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Le streghe di Triora

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2005 18:17
26/11/2005 19:36
 
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Triora

Triora è un piccolo paese vicino al monte Trono, nell'alta valle Argentina, tra le Prealpi ligure. Nel 1587 il consiglio degli anziani, di fronte alle terre aride e alla carestia, decise di fare intervenire gli inquisitori: vennero stanziati 500 scudi per disinfestare il paese dalle "donne stregate". "Le bagiue" si erano manifestate nella valle più volte, al punto che il vescovo De Giudici nel 1400 aveva fatto accendere vari roghi tra Nizza e Tenda. Senza contare che nel 1418 Triora era stata visitata da Bernardino da Siena in persona. Nel 1586 monsignor Nicolò Mascardi si recò nel borgo per ordine di Sisto V. Il monsignore, già vicario di San Carlo Borromeo, era stato incaricato di funzioni disciplinari, sia nei confronti della popolazione cattolica che del clero. Mascardi era tenuto ad informare la diocesi di tutto ciò che avveniva nella parrocchia: battesimi, matrimoni, nascite, morti, feste popolari, alduteri, usura, eresie, conteziosi, prostituzione... Fino al 1585, dal parroco di Triora non erano mai arrivate lamentele e denunce: impossibile da credere. Le "streghe" erano un mondo basato sulla medicina alternativa e sulla natura, il che bastò per massacrarle a migliaia. Le dame rappresentavano la società occulta, influenzavano le decisioni e gli affari. La congrega di Triora era in contatto con le "donne diverse" dei paesi vicini e stranieri. Inviavano messaggeri e famigli in Francia e nei paesi protestanti, trattavano lo smercio di libri protestanti (calvinisti e luterani), acquistavano e vendevano merci preziose, commerciavano il sale e le erbe medicamentose. Triora era anche un paese di rifugiati e fuggitivi, che speravano di trovare nelle terre riformate una maggiore tolleranza politica e religiosa. La migrazione di indesiderabili attraversava i paesi dalle Fiandre alla Francia, dalla Normandia all'Inghilterra, dall'Italia alla Svizzera.

Il vicario Girolamo Dal Pozzo intuì che a Triora non esistevano soltanto alcune bagiure, ma tutta una società, tranne alcune eccezioni, che si contrapponeva alle istituzioni politiche ed ecclesiastiche.

Le torture applicate da Girolamo Del Pozzo e dall'inquisitore di Genova per far confessare 13 donne di essere streghe furono la corda, il cavalletto, gli aghi, la tortura della veglia, lo schiacciapollici, la tortura del fuoco ai piedi. I verbali di tutti i processi europei, tenutisi tra il 1400 e il 1600, assicurano che molti erano i punti insensibili nei corpi delle streghe, perchè "punti di Satana".

Gli anziani di Triora si dissero sdegnati per la morte in tortura di Isotta Stella, protestarono contro la ferocia delle torture (quella della veglia poteva durare anche quartantacinque ore). Si scandalizzarono perchè l'inquisitore aveva denudato le donne prima di torturarle, e aveva fatto radere loro i peli del corpo perchì i peli, protetti da Satana così come si legge nel Malleus, tutelavano le streghe dal dolore. Il doge di Genova fece leggere le proteste al vescovo di Albenga. Del Pozzo si affrettò a non procedere contro le donne legate alla famiglia degli Anziani. Rimasero in carcere tredici malefiche storpiate dalle torture, colpevoli di aver generato carestia e malefici. Rimasero rinchiuse in attesa del processo.

L'8 giugno 1588, il nuovo podestà, G.B. Larice, ordinò di prelevare dal carcere le streghe e portarle a Genova per ordine del Padre inquisitore genovese. Scribani si affrettò a ripopolare la prigione raccogliendo i sussurri dei trioresi, che desideravano veder punite le colpevoli della carestia. Scribani incaricò il capo della polizia triorese di cercare nella casa di Caterina Capponi l'unguento del "volo stregonesco". Caterina, dopo ore di cavalletto, ammise il suo "volo".

L'infaticabile Scribani continuò ad arrestare e a torturare un'altra ventina di streghe, denunciate da quelle in carcere. Nell'agosto, dopo aver terminato interrogatori e torture, Scribani propose al governo di Genova la sentenza contro queste povere donne; impiccagione e rogo. Revisionò il processo il giudice Petrozzi di Genova, cui vennero successivamente aggiunti Giuseppe Torre e Pietro Allaria Caracciolo. I giudici di Genova dettero il loro benestare alle condanne, ma all'improvviso da Genova arrivò un ordine dal padre inquisitore: "Si accompagnino le condannate nei carceri genovesi, perchè spetta all'Inquisizione di Genova, sottoposta da quella di Roma, di concludere il processo e le condanne". Scribani ubbidi e le condannate vennero trasportate a Genova, dove ancora erano imprigionate le precedenti tredici torturate da Del Pozzo. Tutte queste streghe rimasero in attesa del nuovo processo. Giulio Scribani si decise a fare arrestare Franchetta Borelli, e questo nonostante i Borelli fossero fra le famiglie benestanti, presenti nel Consiglio degli Anziani.

Nell'agosto del 1588 Franchetta Borelli venne arrestata e torturata. L'accusavano quattro donne di Andagna: una dopo l'altra le avevano gridato in faccia di averla veduta "ai balli notturni". L'accusavano undici testimoni. A Scribani non interessava che Franchetta fosse benestante, era convinto di trovarsi dinnanzi ad una strega potente. Scribani invocò i testi di stregologia, tra questi il Malleus maleficarum, e respinse la difesa. Non si stancò di torturare Franchetta, anche se questa non pianse durante le torture, un motivo in più per credere che fosse "una figlia di Satana". Il fratello della Borelli propose a Scribani una cauzione di mille scudi, e l'inquisitore accettò rilasciando la donna, ormai distrutta dai tormenti del fuoco ai piedi e del cavalletto. Qualche giorno dopo Franchetta fuggì, la polizia la cercò inutilmente nei boschi intorno a Triora. Lo Scribani fece arrestare i suoi garanti, il fratello e Buzzacarino. Poco tempo dopo Franchetta tornò a Triora, presentandosi al giudice chiedendo il rilascio del fratello. Lo Scribani accettò e la Borelli venne nuovamente rinchiusa e torturata.

Franchetta Borelli non confessò mai di essere strega. Il notaio Giovanni Antonio Valdecchia sottoscrisse il verbale dell'interrogatorio, che Scribani mandò al governo genovese. Caracciolo esortò a usare nuovi tormenti per strappare la verità a Franchetta.

Si pensa che il destino delle donne di Triora, come quello di Franchetta, sia stato quello del rogo.

Tratto da "Le Streghe" di Vanna De Angelis e "Il libro nero della caccia alle streghe" di Vanna De Angelis.

Alle vittime di Triora:

Isotta Stella

Caterina Capponi

Bianchina Vivaldi-Scarella,

Battistina Vivaldi-Scarella,

Antonina Vivaldi-Scarella,

Luchina Rossi,

Franchetta Borelli

E tutte le altre di cui non conosco il nome.

Tratto dal sito www.acquestregate.com/luoghi/italia/italia.htm
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26/11/2005 21:02
 
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Queste, sono alcune delle foto che ho scattato nel '99 in visita a Triora.





In cima al paese, c'è un fortino trasformato in un cimitero...


Questa invece, è la costruzione, ormai ridotta a un rudere, dove si riunivano le streghe...


S. Dalmazzo...La prigione dove erano rinchiuse le donne accusate di stregoneria...


La statua di una strega che offre un intruglio magico al visitatore...
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