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PASTORE D'ANIME O CAPO FAZIONE?

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2005 13:02
18/11/2005 13:02
 
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L'UNITA'
18 novembre 2005
Chi condivide totalmente le preoccupazioni espresse dai vescovi italiani è il segretario dei Ds, Piero Fassino: «Spero che il governo di centrodestra, quando le preoccupazioni le esprime non soltanto l'opposizione ma un mondo così importante come quello della Chiesa cattolica, rifletta attentamente sui guasti che questa riforma sta introducendo nella vita del Paese».


CORRIERE DELLA SERA
18 novembre 2005
LE NUOVE REGOLE. LA CHIESA
Devolution, allarme dei vescovi: più solidarietà
DAL NOSTRO INVIATO

ASSISI (Perugia) - La Cei «rispetta» il federalismo votato dal Parlamento, ma si augura che sia «moderato e solidale», specie in materia sanitaria, in modo da evitare che si realizzino «venti sistemi sanitari regionali tra loro sperequati»: lo hanno affermato, all’assemblea della Cei, l’arcivescovo Giuseppe Merisi, che parlava a nome della Commissione episcopale per la salute, e Antonio Cicchetti, direttore del Policlinico Gemelli.
Un’altra voce di ambito Cei, quella dell’agenzia Sir, riprendendo un’espressione del cardinale Ruini qualifica come «assai controverse» le modifiche costituzionali appena approvate e si augura che vengano sottoposte - in vista del referendum confermativo - a un «pacato ma profondo dibattito».
Dall’insieme di queste voci risulta un approccio preoccupato alla devolution, che corrisponde bene all’insistenza con cui - negli anni passati - l’episcopato ha messo in guardia dai propositi riformatori della Lega Nord, sostenendo che l’eventuale riforma costituzionale avrebbe dovuto evitare ogni attentato all’unità del Paese, ma anche la sola «parvenza» di non tenerla in conto.
Merisi ha tenuto ieri una conferenza stampa per riferire sul tema della pastorale sanitaria: «Ci auguriamo che il federalismo sia solidale e preveda meccanismi di eventuali perequazioni tra le regioni. Si tratta di un’esigenza che nasce dalla base e che noi facciamo presente nel rispetto per le competenze delle istituzioni civili». Le conseguenze della devolution sul sistema sanitario nazionale sono state descritte ai vescovi da un esperto della materia, Antonio Cicchetti: «Bisognerà porre la massima attenzione per contrastare la formazione di 20 servizi sanitari regionali». Come «mezzo» per ottenere quell’obiettivo, Cicchetti propone che «ogni anno con la legge finanziaria vengano fissati gli standard di servizio e i meccanismi centrali di verifica e di affiancamento: l’effetto auspicato è quello di un federalismo mitigato», che eviti «drammatiche ricadute sui cittadini delle regioni oggi più indietro».
Aprendo lunedì l’assemblea dei vescovi (che chiude oggi) Ruini aveva parlato con prudenza della riforma costituzionale, limitandosi a dire che essa conteneva «norme assai controverse, che dovranno essere poi sottoposte a referendum popolare confermativo». Il concetto delle «norme controverse» è stato ripreso dal Sir: «Dirà il popolo sovrano se questa stagione di riforme costituzionali votate a maggioranza porterà a un nuovo equilibrio costituzionale oppure resterà consegnata agli archivi come uno dei capitoli della lunga e aggrovigliata transizione».
«Il testo della riforma infatti - continua l’agenzia promossa dalla Cei - lungi dal limitarsi alla cosiddetta devolution, comporta cambiamenti assai rilevanti e non sempre del tutto chiari nella forma di governo, tanto da portare a quella che allora sì si potrebbe chiamare una "seconda" Repubblica».
La preoccupazione degli ambienti Cei per la devolution ha provocato commenti favorevoli a sinistra e una calda rassicurazione da parte di Calderoli. «Condivido totalmente le preoccupazioni espresse dai vescovi» ha detto Piero Fassino, segretario dei Ds. E Rosy Bindi, della Margherita: quelle dei vescovi sono «preoccupazioni perfettamente condivisibili», le sperequazioni regionali «costituiscono un’eventualità tutt’altro che remota». Ma il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, non ha dubbi: «Il federalismo è equo, equilibrato, solidale» e punta a ottenere «20 sanità di serie A».
Luigi Accattoli


