguire è quella di avviare un immediato confronto parlamentare».






13/06/2006
«UN TAVOLO TECNICO PER L’AMNISTIA»

I capigruppo dell’Unione di Camera e Senato: serve un’iniziativa parlamentare
di MDA
Meglio non perdere tempo. Anche perché, il provvedimento dell’amnistia proposto dal Guardasigilli Clemente Mastella poco dopo la sua nomina, e ben visto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non è proprio cosa facile. E così, ieri pomeriggio, i capigruppo dell’Unione di Camera e Senato hanno deciso di dar vita sin da subito ad un tavolo tecnico in Parlamento per arrivare ad una proposta condivisa sull’amnistia. Lo ha riferito ai giornalisti, lasciando la riunione ancora in corso a Montecitorio, il presidente dei senatori di Rifondazione, Giovanni Russo Spena. Quindi, meglio mettersi all’opera subito, almeno per iniziare un confronto costruttivo, senza troppi preamboli inutili. Insomma, spiega Mauro Fabris, capogruppo alla Camera dei Popolari-Udeur, «quella di oggi (ieri, ndr) è una buona idea che condividiamo appieno». Anche perché, aggiunge, «il provvedimento dell’amnistia deve essere un’iniziativa parlamentare. Per questo – spiega – verificheremo in un tavolo bipartisan, nel quale siederà anche il ministro della Giustizia, che tipo di iniziativa intraprendere». E nel frattempo, continua la “cernita” tra i reati più o meno gravi da amnistiare. E così, accanto a quelli della pedofilia e della criminalità organizzata, già banditi dal Guardasigilli Clemente Mastella, arriva un'ulteriore proposta dal diessino Valdo Spini. Che, a proposito dello stupro dello scorso venerdì notte alla donna di Pescara, invita Governo e tutte le forze politiche ad impegnarsi perché certi reati vengano esclusi da tutti gli atti di clemenza a partire dall’amnistia. Insomma, aggiunge, «è stato un atto gravissimo e barbaro». Quindi, «mentre ci auguriamo che tutti i colpevoli vengano assicurati alla giustizia non possiamo rimanere insensibili all’idea che magari poi intervenga un’amnistia che non faccia pagare loro la giusta pena per un reato così odioso». Anche perché, prosegue, «la società italiana deve proteggere le donne da questi atti di violenza», a partire dal buon esempio che deve dare il Parlamento.




INES TABUSSO
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:52. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
Statistiche web e counter web