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LA MINI-SCISSIONE NEI DS

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2006 22:41
22/02/2006 22:41
 
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IL RIFORMISTA
22 febbraio 2006
EDITORIALE

RIFORMISTI
La mini-scissione nei Ds

Conosciamo abbastanza bene Biagio de Giovanni e Lanfranco Turci per dire che il senso di delusione che manifestano nei confronti dei Ds e che li ha spinti verso la Rosa nel pugno non è tutto spiegabile con la questione della laicità. Ieri Vannino Chiti, coordinatore della segreteria ds, ha difeso la Quercia dall'accusa di scarsa attenzione sui temi della fecondazione assistita, dell'aborto, delle unioni civili. E, in effetti, non si può certo rimproverare alla Quercia di aver tradito la sua impostazione laica; né francamente le si può rimproverare una disponibilità al compromesso con le altre anime della coalizione in materia di questioni eticamente sensibili, visto che non solo Bertinotti, ma anche la Rosa nel pugno, che pure quel compromesso ha criticato, nella coalizione sono rimasti.
Per questo abbiamo l'impressione che ci sia dell'altro. Anzi, ne abbiamo la certezza. Perché è Biagio de Giovanni stesso, nell'intervista che oggi pubblichiamo, a spiegare in termini più «politici» la sua scelta, attribuendola alla «novità» che per lui rappresentano Margherita e Rosa nel pugno rispetto ai Ds. E perché così ha fatto Turci nella parte dell'intervista a Repubblica che fa da cappello al discorso sulla laicità. Dice Turci: «Il mio malessere profondo è che, pur essendosi trasformata la cultura politica dei Ds, non è cambiato il sistema di potere. Si continua a governare dal centro, cooptando in maniera più di fedeltà che di meriti. Nella mia vicenda politica dentro il partito mi sono trovato quasi sempre in minoranza, prima da migliorista poi da socialdemocratico (e queste parole venivano usate contro di noi in termini di scherno), poi da riformista e liberal. Ho pagato i miei prezzi per quelle scelte, perché in politica, soprattutto nella tradizione comunista, non c'è nulla di peggio che avere ragione in anticipo».
Ci pare questo il vero malessere che accomuna Turci a molti diessini riformisti che pure hanno scelto di restare nei Ds. Questa mini-scissione avviene da destra, ovvero riguarda la parte più moderata e liberal dei Ds, ma paradossalmente trova sul tema della laicità il modo per radicalizzarsi a sinistra, in un atteggiamento intransigente sui temi della libertà dell'individuo. Nasce dal fatto che oggi, significativamente, Mussi e Salvi si trovano più a loro agio nei Ds di Turci o de Giovanni. La storia si ripete. E la lunga storia di minorità in cui sono state tenute le componenti riformiste più avanzate prima del Pci, poi del Pds e infine dei Ds, «quelli che avevano ragione in anticipo», è quasi confermata dalla reazione, tipica dell'albagia d'apparato, che l'ufficio stampa di quel partito ha dato alla notizia della fuoriuscita di Turci: «Siamo sorpresi, perché aveva accolto con soddisfazione l'offerta di un sottosegretariato». O in quella sgradevole di Livia Turco alla notizia che de Giovanni si candidava con la Rosa nel pugno: «Davvero? Alla faccia della coerenza. Non lo sapevo così appassionato al tema dei diritti civili».
INES TABUSSO
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