La sinistra stavolta «assolve» i vescovi: ingerenza non grave
Sansonetti: intromissioni più pesanti quando sono contro il tuo pensiero. Villetti (Sdi): d’accordo con la Cei
ROMA - La Cei? «Un soggetto politico» che manco fosse a Piazza Affari lancia «un’Opa sulla politica italiana». Il cardinal Ruini? «Un capo fazione» che invece di fare il «pastore d’anime» si mette a scrivere «il suo programma di governo». La Chiesa? In preda a «tentazioni padronali» e intenzionata a tenersi «i quattrini» pur comportandosi «come un partito». Ecco, così parlavano tanti nel centrosinistra. Almeno fino a ieri. Almeno fino a quando i vescovi hanno criticato la devolution e difeso il diritto alla salute minacciato dal federalismo in salsa leghista. Che fare ora?, si saranno interrogati i censori dell’otto per mille e i revisionisti del Concordato. Gridare all’ennesima ingerenza della Cei, anche se le sue osservazioni corrispondono alle denunce della sinistra? Diciamo che stavolta protestare risulta un po’ più faticoso, come ammette Piero Sansonetti : «In effetti c’è un pregiudizio favorevole che quasi mi impedisce di indignarmi». Perché sarà pur vero che in questo caso la Chiesa «si limita a esprimere le sue opinioni senza far pressioni sulle istituzioni, chiedendo ai parlamentari una disciplina di religione come avvenne sulla fecondazione assistita o sull’aborto», spiega il direttore di Liberazione . Però «è evidente che certe intromissioni sono più pesanti quando vanno in direzione opposta al tuo pensiero, piuttosto che quando quasi vi corrispondono». Insomma, quella sulla devolution «sarà pure un’ingerenza - osserva Sansonetti - ma appare meno grave».
La Cei sta mettendo su un vero e proprio programma di governo, tuonava nei giorni scorsi Roberto Villetti . Ora però si scopre che oltre alla difesa del matrimonio dalla minaccia dei Pacs c’è pure la tutela del sistema sanitario minacciato dalla devolution. Roba da inserire pari pari nel programma dell’Unione: «Su alcune questioni si può essere in disaccordo, in altre, come questa, largamente d’accordo», dice il vicepresidente dello Sdi che però non si lascia tentare dall’applauso: «Noi non vogliamo limitare il diritto di parola della Chiesa, che parli contro il federalismo oppure l’aborto, ma ribadiamo ancora una volta che con questi comportamenti si pongono le premesse per il superamento del Concordato». Incorruttibile si mostra anche Daniele Capezzone , che pure ritiene pessima la riforma costituzionale e definisce la devolution «una sòla»: «Questa è l’ennesima ingerenza. Le gerarchie vaticane possono dire ciò che vogliono e persino candidarsi alle Politiche, se però rinunciano ai loro privilegi». Integerrimo, il segretario dei Radicali: «Continuerei a sostenere questo principio pure se Ruini dichiarasse di condividere tutto il programma della Rosa nel pugno!».
La pensa diversamente, invece, Alfonso Pecoraro Scanio : «Stavolta non mi sembra un’ingerenza, la Cei ha fatto solo un’affermazione di valori che peraltro condivido». Eppure lui protestò vivacemente quando la Chiesa fece valere i suoi principi in tema di fecondazione assistita. Difese i fischi a Ruini e tuonò contro «l’eccessiva politicizzazione dei vescovi», allora. Guai però a pensare che si usino due pesi e due misure: «In questo caso è diverso perché mica hanno annunciato di voler votare "no" al referendum costituzionale - sottolinea - mica si sono messi a far comizi o ad aprire comitati. Se lo facessero, allora sì entrerebbero in campagna elettorale come avvenne con la fecondazione assistita». Nessuna intromissione, quindi, «malgrado in questo caso tornerebbe a nostro vantaggio».
A destra, poi, il problema proprio non si pone: tanto per cominciare quella della Cei «non mi sembra una critica alla devolution né tantomeno una bocciatura, - spiega Alfredo Mantovano - quanto piuttosto un invito a salvaguardare la solidarietà sociale». E pure se avesse usato parole di fuoco contro la riforma, mai il sottosegretario di An si sarebbe sognato di biasimarla: «La Chiesa ha il diritto di intervenire a tutela dei diritti della persona e questa non è mai un’ingerenza».
Livia Michilli




LA REPUBBLICA
18 novembre 2005
L'assemblea generale dei vescovi si riunisce ad Assisi
"Nella sanità serve un federalismo che sia bilanciato"
Devolution, le critiche dei vescovi
"Norme controverse, parlino elettori"
Fassino: "Condivido le preoccupazioni espresse dalla Sir"

ASSISI - Una riforma "assai controversa", che comporta cambiamenti "ancora non chiari". Da qui al referendum (perché "ora la parola passa agli elettori"), dovrà dunque svilupparsi un "pacato ma profondo dibattito. E' questa la sostanza della nota sulla riforma della seconda parte della Costituzione diffusa oggi dalla Sir, l'agenzia di stampa della Cei. Dopo l'approvazione della devolution, i vescovi italiani, riuniti nell'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, riunita ad Assisi, non nascondono le perplessità e rimarcano l'esigenza "che in ambito sanitario il federalismo sia solidale e preveda meccanismi di eventuali perequazioni tra le regioni".
"Si tratta - ha sottolineato Monsignor Giuseppe Merisi della Commissione episcopale per la sanità - di un'esigenza che nasce dalla base e che noi facciamo presente nel rispetto per le competenze delle istituzioni civili a ciò collegate".
Per la Cei "la garanzia alla pari accessibilità ed equità del cittadino alle cure" deve tradursi in due esigenze fondamentali: "la riduzione delle liste d'attesa" e "l'attenuazione del divario tra nord e sud, con conseguente riduzione dell'emigrazione sanitaria", ovvero dei cosiddetti 'viaggi della speranza'.
Da Assisi si fa però notare che "mentre questo può essere valido da un punto di vista quantitativo la definizione del numero di prestazioni cui tutti i cittadini hanno diritto, ci sono problemi a definire gli standard qualitativi per cui un cittadino di una regione può accedere a prestazioni di maggiore qualità rispetto allo stesso tipo di prestazioni a cui accede un cittadino di un'altra regione".
"Condivido totalmente le preoccupazioni espresse dai vescovi italiani che peraltro io ho già espresso ieri", ha commentato il segretario dei Ds, Piero Fassino.
"Spero che il governo di centrodestra, quando le preoccupazioni le esprime non soltanto l'opposizione ma un mondo così importante come quello della Chiesa cattolica - ha aggiunto Fassino, a margine di un convegno sul cinema - rifletta attentamente sui guasti che questa riforma sta introducendo nella vita del Paese".
Il leader Ds è tornato a fare l'esempio del rischio che correrà il sistema sanitario che "da nazionale si dividerà in 20 sistema diversi che non garantiranno più uguaglianza di diritti e opportunità di prestazioni. E lo stesso - ha aggiunto - avverrà nel campo della scuola".

INES TABUSSO
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