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FELTRI E MANETTE + LE OPINIONI DELL'OPINIONE

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2006 23:03
16/02/2006 23:03
 
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Feltri in manette in tv dopo la condanna
15/02/06
Il direttore di 'Libero' Vittorio Feltri comparirà in manette durante la
puntata in onda domani sera alle 20.30 della trasmissione televisiva di
Raisat 'L'Infarinata' condotta da Renato Farina e registrata questa mattina
a Milano dal direttore ammanettato.
Feltri si è detto 'confortatò dalla solidarietà assolutamente 'trasversale e
universale' ricevuta dopo essere stato condannato a un anno e mezzo di
carcere, come direttore responsabile del quotidiano 'Qn' alla fine degli
anni '90, per il reato di diffamazione. Si è comunque augurato ''che adesso
arrivi l'assoluzione perché - ha detto - dormire sapendo di avere una
condanna di quella portata che pende sul capo non è facile''.

''E poi - ha aggiunto - bisognerebbe che anche la nostra corporazione
anziché litigare facesse fronte comune su alcuni punti non politici ma
puramente tecnici e chiedesse e ottenesse quello che è stato ottenuto in
quasi tutti gli altri paesi europei. Dopodiché anche il sindacato potrebbe
darsi da fare in questo senso. E infine c'è il potere legislativo che è
stato impotente di fronte a una situazione di abbandono dei giornalisti che
significa anche abbandono della cura della libertà di stampa''.

Ma c'è qualcuno che sogna di tenere i giornalisti sotto ricatto, anche
attraverso lo spettro del carcere? ''Si, effettivamente è così, e tutto
sommato - ha affermato Feltri - è più piacevole per i giornalisti il sistema
fascista che ci teneva tutti al guinzaglio pagandoci molto bene, rendendoci
ricchi. Questi invece ci hanno impoverito e oltretutto ci sbattono in galera
come criminali comuni. E' il segno di una trascuratezza civile e democratica
che francamente fa venire i brividi. Per un giornalista, che oltretutto non
ha l'animus del delinquente, sapere che può arrivare una batosta del genere
significa indurlo a fare il proprio lavoro in modo almeno blando''.

''Le manette - ha concluso alzando i polsi imprigionati - anche solo per
scherzo come oggi fanno un brutto effetto. Questo comunque non è un gioco, è
un simbolo. Ecco perché l'abbiamo fatt o''. (ANSA)


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L'OPINIONE
15 febbraio 2006
Vittorio Feltri fa da cavia alla nuova tendenza giudiziaria del momento
Alla fine la legge Cirielli la subiranno i cronisti non di sinistra
di Dimitri Buffa


Un anno e mezzo di reclusione per il direttore di “Libero” Vittorio Feltri per un vecchio articolo scritto da altro giornalista e pubblicato quando Feltri era un semplice direttore editoriale del Quotidiano nazionale del gruppo Riffeser. Una condanna così alta per semplice concorso nel reato, per omesso controllo, senza parlare di un macroscopico errore in diritto perché Feltri comunque non era il direttore legalmente responsabile, in Italia non si era mai vista. Gli operatori del settore ora dicono che tutto ciò è possibile grazie alle nuove norme sulla recidiva introdotte dalle legge ex Cirielli che da poche settimane è in vigore. L’articolo 99 del codice penale, dopo le modifiche introdotte dalla Cirielli, dice che “ chi, dopo essere stato condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo della pena da infliggere per il nuovo delitto non colposo.” Per giunta “la pena può essere aumentata fino alla metà:

1) se il nuovo delitto non colposo è della stessa indole;
2) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso nei cinque anni dalla condanna precedente;
3) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso durante o dopo l’esecuzione della pena, ovvero durante il tempo in cui il condannato si sottrae volontariamente all’esecuzione della pena.”

Infine, “qualora concorrano più circostanze fra quelle indicate al secondo comma, l’aumento di pena è della metà e se il recidivo commette un altro delitto non colposo, l’aumento della pena, nel caso di cui al primo comma, è della metà e, nei casi previsti dal secondo comma, è di due terzi.”
Chiunque abbia un po’ di esperienza nel settore giornalistico sa benissimo due cose: quasi tutti i maggiori direttori di quotidani, Feltri compreso, si trovano nella non invidiabile posizione di “delinquente abituale” o “per tendenza”. Lo stesso dicansi per i cronisti di qualsivoglia settore dello scibile umano visto che ormai la “querelite” e la “paraculite” da risarcimento miliradario” sono diventate una costante dello star system. Tutti sulla stessa barca dunque? Non proprio. Una prima grande distinzione tra i querelati è quella sulla collocazione politica ed esistenziale del cronista o del quotidiano dove appare il pezzo incriminato. Se sei un amico dei giudici hai il 75-80% di possibilità di cavartela e ti puoi permettere di scrivere le spiritosate alla Travaglio e i libri di successo dove si insultano e si dileggiano i rappresentanti del centro destra a partire dal capo in testa. Se lavori al “Giornale” a “L’opinione” a “Libero”, al “Foglio” o a “la Padania” allora sono veramente cavoli tuoi. Puoi anche scrivere il vero, tanto ti condannano perchè il linguaggio è “incontinente” e se c’è in vigore la Cirielli per te la applicano, non la interpretano. Come mettere una pezza a tutto ciò? Magari facendo una deroga come per i drogati. In fondo anche noi cronisti siamo utili alla società e andiamo recuperati.


