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AMNISTIA/ C.F. GROSSO

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2006 15:40
03/06/2006 15:40
 
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LA STAMPA
3 giugno 2006
Il male minore
Carlo Federico Grosso


Il Guardasigilli Mastella, intervenendo davanti ai detenuti di Regina Coeli, ha dichiarato di essere favorevole all'emanazione di un provvedimento di amnistia ed indulto. Tale provvedimento, ha giustamente precisato il ministro, deve essere votato dal Parlamento, per cui non gli è possibile far altro che dichiarare la sua disponibilità a promuovere tale iniziativa al momento opportuno, senza nessuna pretesa di primazia o di monopolio.

Se il Parlamento dovesse chiedere al governo di elaborare un progetto, egli sarà lieto di assumerne l'iniziativa; se fosse il Parlamento a voler predisporre il disegno di legge, offrirà la più ampia disponibilità a collaborare. Si dovrà comunque attendere che il Parlamento si trovi nella pienezza delle sue funzioni con la composizione delle commissioni parlamentari. Soltanto allora sarà possibile passare dalle parole ai fatti e mettere concretamente mano all'elaborazione di un progetto. Non è la prima volta che il nuovo Guardasigilli rivela equilibrio e intelligenza nell'affrontare temi spinosi. Di fronte alle asprezze e alle rigidezze alle quali ci aveva abituato il suo predecessore, l'aria nuova, fatta di misura mista a sano buon senso, non può che rallegrare ed essere di buon auspicio per il futuro della giustizia. Con riferimento al tema specifico dell'amnistia e dell'indulto si tratterà, ora, di vedere se il ventilato provvedimento di clemenza riuscirà davvero ad ottenere il consenso della maggioranza politica richiesta dalla Costituzione, ed in caso affermativo su quali linee politico-criminali verrà elaborato. Entrambi i profili non sono di poco conto.

Dell'amnistia si era parlato, senza successo, il Natale scorso. Allora il governo ed una parte consistente delle forze politiche erano stati piuttosto freddi. Sulla spinta di una forte aggregazione trasversale di politici e uomini di cultura, si era arrivati alla convocazione di una specifica sessione del Parlamento. Qui il rito aveva tuttavia prevalso sulla sincerità delle dichiarazioni politiche e l'iniziativa si era spenta nella melassa di un dibattito e di un voto parlamentare tristemente contraddistinti da assenze e vuoti. Personalmente ho già manifestato più volte la mia opinione sul problema. Di fronte alla lentezza dei processi penali, al sovraccarico degli uffici giudiziari e soprattutto all'affollamento ormai straripante delle carceri non è razionalmente possibile continuare ad opporsi ad un provvedimento di clemenza che la situazione di fatto rende indispensabile; tanto più indispensabile, se si considera che una delle leggi approvate dalla maggioranza parlamentare negli ultimi mesi della passata legislatura è destinata ad incrementare ulteriormente il numero già abnorme dei carcerati. In astratto sarebbe preferibile che le scarcerazioni anticipate avvenissero sulla sola base di valutazioni individuali della personalità di ciascun detenuto e con atti giudiziari personalizzati. In concreto ciò non è possibile, dato che il rapporto posti carcere/detenuti ha superato ogni limite di sopportabilità, l'esecuzione penitenziaria è diventata un supplizio e non si può pertanto risolvere la situazione attraverso il solo impiego degli strumenti predetti.

Ammesso che la maggioranza delle forze politiche si orienti in senso favorevole al provvedimento, nodo cruciale diventerà il suo specifico contenuto. Io ritengo che sarebbe sbagliato prevedere soltanto l'indulto e non l'amnistia, come avevano suggerito in passato alcune forze politiche: i due istituti sono stati, storicamente, sempre abbinati, anche perché, se non lo fossero, si rischierebbe di celebrare processi per reati non amnistiati le cui pene sarebbero comunque cancellate dall'indulto, con un inutile spreco di esercizio di attività giudiziaria. Temo, per altro verso, che l'occasione del provvedimento di clemenza si possa trasformare nel tentativo di allargare le maglie del provvedimento in modo da coinvolgere condannati che nessuna amnistia e nessun indulto ha mai ritenuto di beneficiare, data la gravità o il tipo di reato commesso: corrotti, corruttori, ladri di Stato, imprenditori e finanzieri d'assalto devono comunque essere esclusi dal provvedimento di amnistia, come lo sono sempre stati.

Sui dettagli ci sarà comunque tempo e modo di discutere. Al momento mi sembra importante che un ministro della Giustizia non abbia avuto timore di esprimersi sul problema e si sia espresso con semplicità e chiarezza. Mi pare d'altronde molto significativo che il nuovo Capo dello Stato, interpellato sull'iniziativa del ministro, non abbia esitato a cogliere l'occasione per affermare che il provvedimento di amnistia ed indulto potrebbe essere l'occasione per un inizio di dialogo tra politici oggi schierati su sponde contrapposte. Sostanzialmente, un avallo autorevolissimo.



INES TABUSSO
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