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L'OPINIONE
16 febbraio 2006
L'intervista - Parla l'Avv. Spigarelli: Giornalisti e querele, arrivano le super condanne
Per Spigarelli bisogna ringraziare la Cirielli

di Dimitri Buffa


Per capire le cose nella vita spesso ci si deve sbattere la faccia contro.
E’ questo in sintesi il pensiero dell’avvocato Valerio Spigarelli, segretario dell’Unione delle Camere penali, a proposito della futura incidenza sulla categoria giornalistica delle norme sulla recidiva contenute nella legge cosiddetta ex Cirielli da poco approvata dal parlamento italiano e ormai pienamente in vigore. Il mutamento giurisprudenziale di cui sembra avere dovuto fare le spese per primo il direttore di “Libero” Vittorio Feltri (un anno sei mesi di reclusione per un articolo scritto da un giornalista del giornale Qn del gruppo Riffeser per cui Feltri svolgeva funzioni non di direttore responsabile, ndr) impone ora a tutte le categorie interessate alla libertà di stampa e al suo corretto esercizio una riflessione seria e delle prese di posizione senza compromessi. Martedì dalle colonne di questo giornale è stata suggerita una possibile modifica d’urgenza, di quelle che il Parlamento può fare anche a camere sciolte (così come ieri in un altro decreto è stato inzeppato uno dei criteri per distinguere lo spaccio di droga dal consumo, ndr), e cioè una deroga per i reati di diffamazione a mezzo stampa da tutta la disciplina delle recidive e dai suoi infernali automatismi che potrebbero portare anche a condanne di tre o quattro anni di reclusione.

Avvocato che ne pensa della “stretta” sulle diffamazioni a mezzo stampa testimoniata dalla sentenza a carico di Vittorio Feltri?
Penso che sia uno degli effetti perversi, e prevedibili, di una legge ingiusta e demagogica come la Cirielli. Al momento della entrata in vigore di questo provvedimento noi avvocati segnalammo che l’introduzione di meccanismi sanzionatori che sottraevano ai giudici la possibilità di dosare la pena nei confronti di persone già condannate in passato avrebbe prodotto formidabili ingiustizie: è esattamente quello che sta avvenendo. Il fatto che questi effetti colpiscano i giornalisti dimostra quello che non tutti avevano compreso e cioè che la Cirielli – che sarebbe comunque aberrante anche se fosse riservata solo ad alcune categorie di imputati – riguarda tutti. Alcuni commentatori, ricordo Mario Giordano su Il Giornale, a suo tempo ironizzarono sul fatto che i penalisti avevano definito autoritaria una normativa che secondo loro serviva solo a trattare con il giusto rigore i criminali pluricondannati, spero che oggi si siano accorti dell’errore.

Ma non sarebbe giusto che la legge venga modificata anche per la categoria dei giornalisti così come avvenuto per i tossicodipendenti?
Intanto sul punto in discussione la legge non è stata modificata neppure per i tossicodipendenti poiché la modifica che lei cita – che è intervenuta venti giorni dopo l’entrata in vigore della Cirielli – non ha inciso sul meccanismo che impedisce la dichiarazione di prevalenza delle attenuanti nel caso dei recidivi. Quella modifica ha riguardato solo la sospensione della pena per coloro che erano già stati condannati. Ciò premesso non penso che si possa procedere salvando questa o quella categoria di cittadini. Se si constata che la Cirielli una legge è ingiusta e produce effetti perversi va abrogata, per tutti i cittadini senza distinzioni.

E’ vero, però, che per quanto riguarda la materia della diffamazione a mezzo stampa sono pendenti in Parlamento dei disegni di legge che riordinano l’intera materia, che ne pensa?
Penso che sia giusto riformare e che, nel farlo, il legislatore debba garantire la libertà di stampa e di opinione, al tempo stesso assicurando al cittadino una tutela della propria reputazione quando di queste libertà si abusi. Tutela che deve essere tempestiva ed efficace e, nei casi più gravi, può anche essere affidata al codice penale. Quello che sicuramente deve essere posto in discussione, è il tipo di sanzione, meno carcere e più sanzioni interdittive.
INES TABUSSO
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